Il sorriso di
San Giovanni
Vi presento
Joe Black
Led Zeppelin

  Ritratto dell'ultima famiglia feudale di fine 800' sotto la magistrale ma opprimente direzione di Giacinto Valguarnera, ultimo discendente di un'antica famiglia feudale, che vanta tra i suoi antenati un certo S. Giovanni.

Sotto la sua direzione si muovono le sue cinque sorelle e il fratello, tutti imprigionati nel cerimoniale di endecasillabi e sonetti recitati dal presunto poeta Giacinto, in un imprecisato persiano, a ricordo dell'ormai decaduto castello di famiglia, del perduto feudo, e di un tempo di cui ormai resta solo il ricordo. A rompere la regolarità dei sogni d'amore della famiglia intervengono due stranieri giramondo: un pittore  e un poeta, instancabili viaggiatori senza tempo e, purtroppo, senza più memoria. Costoro condurranno il sempre più autoconvinto poeta Giacinto in uno strano viaggio che gli svelerà non solo la natura di quella  sua lingua immaginaria (puro frutto della sua fantasia), ma anche il senso fiabesco , l'inafferrabilità e l'irrealizzabilità della sua ormai conclusa vita.
Interessante la scelta di presentare il testo mediante un'unità di scena, scelta che contribuisce a far capire meglio l'indissolubile rapporto esistente fra la poetica di Giacinto e la realtà della sua famiglia.Centrata è la lettura del testo da parte del regista Ruggero Cappuccio, direttore della compagnia "Teatro segreto", nonché studioso di teatro, e vincitore del premio "Biglietto d'oro Agis sezione qualità" nel 1993 con l'opera "Delirio Marginale". Forte è il messaggio lanciato nel triste epilogo: spesso la convinzione con cui portiamo avanti gli ideali in cui più crediamo si rivela essere un sogno bellissimo che si dissolve nel nulla lasciandoci però, solo al termine della vita, la certezza di aver trovato anche se solo per un attimo la vera felicità.
Lunghi sono stati gli applausi che hanno promosso lo spettacolo, assicurandogli futuri successi tra il pubblico dei vari teatri italiani.

Cristiana Leonardi

Cos'è la morte per l'uomo alla fine del XX secolo?

Sicuramente mistero, per alcuni una costante oppressione, per altri é un qualcosa di sfuggente che non si può comprendere, forse un ponte che congiunge un universo infinito e affascinante al nostro piccolo mondo, ed entra a far parte della vita. "Per questo ho scelto un uomo messo di fronte al limite estremo. L'unico modo per trattare della morte é parlare della vita". Queste parole del regista del film "Vi presento Joe Black", Martin Brest, ci fanno comprendere il suo punto di vista, quindi la base su cui é improntato il film. Quest'ultimo narra la storia di Joe Black (Brad Pitt!!) che si rivela come l'angelo della morte, venuto sulla terra per "prendere" il potente re dei mass-media: William Parrish (Antony Hopkins). Questo era lo scopo,... all'inizio! Scopriremo in seguito che il nostro angelo della morte, incuriosito dalla vita, dai suoi molteplici e contrastanti aspetti, fatti di gioie semplici e poesia e purtroppo anche da disonestà e avarizia; e dalla carismatica personalità del morituro, decide di prendersi una vacanza da trascorrere nella grande villa del magnate, sconvolgendo la serenità della famiglia, smascherando i subdoli progetti di un aitante avvocato di belle speranze e cosa più importante assaporando la vita attraverso l'amore, innamorandosi, dunque della bellissima figlia di Parrish, Susan (Claire Forlani). Ed é proprio per amore che Joe Black rischia tutto, senza preoccuparsi delle conseguenze, quindi vive fino in fondo e ciò porterà ad una dolorosa separazione dalla vita e dal suo amore. E' un film che mette in evidenza "l'affermazione della vita", dove ogni inquadratura nasconde un significato spirituale e vitale ben delineato, dove tutto provoca un'emozione profonda, che dà un significato speciale all'esistenza, avvolta in un aureola di fuochi d'artificio... per alcuni onesti uomini!

Jessica Giganti

Quando il rock diventa  culto entrano in scena i Led Zeppelin, il gruppo che nel 1969 viene indicato dalla critica specializzata inglese come la grande novità del dopo Beatles, il gruppo che in undici anni di dischi e di concerti ha saputo costruirsi un seguito e una popolarità di altissimo livello, il gruppo che al momento dello scioglimento definitivo (4 dicembre 1980), ha lasciato dietro di sé molti rimpianti ma anche un'attenzione costante che solo pochi nel mondo del rock possono vantare.
Nella loro fucina hanno portato materiali sonori differenti: innamorati del blues non hanno dimenticato che era il rock la grande forza espressiva del periodo e proprio come Jimi Hendrix, sono stati alla base di molti filoni oggi battuti con successo: un po'dark metal, un po' psichedelici.
La storia dei Led Zeppelin inizia con Jimmy Page, giovanissimo chitarrista dalle grandi capacità, componente dei Yardbirds, che come tanti altri ha iniziato a suonare la chitarra imitando i grandi maestri del blues neroamericano.
Quando ai Yardbirds viene a mancare il cantante, Page coopta un giovanotto dalla voce splendida, Robert Plant. Proprio Plant indica al chitarrista un batterista in gamba , in tal modo viene reclutato John Bonham detto "Bonzo" seguito dal bassista John Paul Jones.
In pratica, è il 1969, sono nati i Led Zeppelin anche se per qualche tempo si esibiscono come New Yardbirds.
Il gruppo dopo anni di successi si scioglie a causa della morte di "Bonzo", ma ancora oggi la loro musica è viva, apprezzata, amata dai fan e dalla critica.
Un grande risultato, frutto di passioni di genialità in nome del rock.

Elisa Angelini

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