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Bratislava
(14 Aprile – 18 Aprile 2010) |
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Il mio ventiquattresimo viaggio nell’UE: Bratislava.
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Questo diario di viaggio
avrebbe dovuto essere, almeno nella sola parte conclusiva, diverso da come
avevo immaginato che fosse. Sfortunatamente, motivi di causa maggiore
e indipendenti dalla mia volontà lo hanno mutato profondamente nella sua parte finale. Spiegherò tutto al momento opportuno. In
questa premessa mi interessa introdurre il viaggio e le sue valenze
culturali e di scoperta. Si tratta del mio ventiquattresimo viaggio
nelle capitali dell'UE. Siamo praticamente a -3 per la
conclusione dell'intero progetto relativo alla visita di tutte le
capitali dell'Unione Europea. La prossima tappa sarà Vilnius nella
Lituania. |
Il viaggio, dal 14 aprile al 18 Aprile 2010, mi ha portato
nella bella Bratislava, ex Presburgo, capitale
della Repubblica della Slovacchia. Ricorderò per tutta la vita questa
tappa del mio itinerario di visita alle capitali europee per un inverosimile viaggio di rientro a casa.
A questo proposito mi permetto di Informare il lettore che la
descrizione dei fatti relativi a tutte le mie visite nelle città
dell'UE, e in particolare a
questa, è presentata in modo
conforme alla realtà. Non penso che in generale si possa parlare di diario di
viaggio "oggettivo", per il semplice motivo che di oggettivo
nella nostra vita non c'è quasi nulla,
ma per quel che mi riguarda, in questo specifico settore del resoconto
dei miei viaggi, poco ci manca. Con questa modalità di spiegazione,
che io definisco "conforme alla realtà", intendo una
descrizione degli eventi che non altera i fatti, a costo di esprimere
eventi e situazioni che
sfiorano la banalità. Dunque, chi legge queste impressioni di viaggio sappia che
tutto ciò che viene descritto qui e negli altri resoconti di viaggio,
sia con il testo sia con le foto, è realmente
accaduto così come appare descritto nel resoconto. Alterare la realtà
per amplificare eventi svolti in maniera povera o essenziale non fa
parte del mio costume. |
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Sono le 14.00, del 14 aprile 2010 quando,
all’aeroporto di Roma Ciampino, varco la soglia della zona partenze. Il
volo è previsto per le 16.20 ed io, per la prima volta, mi trovo
in questa aerostazione denominata col codice (CIA) per volare verso una destinazione europea.
In verità, tutti i miei viaggi hanno previsto la partenza dall’aeroporto
di Roma Fiumicino (FCO) e questa è una delle tante novità di questo viaggio
che mi accingo a ricordare agli amici che mi seguono in questo progetto
bellissimo e straordinario di visita alle 27 capitali dell’Unione
Europea. Questa ventiquattresima escursione o "assalto alle vette" nel continente europeo, ha come finalità
la conoscenza dell'altra metà dell'ex Cecoslovacchia, cioè dell'attuale
Repubblica della Slovakia, o meglio Slovensko o Slovenska Republika, che
è il nome ufficiale. Perché città intese come
vette? Ogni viaggio, credetemi, è una scalata, dalla più semplice alla
più complessa, come quest'ultima relativa alla visita alla bella città
danubiana. E le scalate comportano fatica e impegno ma anche
soddisfazioni. |
Che si tratta di scalate c'è da dire che lo
confermano le difficoltà di tutti i tipi incontrate nei miei viaggi. In
particolare difficoltà che oserei definire barriere, soprattutto di tipo linguistico, legate non solo alla comunicazione
uno a uno, o uno a molti, ma addirittura anche con i nomi dei paesi. Basta pensare al fatto che esistono
due sostantivi come Slovensko e Slovakia per lo stesso nome della
nazione slovacca che
possono ingenerare confusione.
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All'aeroporto di Roma Ciampino mi aspetta un aereo
Ryanair, volo FR9822, prenotato
in internet con numero di riferimento Z5CDFL partenza
alle 16.30
per Bratislava (BTS) e arrivo alle ore 18.15. Il volo di ritorno l'ho prenotato con
lo stesso sistema, ed è da Bratislava (BTS) a Roma Ciampino (CIA) il 16 aprile
2010, alle ore 18.40 ora locale, col volo FR9823 e arrivo a Roma alle
ore 20.25 se non ci saranno "avversità". Conoscendo la puntualità dei voli Ryanair sono convinto che
la compagnia irlandese manterrà gli impegni, non foss'altro che per la
durata del viaggio che è limitata ad appena due notti e tre giorni scarsi. Il viaggio di andata e
ritorno mi costa 47,98 € più 10,00 € di prenotazione on-line, che è una tariffa convenientissima.
Eccomi fotografato sopra nel piazzale di Roma Ciampino. ll volo è
gradevole e senza problemi. I due steward e l'unica hostess mostrano un
alto profilo professionale. Si muovono con precisione e professionalità,
oltre che con sicurezza. Arriviamo a destinazione in anticipo di qualche decina di minuti.
Una bella soddisfazione per la dinamica compagnia aerea. |
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All'aeroporto
di Bratislava, qui chiamato letisko A.M.Stefanka, mi attende un pulmino che mi
porterà in centro. Il pulmino (shuttle)
l'ho prenotato attraverso internet al prezzo di 7,00 € e mi permette di non utilizzate i
taxi che, com'è
noto, sono molto costosi a tutte le latitudini. |
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All’uscita
dell’aeroporto trovo un signore con occhiali neri
opachi e cravattino alla Clint Eastwood, il quale con un cartello che
espone il mio
nome e cognome mi sta aspettando appoggiato a un'auto. Pochi
secondi dopo mi trovo in una lussuosa mercedes nera come se fossi
un ricco finanziere americano che sfreccia nella superstrada
aeroporto-centro città della gradevole capitale slovacca. Chiedo se non si è
sbagliato a farmi viaggiare in auto e mi risponde che questo fa parte del servizio prenotato,
chiedendomi subito dopo copia della ricevuta che ho stampato in
internet (voucher) per avere conferma che
il vero utilizzatore del suo macchinone da film di agente 007 fossi
proprio io. Evidentemente, essendo il solo passeggero, la direzione
dell’azienda ha preferito inviare una macchina piuttosto che un intero
pulmino. Il conducente fila via con sicurezza senza fiatare ed io ho
l’opportunità di osservare il paesaggio che sfila davanti a me
mostrandomi strade ed edifici. Sapete, non mi va di parlare con i
tassisti sui mezzi di trasporto. |
A parte il fatto che non abbiamo
una lingua comune con la quale veicolare le informazioni, i discorsi
con i tassisti sono sempre gli stessi, e cioè ti vogliono sempre
convincere che se vai a quell'indirizzo suggerito troverai ottimi casinò per
giocare e donnine facili. Ora, premesso che a me non interessano nè
l'uno nè
le altre, in ogni caso di informazioni con sconosciuti non mi fido mai.
Ci mancherebbe altro che andassi a sprecare le mie poche ore di
permanenza nella bella città danubiana a giocare a carte o a essere
intrattenuto da intrattenitrici dai costumi facili, quando le cose belle della città
(attrattive architettoniche, musei, teatri, sale musicali, luoghi
caratteristici, piazze e chiese caratteristiche, etc...) stanno là ad
aspettarmi! |
Lungo la strada vedo tanti capannoni, uno di
seguito all’altro, molte gru in azione in grandi aree in costruzione e i più
famosi marchi di imprese europee in bella mostra a farsi pubblicità. Tra
tutte spicca il marchio Ikea che è onnipresente ovunque. Dopo pochi minuti l’Ispettore
Clint mi fa scendere davanti all'albergo. |
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Devo dire che come efficienza qui a
Bratislava non scherzano. In pochi minuti sono arrivato a destinazione. Sono arrivato piacevolmente in camera una
buona mezzoretta in anticipo sull’orario previsto, il che per me - che
ho poco tempo a disposizione per visitare la città - non è male.
Alla Reception ci sono due giovani ragazze molto
professionali che mi intrattengono nei
convenevoli di rito. L’albergo si chiama
Ibis Bratislava Centrum
in Zamocka 38 situato a N48° 8' 36.97" E17° 6' 1.23". L'hotel
è un buon albergo nel rapporto "prezzo-posizione-servizi".
E' una struttura ricettiva che ha una ottima posizione. In pratica si ha il controllo
di tutte le direzioni della città per la presenza di molte linee di
autobus che seguono le principali direttrici attraverso la fermata
strategica di Hodzovo namestie. Ci si trova a pochi passi dalla
cattedrale di S. Martino e, quindi, del centro storico e dal Castello. A
fianco all'albergo c'è anche un museo ebraico interessante. |
A proposito della prenotazione della camera la prassi che in genere
seguo è quella che mi vede inviare sempre alla direzione dell’albergo
una mail attraverso la quale
ogni volta faccio delle richieste specifiche di tipo personale. |
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In questo caso avevo scritto, nel mio inglese scolastico, il seguente
messaggio: “My name is Vincenzo Calabro. I've made a
booking reservation from the 14th of April 2010 to the16th of April
2010, for two nights in your hotel. The booking reservation number is:
E16-OD5B. I'll arrive on Wednsday evening. I'd like to have a room in
the middle floors that overlooks to the castle and mainly I'd like to
have a tough pillow. Thanks in advance. Yours sincerely blab la
bla”.
Sapete, alla mia non più giovane età, ho qualche problema da
risolvere quando cambio letto. Cuscino e materasso sono i miei talloni
di Achille. Dunque, ho inviato il testo.
A stretto giro di posta ... elettronica mi risponde la Sig.ra
Katarina Mickova che mi dice: “Dear Mr. Calabro, Our hotel is just under
the castle, due to this reason you can not see the castle from the
middle floor, you can see some part (castle walls) from 5. floor (the
highest floor). I can offer you nice view to the Bratislava city.It is
best viewved from 4. floor. About pillows I have put remark for
housekeeping. With kind regards, Katarina Mickova”.
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Alla reception
la signorina che mi accoglie mi assegna la camera 406 che gode delle
caratteristiche da me richieste in precedenza per posta elettronica.
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Salgo in
camera, dalla quale peraltro si vede un'ottima vista panoramica
della città e osservo un po' ciò che vedo dalla finestra.
La camera da me
occupata è una bella
camera, sebbene non molto spaziosa, con vista sulla via
Kapucinska. Mi lavo in fretta e subito dopo sono in strada per
gustare i primi minuti della mia nuova destinazione. Questo è un classico dei miei viaggi. Assaporare
subito la novità della “prima volta” non ha prezzo.
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In strada fa freddo. Ci
saranno non più di sei-sette gradi celsius di temperatura. Ancora
non piove ma io sono attrezzato. Ho sciarpa invernale,
cappuccio, passamontagna e borsello a tracolla e mi incammino subito
verso la città vecchia. La prima curiosità che devo
soddisfare è come possa apparirmi nella realtà il grande viale Staromestska visto
dal cavalcavia che gli passa sopra. Com'è noto la via Staromestska taglia in due l'intero
centro città in un ovest con il castello e in un est con la città
vecchia. La parte storica della città si trova
ad est percorrendo la strada nel senso sud-nord. Avevo in precedenza osservato su
youtube un video
girato da qualche giovane indigeno in cui si vede percorere la Staromestska
su
un’autovettura che si muove nel tratto Aupark-Novy Most-
Hodzovo mamestie fino in centro. Questo video mi aveva permesso di
farmi un'idea abbastanza adeguata della cinta muraria della parte
occidentale della città vecchia a ridosso della Cattedrale di S.
Martino, ma adesso quello che vedevo direttamente con i miei occhi e
in modo straordinariamente reale era tutta un'altra cosa.
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Ecco
nella foto come appare questo tratto di strada. Confrontatela
col video e vi accorgerete che sono identici ma da quassù il panorama è
veramente bello. Dunque, tutto bene. E' come me l'ero
immaginato. Si vedono benissimo le poche mura vecchie della città
rimaste in piedi. Peccato che il regime comunista per fare il ponte
nuovo sul Danubio abbia demolito parte delle costruzioni più
antiche e belle ancora presenti nell'area urbana. Si vedono benissimo sullo fondo sia il Ponte Nuovo (Novy Most), sia l’edificio del
Bratislava Shopping Center Aupark. Bellissima foto questa che ho scattato. |
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Alla fine del ponte sulla Staromeska
c'è un edificio basso sulle cui pareti ci sono due bandiere: una
dell’Italia e l'altra dell’Unione Europea. Incuriosito del motivo perché
ci fosse il tricolore ho notato una targa con su scritto
Centro Culturale Italiano nel quale ho notato, attraverso i
vetri, un’aula in cui si faceva lezione suppongo di italiano
alla presenza di una decina di studenti. Continuando a camminare
lentamente mi
chiedevo quando dalla Kapucinska che stavo percorrendo avrei incontrato
la Ulica Sedlarska che mi avrebbe permesso, svoltando a
destra, di dirigermi nella
parte vecchia della città. |
Non sapevo
che c'erano delle scale da scendere e dunque aspettavo di vedere una
strada sulla destra che permettesse di imboccare il centro storico. Ma intanto dal cavalcavia, dal quale non mi
staccavo di guardare lo spettacolo della cattedrale Dom sv. Martina
e dell'UFO come lo chiamano molti la struttura in verticale
sovrastante il ponte sulla riva destra del Danubio che sembra un
veicolo spaziale extraterrestre, le nuvole cominciavano a diventare
sempre più scure e minacciose. Il tempo stava voltando al peggio.
Nubi scure, dense di pioggia si stavano avvicinando pericolosamente
davanti a me. Con incoscienza non mi sono preoccupato tanto ero
interessato al panorama intorno a me. |
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Stavo
guardando la lunga serie di binari che percorrevano completamente la
strada davanti a me affascinato dalla bellezza della strada.La bella
via Kapucinska, con i suoi binari del tram, continua ancora
diritta verso Hurbanovo namestie prima e namestie SNP
dopo, ma subito a
pochi passi, improvvisamente sulla destra, ho avvistato la scalinata che porta alla
Sedlarska. Felice della conferma scendo gli scalini e sono nel
centro storico. |
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Cosa dire se non che si
prova una bellissima sensazione di libertà e di grande curiosità?
Incurante della pioggia che stava arrivando mi incammino svoltando
subito a sinistra nella conosciutissima Bastova Ulica, cioè
la strada più stretta di Bratislava. La percorro tutta fino in fondo
dove trovo la Michalska, cioè la strada che porta alla
Piazza Vecchia di Bratislava. Da
qui faccio un primo giro di ricognizione delle strade della vecchia
Bratislava. Fa freddo, ma io non lo sento perché sono un po'
eccitato ed anche emozionato nell'affrontare questi miei primi passi
nella bella città danubiana. Si vede poca gente in giro e così
affronto le strade e le piazza più conosciute. Dopo un po'
qualche gocciolina di pioggia fa capolino. Sono senza ombrello.
Nella fretta di uscire l'ho lasciato in camera. Così ritorno sui
miei passi e rientro in albergo. Un vecchio proverbio del mio paese
dice che: "chi non ha testa deve avere gambe" nel senso che chi non
ha memoria deve ritornare sui suoi passi per prendere ciò che ha
dimenticato.
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Una volta
in camera sistemo le cose in modo più ordinato, mi dò una
rinfrescatina più adeguata di prima, prendo l'ombrello e vado di
nuovo in strada per la cena. Adesso può piovere quanto vuole. Non
metto in pancia nulla da mezzodì. |
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Ho pranzato a casa in modo leggero: una
minestrina di patate e carote, un po' di provola sfoglia, una fettina di
pane di Caserta bianco e un po' di fragole bagnate con aperol e
zucchero. Poi nulla. Dunque, la fame mi fa
affrettare il passo. Mi aspetta un ristorantino chiamato
Prašná Bašta.
Il primo pasto che consumo in un ristorante della città dove sono appena
arrivato è sempre un pasto caratteristico che prevede un menù del luogo
i cui piatti siano espressione della cucina indigena. Mi piace sempre
apprezzare la pietanza che esprime, in una sintesi enogastronomica,
tutte le virtù del paese in cui mi trovo. Ho avuto più volte l'occasione
di parlare dell'importanza che attribuisco alla cucina e ai piatti del
luogo in quanto io vi vedo una espressione della cultura e del modo di
essere di un popolo e di una nazione. Non c'è niente di più genuino che
apprezzare le pietanze caratteristiche. Per me è un elemento importante
dei miei viaggi. Il ristorante si presenta come una tipica trattoria dei
paesi centro-europei. L'entrata mi ricorda le osterie dei paesi alpini.
E questo mi incoraggia nella sensazione che mangerò con gusto. |
Entro nel locale e chiedo un tavolo. Non c'e
posto e il cameriere mi invita, se voglio, a sedermi al bancone dove
potrò ordinare e mangiare tutto quello che desidero. In mancanza
d'altro mi accontento e ordino subito. |
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Come antipasto una cibulacka ovvero
una zuppa di cipolle, per primo i bryndzove halusky al
formaggio di pecora e per secondo una telaci wiener snitzel con contorno
di varene zemyaky ovvero patate lesse con tre calici da 100 cc di vino
rosso di tre marche differenti e un bicchiere d’acqua..
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Il cibo è eccellente e il cameriere che
parlava italiano benissimo si è mostrato molto disponibile e simpatico.
Mi ha raccontato della sua esperienza professionale svolta a Milano.
Sono uscito dal ristorante veramente soddisfatto. Una passeggiata per
smaltire gli eccessi del pasto e in albergo subito dopo a riposare.
Piove e con l'ombrello faccio un giro tra le strade della città vecchia.
L’indomani mi aspetta la parte più faticosa ma più affascinante del
viaggio. In albergo prima di andare aletto vedo il canale della
BBC world che informa i sudditi di Sua Maestà Britannica che un anonimo
vulcano islandese sta eruttando polvere vulcanica che si sta dirigendo
sulle isole britanniche. Sembra che siano a rischio i voli delle
compagnie irlandese e britanniche. Non ci faccio molto caso e un buon
sonno ristoratore è quello che mi aspetto con una buona dormita. |
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La mattina faccio colazione in albergo
(nella foto sono nel ristorante dell'Ibis) con un
signore nord-irlandese Sean
MacMahon che parla correttamente otto lingue. Incredibile! Parla
l'italiano così bene che sono rimasto di stucco. Un vero portento delle
lingue. L'unica cosa un po' caratteristica e forse originale che noto
nel suo modo di parlare è che ha uno strano accento calabrese che mi
disorienta un po'. Per discrezione non gli chiedo il perchè e
conversiamo piacevolmente sulle ragioni della nostra presenza nella
bella capitale slovacca. La colazione è ottima: due mini cornetti alla
francese, due panini sui quali spalmo un po' di burro e marmellata di
prugne, un bicchiere di latte caldo addolcito con un cucchiaio di miele
e un caffè macchiato con latte caldo mi mettono l'allegria adatta per
affrontare la mattinata che prevedo sin da ora impegnativa per le tante
cose che devo vedere. |
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Alla fine esco per la mia passeggiata mattutina. Piove e con
l'ombrello vado in giro. Ho un piano, che è quello di trascorrere la
mattinata nella parte nord della città ed ho in mente di visitare alcuni
elementi importanti del quadrante settentrionale della città quali Hodzovo namestie, vedere
Grassalkovichov palac, la Ulica Ohchodna e poi spostarmi alla
Hlavè Stanica, cioè la stazione centrale. Compro il biglietto
turistico valevole per 24 ore alle
macchinette gialle vicino alla fermata dell'albergo, che si chiama di
Zochova. Il biglietto
per un intero giorno per i turisti costa 3,50 euro e mi permetterà di
viaggiare su tutti i mezzi pubblici senza limitazioni di orario nè di
zona. Qui c'è il link al sito web dell'azienda trasporti di Bratislava
www.imhd.sk. Prendo l'autobus 93 che mi porta alla stazione.
Qui visito l'interno dove mi fermo per qualche oretta ad osservare la
gente. |
All'ora di pranzo mi sposto allo slovenska
restauracia in
Hviezdoslavovo namestie, al n.20. Le guide
di viaggio prevedono in questo ristorante indigeno delle pietanze veramente caratteristiche della
cucina slovacca. All'una sono sul posto.
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ll menù di oggi prevede una zuppa di gnocchi
con formaggio. Veramente gustosa. Per secondo ho ordinato un gulash di trippa alla slovacca immersa in un sughetto a
base di un tris di peperoni di colori italianissimi ma di sapore
tipicamente slovacco.
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Il piatto, non certo leggero,
conteneva anche una eccellente salsina con funghi accompagnata da riso stufato che ne ha
smorzato un po' la pesantezza.
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Pane bianco e scuro slovacco con un bel
bicchiere di birra slovacca hanno completato il pasto. Sopra si vede la
saletta del ristorante e la zuppa bianca, mentre di fianco ci sono due
foto della piazza
Hviezdoslavovo in cui si trova il ristorante. E' una bella e
spaziosa piazza in cui è molto piacevole passeggiarvi. |
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Fuori ha continuato a piovere ed io ho
deciso di fare una passeggiata sotto la pioggia per smaltire un po' la
pesantezza del pasto. |
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Mi sono diretto al Duomo di S. Martino chiamato
Dom
sv. Martina che si trova lungo la cinta muraria interna a fianco
della Staromeska. Ho pagato il biglietto
per la visita che ha previsto anche un giretto nella cripta sotterranea. |
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Dall'esterno non sembra ma il Duomo è grande. E' una costruzione massiccia che si fa
ammirare. Ha il campanile alto 85 metri ed ha in cima una copia dorata
della corona di S. Stefano. |
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Qui ebbero luogo ben 19 incoronazioni di re
e all'interno c'è una scultura del Donner che illustra la parabola di S.
Martino e del mendicante, in cui il cavaliere dona metà del suo mantello
al povero prostrato ai suoi piedi. |
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Per completare la visita a questa parte
della bella Bratislava ho effettuato un giretto vicino alle mura dal
retro della cattedrale di S. Martino che è il solo pezzo di muro
originale rimasto in piedi dai
secoli passati. In fondo alle due foto c'è la via Staromestska
che stavolta ho fotografato dal lato est.
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Eccomi nella foto lungo il Dunaj
(come chiamano qui il Danubio) in
Razubovo nabr. con alle spalle un magnifico sfondo comprendente l'Aupark,
il Ponte Nuovo e il bel Dunaj. A destra, tra una schiarita e
l'altra, il cartello indicatore della temperatura (8°C) e in fondo la
Slovenska Narodna Galeire. |
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Qui ci sono l'entrata principale della
magnifica e bellissima Slovenska Narodna Galeire e il
Castello visto dalla fermata del tram in Razusovo nabr. Nonostante una
fitta e fastidiosa pioggerellina lo spettacolo di Bratislava
antica è superbo. Sembra il paesaggio di una fiaba: incredibile e
piacevole. |
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Quando ho visto per la prima volta la
piantina della città ho compreso che la Staromestska fosse
percorribile anche ai pedoni. Errore. In quella strada viaggiano
pericolosi fuoristrada a 150 km/h e si rischierebbe la vita a fare solo
10 metri. Come è facile sbagliare con le piantine. Le mappe su carta
sono tutte mappe bidimensionali. In pratica, queste mappe eliminano la tridimensionalità
e fanno apparire l'orografia di una zona senza asperità e senza
altitudine. Mi ricordano un po' il libro Flatlandia che descrive la
vita di esseri extraterrestri, chiamati "superficiani", costretti a vivere
sulla superficie della Terra senza altezza, mancando della terza dimensione. |
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A sinistra la Staromeska e a destra la
scalinata che porta sulla Kapuscinska. |
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Decido che prima di andare a cena farò un
altro giretto per i vicoli della città vecchia. Sono un po' affamato. |
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Dopo un riposino in hotel, a pomeriggio inoltrato o, meglio, sul far
della sera, sono uscito in strada, sempre sotto una fastidiosa pioggia
questa volta accompagnata da folate di vento, a fare un
altro giro turistico per la città. Visto il freddo che faceva avevo
avvertio il desiderio di qualche dolcino di cioccolato. Da
Svet cocolady in Panska 4
ho assaggiato delle pralinsky cocoladove e delle staroceske
susienky sentendomi subito meglio. Come seconda meta la Chiesa dei Santi Apostoli,
Kostol Ursulinok,
per una visita lampo. Credevo che in pochi minuti l'avrei visitata. Non è stato così per diversi motivi. In primo luogo,
stranamente, ho trovato che era finita una funzione religiosa con la
partecipazione di una seguitissima assemblea di fedeli. Alcuni di questi
stavano uscendo. Strano. In questi paesi non mi risulta che ci sia tanta
frequentazione di messe feriali pomeridiane. In secondo luogo l'atmosfera
dentro la chiesa era di una totale
partecipazione e di un forte senso di spiritualità. Anche qui è inusuale
che in un paese ex-comunista ci sia una tale intensità nella
partecipazione. Nonostante la messa fosse finita molti fedeli sono
rimasti in chiesa per parecchio tempo in raccoglimento. Ma quello che mi
ha colpito di più è stata l'intensità della meditazione della gente.
Molto sentita. Essendo la chiesa riscaldata probabilmente il calduccio faceva
piacere in una giornata fredda e piovosa. Fuori c'erano sette gradi e il freddo era
pungente. Dopo una mezzoretta mi sono deciso ad uscire. Avevo notato
all'ingresso alcuni uomini che chiedevano l'elemosina e non ci avevo
fatto caso. All'uscita ho visto anche una giovane donna, sotto la
pioggia con una carrozzina vicino a lei. Era intirizzita e aveva un
foglio di carta appeso al collo dentro una busta di plastica per non bagnarlo in
cui c'era scritto in slovacco qualcosa che io non ho capito. Stavo per andarmene quando ho incrociato i suoi occhi che non pietivano
ma davano il senso della totale rassegnazione dipinto sul volto della
donna. Colpito da questo sguardo sono ritornato indietro e ho guardato
nella carrozzina che prima avevo pensato ci fossero solo dei panni.
Invece c'era un bambino piccolo. A quel punto mi sono avvicinato a lei e
le ho fatto capire che avevo intensione di darle delle monete, tutte le
monete che avevo. Senza guardarla in viso mi sono allontanato da lei
velocemente. Sicuramente il mio gesto le avrà fatto piacere. |
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La Michalska e la porta che immette nella
parte nord della città vecchia. |
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A sinistra la statua in bronzo conosciuta
come Il Guardiano, in slovacco
Čumil raffigurato nell'atto di sbirciare qualcuno o qualcosa,
mentre a destra l'altra delle molte presenti nel centro storico di un
dandy bratislavino chiamato Schöner Nàci. |
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Dalla
piazza vecchia mi sono spostato a Hodzovo namestie e lì ho
ripreso l'autobus 93 per controllare i tempi di arrivo alla stazione
ferroviaria. Ho fatto un sopralluogo alla fermata degli autobus di
Halvè Stanica perchè domani pomeriggio, per la partenza verso l'aeroporto, ho l'intenzione di prendere l'autobus. Non lo faccio solo per risparmiare,
nè per la mia insofferente avversione verso i tassisti che ti vogliono
sempre fregare ma lo faccio perché voglio viaggiare sui mezzi pubblici
per stare vicino alla gente comune che frequenta i percorsi cittadini ed
extraurbani. Mi incuriosisce osservare le persone e guardare i loro
visi, i loro gesti, il loro abbigliamento, i loro modi di stare e di
comportarsi sugli autobus. Sono cose che mi hanno sempre incuriosito. |
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Questa mattina su un autobus ho visto un signore
anziano che aveva un impermeabile sgualcito e che mi ha fatto tanta
tenerezza osservandolo da vicino. Era bassino e picnico, si
muoveva con difficoltà e manifestava una forma di semplicità e di
serenità che averi desiderato in quel momento che fosse un mio vecchio
zio, da salutare e da manifestargli affetto e deferenza. Ho pensato che
avesse almeno quasi novant'anni e, dunque, avrà fatto sicuramente l'ultima guerra
ed avrà passato tutta la sua vita di peggio in male, prima con il
nazismo e poi con il comunismo. Non lo so ma mi è apparso fragile più
nel morale che nel fisico. Che pensieri strani che mi vengono quando sono all'estero.
Decido di fare una capatina alla stazione ferroviaria, anche perchè so
che qui c'è un buon locale che funge anche da internet-cafè. Desidero
fare una navigatina in rete per leggere on-line qualche quotidiano
nazionale. |
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Guardo con interesse il via vai dei numerosi
viaggiatori che corrono velocemente ai binari. Sulla parete della
stazione c'è il tabellone degli arrivi e delle partenze e in fondo a
destra una bel bar. |
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Lancio distrattamente un occhio distratto
sulle partenze e vedo che Bratislava è ben collegata con Vienna. C'è un
treno ogni due ore circa. L'amico nord irlandese Sean MacMahon che ho incontrato questa
mattina mi aveva detto che sarebbe partito con il treno per
Vienna. Era preoccupato perchè il suo datore di lavoro doveva recarsi in
Germania con lui che gli faceva da interprete e, a quanto pare, c'erano
delle difficoltà di collegamento perchè alcuni aerei erano bloccati a
terra per l'eruzione di uno sconosciuto vulcano in Islanda. Tra me e me dico che la
questione non mi interessa perchè io domani pomeriggio ritorno in Italia
con l'aereo. |
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A sinistra il piacevole interno
dell'internet cafè e a destra sul frontale interno della hall della
stazione ferroviaria un classico disegno di derivazione comunista dei
tempi di Gustáv Husák del KSČ. |
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La serata passa in fretta perchè mi reco di
nuovo a passeggiare nella città vecchia. Rimando a domani mattina la
visita al monumento di Slavin. L'indomani non vedo più l'amico nord irlandese
Sean MacMahon
che è partito per Vienna in treno. Oggi è venerdì 14 aprile, giorno del rientro a casa.
La partenza da Bratislava per Roma Ciampino è prevista per le ore 18.40
dall'aeroporto A.M.Stefanka. Sono appena le nove del mattino e io me la
prendo comoda. Ieri sera la televisione BBC world e FR24 hanno dato la
notizia della chiusura aerea di alcuni scali inglesi e irlandesi per
l'attività eruttiva di un vulcano islandese dal nome impronunciabile Eyjafjallajökull. Lo
scrivo qui per completezza di informazione. Ad ascoltare la voce dei
giornalisti della BBC e di FR24 sembrerebbe che l'attività di immissione
nell'atmosfera di piccole particelle di natura vulcanica sia
un fatto molto pericoloso per i motori degli aerei a reazione che potrebbero
produrre lo spegnimento della fiamma dei reattori. Nonostante la notizia non sono per
niente preoccupato, perché la Slovacchia è molto distante dall'Islanda e
poi io non devo mica volare verso l'Inghilterra ad ovest, ma verso
l'Italia che è a sud.
Dunque, non credo che io sia interessato a questo genere
di notizie, peraltro poco rassicuranti. Certo se l'eruzione non ci fosse
stata sarebbe stato meglio. Intanto, per ora, mi gusto l'intera mattinata di
visite poi se ne parlerà. Mi sono rimasti da fare alcuni giretti in
città che meritano
attenzione. Il check out dall'albergo è previsto per
mezzogiorno ed io ho pertanto tre ore di tempo, davanti a me, da impiegare
produttivamente nel completamento della visita. Il resto si vedrà di pomeriggio. Dopo la colazione,
all'uscita dell'hotel, mi incammino lentamente per il castello che devo
vedere da vicino. Non ho alcuna intenzione di entrarvi ma voglio vedere
il panorama dalla sommità. Vado su, lentamente per non stancarmi (la
cima si trova a circa 70 m dalla base) e durante l'ascesa incontro alcuni turisti che fanno la strada insieme a me. Devono essere tedeschi.
Il tempo è leggermente cambiato, nel senso che non piove più ma continua
a fare freddo e la variabilità delle nuvole in cielo non mi convince.
Porto l'ombrello tascabile nel borsello. Arrivo in cima alla
collina dove si trova il castello ed effettivamente lo spettacolo del
panorama è straordinario. A 180° c'è un panorama mozzafiato con lo
splendido Danubio che interseca il Ponte Nuovo dove c'è il famoso UFO. Non ho
portato la macchina fotografica perché l'ho sistemata in valigia già pronta per la partenza.
E poi ho già fatto troppe
fotografie e mi sono stufato di scattare foto. Devono essere circa un
centinaio, troppe. Il lavoro di selezione e di scelta sarà veramente
impegnativo. Dunque, mi propongo adesso di fare
un altro giretto nel centro storico, magari aggirandolo dalla parte est.
Per la verità avevo previsto di andare al monumento di Slavin ma le
ultime notizie sul blocco aereo dei voli nelle città di Londra e Parigi,
che via via aumentavano in numero dandomi un po' di pensieri, mi ha
tolto il piacere della visita. Mi dispiace non andare a Slavin. Le
visite ai monumenti dell'ex-Patto di varsavia mi interessa molto. Ma
ragioni psicologiche di opportunità mi invitano a non sprecare tempo ed
energie. Non lo voglio dire ma un po' di ansiolina;
questo vulcano me l'ha messa in corpo in modo subdolo e involontario. Nonostante io avessi pianificato
la vista a Slavin con l'autobus
147 decido pertanto di fare dietro front. Alle 12 sono già in albergo. Sistemo alla reception
il contenzioso relativo alle spese di soggiorno e della prima colazione
non prevista nel prezzo della camera, ringrazio, saluto ed esco in
strada. Non ho fame e poi oggi pomeriggio è l'ora del rientro. Mangerò
qualcosa in aeroporto. Prima però devo visitare il museo ebraico (questo
si che non voglio perderlo) che si
trova a pochi passi dall'hotel col quale ormai non ho più rapporti,
avendo lasciato la camera. Dunque, mi porto appresso la valigia che è un
bagaglio a mano abbastanza leggero e facilmente trasportabile. Entro in una vecchia casa
risistemata
a mo' di museo per mostrare i simboli della tragedia
ebraica. |
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Faccio il biglietto allo sportello, lascio nella
stanzetta attigua la mia valigia e salgo al primo piano per la visita.
Mi accoglie un signore anziano che mi dà alcune spiegazioni essenziali in inglese
sulla dislocazione dei reperti museali. Dopodiché mi lascia libero. In
realtà ho visto tante telecamere nelle stanze e probabilmente sarà
dietro qualche video ad osservarmi. Bene. Giro per le stanze e osservo
con attenzione alcune tavole e molti libri aperti su pagine scritte in
ebraico. Ci sono molti quadri di vecchi volti di ebrei importanti della
città. Alla fine, prima di uscire,
firmo il registro delle visite con una frase di circostanza. Ecco, nelle
mie visite a tutti i musei alla fine scrivo sempre qualche frase che
testimoni la mia presenza in quel luogo. Mi sembra un gesto di
apprezzamento e di cortesia. All'uscita il signore di prima
mi ferma e mi chiede se io sia tedesco. Gli rispondo con un cenno delle
dita di no. Lui insiste, perchè dice che è rimasto particolarmente
contento del fatto che io abbia dimostrato molto interesse alla visita. Non
parlo, ma lo invito a fare altre ipotesi per indovinare la mia
nazionalità. |
E qui è diventato piacevole giocare con lui
e constatare che non riusciva a indovinare che fossi italiano. Le ha
dette tutte: tedesco, francese, inglese, spagnolo, polacco, svedese, e
chissà quante ne avrebbe ancora dette, sbagliando. Alla mia risposta:
"I'm Italian, from Rome", è rimasto ancora più stupito e mi ha fatto
capire che lui di italiani in quel museo non ne aveva visti quasi per
niente. L'ho salutato e l'ho lasciato visibilmente soddisfatto. |
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All'uscita mi sono diretto alla fermata
degli autobus di Hodzovo namestie dove ho comperato alle
macchinette automatiche poste vicino alle fermate degli autobus il
biglietto turistico valido un'intera giornata. In attesa
dell'autobus 93 per la stazione ferroviaria. Pioveva e faceva
freddo. Alla fermata ho avuto il tempo di ammirare (sotto a
destra nella foto) Palazzo Grassalkovich, ovvero il
"Quirinale slovacco", residenza del Presidente della Repubblica. In
questo palazzo si dice che ai tempi di Maria Teresa d'Austria si
conduceva un'esistenza dissoluta e vivace. Oggi pomeriggio, sotto
una pioggia insistente e con la preoccupazione di un viaggio di
ritorno minacciato da notizie di blocco aereo generalizzato non
riesco a mostrare l'interesse che merita. |
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Qui mi sono fermato a bere un cappuccino presso
l'internet cafè e fare una navigatina in rete. I quotidiani italiani
riportavano informazioni circa l'estensione della nuvola sui cieli
d'Europa e il maggior coinvolgimento di altri aeroporti che venivano
chiusi per evitare rischi agli aerei. Tuttavia, io ero tranquillo perché
il mio volo sia sul sito di Ryanair, sia sul quello dell'aeroporto di
Bratislava dava informazioni chiare che il mio volo era operativo. |
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Alle 14 mi sposto lungo la piattaforma
di partenza dell'autobus 61
per andare all'aeroporto. Lungo il tragitto che osservo con molto
interesse vedo molti volti di casalinghe che salgono sull'autobus per
andare al centro commerciale vicino all'aeroporto. Ci sono molti
studenti che rientrano dalla scuola. Il viaggio è silenzioso e
scorrevole. Si viaggia bene. Quasi tutti sono seduti e l'atmosfera è
incoraggiante sul piano psicologico per la mia partenza in aereo da
Bratislava per Roma Ciampino. Il volo è alle 18.40 ed io sono
abbondantemente in anticipo. Arrivo a destinazione alle 15 circa e vedo una coda lunghissima al centro informazione di
passeggeri che facevano di nuovo la prenotazione del loro volo
cancellato per le destinazioni pericolose di Londra e simili. Il
cartellone dei voli diceva che il volo per Roma era operativo e il
check in era al Gate A7. A questo punto è giunto il momento
di informarvi del cambiamento degli eventi al quale ho accennato
nella premessa del viaggio. |
Dico subito che mio malgrado e per la prima
volta un mio viaggio per una capitale europea ha mutato in modo brusco e
per alcuni versi drammatico gli eventi relativi al ritorno in modo rivoluzionario. Questa
storia della circolazione aerea rivoluzionata ha assunto toni veramente
drammatici perché dopo pochi minuti che io sono arrivato all'aeroporto
anche il volo per Roma è stato "cancelled". Diciamo la verità non me lo
sarei mai aspettato. Avevo compreso il senso della decisione di chiudere
gli aeroporti di Londra, Parigi e altri viciniori ma non credevo mai e
poi mai possibile che dalla "lontana" Slovacchia potessero emergere gli stessi
problemi degli aeroporti vicini al luogo dell'eruzione. Così, di punto in bianco mi
trovai nella stessa barca degli altri. Io che avevo guardato con ironia
i passeggeri bloccati nell'aeroporto adesso dovevo prendere atto che ero
uno di "loro". A mio giudizio la decisione della
chiusura degli aeroporti lontani dall'eruzione è stata presa con troppa
disinvoltura dalle Autorità aeroportuali. Direi che c'è stata una percezione
dei pericoli condizionata dagli
eventi della drammatizzazione delle informazioni, per cui la dimensione psicologica ha assunto un così vasto
rilievo da condizionare le Autorità di tutti gli aeroporti d'Europa.
Personalmente fino a venerdì pomeriggio non ho mai dubitato del mio
rientro a Roma. Il volo avrebbe riguardato un tragitto estraneo alla
direttrice delle polveri del vulcano e invece le cose si sono
manifestate nella maniera peggiore. Ma andiamo per ordine.
|
Alle 16
circa, seduto su una panchina leggevo il giornale distrattamente
aspettando che venisse confermata la partenza quando improvvisamente
alzando lo sguardo al tabellone dei voli anche la riga con il volo per
Roma Ciampino si è adeguata alle altre, annullando il volo. Incredulo e
inebetito dall'inaspettata notizia vado al banco informazione per chiedere
spiegazioni. In tutta risposta ricevo con un sorrisetto ironico un foglio fotocopiato dove c'era scritto di
rifare la prenotazione al banco informazione all'entrata della hall, là dove avevo
visto al mio arrivo la lunga coda di passeggeri. Sono di fatto ostaggio
in terra straniera e quindi l'idea della breve vacanza per la quale ero
partito adesso è diventata un incubo. Il resto è una
sequenza di thrilling di avvenimenti drammatici alla
Alfred
Hitchcock che adesso
illustrerò. Non me l'aspettavo. Non me l'aspettavo proprio. In queste
condizioni non vale arrabbiarsi o strapparsi i capelli mi dissi. Irritarsi o
rimuginare sulla sfortuna non porta da nessuna parte e fa perdere
lucidità.
Dunque, meglio prenderla con filosofia e sviluppare una nuova strategia
per il rientro a casa. Dopo due ore di fila riesco a prenotare di nuovo il volo
per Bergamo in partenza il 19 aprile, alle ore sette del mattino. Orario
strambo ma necessario. La
nuova prenotazione mi mette più tranquillità.
|
Decido pertanto di rimanere a Bratislava altri tre
giorni e magari sorridendo alle avversità farò finta di essere
arrivato adesso per la prima volta. Prendo di nuovo l'autobus 61 con lo
stesso biglietto turistico di 3,50 € valido per un giorno intero e
rientro in albergo dove faccio presente la mia nuova situazione e
prenoto per altre tre notti. Mi danno una nuova camera vicina alla
prima. Sistemo di nuovo tutto in camera ed esco dall'hotel per andare
a cenare da qualche parte. Mi presento in centro storico, al ristorante
"La dolce vita", tipico ristorante italiano. Ceno con una pizza alla
"dolce vita" (e come se no), una salat sopsky (insalata di pomodori e cetrioli,
cipolle e peperoni crudi) le un bicchiere di birra Heinecken da 0.5
l. L'atmosfera dei pranzi precedenti è sparita. Vedevo
l'atmosfera del locale con un'altra lente, svogliata, senza piacere.
Rientro alle 23 in hotel e sintonizzo la tv sui canali di informazione
della BBC world e Fr24. Le notizie si susseguivano con toni
altamente drammatici. Chiudevano a ripetizione gli scali aerei di quasi
tutte le città dell'Europa non solo dell'Ovest ma anche centrale,
del Nord e addirittura dell'Est. Chiusi gli scali di Sofia,
Bucarest, Praga, Bratislava, Vienna, etc. Ma la notizia più preoccupante è
stata quella che si riferiva alla chiusura di tutti gli scali aerei del
nord Italia. A questo punto mi sono veramente preoccupato, perché se
tutti gli scali aerei italiani sono stati chiusi, il volo di Lunedì 19
aprile per
Bergamo non avrebbe potuto più essere operativo. In tal caso, mi sono chiesto,
che cosa ci sto a fare
qui a Bratislava, inutilmente per altri tre giorni? Ad aspettare cosa?
Il fatto è che io non avevo un piano di riserva. Non l'ho mai avuto.
Mentre qui è diventato vitale. Un'altra notizia ha peggiorato la
già precaria condizione psicologica nella quale mi dibattevo e cioè i pericoli della respirazione
della polvere. Vista la condizione di precarietà dei miei
polmoni (asma allergica) la questione diventava più grave del previsto.
A questo punto era necessario prendere una decisione forte. Non potevo
rimanere a Bratislava senza fare nulla e attendere qualcosa di
assolutamente imprevedibile che mi potesse aiutare. Non potevo rimanere
in hotel a fare il turista quando fuori c'erano rischi di rimanere
bloccato per settimane. Era necessario agire. Ma come? Il rientro a Roma
con un aereo era fuori luogo. Rimanevano due ipotesi: o con un autobus
di lunga percorrenza, tipo quelli che fanno la spola tra l'Ucraina e
l'Italia che trasportano le badanti, oppure con
il treno. Si ma dove, come e quando? Con un po' di autoironia mi
dico che non importa quanto brutta possa essere la situazione: può
sempre peggiorare! D'altronde se viaggi devi sapere che questi
accadimenti possono avvenire, prima o poi. Qualcuno disse che "i
timorosi dovrebbero rimanere a casa". E io timoroso non mi sento
proprio. Dunque, se il peggio può sempre avvenire è meglio che io lo
preceda. "A mali estremi, estremi rimedi" dice un
proverbio. All'una di notte mi vesto velocemente e scendo giù nella
hall dell'hotel con la precisa intenzione di venire a conoscenza,
mediante la collaborazione dell'addetto alla Reception, di orari e
tipologie di mezzi di trasporto per l'Italia. Dopo una decina di minuti di
navigazione in internet il giovane mi trova gli orari dei treni da
Bratislava
a Wien. Per quanto riguarda invece il trasporto su gomma
non c'era alcun autobus in partenza da Bratislava per l'Italia da
trasportare, nè passeggeri occasionali, nè badanti dell'est. Dunque, con
alcune stampe delle schermate del computer ringrazio e ritorno in camera
più determinato che mai a prendere una decisione. Dopo un'analisi della
situazione decido che l'indomani mattina presto, prenderò il primo treno
da Bratislava per Vienna come aveva fatto il mio amico nord irlandese il
giorno precedente. Partenza alle ore 7.55 da Bratislava Centrale e
arrivo a Vienna Ostbahnhof alle ore 9.00. Spostamento da Vienna Ostbahnhof a
Vienna Westbahnhof con un mezzo pubblico. Quindi alle ore 11.40 prenderò
il treno Vienna Westbahnhof Insbruuck. Qui nella bella città dell'Inn a
poche decine di chilometri dalla frontiera italiana avrei preso il primo
treno per Milano Centrale. Detto fatto! La decisione era presa, anzi
come si suol dire in questi casi: "il dado è tratto". Il resto lo avrei
improvvisato strada facendo. La strategia era stata decisa. Ho preparato
la valigia in modo tale da minimizzare al massimo i tempi del mattino e ho
cercato di riposare. L'indomani avrei affrontato un rientro alternativo
come un vero e proprio viaggio. Alle ore 6.45 avevo già fatto colazione e con un
freddo decisamente intenso scendo nella hall per pagare il conto.
C'è un cliente prima di me che sta facendo lo stesso. Anche lui andrà
alla stazione ferroviaria. Ha fretta e a un mio cenno di informazione
circa la situazione del trasporto aereo in un inglese stentato con forte
pronuncia slava mi dice che lui deve andare a Belgrado e non c'è un solo
aereo a disposizione. Partirà da Bratislava il più presto possibile col
treno per andare in Serbia. Lo saluto e anch'io lascio, questa volta
definitivamente, l'albergo per andare con un taxi alla stazione
ferroviaria. Piove, come al solito e fa freddo. Mi infilo velocemente
nel taxi con passamontagna in testa e sciarpa invernale al collo e dopo
pochi minuti mi trovo scaricato davanti al piazzale della stazione. C'è
poca gente. |
|
 |
Faccio il biglietto per Wien, compro una bottiglia di acqua
minerale da 750 cl e vado al binario 1. Trovo vicino al mio treno un
signore che mi fa una foto e salgo sul treno dal quale osservo fuori il
panorama. Adesso non ho più da preoccuparmi. Quello che dovevo fare l'ho
fatto ed anche bene. L'obiettivo adesso è attendere l'arrivo del treno a
Wien e trovare il modo di spostarmi da una stazione all'altra nella
bella capitale viennese. Vedo due poliziotti che fanno il verbale di
contravvenzione a una signora che fumava una sigaretta, fuori vicino ai
binari. Osservo la scena e vedo la signora prima incredula, poi
sorridente. Ha capito il rigore del poliziotto e si mette in
atteggiamento ironico. Paga la contravvenzione sempre con il sorriso
sulle labbra. Il treno parte in perfetto orario. Senza il disastro
dell'eruzione di questo sconosciuto vulcano islandese non avrei mai
avuto l'idea di fare un viaggio simile. Il treno parte per Vienna ed io
scatto la mia ultima foto di questo imprevedibile viaggio. |
Ero cosciente che il
viaggio sarebbe stato lungo ma la gioia di non essere più bloccato nella
capitale slovacca mi faceva stare bene. Mi venne in mente il libro di
Paolo Cagnan, Con tutti i posti che ci sono..., Vallecchi
Editore, nel quale Cagnan fa una cronaca semiseria di un suo viaggio
effettuato, pensate, sul
treno da Mosca a Pechino lungo la transiberiana. Al suo confronto (8000
km circa di viaggio) il mio Bratislava-Roma (di appena 1370 km) fa
semplicemente ridere per la facilità e comodità del viaggio. Racconta Cagnan, nel suo interessante e dilettevole, libretto di letteratura di
viaggio che appena qualche suo amico veniva informato del suo progetto
le risposte erano tutte uguali: "Ma sai che palle?", oppure "Tutte
quelle ore in treno, e da solo...". Pensando all'esperienza estrema del
viaggio di Cagnan mi veniva da sorridere per l'approccio ironico e
piacevole del libro. |
Arrivo a Wien Sudbahnhof. Avevo
chiesto in treno al controllore, una giovane donna che parlava inglese,
come raggiungere la stazione centrale di Wien per prendere il treno per
Innsbruch. Con difficioltà mi aveva informato che a Wien Sudbahnhof avrei dovuto prendere
"qualcosa" che corrispondesse al numero diciotto del tipo: "train number
18 da Sudbahn-S-Bahn - Meidling - Wewstbahn". Ma non avevo capito bene
se si trattava di bus, di tram o di binario 18. Brutta storia questa
del non capire all'estero un interlocutore che non parla la tua lingua
su questioni estremamente delicate e sensibili come la mobilità in un
paese straniero. Il pensiero va alla Torre di Babele e alle incredibili
incomprensioni che ha generato, nei millenni, la decisione del Padreterno
di creare le lingue tra i popoli.
Personalmente mi schiero tra coloro che pensano che non dovrebbero
esistere supremazie linguistiche di nessun paese sugli altri. Il mio pensiero è quello
di colui che crede nell'uso di una lingua
artificiale che dovrebbe essere studiata e conosciuta da tutti gli esseri umani, in modo tale da poter
comunicare facilmente con tutti. Un po' come l'esperanto, tanto
per intenderci. Questo eviterebbe conflitti e invidie, perchè una lingua
veicolare come adesso è l'inglese è si una buona cosa ma non risolve il
problema alla radice. Perchè il vero problema è che ci sono lingue amate
e odiate da buona parte dei popoli del pianeta per motivi politici o
religiosi o altro. Viceversa, una lingua come
l'esperanto potrebbe essere la soluzione ideale che non urterebbe le
suscettibilità linguistiche di nessuno e si otterrebbe una lingua
comune per tutti gli abitanti del pianeta. Non è possibile come si fa adesso
effettuare delle classificazioni del tipo: prima l'inglese, poi il
cinese, quindi l'indiano e poi, a seguire, l' arabo, il francese, lo spagnolo,
il giapponese, etc. Non ha senso. Non ho nulla contro l'inglese o il
francese, né contro l'arabo o il cinese. Penso che ogni lingua abbia la
sua importanza e nessuno ne vuole limitare la bellezza e l'efficacia,
oltre che la portata. Ma qui il problema è planetario e non si può
continuare a far finta di nulla. Capisco che il tema è delicato.
L'alternativa all'esperanto è che in tutte le scuole del mondo si
studino contemporaneamente per i bambini
almeno otto-dieci lingue riconosciute dalle Nazioni Unite, il che è pazzesco. L'alternativa è lo
sconsolato mondo della incomunicabilità come è adesso per molte
centinaia di milioni di esseri che non sono in grado di parlare
l'inglese fluentemente. Nel frattempo sono arrivato a Wien Sudbahnhof e subito scendo dal treno e mi presento per primo in
biglietteria per fare un biglietto per Milano Centrale, comprensivo della
prenotazione sui due tratti di Vienna-Innsbruck
e
Innsbruck-Milano
C. Pago
anche il biglietto sui mezzi pubblici. L'impiegato mi spiega che devo
prendere il tram n.18, in fondo alla strada sulla sinistra. Contento mi affretto
perché ho poco tempo. Alla fermata sui binari del tram ho difficoltà a
individuare il senso di marcia corretto: in un senso o nel senso contrario?
E dire che nell'agosto del 2002 ho
trascorso qui a Vienna quattro giorni di visita stupenda ed ero così
preparato sulla geografia della città. Adesso non mi ricordo più niente.
Sono trascorsi ben otto anni da quella lontana vacanza viennese. Un
giovane mi suggerisce il verso giusto. Salgo e conto il numero delle
fermate fino a Wien Westbahnhof: sono undici. Mi seggo e noto che a
ogni fermata il passeggero che deve scendere deve velocemente premere il
pulsante di apertura delle porte altrimenti il conducente, severissimo
e brusco, chiude le porte e non le riapre più se non alla fermata
successiva. Mi
metto sul chi va là perché nel frattempo una signora anziana non
riuscendo a premere il pulsante in tempo le viene negata la discesa alla
fermata. Severi e rigidi questi tramvieri viennesi, eh? All'arrivo alla stazione "centrale" di Vienna
che si chiama Wien Westbahnhof, non ho neanche il
tempo di individuare il binario che il treno parte, con me comodamente
seduto in uno scompartimento. Adesso mi aspettano cinque ore circa di viaggio.
Non sono per niente preoccupato. Anzi. Sono felice di essere dove
sono. Sul treno faccio conoscenza con un giapponesino che ha una mappa dell'intera Austria e conosce
alla perfezione tutte le località
che attraversiamo. Arrivo nell'incantevole
capoluogo del Tirolo in Austria, ovvero
la bella
Innsbruck e
faccio in tempo a scendere che due minuti dopo riesco a prendere al volo un altro treno che porta a
Milano. Mi sento veramente fortunato. La mia prenotazione obbligatoria
su questo treno non è valida e io trovo posto in uno scompartimento
libero da prenotazioni ma occupato da una simpatica coppia sudcoreana che va a Milano Centrale per il
Salone
del Mobile. Lui deve essere un distributore asiatico di mobili ed è in viaggio
per l'Italia. Mi dice che si chiama Isaac Lee e durante il viaggio chiacchieriamo un po'
del più e del meno. Il paesaggio è tipicamente alpino. Non avevo mai fatto quel tratto
di ferrovia, addirittura in entrata in Italia dall'Austria. Davanti a me il
paesaggio scorre con fluidità e mi ricorda quello della Valtellina. Stessa
orografia, stesso panorama. Vedo Vipiteno, Fortezza, Bressanone, Bolzano e poi Trento. Belle
città. I ricordi vanno al tempo della scuola quando studiavo i fatti
della storia e della geografia della prima guerra mondiale. Adesso è tutto un altro mondo. Non esistono più guerre
e tutto è stato praticamente omologato. Penso che questa sia la più bella conquista fatta
dagli europei dalla metà del Novecento in poi. Penso che la nuova Europa, di cui Bratislava è
un elemento dei ventisette, ha veramente fatto toccare con mano i
vantaggi e soprattutto ha permesso di concretizzare gli ideali dei nostri Padri fondatori dell'Unione
Europea. Arrivo a Verona Porta Nuova e decido di scendere
piuttosto che aspettare di arrivare a Milano Centrale a tarda notte.
Alla biglietteria della stazione di Verona riesco a
prenotare l'ultimo tratto di viaggio per Roma, l'indomani mattina alle 7.55. Dormo
in albergo, all'Hotel Piccolo di via Camuzzoni, 3/b nella camera
407 e l'indomani in tre ore sarò a Roma. Ciao Bratislava. Non ti dimenticherò
mai e grazie per avermi permesso di modificare la mia vacanza con il ritorno in Italia via treno. Ciao.Ci
vediamo a Bruxelles. |
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Manuali
e guide di viaggio adoperate. |
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