Un giudizio sull'autonomia
Siamo stati paragonati ai pionieri del Far West, all’esercito di Napoleone, la flotta di Cristoforo Colombo, i kamikaze giapponesi, gli astronauti del ‘69, Gulliver a Lilliput, i sette nani.... insomma chi più ne ha più ne metta. Ognuno, fra professori e studenti, chi con fierezza, chi con autocommiserazione, chi con ironia, ha dato un nome (sicuramente anche molto meno fine), a questa "impresa" che è stata la sperimentazione dell’autonomia. Ora che si è conclusa, dopo 3 settimane in cui ci eravamo abituati a ritmi frenetici, a spostamenti incomprensibili, siamo tornati alla dura realtà, fatta di regolari lezioni e interrogazioni, senza quel fascino dell’ignoto che ci ha accompagnati in ogni singolo giorno di questa sperimentazione; quasi ci mancano le pareti dell’atrio soffocate da migliaia di liste illegibili, la possibilità di "strisciare" da una classe all’altra come nei telefilm americani, le "classi aperte", che sono state un’ottima occasione per socializzare. Insomma, cosa potremmo dire se dovessimo fare un bilancio? Forse la nostra fiducia nell’istituzione scolastica non è aumentata, il nostro rapporto con i professori non sarà cambiato (come chiedono le domande del questionario che siamo stati invitati a compilare), ma sicuramente lo sperimentare, l’esplorare "terre sconosciute", non può che andare a favore di una istituzione come la scuola, che più di ogni altra ha la necessità di rinnovarsi e andare al passo con le esigenze dei giovani.