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Giovannin senza paura  

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Spazio alunni

Giovannin senza paura

La Bella e la Bestia

Giulietta e Romeo

Fate Vobbis

Sogno di una notte d'estate

Gli uccelli

Presentazione Scena 1 Scena 2 Scena 3 Scena 4 Scena 5

Presentazione

Narratore: La nostra classe, la I B, ha messo in scena una fiaba tratta dal libro di antologia dal titolo "Giovannino senza paura".E’ la storia di un ragazzo che credeva di non aver paura di niente, ma...vi consiglio di seguire attentamente la storia.

Per permettere a tutti gli alunni di recitare abbiamo suddiviso la vicenda in cinque scene, i cui personaggi verranno interpretati da attori diversi.

Per aiutarvi a riconoscere i personaggi che si ripetono nelle varie scene, sarà sufficiente seguire il loro abbigliamento.

Buon divertimento! Ah! Cercate di non essere troppo severi, noi abbiamo fatto del nostro meglio.

Scena prima

(La scena e’ vuota.Entra Giovannino molto affaticato. Si siede e si asciuga il sudore con il fazzoletto)

Giovannino: Sono tanto stanco... avrei proprio bisogno di mangiare qualcosa e di un bel letto comodo per farmi una lunga dormita. (Si guarda intorno). Chissà se in questo paese c’è una locanda?

(entra una ragazza) Chiederò a questa ragazza! (Giovannino grida per richiamare l’attenzione della ragazza) Signorina! ... Scusi ... Sa dirmi se qui vicino c’è un posto dove poter mangiare e dormire?

Signorina: Aspetti ... mi faccia pensare. (con sguardo pensieroso si gratta la testa , poi con sguardo illuminato). Si ,si... lo conosco si chiama "Sogni tranquilli". Guardi ... vada fino al paese al terzo incrocio a destra. Non si può sbagliare, c’è una luce abbagliante.

Giovannino: Grazie signorina ... allora ...ha detto al terzo incrocio a destra?

Signorina: Si,ma ...a pensarci bene vado da quella parte anch’io.Se vuole l’accompagno.

Giovannino: Grazie! E’ da questa mattina che cammino e sono proprio stanco. Meno male che ho incontrato una persona così gentile.

Signorina :Ecco la locanda. Allora ...arrivederci!

Giovannino: Grazie tante! Arrivederci!

Giovannino: (bussa alla porta della locanda). Toc! Toc!

Locandiere: Buonasera!

Giovannino: Buonasera!

Locandiere: Desidera?

Giovannino: Avete qualcosa da mangiare e una stanza per passare la notte?

Locandiere: Mi dispiace, siamo pieni come un uovo. Però... se non ha paura ...la posso mandare in un palazzo dove potrà rimanere quanto vuole. Se ci riesce!

Giovannino: Si, non ho paura! Mi dica dov’è!

Alfiero: (e’ seduto ad un tavolo della locanda) Sei sicuro ragazzo? Si raccontano cose strane su quel palazzo. Si dice che sia abitato da una famiglia di stregoni ,che uccisero la loro figlia Isabella per impedirle di diventare umana. Da allora lo spirito inquieto di Isabella si aggira per le stanze del palazzo terrorizzando tutti quelli che vi entrano. E non è tutto! Pare che sia aiutata anche da un uomo gigantesco. Al mattino poi arriva la Compagnia.

Giovannino: La Compagnia?

Alfiero: Si, quella che ha il compito di seppellire i morti.

Giovannino: E allora?

Alfiero: E allora ..se mi fai parlare..ti stavo dicendo... viene la Compagnia e si porta via lo sfortunato inquilino.

Giovannino: Non si preoccupi, non per niente mi chiamo Giovannin senza paura. Posso avere qualcosa da bere e da mangiare? (Rivolgendosi alla lo candiere)

Locandiere: Si certo le do una bottiglia di vino e qualche salsiccia. E prenda anche questo lume. Ne avrà bisogno.

Giovannino: Grazie! Quanto le devo?

Locandiere: Trenta scudi!

Giovannino: Uno sconticino me lo fa?

Locandiere: No, i prezzi sono questi.

Giovannino: Buonanotte!

Locandiere: Buonanotte e...Buona fortuna!

 

Scena seconda

(Nella sala del camino)

Giovannino: Buona questa salsiccia! E anche questo vino non è male! Però a mangiare da solo... ci si annoia. Quasi ,quasi chiamo quel vecchio che ho visto in strada venendo qui.(si affaccia alla finestra) Ehi!, Vecchio!

Vecchio: Dici a me?!

Giovannino: Si ,proprio a te! Vieni su a mangiare e bere!

Vecchio: (sale da Givannino) Eccomi!

Giovannino: Siediti e mangia quello che vuoi!

Vecchio: Si, si, non faccio certo complimenti. E’ da una vita che non mangio come si deve!

Giovannino: Buone queste salsicce, vero?

Vecchio: Si, si ed anche questo vino non è niente male!

Giovannino: Mangia e bevi ! Abbiamo tutto il tempo che vuoi!

Vecchio: Certo, certo, ma non voglio mica scoppiare! Sarebbe il colmo per un poveraccio come me morire per un’abbuffata!

Giovannino: Non ti preoccupare! Adesso ci facciamo un giro per il palazzo per digerire.(si alzano da tavola) Ma lo sai che il locandiere dice che in questo posto ci sono presenze misteriose? Secondo me sono tutte fandonie. Hai paura tu?

Vecchio: Io? No, no, però.. .a pensarci bene, preferisco stare all’aria aperta e quindi..., se non ti dispiace io me ne andrei.

Giovannino: No, no, non te ne andare! Chiacchieriamo ancora un po’, passiamo il tempo in compagnia e poi magari ci facciamo un altro bicchiere.

Vecchio: L’idea non mi dispiace. Sai che ti dico? Rimango.

Giovannino: (si sente rumore di passi che si avvicinano). Cosa sono questi rumori? (Improvvisamente appare sulla scena un fantasma e il Vecchio, girandosi per vedere cosa succede, si spaventa e muore)

Giovannino:(si china per sentirgli il cuore) Oh! Dio! E’ morto! E ora che faccio?

Ma guarda cosa mi doveva capitare! Vai a fare un’opera buona e che succede? Ci scappa anche il morto. Devo trovare una soluzione. Fammi pensare...Ah! La Compagnia, chiamo la Compagnia. Invece di venire domattina, come dice il locandiere, verranno adesso. Fammi cercare il numero (sfoglia un elenco ) Ah! Eccolo! (Compone il numero) Pronto? Compagnia? Ho urgente bisogno della vostra opera. Si, si ho un morto in casa e devo liberarmene il prima possibile. Venite subito!(continua a parlare tra sé e sé in attesa della Compagnia)

Compagnia: Miserere mei! Miserere mei! (entrano e rimuovono il cadavere)

Giovannino: Poverino! E pensare che l’avevo invitato a mangiare! Però, anche lui, spaventarsi per così poco! Mah! Fammi bere un bicchiere per dimenticare l’accaduto, in fondo la vita continua.

Omone: Butto?

Givannino: E adesso che altro deve succedere? Bah! Staremo a vedere. E butta!(arriva una gamba sulla scena) Una gamba?

Omone: Butto?

Giovannino: E butta! Un’altra gamba?

Omone: Butto?

Giovannino: E butta! Un braccio?

Omone: Butto?

Giovannino: E butta! Un altro braccio?

Omone: Butto?

Giovannino: E butta! Un busto?

Omone: Butto?

Giovannino: E butta! Oh! Un uomo...anzi un Omone! (girato verso il pubblico a bassa voce) Sarà meglio essere gentili! Vuoi un bicchiere di vino?

Omone: Grazie! Ma non sono qui per bere. Vieni con me!

Giovannino: Dove?

Omone: Visto che sei tanto coraggioso, vieni con me e lo saprai.

Giovannino: Va bene. Andiamo!

Giovannino: Va bene! OK! Andiamo. (l’omone e Giovannin vanno in giro per il palazzo)

 

Scena terza

Giovannino: (con un lume in mano) Passa avanti tu!

Omone: No vai avanti tu!

Giovannino: No tu!

Omone:: E va bene andiamo! Certo che sei proprio una bella testa dura! Dai passami il lume!(si incamminano e sentono rumore di passi)

Giovannino: Ehi!! Non senti dei rumori anche tu?

Omone: Si, si, ma non ti preoccupare: dovrebbero essere dei miei amici (appaiono Isabella ed Arturo).Ah! Eccoli! Sono proprio loro: Isabella ed Arturo. Salve!

Isabella: Salve! (Rivolgendosi a Giovannin)Ma noi non ci siamo già’ incontrati?

Giovannino: Si, si! Certo! Non sei quella che ha fatto morire di spavento quel povero vecchio che stava cenando insieme a me?

Isabella: Si! Sono proprio io! Non avevo nessuna intenzione di uccidere il tuo amico! Mi dispiace molto, ma... non so se conosci la mia storia...

Giovannino: Si ,la conosco .Me l’hanno già raccontata, ma questo tuo amico (indicando Arturo) chi e?

Arturo: Io sono Arturo e amavo ed amo a tal punto Isabella, che, quando lei e’ stata uccisa dai suoi genitori, io ho voluto seguirne la sorte per non essere mai separato da lei, ed ora eccomi qua.

Omone: Bene, bene! Adesso che avete fatto conoscenza possiamo riprendere il cammino?

Giovannino: Si certo! (rivolgendosi ad Arturo ed Isabella) volete accompagnarci?

Arturo: Con piacere, cosi’ potremo continuare a parlare per conoscerci meglio(si incamminano parlottando fra di loro ed arrivati di fronte a una porta...)

Giovannino: (rivolgendosi all’omone) Apri la porta!

Omone: Io ho il lume. Apri tu!

Giovannino: Uhmm...la solita storia! Passami il lume e apri.

Omone: E va bene! Tieni il lume, ma sei il solito prepotente! (fanno finta di scendere le scale parlottando. Arrivati in fondo...) Le vedi queste marmitte? Bene, prendile e portale di sopra!

Giovannino: Non ci penso nemmeno! Sono troppo pesanti per me e poi non vedi che ho già le mani occupate? Io porto il lume!

Omone: (rivolgendosi ad Arturo ed Isabella) Lo vedete, amici miei? Ha sempre una scusa pronta il nostro Giovannino, quando si tratta di fare qualcosa!

Isabella: e Arturo: :(insieme, prendendo l’Omone sottobraccio) Ma dai! Non ti lamentare!

Dopotutto è la prima persona che non ha avuto paura di noi e con cui dopo anni e anni di solitudine possiamo parlare. Ti sembra poco? Fai tanto il burbero, ma in fondo, in fondo sei contento anche tu.

Omone: Va bene, va bene! Ma adesso evitate almeno di farmi la predica. Le marmitte le porto sù io.(Fanno finta di risalire le scale)

Giovannino: A questo punto, amici miei, io comincio ad avere un po’ di sonno (sbadiglia) e quindi me ne andrei a dormire. A domani e Buonanotte!

Omone:, Isabella: e Arturo:: (tutti insieme) Buonanotte! A domani!

 

Scena quarta

Locandiere: (Fuori dal palco, tra sé e sé)Devo cercare Giovannino! Poveretto, è entrato davvero nel Palazzo! Meglio trovarlo e subito, prima che muoia di spavento. (ad alta voce) Givannino! (guardandosi intorno) Givannino! Dove sei? Giovannino!...Ah! Sei qui! Mah!...Sei ancora vivo? Mi riconosci? Sono io, il padrone della locanda. Dai, vieni, usciamo di qui!

Giovannino: No! Perché dovrei venire con te? Anzi, per la verità, stavo proprio cercando te.

Locandiere: Me?

Giovannino: Si, te, proprio te, perché in questo palazzo sto così bene che volevo chiederti di poterci restare ancora per qualche altro giorno. Poi...ho conosciuto l’Omone che è davvero un simpaticone.

Locandiere: O...O...Omone? (indietreggiando)

Giovannino: Si, aspetta che te lo presento. (Si gira e lo chiama) Omone?

Omone: Ciao! No, non devi aver paura di me. Io sono buono e solo chi non ha coraggio trema nel vedermi.

Locandiere: Sicuro? Io non sono mica tanto tranquillo! Sai, con tutto quello che si racconta...

Giovannino: Ma si, fidati! Lo conosco io. Non c’è alcun problema.

Locandiere: E...e quella ...chi sarebbe?

Omone: Niente paura! E’ una mia amica.

Isabella: Mi dispiace di averti spaventato! Davvero non volevo, ma purtroppo succede sempre così. Conoscerai anche tu, immagino, la mia storia, vero?

Locandiere: Si, certo! Sei tristemente, devo dire, famosa e anche nella mia locanda non si fa altro che parlare di te.

Isabella: Lo so, purtroppo, ma adesso almeno tu ...conosci la verità e puoi ben vedere che non sono proprio quel terribile mostro di cui si parla tanto e spero che d’ora in poi spenderai qualche buona parola in mio favore. Bene! Sono proprio contenta di aver conosciuto qualcuno che non è morto di paura appena mi ha visto, ora però... devo andare. Ciao! Ciao! (esce di scena salutando)

Locandiere: Ciao! Vedo che ,a differenza di come pensavo ,tutto procede per il meglio, quindi io...me ne torno alla locanda, anche perchè ci saranno tanti clienti da servire. Ciao! (esce)

Omone e Giovannin rispondono al saluto e camminano nella sala fino alle marmitte.

Omone: Vedi queste marmitte, Giovannino? Ascoltami bene, ora che l’incantesimo è rotto, e fai come ti dico: una la prenderai tu, un’altra la darai alla Compagnia, che ti verrà a prendere domattina credendoti morto, e la terza la regalerai al primo povero che passerà. Il palazzo, infine, lo terrai per te. A questo punto il mio compito è finito e ti debbo salutare. Mi dispiace andarmene, ma questo è il mio destino e comunque (lo abbraccia) sono stato proprio felice di conoscerti. Addio!

Giovannino: Anche per me è stato davvero un piacere conoscerti. Addio!

Scena quinta

Giovannino: (è seduto in mezzo alla scena, si alza, va verso la finestra e guarda fuori. Tra sé e sé, a voce alta)Oh! Ecco l’alba. Sarà sicuramente una bella giornata! Bene, bene! Tanto per cominciare, mi voglio fare una fumatina di pipa.(mette le mani in tasca, ma non la trova) Dove l’avrò messa? Fammela cercare, vediamo...(gira per la stanza cercando qualcosa) Ah! Eccola qua, finalmente l’ho trovata! Ora posso accenderla, prendiamo i fiammiferi (li cerca in tasca),...non ci sono. Ah! Mi sembra di averli lasciati ...(li trova dopo averli cercati) Oh! Eccoli qui! E adesso ...Fuoco! (si accende la pipa, si siede e aspira a lunghe boccate). Bello, eh! Si, è proprio bello...(voci in lontananza, si mette in ascolto). Mi sembra di sentire delle voci, forse saranno quelli della Compagnia. Il locandiere me l’aveva detto che sarebbero venuti a prendermi con la bara, credendomi morto. Voglio proprio godermi la loro faccia, quando mi vedranno vivo e vegeto.(risatina).

Compagnia: (fuori scena) Miserere mei! Miserere mei! (appena entrano in scena, stupiti) Mah!...è Giovannino, fuma la pipa tranquillo e beato e non ha affatto l’aria di un cadavere!

Giovannino: Eh! Si, sono proprio io e sto benissimo! Mi dispiace per voi, ma la bara la userete un’altra volta. Io ho intenzione di campare ancora molto a lungo.E comunque non siete venuti invano, ho qualcosa per voi: vedete quelle marmitte? Prendetene una e andatevene!

Compagnia: Grazie! Grazie! (si allontanano cantando) Miserere mei! Miserere mei!

Giovannino: (gli cade la pipa, si china per raccoglierla e vede la propria ombra) Dio! Che mostro orrendo! ...Chi ...sarà?(ha paura, trema e rimane chinato)

Ombra: (chinata, come Giovannino e con voce tremante) Sono...la...tua...ombra, cioè...sono...te e tu ...sei...me.

Giovannino: Tu...sei...me...ed...io...te?...Non...è...possibile (continua a tremare, sta sempre peggio)

Ombra: Invece..è proprio...così: se tu ...cammini, io cammino, se tu...fai un gesto...lo faccio...anch’io, se raccogli...la pipa...la raccolgo... anch’io,...se tremi...tremo...anch’io, se m..u..o..r..i, m..u..o..i..o.. a..n..c..h’..i..o.(cadono a terra entrambi)

 

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