S.M.S. ANNA FRANK Distretto 26 - Via Cornelia, 3 - 00166 Roma - Tel. +39 06 6241794 e-mail: scuolaafrank@tiscalinet.it Dirigente scolastico: Prof.ssa Carla Forte |
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STUDIO INTRODUTTIVO DEGLI ASPETTI STORICI DEL COMPRENSORIO DI ACQUAFREDDALa torre dell’Acquafredda; Il pendolino; Il gruccione; L’istrice; Il cervone; Il lavatoio; La fattoria; La tagliata romana; La sorgente ; Gli stagni temporanei ; La volpe ; Le coltivazioni ; I Contadini ; Coltivazioni abbandonate ; Gli Uccelli ; Gli Animali; Le fave ; La grotta ; Aspetti generali del parco; Il nome Acquafredda ; I Romani all’Acquafredda; Dov’è l’Acquafredda ; Il territorio; L’origine dei territori; La Sughereta; La vegetazione ripariale Nell’affrontare l’analisi della via di Acquafredda, del suo tracciato e del territorio che la caratterizza, emerge sempre chiaramente la difficoltà di riporre tale analisi in un contesto complesso come quello del suburbio di Roma, ancora così poco approfondito, in cui sono presenti testimonianze del paleolitico ai giorni nostri che spesso si sovrappongono, talvolta cancellandosi a vicenda rendendone ancora più difficile la lettura e l’interpretazione. Lo studio della morfologia, prima di una successiva lettura storica, è fondamentale per comprendere l’evoluzione della viabilità nelle diverse epoche e la logica dei sistemi insediativi. In questo contesto l’elemento geomorfologico dell’Acquafredda si caratterizza per la variabile alternanza di strette valli ed allungati dossa, il cui andamento si ripercuote fino ai colli della riva destra del Tevere, i Colli Vaticani e il Granicolo, quindi un territorio vario e a tratti tormentato che determina ancora oggi un difficile accesso, se non con un notevole impiego di infrastrutture e movimenti della terra, o con vie molto accidentate. Del resto la varietà dei terreni ha pure influenzato la denominazione di alcune località nella regione in esame, per particolari condizioni orografiche come Montespaccato, o ambientali nel caso della stessa via di Acquafredda. Infatti Procopio di Cesarea, nella narrazione degli avvenimenti della guerra greco gotica, si sofferma a parlare dell’Acquafredda, il cui nome deriva dalla freschezza del fosso dove si fermò il re dei Goti, Totila, nell’anno 547, prescegliendo come luogo di avvicinamento nel suo attacco verso Roma. Una importanza strategica che ritroviamo nel tempo identificando l’Acquafredda come uno stanziamento di confine tra territorio Veiente e Roma e che, come insediamento arcaico, è stato al centro di una serie di scavi della Soprintendenza Archeologica di Roma nel1984.Probabilmente negli anni a cavallo tra il VII e il VI secolo a.C. si rese indispensabile fondare un sito che vigilasse sulla via di comunicazione principale, che doveva avere un percorso leggermente differente da quello dell’Aurelia romana, incassata profondamente nel tufo e che come percorso protostorico, anticipava l’importanza e la finalità della via Aurelia. Quel tratto considerato così importante cadde poi in disuso, quando la via romana percorreva completamente allo scoperto la sommità della collina del casale di Acquafredda, continuò tuttavia la sua funzione perlomeno fino alla metà del IX secolo d.C. come testimoniano le analisi del Carbonio 14 su frammenti carboniosi trovati sul fondo del breve tratto scavato nel 1984.D all’indagine archeologica emerse anche chiaramente lo sforzo di munire l’abitato in età arcaica di frontiere artificiali quali vasti fossati che lo circondano; infatti il sito, pur avendo ai lati i due fossi della Maglianella e dell’Acquafredda ha confini poco difesi naturalmente, segregando il colle dolcemente verso la valle. Non a caso anche per l’età medievale la struttura più significativa conservata è a carattere difensivo, in particolare una torre che rientra nel panorama di questa così caratteristica testimonianza archeologica della nostra campagna romana.C on la decadenza di Roma le notizie sull’assetto dell’area divengono rarissime e limitate ai singoli ruoli, rispetto alla complessa articolazione dei sistemi insediativi romani, si assiste ad una ulteriore frantumazione delle attività produttive ed insediative nel suburbio e per l’Acquafredda nel corso dei secoli ci sarà in particolare il peso di due fattori: la formazione di un nuovo nucleo urbano, costituito inizialmente dalla basilica di S. Pietro e la decadenza della consolare Aurelia. Infatti lo strutturarsi di un nuovo centro politico nel Vaticano, modificò il ruolo delle aree marginali e l’Acquafredda divenne, a suo modo, suburbio locale della nuova città, mentre la decadenza della consolare, iniziata con l’invasione dei Goti, ne determinò l’ulteriore isolamento. Quindi nel contesto del comprensorio era inevitabile, come abbiamo già visto, nel periodo compreso tra il consolidarsi del nuovo centro direzionale urbano e la cessazione del ruolo della viabilità romana, una situazione di iniziale abbandono, nella quale però bisogna sempre saper cogliere quegli elementi di continuità che possono rappresentare anche gli aspetti più interessanti di ogni fase storica.Innegabile quindi è l’auspicio che si operi per valorizzare e tutelare una realtà storico archeologica come quella del territorio della via di Acquafredda, così importante nel destino della nostra città. La torre dell’Acquafredda Di epoca medioevale, edificata sui ruderi di una villa rustica romana. E’ stata costruita con pezzi di basolato, la pavimentazione delle antiche vie romane, con inserti marmorei. La parte superiore in mattoni è successiva. Torri di questo tipo, elevate in buon numero a costituire un sistema di avvistamento, era presidiate da soldati che comunicavano di giorno con il fumo, di notte accendendo fuochi. Il pendolino Piccolo grazioso uccellino che costituisce complessi nidi a forma di fiasco, appesi ad un sottile ramo di salice, ottenuti intrecciando lanugine di semi di pioppo e infiorescenze di canne. Il maschio comincia la costruzione agli inizi di maggio e la termina dopo circa 20 giorni. Nel frattempo richiama la femmina che può non gradire il nido. In tal caso lo ricostruiscono assieme in altra parte. E’ un uccello dai vivaci colori, scava i nidi su piccole pareti sabbiose. Frequente in riva al mare, si sta insediando a Roma dove nidifica da pochi anni. In questa sua espansione la Riserva è stata una delle prime aree ad essere colonizzata. E’ un migratore e sverna nell’Africa australe. Torna a maggio, già accoppiato. Riutilizza i vecchi nidi. Si nutre prevalentemente di api. Chiamato anche porcospino o spinosa, è un roditore, il più grande d’Italia e tra i più grandi nel mondo: misura dai 50 ai 70 cm, può pesare dai 10 ai 15 Kg. Il suo corpo è ricoperto da aculei pungenti. Si nutre di tuberi, radici, bulbi ma anche di fave e piselli coltivati. Si accoppia in primavera e dopo circa 60 giorni genera, di norma due piccoli. Scava ampie tane con più ingressi, gallerie e camere. E’ il più grande serpente italiano, può raggiungere i 2,5 metri di lunghezza. E’ di movimenti lenti, si incontra lungo i bordi dei boschi, ama ambienti caldi e umidi. Buon arrampicatore e nuotatore. Si nutre di piccoli mammiferi, nidiacei di uccelli,uova e qualche lucertola, componente principale della dieta dei giovani. Non è velenoso, soffoca tra le spire le prede di dimensioni maggiori. Costituito da due masconi è alimentato da una piccola sorgente. Abbandonato, era ricoperto di rovi, da cui è stato liberato dopo l’istituzione della Riserva. Rimane come segno della vita passata. Raccontano le contadine che questo era il lavatoio preferito perché l’acqua della sorgente era più calda: forse non è vero, ma in pieno inverno lavare in una “sorgente più calda” era più consolatorio.
La fattoria Le atmosfere di un piccolo borgo agricolo si possono rivivere in questa fattoria, costituita da poche case, vecchie e nuove, magazzini, stalle, lavatoi per verdure, tra alberi da frutta, pergole, orti. Le costruzioni sono architettonicamente povere perché dura è stata la vita dei contadini dell’Acquafredda, che sempre sono vissuti vendendo i prodotti di piccoli appezzamenti di terreno presi in affitto. Su via dell’Acquafredda di fronte al civico 264, a fianco di un vivaio, si vedono fronde di alberi emergenti da un canalone. Si tratta di una tagliata dove passava l’antica via Cornelia, ancora percorsa fino ad alcuni decenni fa. Ricoperta di alberi, se ne è persa quasi totalmente la memoria. La sorgente Le acque chiare della sorgente vengono racchiuse da un muretto a costituire un piccolo laghetto circondato da sambuchi. Si origina quindi un piccolo ruscello, costeggiato da piante di salice, tra le cui acque vegeta il crescione. Ce ne sono tante di queste sorgenti e in qualcuna vive ancora il granchio di fiume. Gli stagni temporanei Da ottobre ad aprile vi si raccolgono le acque delle piogge e delle sorgenti. Qui nidifica la gallinella d’acqua e vi sverna il beccaccino. Rane, rospi e tritoni vi si ritrovano per accoppiarsi e deporre le uova. Sulle rive crescono salici, cannucce palustri, tife ed equiseti. Di mattina o all’imbrunire può capitare a chiunque passeggi, in silenzio e controvento, sui sentieri della Riserva di incontrare la volpe. Gli incontri sono molto fugaci, ma talvolta è stato possibile osservarla a lungo. La volpe si nutre di galline e conigli, predati dagli allevamenti ma caccia topi, uccelli e si ciba di frutta ( fichi, more ). Le coltivazioni Le parti pianeggianti della Riserva sono in gran parte coltivate. Sul versante del fosso dell’Acquafredda si coltivano prevalentemente ortaggi di stagione, legumi, ( fave e piselli ). Qui ci sono molti alberi da frutta: albicocche, mandorli, fichi, nocciole, melograni. Sul versante del fosso di Montespaccato le colture sono più estensive e vi si trovano colza, orzo e girasole. In una piccola parte della Riserva c’è pascolo di ovini. I vignaioli, a Roma, erano i contadini che coltivavano la campagna e vendevano i loro prodotti nei banchi dei mercati rionali. All’Acquafredda ce ne sono ancora. I loro prodotti si possono trovare al mercato di Trionfale. Una parte della Riserva non è più coltivata. Vi si trovano numerose specie di erbe, molto comuni, diffuse negli ambienti ruderali. Interessanti tuttavia perché molte di queste erbe possono avere un uso officinale. Ci sono anche macchie di rovo, sicuramente infestante, ma anche pianta pioniera che prepara il terreno per altre essenze vegetali. Questi terreni cominciano ad essere ricolonizzati e vi si trovano il perastro e il prugnolo. Nella Riserva dell’Acquafredda in primavera si possono osservare contemporaneamente rondini, legate alle case coloniche, rondini di ambiente più urbano, balestrucci, più presenti in piccoli borghi. Nella Riserva si intrecciano vari ambienti, quelli sopra elencati, ma non solo. Così troviamo tutti gli uccelli che si possono vedere nella città ma si può ascoltare la cannaiola e l’usignolo di fiume legati al canneto. Negli stagni temporanei nidifica la gallinella d’acqua e qualche volta ci si ferma l’airone cinerino. Il gheppio più legato ad ambienti ruderali volteggia spesso sopra la Riserva. Ma gli uccelli più particolari sono il Pendolino legato alla vegetazione ripariale e il Gruccione venuto a nidificare da poco nella nostra città, proveniente dalle dune marine. Gli Animali La volpe, ormai comune tra gli animali della nostra città, trova nella Riserva un ambiente ideale. Raramente nell’Acquafredda si nutre di rifiuti. Più spesso da la caccia ad animali selvatici ed animali da cortile. Usa spesso le tane dell’Istrice, l’altro mammifero diffuso nell’area. L’Istrice è un animale in espansione, colonizza i terreni incolti, ma per alimentarsi non disdegna i prodotti delle coltivazioni.Si trovano anche due specie di lucertole, il ramarro, la luscengola, tra i serpenti c’è la biscia, il biacco, il cervone. Tra gli anfibi c’è il rospo, la rana, il tritone. Le fave A Roma non è primo maggio senza fave e pecorino, ma per gli intenditori le fave, oltre ad essere mature al punto giusto devono essere appena colte. All’Acquafredda le fave sono la coltura più tipica, e si vendono sui banchetti ai bordi della strada appena colte. La grotta E’ scavata nel tufo, è costituita da un camerine iniziale sorretta da un grande pilastro, anch’esso nel tufo, da cui si diparte un lungo corridoio, a cui lati si aprono a coppia e simmetriche, quattro a cappelle laterali. I contadini l’hanno sempre indicata come “la grotta”, ma la struttura è quella di una tomba etrusca del VII secolo a.C. Aspetti generali del parcoLa riserva è caratterizzata da ampi pianori incisi dai fossi di Montespaccato e dell’Acquafredda. Gli ampi pianori hanno terreno originato dalla attività del vulcano di Bracciano, che ha sepolto la sabbia depositata dal mare migliaia di anni fa e riportata in superficie dall’erosione dei due fossi. La presenza dell’uomo nei territori dell’Acquafredda risale alla Preistoria. Più certa è la presenza degli Etruschi di cui si sta studiando una presumibile tomba rupestre ipogea. I romani vi costruirono la via Cornelia, di cui si conservano tracce, e quindi la via Aurelia. La riserva ha avuto sin dai tempi più remoti una vocazione agricola, che mantiene ancora. E’ questa, una delle pochissime aree, all’interno del Raccordo Anulare dove circa dieci famiglie praticano l’agricoltura. Sui clivi, non più coltivati la vegetazione spontanea è data da Quercia da sughero,dall’olmo. Qua e la si trovano roverelle ed aceri. In un fondovalle è rimasto un lembo di vegetazione ripariale, con salici e canneti. Ci sono anche macchie di cisto. Si possono rinvenire stracciabraghe, rosa selvatica, orchidee di cui ne sono state osservate tre specie. Nella riserva tra gli uccelli è facile osservare il pendolino e il gruccione. Tra i mammiferi sono molto diffusi la volpe e l’istrice. La Riserva, oltre che per propri valori naturali e culturali, è importante come corridoio ecologico che favorisce gli scambi di flora e fauna da fuori a dentro la città. La Riserva infatti, pur all’interno del GRA, è collegata all’aperta campagna. Procopio nel “Bellum Gothicum” narra che Totila, venendo ad assaltare Roma, si sia fermato per bagnarsi nel fosso, che sarà dell’Acquafredda, proprio per la freschezza delle acque. I Romani all’AcquafreddaSul territorio della Riserva si può individuare la tagliata romana che si trovava sulla Via Cornelia, tracciata per collegare Roma a Cerveteri. La Torre medioevale è costruita con pietre provenienti da ville romane ed è costruita sulle rovine di una costruzione rustica. I Romani coltivavano i terreni dell’Acquafredda che, essendo di origine vulcanica, sono particolarmente fertili; ancora visibile, seppur rimaneggiato nel tempo, il ponte con cui l’Aurelia attraversava il fosso dell’Acquafredda e che in antiche carte è nominato proprio Ponte dell’Acquafredda. Dov’è l’AcquafreddaLa Riserva Naturale Tenuta dell’Acquafredda si trova nel settore Nord-Ovest di Roma; nei punti più alti raggiunge tra i 70 e gli 80 m sul livello del mare mentre i fondovalle si trovano ad un minimo di 40 m slm. Il territorio della Riserva si presenta con ampi pianori incisi dalle valli fluviali dei due fossi che la delimitano ad est, il fosso dell’Acquafredda, ad Ovest, il Fosso di Montespaccato. Tra il pianoro ed il fondovalle si raggiungono dislivelli di trenta metri. Questo elemento darà origine a diversi microclimi: i pianori sono solitamente più ventosi e freschi mentre i fondovalle sono più protetti e caldi, con differenze di temperatura di alcuni gradi. Sui due fossi confluiscono numerose vallette laterali in cui spesso scorrono ruscelli alimentati da sorgenti. L’origine dei territoriGli ampi pianori hanno terreno di origine vulcanica mentre nei fondovalle si trova prevalentemente sabbia depositata dal mare qualche centinaia di migliaia di anni fa e prima sepolta dai depositi del vulcano di Bracciano e poi riportata alla luce dall’azione erosiva dei vari fossi. Ricopre parte dei clivi sul versante Ovest. Passando su Via dell’Acquafredda se ne vedono le chiome verde scuro. La Sughereta ricopriva in passato una superficie più ampia dell’attuale. L’esigenza di terreno coltivabile ne ha determinato la riduzione. Tuttavia con il progressivo abbandono delle coltivazioni sta ricolonizzando altri territori e, infatti, giovani sughere si trovano sparse in ogni parte della Riserva. La vegetazione riparialeAlcuni tratti del fondovalle della Riserva sono ricoperti da estesi canneti che conferiscono al paesaggio una particolare suggestione. Il canneto si trova nelle parti più ricche di acqua. Nelle stesse aree troviamo spesso il salice, pianta che colonizza le aree riparali dei fiumi. Il pioppo nero è presente nella Riserva con esemplari che, seppur ridotti nel numero, sono piuttosto imponenti. Il canneto è usato dai contadini per impalare le coltivazioni, prevalentemente ortaggi, ma è anche il rifugio per molti animali della Riserva.
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Sito aggiornato: 02 febbraio 2005 |