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Bucureşti
(26 Agosto - 28 Agosto 2009) |
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Il mio ventitreesimo
viaggio nell’UE: Bucarest.
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Bucarest, in rumeno Bucureşti, dal nome del pastore di origine albanese Bucur, ed è la mia
ventitreesima tappa del progetto "visita delle 27 capitali dell'UE". Il
viaggio è durato poco, appena due notti e tre giorni ma intenso e
piacevole. Bucarest è una tappa importante di questo programma. E' una
capitale popolata da due milioni di persone e presenta alcuni aspetti originali per un viaggio che
è tutto da scoprire. Alla stessa maniera di Sofia, la bella
capitale rumena ha la prerogativa di rappresentare la perdita di un mito, quello
della caduta di un regime comunista spietato e assoluto. Ma è anche la
città della bella architettura francese (la petit Paris) e di una
buona cucina, con ottimi vini e una prospettiva futura largamente
positiva e ottimistica di sviluppo economico e di consolidamento democratico delle sue
giovani istituzioni democratiche. |
Tuttavia, è bene che io dichiari subito, in anticipo,
quello che penso. E’ inutile cioè che io tenti di nascondere la
realtà delle cose che riguardano questa e le altre visite alle città
europee che mi rimangono ancora da effettuare. Non servirebbe a nulla. Questi miei ultimi viaggi, cioè i
viaggi oltre il ventesimo, sono i meno appetibili dell’intero progetto
di visita alle ventisette capitali dell’Unione Europea. Non è possibile
nascondere a nessuno, e men che mai a me stesso, che almeno dal punto di
vista dei luoghi comuni le prime capitali visitate non potevano non
essere che quelle che in genere colpiscono di più l’immaginario del
turista "quadratico medio", come mi piace definire un tipo medio di
turista viaggiatore, come me. In ordine, parlo di Londra, Parigi,
Berlino, Madrid e, successivamente, tutte le altre capitali a cominciare
dalla più a ovest, ovvero Lisbona, alla più ad est cioè Nicosia. Non so
se le quattro capitali più importanti dell'UE sono quelle che ho
elencato prima perché
rappresentano le quattro nazioni più importanti d'Europa oppure perché presentano effettivamente una dote di interessi per il turista
veramente più consistente delle altre. Che nel nostro subconscio esista una graduatoria dell'interesse
turistico relativo alle capitali europee è cosa ovvia e scontata. Quello che è
meno scontato è che in genere, dopo aver fatto visita a tutte le capitali,
si scopre che la graduatoria finale è diversa da quella che avevamo in
mente prima dei viaggi. Come si suol dire in questi casi l'esperienza
cambia la percezione delle cose. E spesso si è contenti delle novità.
Si dice in questi casi: "chi l'avrebbe mai detto". Dunque, se è vero che alcune capitali indubbiamente
sprigionano un
fascino tutto particolare, altre il fascino lo scoprono in ritardo o in
forme diverse.
D'altronde, era nell’ordine delle cose avere alla fine le capitali più piccole e "meno" desiderate, senza assolutamente togliere nulla al
fatto che comunque la visita a queste belle piccole città europee è
stata per me più che suggestiva e interessante. E’ ovvio che andare a
Sofia non è come andare a Parigi. Così come andare a Vienna non è come andare a Nicosia. Le due
città, Sofia e Parigi, belle nella loro profonda diversità, appaiono
completamente differenti nell’idea di tappa turistica e Parigi
ovviamente tra le due vince, perché offre di più. Ma questo non toglie nulla al fatto che
l’Unione Europea è tutte le capitali e non solo le più
richieste alla borsa del turismo.
Senza togliere nulla, mi sento di dire che Ljubliana è meno interessante di Berlino.
Tuttavia Ljubliana è Lubljiana, perché possiede un suo fascino particolare e
originale. Lo stesso dicasi per Bucarest, città che osservata senza gli
stereotipi conosciuti, oltre a un suo modo unico e
irripetibile di
apparire al turista, manifesta la piacevole consapevolezza della
propria identità. Bucarest, dunque, è il mio 23° viaggio. Siamo
quasi arrivati alla fine del progetto e, pertanto, le ultime visite diventano sempre più
mete fuori dei circuiti più conosciuti dei tour europei. Dalla
mia lista iniziale ho già eliminato in ordine Roma, Amsterdam, Londra,
Parigi, Madrid, Lisbona, Vienna, Berlino, Budapest, Varsavia, Praga,
Atene, Stoccolma, Copenhagen, Helsinki, Dublino, Tallin, Riga, Nicosia,
La Valletta, Lubiana e Sofia, cioè ventidue capitali delle
ventisette da
visitare. E con l'approssimarsi dell'ultima, la meravigliosa e
importante Bruxelles,
lasciata volontariamente per ultima perché rappresenta, nell'immaginario
di noi europei, la "capitale" per antonomasia
dell'Unione Europea, stanno
aumentando le difficoltà per raggiungere le destinazioni di queste
ultime mete di viaggio. Per esempio Bratislava, Vilnius e Città del
Lussemburgo sono città
quasi irraggiungibili direttamente da Roma, perché o non esistono collegamenti
aerei diretti, oppure perché a viaggiare per queste due città ci sono
solo voli low cost con disagi nei tempi e nei luoghi di
collegamento. E a me non piace volare con le compagnie che
fanno pagare il trasporto aereo poco, troppo poco. Nella mia filosofia del viaggio, tutte
e ventisette le capitali mi appaiono nella loro splendente complementarità, come
la famosa dualità della materia e dell’onda scoperta dal fisico francese
De Broglie agli inizi del secolo scorso o, se si vuole, come la straordinaria dualità delle due facce
di una medaglia: non ci può essere testa senza croce e viceversa.
Considero questo paragone calzante alla perfezione. L'Europa non è, e non
sarà mai un paese come gli Stati Uniti d'America. Noi non abbiamo nè una lingua
comune, nè un sistema politico unico. Non abbiamo
neanche un esercito comune. La vera Europa ancora non esiste ma già è
molto quello che abbiamo realizzato. E in ogni caso siamo un'Unione di
tanti Stati, con tante diversità che sono un valore aggiunto. Ritornando
alle differenze tra le capitali posso dire che non è opportuno parlare solo di Parigi e Londra quando esistono e
sono presenti, nella loro dimensione più intima e familiare, molte altre
piccole capitali altrettanto belle e interessanti, come per esempio Tallin o La Valletta. E poi, anche le capitali
lasciate per ultimo, alla fine manifestano un fascino tutto particolare,
coinvolgente, con quadri di vita pieni di attrattive da vedere
e di visite da effettuare. Ma ritorniamo a Bucarest. La prima cosa che mi viene in mente quando
penso a Bucarest è l’ex Segretario generale comunista Ceausescu e la sua consorte
Elena. Per chi ha vissuto l’esperienza del dopo seconda guerra
mondiale, cioè dell’Europa divisa a metà tra paesi occidentali e paesi
orientali di oltre-cortina, Bucarest fece parte del comunismo più feroce, il meno
interessante e per giunta il più duro degli ex- regimi comunisti, senza
nulla togliere a altri paesi come la ex-DDR tanto per citarne un altro
che non scherzava. Certo, adesso, dopo
la caduta del muro non è più così. Ma i pregiudizi sono duri a morire.
Da questo viaggio mi aspetto, pertanto, di vedere una città alla quale
sono interessato più per le diversità di com’era che per le novità di
com’è. Per carità, niente idee preconfezionate e massima apertura alla realtà
osservabile. Questa è la premessa alla mia ventitreesima tappa nelle
capitali dell’UE. Il viaggio a Bucarest inizia molto prima di arrivare
all’aeroporto Henry Coanda della bella capitale romena. Quando?
Dipende. Joshua Piven e David Borgenicht nel loro piacevole libretto dal
titolo Nel peggiore dei casi. Manuale di sopravvivenza viaggi
affermano che "il viaggio comincia non appena metti il naso fuori di
casa, sia che stia andando giù in città, sia che tu stia per
attraversare l'equatore". In ogni caso è difficile decidere con precisione quando è il
vero momento in cui si parte. La partenza è quando si lascia casa per
dirigersi all’aeroporto o quando si mette piede per la prima volta
sul suolo, all’arrivo, nella città di destinazione del viaggio? Paolo Cagnan
nel suo piacevole libretto di viaggio, dal titolo Con tutti i posti
che ci sono... dice che: "ogni viaggiatore indipendente ha le sue
fissazioni". E' vero. Io ne ho più di una, che mi prendono tutte le volte
che devo partire. Mi sento di appartenere alla categoria dei viaggiatori cosiddetti programmatori
perfezionisti,
nel senso che sono l’autore in toto del programma di viaggio nei suoi minimi
dettagli. Scelgo con cura i particolari e definisco con largo anticipo
tutto ciò che riguarda il viaggio. E poi, diciamolo pure, non esiste una
norma internazionale, codificata e riconosciuta universalmente, che
decide per tutti e in modo standard, quando e dove inizia con certezza
un viaggio e quando termina. Anzi, mi sento autorizzato a dire che il
viaggio inizia quando pare e piace al viaggiatore. E se cambia la
tipologia di viaggiatore è ovvio che cambia l’orario o il tempo di
inizio del viaggio. Cagnan, nello stesso libretto di prima, dice a
questo proposito che : "la parte più bella di un viaggio è la sua
pianificazione". E non c'è esercizio più interessante che
pianificare il proprio viaggio. Dal conoscere i luoghi nei quali si
arriverà al prendere nota del minimo che si deve vedere. Vuoi mettere il
piacere di arrivare all'aeroporto di Bucarest e, invece di lottare con i
soliti tassisti che ti vogliono a tutti i costi portare con la loro
macchina nel centro, tu con sicurezza li eviti e prendi quell'autobus
preciso che ti porta alla stazione ferroviaria da dove con un altro
autobus arrivi a cinquanta metri dal tuo albergo avendo pagato in tutto
solo 1,50 €? Vuoi
mettere il sottile piacere di collegarti in internet per tempo con l'azienda trasporti della
città da visitare e studi il percorso, le fermate, le distanze e i tempi i
percorrenza degli autobus che ti interessano? Per me questo modo di programmare il viaggio non ha prezzo. Altro che comodità del taxi
o viaggi organizzati! Per le scoperte
e le originalità del viaggio ci penserò dopo, all'arrivo, e soprattutto senza patemi d'animo. Come dice Andrea Bocconi, nel suo piacevole libro
Viaggiare e non partire, “si può viaggiare in tanti modi: c’è chi
viaggia sempre e non parte mai; c’è chi parte e va lontano senza bisogno
di viaggiare; c’è chi parte e viaggia e chi non parte e non viaggia”.
Completa e stuzzicante questa come definizione del tipo di viaggiatore.
Cosa vuol dire? Che ognuno viaggia come gli pare e piace, per diletto,
per scelta o per costrizione. Dunque, "quando partire" è una decisione
individuale. Io, per esempio, parto molto prima di prendere un mezzo di
trasporto. Addirittura mi sento di partire qualche mese prima,
quando inizio a leggere qualche manuale di viaggio e studiare i dettagli
del viaggio, oppure quando inizio a fare la
valigia il giorno prima e metto in pratica la difficile arte del cosiddetto packing
and travelling. Dunque, il viaggio per Bucarest inizia, a mio modo di
concepire un viaggio, molto prima di essere arrivato a destinazione.
Perché? Per il semplice motivo che si impara ad apprezzare il viaggio
tappa dopo tappa, sbagliando e verosimilmente arricchendo l’intera serie di
accorgimenti e di tecniche che rendono piacevole ed eccitante il
viaggiare. Come molti, ho anch’io il mio "protocollo" di viaggio che
osservo scrupolosamente ogni volta che inizio un viaggio. Lo chiamo
“memorandum partenza per l’estero” e contiene tutte le regole che,
viaggio dopo viaggio, con puntualità e minuziosità, scandiscono i miei tempi relativi
alla partenza. Inizio con l’iscrivermi al sito web
www.dovesiamonelmondo.it
. Si continua con la
localizzazione, all’interno della valigia, del posto più adatto per tutti
gli elementi del viaggio. A questo link
l’elenco personalissimo del mio modo di fare la valigia. |
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Si parte. E' ancora buio quando
salgo a Roma sull'autobus che mi porterà alla stazione ferroviaria Ostiense
di Roma per prendere il treno per l'aeroporto di Fiumicino. L'aereo per
Bucarest parte nella prima mattinata e non voglio correre il rischio di
perderlo. Sono sempre puntuale e spesso sono in anticipo sui tempi
programmati. Ho sempre paura di perdere l'aereo e se lo perdessi
perderei tutto: "effetto domino" lo chiama qualcuno. D'altronde a Roma può succedere
di tutto. Un inaspettato blocco della linea ferroviaria
per i motivi più strani e imprevedibili, oppure un più probabile, improvviso e inatteso sciopero dei macchinisti o per altre mille ragioni. Così alle
sei del mattino, all'alba di una giornata già calda senza il sole mi trovo, unico
passeggero, a fare compagnia a un non loquace, forse è meglio dire
scorbutico, conducente. Non c'è nessuno in strada. Timbro il biglietto
alla macchinetta obliteratrice e mi siedo al primo posto che trovo
pensando come sarà questo mio ennesimo viaggio nel continente europeo. |
Nonostante la mia
esperienza di viaggiatore ormai più che decennale, ogni volta che parto
avverto sempre un po' di piacevole ansia, dovuta contemporaneamente
all'idea del partire come allontanamento dalle certezze dell'ambiente in
cui normalmente vivo e come avvicinamento alle incertezze del nuovo che
troverò nella "sconosciuta" destinazione. Ma dura poco, solo
per l'inizio del viaggio. Basta mettere piede sul suolo di destinazione
e l'ansia scompare. Mi rendo conto che parlare di
insicurezza in un viaggio europeo, in una capitale europea, nell'anno
2009, sembra
troppo, addirittura mi sembra una provocazione, ma la destinazione rumena come meta turistica viene dipinta da
molti siti web che ho consultato in internet come una delle più insicure,
non foss'altro che per i
cani randagi che circolano nelle strade della capitale. Dico subito che
in tre giorni di vita trascorsi nella bella città del fiume Dâmboviţa, di cani ne ho visti pochissimi e per
giunta mi sono sembrati più che addomesticati. Potenza delle notizie
incontrollate sul web. A me Bucarest è sembrata una città più che
sicura. Ma ritorniamo alla
partenza che a mio giudizio fa parte integrante del "viaggio". La corsa dell'autobus è stata effettuata quasi sempre senza
fermate. Tranne un immigrato di colore seduto dietro di me e salito dopo
poche fermate, sull'autobus
non ci sono altri passeggeri. Il mezzo si è mosso sempre velocemente
nelle strade di una capitale senza traffico, che definirei come insolita, scorrevole e piacevole. All'approssimarsi della fermata
prevista mi sposto vicino all'unico passeggero, credo, africano, il quale mi osserva un po' e con uno
sguardo rassegnato mi dice che lui si sente stanco e sfiduciato. Colpito
dalle sue parole gli chiedo il perché. Il poveretto, in un buon italiano, mi
confida che ha dormito appena due ore, che vive con padre, madre, moglie
e due figli e che non ce la fa più a provvedere alle esigenze economiche
e di vita della sua famiglia. Si vede benissimo che è assonnato, stanco e sfiduciato. Traspare
con evidenza che ha bisogno di aiuto, ma con grande dignità non mi chiede
soldi. Capisco la delicatezza del momento e lo rincuoro dicendogli che
non deve mollare, che la vita in Italia è difficile per tutti,
specialmente se si è immigrati ma che deve insistere a percorrere la sua
strada e che deve tenere duro perché se molla adesso ne va di mezzo il
futuro dei suoi cari, che meritano invece di vivere nel migliore dei
modi.
"Lo faccia per
loro" gli dico e non si fidi di questo paese che è diventato un paese difficile e ingiusto, sempre più estraneo
ai valori della solidarietà e della tolleranza. Nel frattempo sono
arrivato alla fermata. Gli auguro buona fortuna e mi accingo a scendere.
Lo vedo sorridere. Mi ringrazia ripetutamente e mi aiuta a prendere la
valigia, salutandomi con trasporto e gratitudine. Gli dico ciao. Forse ho fatto una buona azione
e sono contento che la mia giornata sia iniziata così. |
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Dalla via Ostiense prendo la salita verso la
stazione ferroviaria di Roma-Ostiense che si vede in fondo nella foto. Sono
all'estremità di Piazza dei Partigiani e questa è la solita strada che
faccio tutte le volte che vado all'aeroporto di Fiumicino. A quest'ora
insolita, è piacevole camminare. Il mio ventitreesimo viaggio
nell'Unione Europea inizia come al solito con la partenza dal binario 12
della stessa Stazione ferroviaria di Roma Ostiense il giorno 26 agosto
2009, alle ore 06.38. Compro all'edicola due biglietti: uno per l'andata
e l'altro per il ritorno, non si sa mai. Meglio averlo già in tasca all'ora del
ritorno. Non vorrei perdere il treno per tornare a casa nel caso ci
fossero file alla biglietteria. Il prezzo del biglietto per l'aeroporto
di Fiumicino è rimasto lo stesso da qualche anno ed è di 5,50 €. Per i
prezzi romani è un ottimo prezzo. Soprattutto poi perché mi evita di
prendere un taxi che, ne sono sicuro, mi rovinerebbe la giornata. I
tassisti romani finché posso li evito. Ne va di mezzo l'umore, la tasca
e forse anche la salute. Si litiga sempre con loro perché cercano spesso
di ottenere il massimo con il minimo. |
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La scala mobile che porta al binario 12 è
rotta e, dunque, devo trasportare di peso la valigia. Cose romane. Ci
sono poche persone sulla banchina ad aspettare il treno. Arrivo
all’aeroporto di Fiumicino. Scendo dal treno e imbocco il
tunnel per andare al Terminal C dell'aerostazione. Il percorso è
lungo perché il cancello d'entrata è il 45.
Sono piacevolmente in anticipo. Mi aspetta un aereo Alitalia,
volo AZ494, prenotato in internet con biglietto elettronico
ML3JT5 e partenza alle 09.30 per Bucarest Coanda e arrivo previsto alle 12.45. Il volo di ritorno l'ho
prenotato con lo stesso sistema, ed è da Bucarest a Roma Fiumicino il 28
agosto 2009, alle ore 13.35 ora locale, col volo AZ495 e arrivo
a Roma alle ore 14.55. Il viaggio di andata e ritorno costa 118,49
€, che è una tariffa più che accettabile per un volo di andata e ritorno
tra due capitali europee. C'è ressa e molta folla al cancello d'entrata.
Ci sono molti viaggiatori rumorosi che telefonano ripetutamente e
mangiano panini. L'ambiente è freddo per i molti condizionatori d'aria in funzione
che fanno rumore. |
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Rapide formalità al chek-in e con abbondanti
venti minuti di ritardo, alle 09.50 l'aereo si libera in volo con me
seduto vicino al finestrino. Il viaggio è ottimo e il comandante ci
informa che cercherà di recuperare il ritardo accumulato fino a quel
momento. Davanti a me quattro obesi viaggiatori napoletani chiacchierano ad alta voce, ridendo in modo
sconveniente. Mi immergo nella lettura del quotidiano sperando che il tempo
trascorra velocemente. Il mio compagno di viaggio si mostra molto chiuso
e taciturno. Dall'alto, sul territorio
rumeno in prossimità di Bucarest, il paesaggio diventa piacevole perché
l'atterraggio è imminente. La foto sotto si riferisce ad alcuni minuti
prima di toccare il suolo. |
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All'aeroporto
Coanda di Bucarest la prima cosa che noto è
l'aggressività dei tassisti indigeni (come a Roma) che fiutando la mia presenza
di turista mi
inseguono per cercare di ... spennarmi come un pollo. Non ci sto al gioco e
faccio finta di nulla e non
appena vedo un taxi autorizzato della compagnia
Cristaxi lo prendo al volo
preferendolo agli altri. Nelle guide di viaggio di Bucarest si consiglia
i turisti di non fidarsi dei tassisti privati e ricordano che la
Cristaxi è una delle poche compagnie certificate in grado di assicurare
correttezza nelle tariffe. ln auto mi accordo con il conducente per la
cifra di 1.59 lei/km. Non si sa mai. Il percorso misura 17 km e la
strada è sgombra fino al francesissimo Arc de Trionf di Bucarest. Nella parte finale
del percorso ci sono imbottigliamenti del traffico per i molti lavori stradali.
C'è caldo ed io osservo le case e l'architettura circostante. Mi viene
in mente l'incipit del bellissimo libro di
Flavia Capitani ed Emanuele Coen dal titolo A EST con i nomi
di cinque capitali tra cui Bucarest. |
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In questo agile e
interessante volumetto si legge: "Il taxi sobbalza ogni cinque metri ma
Vasile non ci fa neanche caso. Tra una parola di italiano e due di
inglese, continua a raccontare come Bucarest stia cambiando ogni giorno
sotto i suoi occhi. La strada che collega l'aeroporto al centro della
città è un cantiere continuo, una lunga linea diritta spezzata da file
di auto più o meno sgangherate e Tir stracarichi di materiali per
costruzioni. Impressionante, qui dopo il Duemila tutto è impazzito
dice il tassista.[...]" Bene. In pratica la stessa cosa è successa a me
durante il viaggio dall'aeroporto verso il centro. L'unica differenza è
che io durante il viaggio non ho quasi aperto bocca perché ero troppo
intento a osservare quanto i miei occhi potessero vedere in quei momenti
e confrontarlo con ciò che hanno scritto gli autori del libro su
Bucarest. Nessuna differenza, o quasi, dissi tra me. Bucarest continua
ad essere un cantiere, con buone prospettive di sviluppo economico. Tale
e quale gli altri paesi dell'est che sono entrati nell'UE nell'ultima
carrellata di ben dieci nazioni in un solo colpo. A ben pensarci la
decisione di Bruxelles di far entrare tutte queste nazioni è stata
saggia e lungimirante. Siamo europei e viviamo nello stesso continente.
Dunque, tutte le politiche volte all'integrazione e alla collaborazione
tra i paesi dell'Unione è positiva e io la vedo bene. Siamo quasi
arrivati. La corsa mi costa 32 lei, cioè approssimativamente otto euro.
Penso di avere fatto bene a evitare il bus: sarei arrivato in hotel
molto tardi. |
Arrivo all’albergo in Piata Revolutiei,
ovvero in Piazza della
Rivoluzione alle 14.00 ora locale, che in realtà sono le 13.00 ora
italiana. ll fuso orario di
Bucarest è un'ora avanti di quello di Roma. L’hotel si chiama
Athénée Palace Hilton
e si trova in
via Episcopiei,1-3, vicinissimo al Palazzo
della Rivoluzione, dove fu arrestato Ceausescu. E' un buon albergo con una ottima posizione.
La via Episcopiei è la strada che collega trasversalmente le due
principali strade di Bucarest e cioè Calea Victoriei e
Bulevard Magneru che proseguendo prende il nome di Bulevard
Nicolae Balcescu. |
Sono le due del pomeriggio, il sole onnipresente
in cielo fa sentire la sua presenza con un caldo afoso e lo stomaco,
a digiuno ormai da troppe ore, fa sentire l'esigenza di inghiottire
qualche boccone di cibo, magari con qualche buon bicchiere di birra
fresca. Decido subito di prendere due piccioni con una
fava. A circa mezzo chilometro di distanza, in fondo a Calea Victoria
c'è questo ristorantino che fornisce piatti della cucina locale. Mi
metto di buon passo per raggiungerlo e nel frattempo osservo le strade e
i palazzi. Avverto nell'aria qualcosa di strano. E' come se in quelle
strade io ci abbia abitato per anni e adesso, dopo molto tempo, sia ritornato
a vedere ciò che avevo lasciato molti anni fa. Che strana sensazione. Mi
è già successo altre volte in altri luoghi e ho sempre interpretato il fatto come una specie
di ricordo di immagini confuse viste in qualche film. Devo dire che non
mi sono mai preoccupato di questi pensieri e anche qui il fatto lo vedo come
una sensazione e basta. Ma a pensarci bene, visto che molte parti di
Bucarest mostrano una
eccellente architettura di tipo francese. E' probabile che l'influenza
parigina abbia
lasciato il segno nel condizionarmi nei ricordi di strade e palazzi di
altri tempi visti in altri posti. In Calea Victoria il sole colpisce il marciapiede di
sinistra muovendomi verso sud. Faccio diversi tentativi di attraversare la strada per passare
sul marciapiedi di destra. Le macchine non si fermano e di strisce
pedonali sulla
strada non se ne vedono. L'ombra mi attira sempre più e a costo di
qualche rischio alla
fine
riesco ad attraversare la strada. Adesso nell'ombra cammino meglio, senza sudare.
Com'è diversa la sensazione che ho provato adesso da quella provata nel
mese di luglio di qualche anno fa quando arrivato a Stoccolma sono
uscito dall'albergo per farmi la prima passeggiata. Là un freddo
pazzesco, qui un caldo infernale. Là non più di 3°C con un vento
boreale, qui non meno di 35 °C con una calura nordafricana. Le
stagioni ormai sono sempre più estremizzate: troppo caldo e troppo
freddo nella stessa stagione a diverse latitudini. E poi dicono che la
latitudine non è importante nel giustificare la diversità dei tratti del
carattere delle persone. Voi credete che un cittadino di Stoccolma se
venisse ad abitare nella città di Catania sarebbe un introverso? Non
credo proprio. Dopo qualche anno di vita siciliana sarebbe forzato a
modificare qualcosa in ordine al carattere. Mentre faccio questi
ragionamenti vengo colpito dal fatto che
non vedo accattoni, nè mendicanti per le strade. Eppure tutti i giornali
e le guide di viaggio ne parlano come di una caratteristica riconosciuta
della capitale. L'osservazione mi colpisce perché avevo letto nel sito
di Virtual Tourist che a Bucarest brulicavano orde di ragazzini sbandati e di
cani randagi abbandonati. Invece, vedo pochissimi cani e ancor più rari ragazzi
per le strade della città. Anzi, non vedo nessun rom nè alcun
assembramento di zingari. Come mai mi chiedo? Mi convinco sempre più che spesso la stampa
presenta articoli non veritieri e completamente diversi dalla realtà.
Sarà per superficialità sarà per pregiudizio fatto sta che le cose che
ho visto io sono differenti. E me ne rallegro. Guardando con attenzione
la gente, le strade ampie e ben tenute del centro non si nota alcuna
differenza tra Bucarest e qualsivoglia altra città europea. Certo la
Madeleine a Parigi, o lo Strand a Londra oppure il
Ring a Vienna si fanno notare per l'eleganza e la bellezza. Ma in
generale ci sono luoghi a Roma, Berlino o Lisbona che presentano dei
tratti architettonici e urbanistici impresentabili. Sono sicuro che fra
qualche anno con il miglioramento urbanistico della città e con il
rifacimento delle strade e delle facciate degli edifici più malmesse
Bucarest sarà molto più bella di quella che appare adesso. In
alcuni punti riconosco qualche strada che avevo visto in qualche foto
sul manuale di viaggio. Finalmente arrivo nella via del ristorante.
Eccola con in fondo un edificio ottocentesco in stile francese che è la
Cassa di Risparmio Nazionale. Sulla
destra della strada nella foto si vedono le tende del ristorante nel quale entro risolutamente senza
pensarci minimamente su. |
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Ci sono dei tavoli apparecchiati all'aperto. Fuori fa caldo, così decido di pranzare
all'interno. Salgo al piano superiore dove c'è meno gente e mi seggo a
un tavolo. Il
menù fisso del mercoledì, a 22,4 ron, prevede: Ciorbă de
văcuţă, file de porc la grătar, piure de cartofi, salată de roşii cu
telemea rasă, tiramisu făcut in casă e birra locale. Io ho ordinato alla carta tre
specialità della cucina rumena che si vedono sotto: Ciorba de burta,
sarmale e carnati mititei. La ciorba de burta è una
specie di trippa, di colore bianco, diciamo una minestra di tipo
balcanico di vitello con la presenza di yogurt o qualcosa del genere. Devo riconoscere che è
molto gustosa. I mititei
sono piccole salsicce di carne tenera di manzo tritata cotte alla
griglia. Buoni anche loro. La terza pietanza sono le sarmale,
cioè pallottoline di carne tritate avvolte in foglie di cavolo cotte con
pomodoro e panna. Il contorno è un ottimo purè di patate veramente
squisito. Cosa dire di più? Dimenticavo la gentilezza del cameriere che
mi ha anche scattato la foto. Un buon pranzo, non c'è che dire. |
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Nelle tre foto all'interno del ristorante si
vede me alle prese con la celebre minestra ciorba
de burta. Veramente squisita. Il pane è speciale. Si chiama paine alba ed è un
buonissimo pane casareccio veramente gustoso. Tochitura moldava e
cartofi cu rozmar. Ho bevuto Bere. A Bucarest bere non
significa l'infinito del verbo bere, ma la bevanda birra, della normale birra
chiara locale. Chiarisco subito che le bevande alcooliche che ordino nei
miei viaggi sono sempre e solo bevande prodotte in loco, Non mi va di
pranzare in un locale all'estero, magari mangiando della ottima salsiccia del luogo
accompagnata da vino chianti o da una birra Guinness. La Guinness la
lascio al pub quando vedo una bella partita di rugby del Six Nations;
non la bevo certamente a Bucarest. Non avrebbe senso. |
Il pranzo è stato eccellente ed adesso
avverto la necessità di fare
una passeggiatina. Esco
dal ristorante e decido di rientrare in albergo per riposarmi un po' nel
letto. Cambio strada in modo da osservare qualche altra via della città.
Opto per il Bulevard Nicolae Balcescu in modo tale da aggirare
plata Revolutiei da destra muovendomi verso nord e così mi metto in movimento. |
Sotto si vede il Circolo Militare come l'ho
visto io e come era un secolo fa, a distanza di cento anni circa. Il
confronto fa un certo effetto e l'immagine sbiadita di una Bucarest che
non c'è più porta un po' di malinconia. |
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Una colazione frugale in albergo la prima
mattina dopo l'arrivo mi mette un po' di allegria prima di
iniziare i miei giri per le strade della bella capitale rumena. A destra un
bell'edificio in Piazza della Rivoluzione. |
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Presento adesso alcune immagini della
stazione ferroviaria di Bucarest chiamata Gare du Nord. Il biglietto da visita è quello che mi
aspettavo. Una serie ripetuta di visioni prevedibili di gente che arriva
e gente che parte non certo con treni di lusso. I viaggiatori
manifestano chiaramente di vivere una vita semplice e tuttavia
dignitosa. Lo si nota da tanti particolari. Mi ricordano quando ero un
ragazzo tredicenne, nel momento in cui arrivavo alla stazione
ferroviaria da casa mia per frequentare le scuole superiori.
La stazione dei treni mi attraeva enormemente perché mi infondeva sicurezza e
costituiva peraltro un legame ideale forte col paese che avevo lasciato per
andare a studiare in città. Il grande tabellone colorato mi ha fatto ricordare quello meno
appariscente degli orari di partenza quando ritornavo a casa e sprizzavo
felicità da tutti i pori. Sensazioni lontane che mi hanno fatto piacere. |
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A seguire ci sono alcune foto di piacevoli
momenti della mia visita alla bella capitale rumena. Ho desiderato tante
volte potervi passeggiare per le strade della "piccola Parigi"
ed ammirare l'architettura parigina dei pochi, purtroppo, edifici
originali rimasti. Ecco
cosa propongo. |
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Qui sopra la Dâmboviţa e accanto l'Hotel
Capşa in Calea Victoriei.. |
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La Strada Lipscani degli artisti e una vecchia
pubblicità italiana della Incom. |
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Potevo non andare nel larghissimo e
incantevole Bulevard Unirii con sullo sfondo adesso
Palatul
Parlamentului, prima Casa Poporului simbolo della dittatura
di Ceausescu? A destra una foto del bel gioiello architettonico che è la
Cassa di Risparmio Nazionale. |
La visita a Bucarest è terminata. Godiamoci
adesso il viaggio di ritorno. Anche questa è vacanza. Ciao. Al prossimo
viaggio a Bratislava! |
Manuali
e guide di viaggio adoperate. |
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