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Come sta andando l'autonomia? E, fino a questo punto, ha soddisfatto le
attese?
Per poterci rendere conto dell' "indice di gradimento" della sperimentazione, abbiamo raccolto pareri
da alcuni studenti del liceo.
Dalle interviste fatte, ci si rende conto di un malcontento generale causato principalmente dalla disorganizzazione
riguardante l'orario e l'assegnazione dei laboratori. Alcuni studenti si lamentano principalmente del fatto che
devono partecipare a corsi non presenti nelle otto scelte formulate ad inizio autonomia; i più sfortunati,
invece, non compaiono neanche nell'elenco dei moduli, e sono costretti a vagare per la scuola in cerca di un laboratorio
che li "ospiti".
Riccardo (II E), per esempio, giustifica questo caos organizzativo considerando l'autonomia come tale: una sperimentazione;
comunque, favorevole al progetto, ritiene che, quando sarà ben organizzato, rappresenterà sicuramente
"un passo avanti per la scuola italiana, in quanto può contribuire alla formazione degli studenti
dal punto di vista sia sociale che culturale".
Dello stesso parere è Maurizio (IV C), che si ritiene pienamente soddisfatto e formato da questa nuova esperienza,
soprattutto perché sta frequentando corsi "molto interessanti e ben organizzati (per esempio: biotecnologico
- bridge ecc...)". Concludendo, l'autonomia è un progetto interessante e che potrebbe portare vantaggi
concreti, ma il fatto che sia ancora una sperimentazione la caratterizza negativamente.
Andrea Aquilini
Demetrio Leoni
Barbara Peruzzi
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Girando per la scuola durante il primo modulo, le due Reporter si sarebbero
aspettate di trovare decine di "anime vaganti" in cerca di un accendino, di un caffè caldo
o di un laboratorio alternativo e con sorpresa si sono accorte che in realtà i corridoi della scuola erano
vuoti ed il giallo delle pareti contribuiva a far sembrare dei deserti i nostri piani. Allora le ricerche
si sono indirizzate verso il bar, posto di solito frequentato a tutte le ore: vuoto anche quello... anzi
no, c'era uno strano essere con pochi giallognoli capelli in testa, "vestito" da rappresentante di istituto
che stava nervosamente ingurgitando un cappuccino bollente.
Le due temerarie chiedono ai baristi se avessero notato in questi giorni maggiore affluenza, e loro rispondono
"No, anzi c'è meno gente del solito a parte i due affezionati Catini e Orsomando Maria ( anche se si
tratta di un ragazzo/a)".
Continuando la ricerca al piano terra, le due investigatrici si sono lentamente dirette verso la porta di ingresso
urtando all'improvviso un gigante occhialuto che le ha quasi spaventate .....ma cosa sta facendo? "Non c'ho
voglia di entrare, aspetto il secondo modulo". A questo punto le due hanno concluso: "Forse allora l'autonomia
è riuscita a tenere inchiodati i ragazzi alle aule, quando invece durante l'orario consueto erano
soliti vagare annoiati e fumare "disperatamente" nei bagni nebbiosi. Ma qual è il
motivo di tale affezione ai laboratori? I flirt con compagni di altre classi, l'interesse verso un nuovo approccio
agli studi o, l'influenza della Ceccarelli che gira per i corridoi con il mitra?".
Ai posteri l'ardua sentenza...
Chiara Barbadoro
Giuliana Propati
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(continua da pagina 1)
"Per non intralciare il tuo lavoro sarò breve e concisa: perché e come ti sei ritrovato a far
parte del famigerato team stiamo lavorando per voi"?
"Tutto ciò ebbe inizio quando proposi di inserire nei laboratori un corso di judo, decisi dunque di
dare il mio aiuto al progetto tramite computer."
"Quanto tempo e quante energie hai speso in questo lavoro?"
"Ho passato molti pomeriggi qui al Keplero a volte fino alle sette di sera, ci sono stati addirittura giorni
peggiori di questi, in cui sono rimasto a scuola dalle otto di mattina alle sei del pomeriggio e tutto ciò
per la sperimentazione."
"I tuoi professori si sono lamentati per le tue ore di assenza ?"
"In effetti sì, specialmente alcuni. Comunque sia ora non faccio più parte dell'organizzazione,
infatti ho ricominciato a frequentare i laboratori e gli approfondimenti regolarmente."
"Adesso, come in ogni intervista, è d'obbligo una domandina ironica:
In tutta questa vicenda, pensi di essere stato sfruttato o hai semplicemente collaborato?"
"No, non sono stato sfruttato. Vorrei ribadire che ho fatto tutto questo perché mi piaceva e mi interessava.
Forse avrei voluto semplicemente che in alcuni momenti mi si ascoltasse di più..."
"Questa è la storia di uno di noi" recitava una vecchia canzone di Celentano e io aggiungerei
uno di noi, un ragazzo, che finalmente ha collaborato con i docenti apportando un grande aiuto per l'avviamento
di questa nuova macchina chiamata autonomia.
Eleonora Grassi
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