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"Sì: perché dove per mille anni aveva dominato la
fede, ora domina il dubbio. Tutto il mondo dice: d'accordo, sta scritto nei libri, ma lasciate un po' che vediamo
noi stessi. E' come se la gente si avvicinasse alle verità più solenni e battesse loro sulla spalla;
quello di cui non si era mai dubitato, oggi è posto in dubbio."
B. BRECHT
Vi chiederete perché mai abbiamo cominciato il nostro editoriale con questa citazione sul dubbio ripresa
dal testo teatrale "Vita di Galileo", e noi rispondiamo dicendo che non può
esserci frase più adatta per introdurre il nostro numero speciale sull'autonomia, questo esperimento in
piena regola che ci ha travolti tutti, studenti e insegnanti. Nell'immenso vespaio che si è
venuto a creare, la nostra inchiesta ha cercato di rilevare oggettivamente tutti i punti di vista,
positivi e negativi, per aiutarvi a creare un'idea a riguardo, che non sia una inutile e distruttiva polemica:
vi invitiamo invece a DUBITARE, conoscere, e solo alla fine esprimere un giudizio. Lo stesso vi chiediamo nel valutare
il nostro giornalino: la redazione "pentita" ha cercato di rimediare agli errori commessi nel numero
precedente, ha tentato di migliorare alcuni aspetti e di dare maggiore spazio ad altri...... Insomma, abbiamo fatto
del nostro meglio; non ci resta che affidarci alla vostra clemenza e alla vostra fede nel dubbio!
La redazione
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Continua la nostra inchiesta sull'autonomia: scarsa l'organizzazione, ottime
le intenzioni,
ma ancora non è detta l'ultima parola.
Il 24 febbraio 1999 non è stato un giorno qualunque per il Keplero: l'ufo dell'autonomia è atterrato
sul nostro liceo. Sono le 8.15,varchiamo il cancello con lo zaino piacevolmente leggero,al massimo un blocchetto
e una penna in tasca,senza l'angoscia di dover affrontare le solite cinque ore di lezione, ma solo con la curiosità
e la spensieratezza di chi non conosce il proprio destino. Entriamo: l'atrio, girone dantesco, è un tappeto
di anime in pena accalcate alle pareti dove sono affisse le "Keplero's lists": centinaia di nomi
distribuiti nei vari corsi di sostegno e di laboratorio. Ci fa piacere apprendere che il nostro nome compare
in un laboratorio che non avremmo scelto neanche sotto tortura, oppure non compare affatto: cosa fare? Saliamo
una rampa di scale e passiamo al girone successivo,dove una freccia indica "punto informazione": strisciamo
verso di esso, ci comprimiamo contro la folla e riusciamo a intravedere la prof.ssa Barbanera, che in veste
di Caronte multimediale, "con gli occhi di bracia", cerca di indirizzare le varie anime. Qualche problema
viene risolto, altri no, qualcuno si rassegna, ma finalmente riusciamo a dirigerci a gomitate verso i "nostri
corsi". Le porte delle aule si chiudono e" la nuova era scolastica ha inizio, |
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quella dove gli studenti hanno la possibilità di accostarsi
in modo innovativo alla cultura seguendo le proprie attitudini": "professore, io veramente non dovrei
essere qui", reclama il povero genio informatico costretto nel corso di scrittura creativa; "professoressa
posso entrare anch'io, non sono segnato in nessun corso", implora l'alunno- fantasma sgattaiolando in un corso
frequentato da altre quaranta persone. Eppure si comincia: come sono i laboratori? Alcuni noiosi, altri interessanti,
ma questo è un altro articolo. La campanella ci avvisa della fine del primo modulo. Percorrendo lo stesso
calvario di prima perché cominci il secondo, vaghiamo da una classe all'altra: per un momento potremmo sembrare
quasi degli studenti americani, "Keplero High School, 90210". Ma l'angustia dei corridoi nei quali
avanziamo quasi carponi ci toglie molta della disinvoltura dei nostri coetanei d'oltreoceano, riportandoci
alla realtà. Forse la metafora dantesca delle anime dannate ci si addice di più.
Eliana Mennillo
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