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I missili Tomahawk prima arma d'attacco

WASHINGTON - I missili di crociera "Tomahawk" lanciati dai superbombardieri statunitensi B-52 hanno aperto ieri sera gli attacchi degli alleati Nato contro le batterie contraeree serbe nel Kosovo. I missili a lunga gittata (Cruise) Tomahawk, si sono rivelati una carta vincente nelle azioni belliche per la prima volta il 17 gennaio 1991, durante la guerra del Golfo, all'inizio della operazione "Desert Storm" contro l'Iraq. Prodotto dalla General Dynamics, poi in cooperazione con Mc Donnell-Douglas, il missile Bgm-109 Tomahawk è una delle armi più perfezionate del suo genere.

La gittata varia, secondo le versioni, tra 460 e 2.500 km e viene guidata verso gli obiettivi da un sistema satellitare. Il modello utilizzato per gli attacchi in Sudan e in Afghanistan è il terzo della serie: lungo 6,25 metri, pesa 1.440 chili, con una gittata di 1.609 km, vola verso il bersaglio a velocità subsonica (circa 880 km/h), a quota compresa tra 15 e 100 metri dal suolo, seguendone i rilievi grazie a un sistema radar-computer che, avendo in memoria i dati sulla rotta, gli permette di colpire con una precisione di 80 metri.

Ordinato dalla Marina in migliaia di esemplari, in dotazione alle navi e ai sottomarini della flotta americana, ha un costo unitario di 1,2 milioni di dollari (oltre 2 miliardi di lire). Può essere equipaggiato con testata convenzionale o nucleare e ve ne sono diverse versioni, lanciabili da sottomarini, unità di superficie o mezzi di terra. Ve ne è anche un tipo - l'Agm-86, costruito dalla Boeing - che equipaggia i bombardieri B-52.

Dopo un impiego massiccio durante la Guerra del Golfo, i Tomahawk furono usati, sempre contro l'Iraq, nel 1993 e 1996. Tredici "Cruise" furono anche lanciati nel settembre 1995 da un incrociatore contro batterie serbe in Bosnia. Gli Stati Uniti hanno usato esclusivamente questi missili per colpire obiettivi in Sudan e Afghanistan, nella rappresaglia disposta da Clinton l'estate scorsa, dopo gli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania.


REALIZZATO DAL GRUPPO "COMUNICARE" DEL LICEO SCIENTIFICO KEPLERO DI ROMA