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Madrid
(10 luglio - 14 luglio 2003) |
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Il mio sesto viaggio nell'Unione Europea: Madrid.
Il mio sesto viaggio
nei paesi dell'Unione Europea l'ho effettuato nella incantevole Mayrit, antico nome della
città dei Mori dell'Emirato Autonomo che aveva sede a
Cordova nel IX secolo, oggi
chiamata Madrid, capital
de España y de la Comunidad de Madrid. Penso che dopo Roma,
Amsterdam, Londra, Parigi, Berlino e Vienna la decisione di andare a
visitare la capitale spagnola nella quale scorre il fiume
Manzanares, nell'immagine sotto riportata, è giusta e sacrosanta.
Il Manzanares è il fiume di Madrid ed è un fiume piccolo.
La sua lunghezza non supera i 100 chilometri ed ha una piccola portata.
Nell'immaginario poetico degli italiani il nome del fiume è famoso
perchè Alessandro Manzoni nella sua ode Il Cinque Maggio, dedicata
a Napoleone, dice: "Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno
di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al
Tanai, dall'uno all'altro mar." Il suo intento fu di enumerare le
campagne fulminee di Napoleone, uomo a suo parere deciso e geniale.
Contemporaneamente Manzoni mette in luce anche un aspetto geografico,
sinonimo di ovest, ovvero di Occidente. |
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Fu l'Emiro Mohamed I che nell'852 fece
costruire una fortezza (Alcázar) in seguito alla quale venne
costruito sui suoi ruderi l'attuale Palazzo Reale madrileño. Nell'immaginario di
ogni europeo Madrid è la città della corrida, del calcio e del flamenco.
Ma, soprattutto, Madrid è la capitale della nazione europea nella quale si parla
la bellissima e musicale lingua spagnola.
«A las cinco de la tarde. Eran las
cinco en punto de la tarde. Un niño trajo la blanca sábana a las cinco
de la tarde. Una espuerta de cal ya prevenida a las cinco de la tarde.
Lo demás era muerte y sólo muerte a las cinco de la tarde[...]».
Leggere, o meglio ascoltare, questi versi del poeta e drammaturgo
spagnolo Federigo Garcia Lorca colpisce come una scudisciata e fa
precipitare chiunque li ascolti in uno scoramento dovuto alla dura legge
della tauromachia spagnola e delle
sue tragiche conseguenze. |
Oltre Federigo Garcia Lorca
ci sono altri due nomi della cultura spagnola, ovvero della
Ispanidad, che mi attraversano subito la mente quando
penso alla Spagna e di cui nella cultura europea non se ne può
veramente fare a meno: sono Miguel Cervantes e Calderon
de la Barca. Ma avremo modo di parlarne in seguito. |
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Premessa.
Credo che il mio sesto viaggio a Madrid nel cuore
della Spagna e al centro della mesetas sarà un po' diverso
dagli altri che lo hanno preceduto. Madrid infatti ha una collocazione
geografica di capitale mediterranea posta nel sud Europa, analoga
all'Italia. Finora i miei viaggi sono stati effettuati alle medie-alte
latitudini. Qui si ritorna sui +40° e pertanto mi aspetto di realizzare
una visita tra colore e calore, tra suoni e sapori, tra storia e
architettura, tra arte e tradizione, tra visioni e sensazioni. Madrid
eccelle in tutto. Ma nei tre settori sopra citati dà il meglio di
se stessa. In questi campi, e non solo in questi, Madrid primeggia per
tante ragioni. E' l'unica capitale europea che ha uno stadio per la
corrida, la famosa Arenas de
Plaza de Toros de Las Ventas, con il suo unico Museo Taurino
dai rossi ritratti dei più famosi matadores. E che stadio.
Corrida e tori, un binomio unico nel suo genere di folklore e di
tradizione in una capitale dell'UE.
Si potrà non essere d'accordo sull'esistenza di una simile struttura per
le rozze finalità di spettacolo che genera. Uccidere scientificamente un animale,
lentamente e crudelmente, non è bello. Lo so. Forse i tempi imporranno
la chiusura dell'arena e la sua definitiva soppressione. Ma intanto esiste e
rappresenta storia e tradizione, oltre alla letteratura di cui i pochi
versi di Federigo Garcia Lorca ne ricordano l'esistenza e la
drammaticità.
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Madrid ha un famoso campo di calcio, il Santiago Bernabeu, che è tra i pochi stadi al mondo ad essere conosciuto in
tutti i continenti. E ha un ballo tradizionale che da solo rappresenta
il DNA della nazione spagnola. Madrid poi vanta una
storia e delle radici culturali che affondano nella cultura araba prima
e della cristianità dopo in
modo veramente significativa. Citare gli aspetti culturali di
Madrid significa ricordare la grande tradizione dell'arte e della
letteratura spagnola che ha poche eguali per qualità e dimensione. Ma Madrid è anche la capitale
di uno Stato che ha raggiunto nella storia e nella politica vette
di straordinaria importanza. Si può benissimo parlare di eccellenza
della cultura spagnola senza battere ciglio. Voglio ricordare qui alcune
grandi figure di spagnoli illustri oltre ai tre già citati di
Federigo Garcia Lorca,
Miguel Cervantes Saavedra e Pedro Calderon dela Barca. Sono : Antoni Gaudì, Diego Velasquez,
El Greco, Francisco Goya, Luis Bunuel, Pablo Picasso, Salvador Dalì,
Manuel Vázquez Montalbán. |
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Di questi autori
formidabili della cultura spagnola avremo modo di parlarne in seguito.
Adesso quello che mi interessa di più è proporre di seguito il resoconto del mio
piacevole e indimenticabile viaggio nella capitale spagnola. |
Primo giorno Giovedì
10 luglio.
Iniziamo dal viaggio aereo che mi porta
da Roma a Madrid.
Partenza dall'aeroporto
Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino nella primissima
mattinata. L'ora è veramente mattutina e per essere in
aeroporto in orario ho dovuto fare una levataccia, iniziata
ancor prima delle cinque del mattino. Al Terminal B
di Fiumicino, gate8,
mi aspetta un aereo dell'Alitalia delle 08.05 per Madrid
Barajas. Il
biglietto dell'andata ha il codice AZ 58, posto 10F. l
titolo di viaggio l'ho acquistato il 7 agosto all'agenzia Sfogliaviaggi Srl
di viale Londra a Roma.
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II ritorno avverrà
il 14 luglio da
Madrid Barajas (MAD) per Roma Fiumicino (FCO), volo AZ 61
posto 09B delle 12.40. So che il volo non sarà breve
e impiegherà circa due ore e mezza. Diciamo pure che Madrid non è proprio "a due passi" da Roma
ed ha un'ora di differenza di fuso orario. Ho
il posto vicino al finestrino e sono molto curioso di
osservare, da quasi diecimila metri di quota, come possano
apparirmi da lì sopra il mar mediterraneo e il territorio spagnolo. Il
volo è eccellente e Alitalia, come al solito e piacevolmente, diletta i suoi
passeggeri con
il consueto programma video relativo a variegate candid
camera divertenti e comiche. Insomma, il programma è
pieno di scherzi televisivi visti nel piccolo monitor
presente in alto davanti a
me nel
posto in cui sono seduto. Il buon umore è così garantito.
Nelle pause non tolgo gli
occhi dal finestrino perchè voglio vedere come si sviluppa
l'orografia del suolo spagnolo. Così durante il volo ho avuto modo di vedere molte parti del centro della
penisola con panorami desertici di colore giallo, poco verde e
poca acqua in improbabili laghi. Il volo nella geografia del
planisfero sta avendo un
percorso orizzontale. Roma e Madrid si trovano pressappoco sullo stesso
parallelo. In verità Roma è più a nord di poco più di un grado di
latitudine. Dunque, il volo sarà parallelo all'equatore e in
orizzontale. Ho avuto modo di vedere in internet il sito
della Aena (Aeropuertos Españoles
y Navigación Aérea) che mi ha aiutato molto nella ricerca
delle informazioni su come muovermi da e per l'aeroporto con i
trasporti madrileni. L'aereo atterra a
Madrid Barajas in perfetto orario alle 11 in punto. Al
nastro bagagli dell'aeroporto
svincolo subito la valigia, compro un biglietto valido
tre giorni che mi permetterà di viaggiare ininterrottamente
sui mezzi pubblici senza l'assillo dell'acquisto di biglietti
e prendo la metro.
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La linea 8 collega l'aeropuerto Barejas, Terminal1, con la
fermata di Nuevos Ministerios situata nel nord della
capitale, vicino allo stadio di calcio Santiago Bernabeu. Da qui con la
linea 6 (la Circular) per Manuel Becerra. Infine,
da qui, con la linea 2 (Cuatro Caminos-Ventas), per
Sevilla, che mi permette un comodo viaggio e uscire dai
gradini della fermata a due passi dal mio hotel situato in
pieno centro di Madrid. Il nome Cuatro Caminos mi fa
venire in mente il quartiere romano di
Settecamini. Il toponimo
indica una frazione di Roma, cioè un quartiere della capitale che si
trova nell'area est della città. Probabilmente le origini dei due
quartieri sono completamente differenti. Rimane il fatto che
l'analogia è forte e mi permette di accostare i due nomi in una
ipotetica gara di omonimia dei luoghi in comune delle due capitali.
Attenzione che non è facile trovare analogie e similitudini di nomi
all'estero. In genere le lingue sono diverse anche se hanno in
comune alcune radici. Qui a Madrid però i nomi spagnoli presentano
alcuni tratti di una assoluta somiglianza. un solo esempio per
tutti: "farmacia". Ebbene non esiste nessuna nazione europea oltre
alla Spagna che chiami farmacia il negozio dei medicinali. Il nome
non solo è facilmente comprensibile ma è addirittura identico, tanto
che alla lettura dell'insegna dello stesso colore e forma
dell'iscrizione non mi sembra neppure di essere all'estero. Le carrozze
della linea 8 sono nuovissime e praticissime. Si vede
chiaramente che la linea ferroviaria è stata realizzata da poco. Il sistema di
condizionamento è perfetto. Sono previste giornate di
caldo afoso e canicolare a Madrid. A Roma si boccheggiava. Qui è ancora
peggio. In mezz'ora circa percorro
l'intero tragitto. Rimango stupito dalla pulizia delle
stazioni e dal fatto che nonostante abbia preso tre linee di
metropolitana differenti non ho visto nessuna scritta sui muri, nessun
graffito e niente murales tranne
una breve scritta contro la policia che controlla efficacemente bene i corridoi della
metro facendo ottima prevenzione. Sono
colpito anche dal fatto che il logo della metro madrilena e
i colori delle sue insegne mi ricordano molto quelli della Tube di Londra.
Oserei dire che Madrid ha riprodotto perfettamente, con ottimi
risultati, la struttura
segnaletica della metro londinese. Considero questo fatto
lodevole. Devo fare i miei complimenti all'Alcade della città di Madrid
per avere una metro efficiente e pulita, con ben 11 linee di
trasporto. Mi sento in condizioni psicologiche di inferiorità
quando penso che a Roma ci sono solo due linee (A e B) della
metropolitana vecchie e malridotte, per giunta sempre sporche e disorganizzate. Un vero e proprio record positivo
per la capitale spagnola e uno negativo per la stupidità dei vari
sindaci di quella italiana. |
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Esco dalla metro
alla fermata Sevilla e mi trovo a qualche decina di metri dall'entrata dell'albergo.
Sono stato veramente fortunato a prenotare un hotel così vicino a
una fermata della metro. Con questo caldo torrido è un fatto
piacevole camminare solo per poche decine di secondi sotto il sole.
L'albergo si chiama Hotel Regina ed è un albergo a tre
stelle, situato al numero 19 della centralissima Calle Alcalá,
in pieno centro cittadino, a poca distanza dalla Puerta del Sol. A proposito della Calle de
Alcalá
c'è da dire che è una via lunghissima. Anzi è la strada più
lunga di tutta la città. Un vero record di lunghezza, dopo
naturalmente le famose strade consolari di Roma. Si estende per quasi 11 km dal
centro in direzione est-nordest. Pensate che inizia a
ovest a Puerta del Sol e finisce a est nell'Avenue Hispanidad, sulla M-14, percorrendo in
leggera diagonale quasi tutta la città. A
proposito del nome dell'albergo è da notare che la scritta è
all'italiana e non all'inglese. Di solito, soprattutto all'estero, gli
alberghi si chiamano Regina Hotel e non Hotel Regina.
Questo particolare mi fa sentire la lingua spagnola più
familiare e vicina a quella italiana. L'hotel si trova attaccato
nello stesso edificio dove erge maestosa la Real
Academia de Bellas Artes ed è ben servita dai mezzi di
trasporto pubblico. A pochi metri dall'entrata c'è, come ho già
detto, la fermata della metro línea 2, estación Sevilla e
molte fremate di autobus.
La mia camera ha l'aria condizionata, la TV e la cassetta di
sicurezza. Che l'hotel disponga anche di un ristorante è
irrilevante, perchè io non pranzo quasi mai nei ristoranti degli
alberghi. A proposito dell'indirizzo dell'hotel la via si
chiama «calle» e si pronuncia "caglie". Nella
lingua spagnola ci sono anche altre parole per indicare una
strada. |
Oltre
«Calle»
c'è
«Avenida»,
«Plaza»,
«Puerta»,
«Paseo»,
«Cuesta»,
«Traversìa»,
«Glorieta»,
«Passaje»,
«Ronda»
e
«Via» .
Non ne conosco altre. Peccato che di
«Via»
ce ne sia
una sola, come la mamma, ma straordinaria per
dimensioni, importanza, lunghezza e "vetrina" di spettacolo
urbano.
E' la
Gran Via,
una specie di viale dei ricordi della
Bella Epoque
madrilena che taglia obliquamente il centro e il cui inizio è
vicinissimo alla fermata
Sevilla
della metro su
Calle Alcalá
vicino al mio albergo.
Paseo
e
Glorieta
sono nomi tipicamente spagnoli che non hanno un analogo nella
lingua italiana, almeno io credo sia così. Il
Paseo
poi è una strada veramente importante a Madrid. Potremmo
tradurlo come
Passeggiata
oppure meglio, come in certe località di mare, il
Lungomare
della Libertà a Riccione o il
Lungotevere
Flaminio
a Roma. Avremo modo di
parlarne successivamente.
Prima però voglio togliermi il gusto di vedere quanta italianità
c'è a Madrid nella toponomastica. Di solito nelle capitali
straniere faccio quasi sempre una specie di censimento dei nomi di strade che
contengono nomi italiani. Per esempio a Madrid esistono
Plaza
Italia, Calle Génova, Calle Roma, Calle Milán, Calle Milaneses,
Calle Brescia, Calle Parma, Calle Toscana, Calle Pescara, Parque de Roma, Calle Nàpoles,
Calle Capri, Calle Etruria, Calle Calabria, Calle Sicilia,
Calle Palermo, Calle Catania, Calle Siracusa, Calle Galileo,
Calle Tiziano, Calle Linneo, Jardines de Sabatini, Calle
Francisco Ricci, oltre la solita Calle e/o Plaza Colón. Certo non si può pretendere che siano tutte in
centro ma il loro numero è rilevante. Mi bastano per
togliermi la curiosità che Madrid non fa eccezioni nelle
capitali europee. Anzi è molto prodiga con noi italiani.
Ritorniamo a parlare dell'albergo e della sua ubicazione.
L'Hotel
Regina
ha
latitudine
+40° 25' 01" e longitudine -3° 40' 08". Il che significa che ha
quasi la stessa
latitudine di Roma, cioè 41° 53′ 35″. La longitudine invece è
decisamente differente. Il segno meno
davanti all'angolo 3° 40' 08" indica che, contrariamente al resto
dell'Europa, la parte di Spagna che individua Madrid si trova a
sinistra del meridiano di Greenwich che, com'è noto, passa per
Londra ed è il meridiano di riferimento mondiale per misurare
gli angoli sull'equatore o sui paralleli. Roma ha
longitudine +12° 29' 31" circa. Il che significa che si trova
molto spostata ad est rispetto a Madrid nella cartina geografica
dell'Europa di ben 16° circa. A qualcuno che legge queste note
relative alla coordinate geografiche dell'Europa esse potranno dare
fastidio. Guardate che non è così, perchè la conoscenza della
posizione sull'intero pianeta è facilissima e si apprende a
scuola fin da giovane età. Permette tra l'altro, di avere una
buona idea delle distanze e delle posizioni di tutte le altre
città, facilitando il compito di saper localizzare con sicurezza
la nostra posizione ovunque ci troviamo. Alla reception mi
hanno dato una bellissima camera. E' una matrimoniale molto
bella, abbastanza spaziosa e la tv ha un
canale italiano della Rai. Bene, così potrò vedere il
telegiornale. Alla Reception mi sono presentato dicendo che "he
reservado a través de agencia una habitaciòn". Guardo
l'orologio e vedo che si sta facendo tardi per andare a
pranzare. Mi lavo solo le mani e sono subito in strada a
respirare l'aria madrilena. Trovo un caldo
sahariano. Ci saranno circa 40°C. Ho fame e a pochi passi
dall'hotel c'è una specie di istituzione culinaria che è La
casa del Abuelo. Si trova in Calle Núñez de Arce, 5.
In pratica da Calle de Alcalá si imbocca Calle Sevilla,
poi Calle de la Cruz e subito dopo, sulla sinistra, c'è
Calle Nuñez de Arce. In tutto saranno poche centinaia di
metri circa. Da notare che la Calle de la Cruz sbocca in
Calle Antocha che è la strada dove si trova la Stazione
Centrale dei treni. E' come se a Roma abitassi in un hotel
che dista poche centinaia di metri dalla Stazione ferroviaria di
Roma Termini. La strada è stretta e anonima, ma i
cibi che si gustano in questo piccolo locale sono straordinari e
unici. |
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In realtà si
tratta di una piccola "taberna", qui chiamata
"tapas", che ha quasi un secolo di
vita la cui specialità sono gamberi e gamberetti
cucinati con e senza guscio e si beve un particolare vino rosso
dolce dal gusto aromatizzato. Ecco alcune proposte: «Gambas a la Plancha,
Gambas al Ajillo, Langostinos Plancha, Gambas Gabardina,
Croquetas de Gambas». Il tutto annaffiato, come dicevo, con un
«chato
de vino tinto»
cioè un bicchiere di vino rosso. Rimango sorpreso per le
piccole dimensioni del locale. C'è poca gente. Chiedo
l'accoppiata "gamberetti-vino rosso" e con mia sorpresa
perchè non me l'aspettavo mi viene servito su un piccolo
piattino, con un tovagliolo di carta e senza
posate, una porzione di gamberetti col guscio,
probabilmente cotti in padella o sulla piastra e un po' di
pane.
Rimango un po' indeciso ma la fame è più forte di
qualunque perplessità. |
Naturalmente sono costretto a sgusciarli e a metterli in
bocca con le mani, preoccupato per un eventuale cattivo sapore
dovuto al fatto che avrebbero potuto non essere freschi.
Invece stupore per la freschezza dei crostacei madrileni e
piacere per l'ottimo gusto. Ho sempre diffidato in Italia,
nel mezzogiorno, di mangiare prodotti ittici in località
distanti dal mare. L'idea che del pesce fresco, magari
appena pescato, dovesse essere trasferito in località
interne distanti centinaia di chilometri con i cattivi tempi
di percorrenza e soprattutto con la pessima reputazione dei
trasporti meridionali, disorganizzati e poco sicuri sulle
condizioni igieniche, mi ha sempre imposto di non
frequentare ristoranti di pesce.
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Ripeto, è difficile immaginare che in un esteso paese
come la Spagna la sua capitale, situata nel centro
geográfico de la península Ibérica, a 650 m. sobre el
nivel del mar, ovvero nel centro della
larga
penisola iberica ad
almeno quattrocento chilometri dalla località più vicina
al mare, possa proporre ai suoi abitanti pietanze di
pesce fresco come quello che viene messo in vendita in
una cittadina di mare. Un pregiudizio del genere può
ingenerare falsi convincimenti, come per esempio quello
di "stare alla larga" dai ristoranti di pesce che qui a
Madrid, contrariamente a come avrei supposto, abbondano con autorevolezza e ragionevoli
certezze di
genuinità. Al contrario, con mia grande sorpresa e
meraviglia, non solo questi famosi gamberetti sono
gustosi e teneri ma addirittura si sente in bocca la freschezza
del prodotto. Avete capito che ho fatto velocemente un
bis di crostacei e un ter di squisito vino rosso
della casa chiamato, con poca originalità ma con molto
orgoglio, "vino de Abuelo". Il locale è simile a una piccola rosticceria di
città. Si mangia in piedi, senza sedie o sgabelli
appoggiando il piattino su una mensola ridotta di marmo.
Il locale, con le dovute differenze di tempo e di
stile, mi ricorda quando da giovane, alle scuole
superiori e lontano da casa, abitavo in una pensione per
studenti con vitto e alloggio pagato dai miei genitori. In alcuni rari casi veniva a
farmi visita mio padre. |
Era per me un giorno di festa. All'uscita da scuola mi portava
a pranzo in una rosticceria, chiamata "da Borgia".
Il pranzo consisteva sempre in un piatto di "pasta al forno"
con un arancino di carne al sugo e una bottiglietta di gazzosa
fresca. Poi facevamo una passeggiata per le vie della città e dopo mi riaccompagnava in
pensione. Nella trattoria, non c'erano nè sedie, nè sgabelli giusto come
"da Abuelo" e si mangiava in piedi con il piatto appoggiato su
una mensola di marmo esattamente come qui sto facendo io a
Madrid. Questa storia di vedere cose che non ti aspetti in luoghi
nei quali pensi di esserci stato mi ricorda Italo Calvino, il quale
confessava che l'arrivo in ogni nuova città gli dava la possibilità
di "ritrovare un suo passato che non sapeva più di avere". Ricordo
che le visite di mio padre erano da me viste come una giornata di
festa, lieta e piacevole. Non solo ero felice di stare un po' con
lui ma in più andavo a mangiare "a ristorante" delle pietanze che
erano squisite, sentendomi importante. E' inutile dire la forte sensazione di
nostalgia che ho provato "da Abuelo" nel ricordare questo
episodio della mia infanzia. Quando si è giovani, la
capacità di provare emozioni forti è sempre un aspetto garantito e
gradito. Indipendentemente dall'idea che Abuelo ha sempre avuto nei
confronti dei suoi avventori, penso che le
sensazioni provate nel suo locale mi rimarranno per sempre
piacevolmente nella memoria, associandole al locale madrileno dell'anonima Calle Nuñez de Arce.
Con le mani un po' unte di olio ma la pancia piena pago 6,30 € e
decido di ritornare subito in hotel per rinfrescarmi e
riposarmi un po'. La temperatura fuori è elevatissima e si rischia
un colpo di calore. In più, sotto la camicia mi trovo ad aver
indossato con un elastico una specie di tasca interna con una zip
nella quale ho nascosto denaro e carta di credito. Non si sa mai che
qualcuno mi rubi documenti e carta di credito come in parte è successo a
Vienna lo
scorso anno, nel mese di agosto. Orbene, questa tasca interna mi
dà fastidio perchè a contatto con la pelle la strofina e fa aumentare la sensazione termica producendo calore
e prurito. Affretto il passo, cercando lungo la strada le
poche zone d'ombra che a quell'ora, con il sole a picco, sono rare.
All'angolo con la Gran Via scorgo un Internet Cafè. Ne
approfitto per andare in rete e chiedo una postazione al giovane che mi viene incontro.
Mi assegna per "usuario" il codice 006LDY e la "contraseña" è
JHTN5S
con i quali navigherò in internet mezz'oretta al prezzo di 1.25 euro. Il rientro in
camera è piacevole e desiderato.
Farò adesso un
buon riposino pomeridiano che qui, in un paese mediterraneo, è
prassi accettata da chiunque. Dopo alcune ore di pausa, con ancora
il sole che fa da padrone nel cielo imponendo alti valori della
temperatura e riposato quanto basta per essere pronto alla prima
passeggiata nelle calleteres madrilene, decido di
uscire dal fresco e piacevole hotel nel quale alloggio. Ricordo che
mi trovo a 40º25'01'' di latitudine nord e a 3º40'08'' di
longitudine ovest. E'
la prima volta che mi trovo oltre questo meridiano di riferimento in
Europa. Le città di Roma, Amsterdam, Londra, Parigi, Vienna e
Berlino che ho
già visitato hanno valori di
longitudine positivi. Il bello è che il prossimo viaggio lo farò a
Lisbona che batterà tutti i record di longitudine ovest, perchè si
trova ancora più a occidente di Madrid. In strada c'è ancora caldo, ma questa
volta è decisamente più sopportabile di quando sono arrivato in
albergo. Mi guardo intorno. In Calle de Alcalá ci sono due
versi di percorrenza. Da una parte, verso sinistra, si va verso
l'inizio della Gran Via, in direzione della Plaza de
Cibeles e Plaza Indipendencia. Dall'altra, verso destra, si
va verso Plaza Puerta del Sol e quindi in Calle Mayor
e nella desiderata Plaza Mayor. Decido di andare prima
verso est, a Plaza Indipendencia, per vedere subito da vicino
la Puerta de Alcalá, naturalmente a piedi perchè il
tempo è a mio favore in quanto si va verso sera. Non è lontano e io
sono molto curioso di osservare tutto ciò che mi circonda.
Edifici e
loro stato di conservazione, monumenti, traffico automobilistico,
traffico pedonale, negozi e altro. Intanto la mia prima meraviglia è
vedere all'inizio della Gran Via, il cui nome mi colpisce per
la completa italianità del suo nome, si trova il famoso e
impareggiabile Edificio Metropolis. Vedo molti negozi e una
farmacia con la sua croce verde come insegna universale. C'è scritto
come ho detto prima "Farmacia" nello stesso modo come viene scritta in Italia. Finalmente
un posto all'estero dove si parla una lingua comprensibile, mi dico.
E' la prima volta che fuori dai confini trovo un nome identico a quello
italiano per indicare una farmacia. In inglese è Pharmacy, in
francese Pharmacie, in tedesco Apotheke, in olandese
Apotheek, in greco φαρμακείο, in danese e svedese
Apotek, in ungherese Gyógyszertár, in polacco Apteka
e via discorrendo. Anche in portoghese si scrive Farmacia.
Tuttavia, mentre la grafia è simile la pronuncia è diversa, perchè
nei due casi l'accento cade su una vocale differente. In breve, la parola in italiano è piana mentre in spagnolo e portoghese
è sdrucciola. Questo fatto mi fa provare un forte pulsione di
simpatia verso gli indigeni e una sensazione concreta di
radicamento, come se mi trovassi a
casa mia.
D'altronde, un secolo di dominazione spagnola in Italia
doveva lasciare qualche segno. Guardate che la questione della lingua viene spesso
sottovalutata, soprattutto in Italia. Nel Bel Paese non ci si
rende conto di quanto siano importanti le lingue straniere e la loro
conoscenza. Da questo punto di vista l'Italia è un paese che definirei
senza mezzi termini "provinciale" e come tale costretto a
misurare forti tassi di isolamento linguistico a livello internazionale. Ma
ritorniamo a Madrid. La Calle Gran Via che si trova vicino al
sede dell'Instituto Cervantes la percorrerò domani. |
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Adesso mi dirigo, in
leggera discesa, verso Plaza de Cibeles con la sua
fontana circolare davanti al monumentale e imponente Palacio de
Comunicaciones. La Fuente de Cibeles è molto bella.
La mia guida dice che questa fontana è dedicata alla
dea greca Cibele, sposa del titano Crono e madre di Atis.
Si tratta di una fonte di una proporzione minuscola rispetto alle dimensioni del Palacio de
Comunicaciones. La lascio alle mie
spalle e
continuo a camminare, sempre nella Calle de Alcalá, fino ad
arrivare alla Puerta de Alcalá con i suoi tre archi in
granito sulla sommità della quale campeggia l'iscrizione
«Rege
Carolo III Anno MDCCLXXVIII»,
cioè Reggente Carlo III 1778. La Puerta è uno dei monumenti
più celebri di Madrid. Guardata da lontano, come nella foto
degli anni '50 qui presentata, sembra che le porte siano
cinque. In realtà le due estreme non sono porte, ma semplici
campate esterne di forma rettangolare. E' alta circa venti
metri. Tra le tante cose da dire su questa bellissima opera
d'arte è che essa è arricchita da molti elementi decorativi
in marmo. Si trovano, per esempio, cornucopie, chiavi, putti
e, in cima alla costruzione, alcune sculture raffiguranti le
virtù cardinali. Rimango alcuni minuti ad ammirarla. Facendo i dovuti raffronti e tenuto
conto delle notevoli diversità, penso che questa porta
abbia molto in comune con Porta Fiorentina a
Viterbo, nel Lazio. |
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E'
una mia idea, non certo bizzarra, che mi viene in mente perchè
provo la stessa sensazione che provai quando la vidi per la
prima volta a Viterbo. Ripercorro
la stessa via all'incontrario, questa volta con la strada in
leggera salita. Supero di nuovo il mio hotel e passo davanti al portone centrale della Real Academia de
Bellas Artes de San Fernando che si trova di lato all'Hotel
Regina. Dalla porta centrale dell'edificio dell'Academia esce
un flusso d'aria fredda dovuta ai climatizzatori messi al
massimo di potenza. L'effetto è quello di far incontrare, sul
marciapiedi, aria calda della strada con l'aria fredda del
palazzo. Il risultato
è una sensazione piacevole di fresco che non vorrei che mai
cessasse. Penso piuttosto all'enorme spreco
di energia elettrica dovuto al funzionamento dei condizionatori. Tuttavia, ne colgo il
piacere perchè produce su di me e nei rari passanti un senso di frescura
piacevole. Dopo aver
superato la Real Academia de
Bellas Artes vedo in azione un giovanotto con
una macchina pulitrice delle strade, consistente in una
apparecchiatura funzionante ad aspirazione. Ha una tutina color
rosso del Comune di Madrid. Rimango colpito dal fatto che nonostante il caldo
lavora ininterrottamente senza fermarsi. Colgo nel suo sguardo un
che di precisione e di rigore nel pulire il marciapiede
che mi colpisce. Penso ai netturbini romani, che adesso si chiamano
ipocritamente "operatori ecologici", che quando spazzano
le strade lo fanno lavorando in
modo superficiale e non vedono l'ora di finire. Puliscono svogliatamente,
in gruppi di due, e trascorrono il tempo o a chiacchierare oppure fermi,
con il mento appoggiato sulle mani messe alla sommità del manico
della scopa, ad osservare pigramente ciò che li circonda. E alla fine lasciano qua e là alcuni mucchi di spazzatura non
raccolta. Qui un solo giovane fa molto meglio dei due pigri e
indolenti operatori ecologici della "città della lupa". La
questione mi mette addosso una sensazione di stima e ammirazione verso la città
di Madrid che riesce molto meglio della capitale italiana ad
essere più pulita ed efficiente. Insomma, non mi aspettavo per
niente una città orgogliosa della propria pulizia come invece
dimostra di essere Madrid. Nel frattempo arrivo in fondo a
Calle de
Alcalá dove ha inizio la bellissima Plaza Puerta del Sol.
Stiamo in pieno centro della Madrid antica. L'immagine è quella
della piazza principale di una cittadina, bella e splendente, piena di persone che
"vanno e vengono", indaffarate, perchè ci sono
uffici importanti,
come l'ufficio della posta centrale, del mercato rionale che qui si
chiama Mercado de San Miguel, del Municipio che in spagnolo
si dice Ayuntamiento, etc. Dunque, la Puerta
del Sol come teatro cittadino e luogo simbolo del centro
storico di Madrid. |
 |
In verità mi sento fortemente
attratto come se la piazza la conoscessi da sempre. Osservo i bei palazzi che la circondano. In realtà ci sono alcuni
particolari che mi sorprendono e che calamitano la mia
attenzione. TIO PEPE per esempio. E' un cartello luminoso
la cui iscrizione si trova sul tetto di un edificio della piazza con accanto
sulla sinistra l'immagine di una bottiglia che rappresenta un musicista con cappello e chitarra.
L'iscrizione completa è: TIO PEPE Sol de Andalucia
Embotellato - Gonzáles Byass. Un'immagine
che ho visto molto tempo fa e che è il nome di un liquore dolce.
Mi ricordo che a Poschiavo, in Svizzera, lungo la strada per
Saint Moritz negli anni '70 c'era un negozio di
alcolici, di sigarette e di cioccolato a prezzi economici che
vendeva questo tipo di bottiglia di sherry accanto all'altro
famoso vino portoghese Sandeman e al wisky
scozzese Chivas
Regal. |
Queste immagini hanno il potere di
farmi ricordare con la memoria a quando ero ancora un giovane
studente facendomi ricordare l'eccitazione nel comperare un
prodotto proibito di
natura internazionale che faceva volare la mente di chi non
era ancora diventato adulto ed aveva premura di diventarlo.
Tío Pepe viene prodotto a Jerez de
la Frontiera in Andalucia nella provincia di Cadice. Poi c'è la
statua equestre di Carlo III, il famoso "Re Alcade", che assume una
veste di grande importanza. In verità c'è tanto altro. C'è il
"simbolo" di Madrid che è un orso che si appoggia su due zampe a
un tronco di albero di corbezzolo, in spagnolo Estatua del Oso
y el Madroño. C'è la Iglesia de Nuestra Señora del Buen
Suceso. |
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C'è la statua
della Venere chiamata Estatua de la
Mariblanca, che ha un'origine molto italiana perchè
prodotta dallo scultore italiano Rutilio Gaci, comprata da
un altro italiano, di nome Turchi, il quale la portò in
Spagna e la pose qui nella piazza. E' di marmo bianco,
candido, di un candore che coloro che la trasportarono qui
la chiamarono "mariblanca". C'è il magnifico palazzo
chiamato Casa de Correos. Infine c'è la
cosiddetta Placa del kilómetro cero, ovvero la
piastra del "chilometro zero". Si trova posta di fronte al
cancello principale dell'edificio del Governatore ed è
una piastra orizzontale piastrellata sul pavimento che
rappresenta, sul piano geografico in un sistema di
coordinate direzionali in cui la piastra è l'origine
(chilometro 0) il punto iniziale delle sei strade
radiali che si irradiavano fuori della capitale. E
'diventato un luogo caratteristico di incontro e punto di
riunione. |
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Insomma ci sono tante
attrazioni belle e piacevoli. Nella parte ovest
della piazza c'è una biforcazione: calle Arenal da una parte e calle
Mayor dall'altra. Imbocco calle
Mayor e mi dirigo a Plaza Mayor, la straordinaria e
bellissima piazza seicentesca che rappresenta un raro gioiello di
bellezza artistica e di felice sintesi di storia e cultura della
città. La calle Mayor è una strada piena di negozi. Si vede che
siamo in pieno centro nella vecchia e piacevole Madrid. La salita
di calle Postas mi porta nella piazza un
vero gioiello di architettura e di storia di Madrid. La
visione della piazza è da mozzafiato. E' tutto un universo di balconi
e di pinnacoli che colpiscono per la loro rara bellezza
architettonica e cromatica. La perfezione rettangolare della piazza la rende
più grande di quanto non sia e, soprattutto, fa immaginare quanti spettacoli si sono succeduti qui dalla sua costruzione. Per
esempio quale
spettacolo è stato più suggestivo di quello di una corrida (qui ne sono state fatte molte) con i tori a fare inizialmente da
cacciatori e alla fine da vittime sacrificali. Anche qui c'è una statua
equestre come a Puerta Mayor che non è più di Carlo III ma di Filippo III, che poi fu
quello che commissionò la stessa piazza.
Sotto i portici di Plaza Mayor ci
sono delle tapas. In una di queste "metto sotto i denti"
qualcosina di tipico, di locale, ovvero una nuova portata di
gambas a la plancha, di patatas bravas (cioè di patate
fritte con una salsina piccante che sa di aglio) e un assaggio di
queso manchego, una specie di formaggio DOP di pecora.
Così in un solo colpo sono diventato un esperto di gamberetti
spagnoli, di patate e di formaggi locali. Rimarrei qui tutta
la sera. Ma sono troppo stanco per continuare a
camminare. Ritornerò sicuramente nei prossimi giorni. Le mie prime impressioni
su Madrid, naturalmente parziali e da prendere con riserva,
risentono del clima di festa che la vacanza porta con sé. La prima
cosa che mi colpisce sono i colori. Praticamente Madrid è una Londra
in
lingua spagnola. L'ho già detto prima e lo confermo di nuovo
dopo avere acquisito una intensa esperienza di vita di mezza
giornata (dal pomeriggio alla sera): la capitale spagnola mi ricorda
molto la città del Tamigi sia nei colori dei
caratteri delle parole presenti nelle insegne dei negozi (caratteri
neri su sfondo giallo), sia nella struttura cromatica della metropolitana
che presenta lo stesso logo londinese, sia nelle strade che si
sforzano di prendere a modello quelle londinesi. Insomma, fa
impressione trovarsi a Madrid e credere di essere a Londra. Ma la
cosa più singolare che non mi sarei mai aspettato di vedere è che non esiste una sola scritta
e alcun graffito sui muri e all'interno della metropolitana sulle
linee più frequentate. Su tutto, insomma, aleggia uno spirito di pulizia
che colpisce e impressiona favorevolmente. La mia impressione è che
Madrid sia una gigantesca, piacevole e straordinaria sagra di
paese. Proprio così. Mi viene in mente in modo istintivo mentre
osservo in Plaza Mayor lo stupendo e magnifico panorama,
mentre ascolto il suono di una fisarmonica, alla presenza di un
disegnatore di caricature delle turiste, ai tavoli dei bar della
Plaza, alla presenza di una statua di Felipe III che
risulta estranea in questa stupenda atmosfera di relax che si gode
osservando la piazza, con i turisti che fanno fotografie ovunque,
alla vista del saluto di un madrileno a un cameriere che serviva ai
tavoli, alle gigantesche e coloratissime bandiere che sventolavano
sui pennoni della Plaza, ai visi della gente, alle ragazze in
jeans e sigaretta, a tutto quello che una atmosfera di serena
libertà propone in una città bella e piena di vita che mi colpisce
fortemente. Un gigantesco circo, delicato e colorato, senza chiasso
ma festoso. Questa città già al primo giorno riesce a produrre
emozioni intense e tanta simpatia per tutto ciò che sa di spagnolo. |
Secondo giorno Venerdì 11 luglio.
La mia prima
mattinata madrilena mi vede di buon'ora subito fuori dall'albergo.
Ieri è stata una giornata caldissima e afosa. Oggi sarà come minimo lo
stesso. Compro bottigliette di acqua minerale naturale a ripetizione
durante il giorno. Con queste temperature sono preoccupato per l'impossibilità di
camminare liberamente come vorrei lungo le strade della città in orari centrali della giornata col sole alto.
I bollettini stilati dai servizi meteo europei sono catastrofici. Ovunque in
Europa il caldo provoca incendi e ci sono anche anziani morti per colpi
di calore. Dunque, dovrò per forza di cose programmare le visite che
prevedono lunghe camminate con attenzione e solo all'inizio e alla
fine delle giornate, cioè o al mattino o alla sera. Decido pertanto come prima
escursione di fare una visita
alla città a bordo di uno di quegli autobus che permettono di effettuare
il City Tour chiamato in genere "Sightseeing tour", con i suoi famosi
autobus color rosso a due piani. Qui si chiama Visitas turísticas e viene
organizzata dalla società Madrid Vision. Il prezzo per l'intera
giornata è di 9.62 € per gli adulti. Ci sono tre percorsi cittadini da
scegliere : Ruta 1 Madrid Historíco, Ruta 2 Madrid Moderno
e Ruta3 Madrid Monumental. Intrecciando le fermate tra i tre
percorsi riesco a "saltare" da un autobus all'altro e vedere quasi tutto ciò che c'è di meglio nel centro
città. Ho davanti a me la piantina di Madrid con le sue fermate e,
soprattutto, ho la cuffietta che mi permette di ascoltare in italiano la
storia dei monumenti e degli edifici più importanti davanti ai quali il
bus si sofferma. I vari percorsi visti attraverso il finestrino sono piacevoli e molto istruttivi. Molte cose le sapevo già,
altre sono una sorpresa, altre ancora una piacevole scoperta. Davanti a me scorrono le immagini, tutte bellissime, di questi
cari luoghi della storia e della cultura spagnola. Ascolto, con
attenzione nella cuffietta la sfilza di nomi dei vari luoghi nella melodiosa pronuncia
spagnola: Edificio España, Gran Via
(con
i suoi straordinari edifici in stile newyorchese), Plaza Puerta del Sol,
Calle Alcalá (dove c'è il mio hotel), Plaza Cibeles, Banco de España,
Paseo del Prado, Plaza de Canovas de Castillo, Museo del Prado, Estacíon
de Atocha (che è la stazione Centrale dei treni di Madrid), Paseo de Recoledos, Biblioteca National e, di fronte, il
Palacio de Justicia con a fianco il Museo delle cere, Plaza Colon che
approfondirò successivamente, Paseo de Castellana, Museo
de Ciencias Naturales. Tre ministeri in fila vicino alla fermata della
metro di Nuevos Ministerios,
seguiti da Plaza de Lima
e
"dulcis in fundo" l'Estadio Santiago Bernabeu con
tanti altri gioielli dell'architettura spagnola completano il giro
della Madrid antica, borbonica e commerciale che è un piacere osservare.
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 |
Cominciamo
dalla
Gran Via
che è una delle strade più famose e conosciute di Madrid.Inizia
in
Calle de Alcalá
vicino al mio hotel e finisce in
Plaza de España
(o viceversa). Questa strada è la più importante dell'intera capitale ed
è piena di cinema, teatri, ritrovi pubblici e privati, alberghi,
ristoranti e negozi. In questo bellissimo viale si notano stili
e varietà architettonici differenti. Per esempio c'è
l'impressionante cinema
Palacio de la Musica
che è un edificio
Art Déco,
mentre
l'edificio
La Estrella
è neoclassico. La
Telefonica
è addirittura un grattacielo che ricorda la New York degli anni
del primo Novecento.
La sensazione che provo è quella di una strada newyorchese,
trasformata in un gigantesco studio cinematografico
hollywoodiano. Una specie di Cinecittà per la produzione
di film ambientati nella New York di primo
Novecento.
Le diversità di stili apparentemente sembrano, a un palato di
intenditori, un miscuglio
indigeribile. A un'analisi più attenta, viceversa, gli
accostamenti risultano più gradevoli e alla fine si apprezza il
tutto come una felice sintesi di una "strada spagnola"
all'architettura del XX secolo. |
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Rimane il fatto che a un visitatore interessato come me questo
pout pourri
di stili permette di caratterizzare Madrid come una felice sintesi
tra passato Primo Novecento e futuro Duemila. L'Edificio
Metropolis,
di ispirazione francese, con la sua caratteristica cupola poi è un
gioiello, anzi un'icona che caratterizza la
Gran Via
in modo decisamente forte. Dopo un po' mi trovo in uno dei
tanti
paseo
madrileni. A Madrid ci sono almeno una trentina
di
paseo.
Sono riuscito a individuarli quasi tutti. Eccoli:
Paseo de la Regina Cristina, Paseo de
la Infanta Isabel, Paseo del Prado, Paseo de Recoledos, Paseo de la
Castellana e Paseo de las Delicias, Paseo de Santa Maria de la
Cabeza, Paseo de la Habana, Paseo de las Acacias, Paseo de las
Yeserias, Paseo Chopera, Paseo Molino, Paseo de los Pinos, Paseo de
los Melancólicos, Paseo Rey, Paseo Virgen del Puerto e Paseo Bajo de
la Virgen del Puerto, Paseo San Illán, Paseo del Quince de Mayo,
Paseo Ermita del Santo e Paseo Florida, Paseo Plasencia, Paseo de Ruperto Chapi, Paseo de Pintor Rosales,
Paseo Juan XXIII, Paseo de S. Francisco de Sales, Paseo Uruguay,
Paseo del Pintor Rosales, Paseo de Moret. Non escludo che ce ne
siano altri. Quelli che che più mi interessa ricordare qui sono il
Paseo de Recoledos, il Paseo del Prado e il Paseo de la Castellana.
Saranno solo questi tre che percorrerò a piedi nei prossimi
giorni per "gustarli" pienamente da vicino. E inizio subito
scendendo dall'autobus Madrid Vision proprio a Plaza Colón.
Il fatto è che avverto il bisogno
di qualcosa che mi ricordi il sapore del passato e della memoria
storica. Decido pertanto di soddisfare la mia curiosità di
vedere il monumento al grande Cristoforo Colombo. Sono al corrente della
querelle esistente nell'attribuzione della nazionalità al famoso
scopritore del Nuovo Mondo. Cristoforo Colombo o Cristóbal Colón? La
disputa sulle origini genovesi dello scopritore continua da secoli.
C'è un'intera letteratura giornalistica, storica, geografica che
mette di fronte le due ipotesi: italiano o spagnolo? Naturalmente io
sono dell'idea che il grande genovese fosse proprio di Genova e che
trasferendosi in Spagna chiese e ottenne la cittadinanza spagnola. E
per sembrare più spagnolo di quanto non fosse realmente è verosimile
l'ipotesi che si inventò il suo nome tradotto e manipolato in spagnolo Cristóbal Colón col quale
ottenne dalla Reina Isabel la possibilità di fare la
scoperta del Nuovo Mondo. Ma qui la disputa non ci interessa. Anche
perchè c'è un implicito riconoscimento delle Autorità indigene per
aver intitolato la strada di fronte al monumento proprio Calle
Genova. Ho introdotto il tema solo per ricordare che esistono
diversi monumenti nel mondo intitolati al nome di Colombo. Si
trovano in molti paesi principalmente europei e sudamericani, oltre
quello di Manhattan a New York. In Italia ce ne sono
tre: a Genova, a Milano e a Rapallo. Bene. Raggiungo la piazza e
rimango deluso per le dimensioni contenute del monumento. Dico la
verità: mi aspettavo qualcosa di decisamente più grande. Ma non
importa, la storia non dipende dall'altezza dei monumenti (comunque
è alto 17 metri). La mente vaga
per i ricordi di scuola, di quella data, il 1492, che per noi
italiani (penso ai genovesi) rappresenta un valore storico
fondamentale. Sono
curioso di leggere tutte le iscrizioni presenti alla base della
colonna. Faccio decine di giri intorno alla base perchè avverto la
forte sensazione che questo monumento rappresenta uno degli eventi
storici più famosi al mondo, legato com'è alla scoperta dell'America
nel 1492. Con una calligrafia quasi impossibile da decifrare, per la
evidente trasandatezza della superficie in cui è scritta nella
facciata sud del basamento, leggo che :
«Remando
Alfonso XII se erigio erte Monumiento por iniciativa de Titulor del
Reino».
Nella facciata nord c'è solo la data del 1885, mentre nelle altre due
facciate ci sono solo figure scolpite. La statua è di marmo bianco,
probabilmente di provenienza italiana. La giornata è calda e il sole
dà fastidio. Sono praticamente l'unico turista interessato alla
statua. La piazza è gradevole e interessante. A fianco c'è la bella
sagoma dell'armonica e imponente Biblioteca Nacional e del Museo Arcqueológico Nacional.
Il Paseo de Recoletos poi è un grande e ampio viale a molte
carreggiate e corsie. Per alcuni aspetti in concomitanza col
nome di Colón mi ricorda il viale Cristoforo Colombo a Roma che ha
anch'esso quattro carreggiate e per ciascuna di esse tre corsie.
Convergenza fortuita del nome del Nostro. Guardo di profilo il
monumento. Però, mi dico, è proprio bello. Cristoforo Colombo da
lassù, in piedi sulla colonna, appare un vero Gigante delle
scoperte geografiche. Mentre sto osservando di nuovo la
facciata del basamento del lato nord, dove si trovano una nave e
un globo e le parole "A Castilla Y León Nuevo Mundo Dió
Colón", improvvisamente spunta dal nulla un giovane immigrato che si
rivolge a me dicendo che lui ha capito che io sono italiano. Si
presenta dicendo che lui è egiziano e che è stato in Italia tante
volte e che ha una sorella che vive a Milano. Sbalordito dalla sua
buona pronuncia italiana e dal fatto che ha individuato la mia
nazionalità senza che io parlassi una sola parola rimango senza dire
nulla. Bassino e rotondetto il giovane mi invita a
chiacchierare e mi chiede di fargli una foto. Quando viene a sapere
che sono siciliano e che ho provo tanta simpatia per l'Islam mi
propone di trascorrere la mattinata con lui. Ma io inflessibile non accetto, perchè ho premura di
continuare il mio giro turistico che non ammette perdite di tempo e
aumento inutile dell'entropia. Gli faccio tanti auguri, lo
saluto e dimentico l'episodio. Non ho molta fame ma molta sete e
pertanto decido di mangiare qualcosa qui vicino in modo tale da bere
subito qualche bevanda fresca. Mi sposto a
poche centinaia di metri nel viale alberato del Paseo de Recoletos per trovare
un ristorante dove mettere sotto i denti qualcosa. Trovo un'isola di
verde con una specie di piano bar all'aperto, dove un pianista sotto gli alberi
suona musica orecchiabile da film. Si chiama Cafè Restaurante
El Espejo. Fa al caso mio. Mi seggo e al
cameriere chiedo di portarmi pulpo alla vinagrette e
medijones al vapore con una birra fresca. Anche qui il
cameriere capisce che sono italiano e con tanta gentilezza mi dice
che lui è stato a fare il cameriere a Firenze e che gli piace il calcio delle squadre
italiane. Ricambio facendogli notare che le squadre
spagnole sono più forti di quelle italiane, ma mi trattengo
dall'andare oltre perchè in verità a me il calcio non piace per
nulla. Anzi. Mi irrita. A me piace il rugby, soprattutto quello
giocato dalle squadre anglosassoni e celtiche del Six Nations.
Per quanto riguarda il calcio un'ultima osservazione. Quando con
l'autobus Madrid Vision sono passato a fianco dello Estadio Santiago Bernabeu
ho notato che improvvisamente l'interesse dei turisti presenti nel
veicolo è aumentato al massimo. Ho visto cose inaudite: vecchietti che
hanno effettuato torsioni del busto di quasi 180°; più di un
finalista olimpico della ginnastica, per vedere il più
a lungo possibile la
facciata dello stadio; giovani e meno
giovani di entrambi i sessi che con eccitazione descrivevano nelle
loro lingue chissà quali grandi gesta dei loro calciatori preferiti
e persino l'audio della mia guida ha parlato con enfasi di questa
"ottava meraviglia" del mondo. Faccio gentilmente notare
con amarezza che per i veri gioielli
della cultura spagnola poche persone sul bus hanno mostrato vero
interesse. Non ho parole per sintetizzare il
fatto. Mi rendo conto tuttavia che il mondo è variegato e spesso
abbondano più di tutti coloro che non la pensano come me. Rimango
della convinzione che il calcio è uno sport stupido e noioso. A fine pasto, con
un sole decisamente potente che emette raggi luminosi sempre più
caldi a perpendicolo sulla mia testa, rientro
in hotel percorrendo a piedi il Paseo de Recoletos
fino a Plaza Cibeles per svoltare a destra nella salita di
Calle de Alcalá fino all'hotel Regina. |
Il pomeriggio mi vede
protagonista di passeggiate in pieno centro. Io non sono un turista
che vuole visitare tutto. Mi definisco un turista che ama la
lentezza delle visite, alla Kundera. Preferisco vedere e visitare
meno cose ma gustarle più a lungo, come un cono gelato
che si lecca a poco a poco. Dunque, piuttosto che fare improbabili
viaggi a rincorrere tutti i luoghi turistici da visitare (il famoso
99% di tutto ciò che c'è da vedere) preferisco visitare solo il 50%.
E poi non si sa mai che si possa ritornare in seguito sui "cari
luoghi del delitto" per visitare il resto, con calma e piacere lento
della scoperta. Dunque, passeggiata tranquilla all'insegna degli
approfondimenti.
Calle de Alcalá, Edificio Metropolis, Gran Via, Calle Montera.
Nella
Gran Via
entro in una libreria per acquistare un libro in lingua spagnola che
desidererei regalare. Mi interessa anche vedere da vicino come è
strutturata all'interno e che tipo di proposte presenta. La libreria
è grande ed è distribuita su più piani. E' un piacere visitarla. La
trovo interessante anche per osservare che la narrativa spagnola ha
grande successo e le proposte di romanzi nella lingua di Cervantes
traboccano. Ci sono centinaia di proposte più o meno accattivanti.
Sono colpito da tanta abbondanza. Cosa dire di più dopo questa
immersione totale nel privato della cultura letteraria spagnola?
Come italiano comincio a provare invidia per i cari cugini spagnoli.
Sono riusciti a superarci in lungo e in largo. Questa è una verità,
non un'opinione. Essere spagnolo, oggi, è trend. La Spagna è
diventata protagonista in molti campi della cultura e della società
in Europa. Fa tendenza, non c'è che dire. E questo indipendentemente
dalla pessima reputazione politica che hanno i governi italiani. Gli
spagnoli e i loro politici hanno lavorato sodo e bene, riuscendo a
produrre un vero e proprio miracolo spagnolo. Hanno una capitale
pulita, ordinata, piacevole, con tutte le facciate degli edifici
messe a nuovo. Ma, soprattutto, vivono il loro boom,
che continua da due decenni, con forte propensione al miglioramento
e all'innovazione. Sono orgogliosi delle loro tradizioni e della
loro cultura. Non per nulla, nel 1808 hanno battuto in battaglia
anche Napoleone nella cosiddetta Guerra de la Independencia
Española. Ma poi, mi chiedo, dove nascondono la spazzatura
di giorno? Non c'è un solo cassonetto in giro e le strade sono
sempre pulite. Vuol dire che puliscono le strade in tutte le ore del
giorno ininterrottamente fino a notte inoltrata. E' così difficile
farlo anche a Roma? Si! E' difficile, anzi sembra impossibile
nonostante Roma abbia delle amministrazioni comunali di
centrosinistra da decenni. E poi hanno una bella città, ben servita
da trasporti efficienti. Hanno 11 linee metropolitane e un servizio
di autobus da fare invidia a Londra. Imbocco adesso
Calle Montera.
Qui trovo la prima novità che mi colpisce. Avevo visto in precedenza
tante giovani donne in piedi in attesa, ma non avevo dato peso al fatto. Adesso
che guardo con attenzione capisco di che cosa si tratti. Sono
prostitute! Giovani donne, quasi sicuramente sudamericane che
si prostituiscono. Mi ricordano un passo del Don Chisciotte
di Miguel de Cervantes quando scrive: "La senda de la virtud es
muy estrecha y el camino del vicio, ancho y espacioso", cioè che
"la via della virtù è molto stretta e la strada del vizio ampia e
spaziosa". La mia sorpresa è grande perchè non avevo mai
visto, a due passi della piazza centrale di Puerta del Sol,
donne che avessero la sfrontatezza di presentarsi a fare il più
antico mestiere del mondo. Nella mia ingenuità credevo che per il decoro della
città la
polizia non permettesse loro di farle rimanere nei posti strategici della
città. Mi fermo a osservare. Le
"ragazze" non mi sembrano impaurite per nulla. Anzi. Sono sfrontate
quanto basta e non soffrono di alcun complesso di inferiorità. Sono anche
scaltre perchè non sono aggressive.
Aspettano. Con pazienza e caparbietà, aspettano di essere
avvicinate. C'è un fugace controllo di due poliziotti che
verificano i documenti a una di queste signorine ma non c'è alcun tentativo di contestazione.
Evidentemente conoscono le leggi e i loro diritti. E poi parlano spagnolo come
lingua madre e probabilmente hanno anche la cittadinanza spagnola.
Rimango sconcertato dal fatto che ci si possa esibire in maniera
così irriguardosa nei confronti della gente che passa più o meno
velocemente. Ma vedo che le persone sono praticamente immunizzate, come
se non facessero caso al "teatrino dell'attesa" e del controllo dei
documenti. Non vedo curiosità da parte degli indigeni. E' un segnale che il fatto
è stato completamente digerito e, dunque, come se non esistesse. Ci
sono ragazze di tutti i tipi. Alte e magre con volti scavati, basse
e grasse con visi paffuti e sottomento pronunciato. Tutte attendono
quasi annoiate. Percorro
Calle Montera per intero e mi ritrovo in Plaza di Puerta del
Sol davanti al simbolo di Madrid, ovvero davanti alla statua di bronzo
raffigurante un orso in piedi intento ad annusare i frutti di un madroño,
cioè di una pianta di corbezzolo. Vedo qualche turista che fa delle
foto. Io non ho la macchina fotografica e, dunque, posso solo vedere
per ricordare. Ora che ci penso non ho mai visto una pianta di corbezzolo in vita mia.
Di sorbo si ma di corbezzolo no. E dire che
a colazione, da decenni, per dolcificare il latte metto sempre un
cucchiaino di miele al corbezzolo. Me lo ha prescritto il mio
allergologo, a causa di una allergia al polline di cui sono affetto.
Comunque sia, questo corbezzolo si presenta come se fosse un
gigantesco broccoletto barese, tutto fusto e in cima l'addensarsi delle
infiorescenze di cui quella principale al centro costituisce la
parte commestibile da cucinare.
Il fatto è che in Italia il miglior miele al corbezzolo si trova
quasi esclusivamente in Sardegna. |
 |
Non mi sembra
però il
caso di attraversare il mar Tirreno per togliermi la soddisfazione di vedere un alberello
di corbezzolo. Dunque, il madroño, a parte la sintonia con Madrid,
credo rimarrà ancora una pianta per me sconosciuta. Per rimanere
poi in tema di compartecipazione propongo qui la similitudine di due vie, chiamate entrambe
MADRID. La differenza
sta nel fatto che una si trova nella capitale spagnola e l'altra,
vicino casa mia, nella capitale italiana. Curioso no? La scritta
Q.XX significa Quartiere 20° della città di Roma. |
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Nel frattempo mi viene da pensare che sono a Madrid da due giorni e non ho
ancora assaggiato un solo dolce locale. Urge pertanto coprire questa
"falla
turistica". In piena Plaza Puerta del Sol nel lato ovest
della piazza c'è una pasticceria
indigena che presenta una vasta gamma di specialità dolciarie
spagnole. Si trova esattamente all'uscita della fermata Sol della
metro. Si tratta de La Mallorquina, una pasticceria-bar
molto famosa in città per le varietà di dolci proposti. Deve il suo nome al primo proprietario
che era originario di Mallorca. Capite subito che al
femminile la pasticceria non poteva non chiamarsi che
Pastelleria
La Mallorquina. Delizioso il
pan di Spagna, i napolitanas alla crema e i rosquillas
de San Isidro. A Roma abbiamo i bignè di S. Giuseppe
nella doppia versione alla crema e alla ricotta. A me piacciono
quest'ultime. Ma questo è un altro discorso. Ancora è presto per
andare a cena così il tardo pomeriggio lo trascorro prima in
Plaza Mayor e poi a Plaza Del Sol dove, in Calle
Tetuán, 15 ho un appuntamento che coniuga cibo e politica. Si
tratta di una "tapas" importantissima nella storia di Madrid e della
Spagna. In poche parole questa "tappa del gusto" si chiama
Casa Labra, ed esiste dal 1879, anno in cui fu fondato il
Partido Socialista Obrero Español. Si, proprio così. Il famoso
PSE nacque proprio qui in questa vecchia taperia. Sulla porta
di entrata del locale vi è scritto che non si accettano carte di
credito degli Estati Unidos. Quando si dice che le radici
sono quelle... Attenzione. Non è una cena. Si tratta solo di un
piccolo spuntino fatto solo di due crocchette, una croqueta de
bacalao e un'altra di patatas con una piccola barra de
pan e un bicchiere di birra alla spina. Un vero e proprio bagno
di politica spagnola! Unico particolare, oltre il gusto di queste
gustose croquetas, è che mi sono scottato la lingua, perchè i
"ristoratori comunisti" mangiano proprio caldo e il cibo scotta
parecchio. Qui è facile fare le ore piccole. Il centro di Madrid,
ovvero Puerta del Sol, è piena di gente. Un incredibile
numero di persone, soprattutto giovani, la affollano, chiacchierando
come solo gli spagnoli sanno fare, con gusto, esagerando. Rimango
fino a sera inoltrata perchè dopo l'antipasto a Casa Labra
vado a cenare da Sobrino de Botin, anzi alla Antigua Casa
Sobrino de BOTIN, in Calle de Cuchilleros 17 uno dei
riferimenti più famosi della cucina tradizionale madrilena. Il menù
è quello standard della casa e consiste in un piatto chiamato
Gazpacho (una zuppa all'aglio) e un secondo chiamato
Cochinillo (maialino al latte al forno a legna). Tutto gustoso.
Spero solo che questa notte non passerò dei guai perchè digerire
l'aglio in una zuppa non dovrà essere facile. Speriamo bene. |
Terzo
giorno Sabato 12 luglio. |
Questa mattina esco
dall'albergo con il chiaro intento di visitare la parte sud del centro storico.
Qualcuno chiama questa parte della città, la Madrid borbonica.
In ogni caso un tempo qui c'era solo campagna impiegata a produrre
ortofrutta, tanto da essere chiamata "il Prado", cioè "il Prato".
Adesso, sembra essere diventata una specie di City londinese con la
presenza di edifici di chiara matrice politico-economico-finanziario.
Ci sono il Banco de España, la Bolsa de Comercio, il
Palacio de Linares, il Congreso de los Dipudatos, il
Ministero de Agricoltura. La strada principale è il Paseo
del Prado col chiaro intento di introdurre l'importanza del
museo più importante di Madrid e uno dei più affascinanti musei che
propone percorsi
storico-artistici dell'intero pianeta. A Madrid non c'è solo
il
Museo del Prado. Ci sono il
Centro de Arte Reina Sofia, il Museo del Ejército, il
Museo Nacional de Arte Decorativa, il Museo Thyssen-Bornemisza, il Museo Naval; e
la Real Academia de la Historia, la Real Academia Española e il Teatro Español. Non dimentichiamo poi la spettacolare Stazione
centrale di Madrid, chiamata Estacíon de Atocha, il Parque
del Retiro, la Plaza Emperador Carlos V ed altro e avremo la
chiara consapevolezza della ricchezza del quartiere.
Dunque il Paseo del Prado che parte da Plaza Cibeles e
va giù a sud verso Plaza de la Lealtade e Plaza Canovas
del Castillo. Insomma un tratto di autostrada della cultura
madrilena. Ero già stato qui il primo giorno quando ho visitato la
Puerta de Alcalá. Ci sarebbe da scrivere per giorni per riuscire
a dare senso a ciò che c'è qui. Esistono delle buone guide di Madrid
che parlano approfonditamente dei tesori esistenti nei vari edifici
museali, in particolare al Prado e al Centro de Arte Reina
Sofia. A me rimane il compito di vedere e osservare quello che
mi è possibile. Non basterebbe una intera settimana per vedere tutto
ciò che viene offerto al pubblico. Si va dalle
tele spagnole di Velázques e di Goya tanto per parlare
dei due massimi esponenti della sola pittura spagnola. Poi ci sono quelle della pittura
fiamminga, italiana e francese, alcune delle quali sono collezioni
uniche al mondo. Non voglio dire nulla di più se non di ringraziare
la cultura spagnola per le belle emozioni che regala nel mondo
dell'arte.
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La Estación de Atocha mi colpisce per il suo
caratteristico padiglione a forma di pagoda. E' la stazione centrale
ferroviaria. In parte rassomiglia più a Milano centrale che a
Roma Termini. E' abbastanza antica e prestigiosa. Il servizio
ferroviario iniziò nel 1851 quando ancora non esisteva lo Stato
unitario italiano. In Italia la più antica tratta ferroviaria fu
la ferrovia Napoli - Portici, prima linea ferroviaria in
assoluto costruita nel Mezzogiorno e inaugurata nel 1839
con una locomotiva a vapore chiamata naturalmente "Vesuvio". Non
sottovalutiamo questo fatto. La mia guida dice che "la parte
vecchia della stazione fu una delle prime grandi costruzioni in
vetro e ferro battuto. E' in pratica una specie di vero e
proprio hub che mette in comunicazione la stazione ferroviaria
con una fermata della metro di Madrid della linea 1, chiamata
fermata Atocha Renfe, con la stazione dei treni a corta e
media percorrenza, chiamata Atocha Cercanias, e dulcis in
fundo con la recente Puerta de Atocha, dei treni ad alta
velocità chiamata AVE. |
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La passeggiata continua
perchè dalla piazza della stazione di Atocha inziano a seguire una
serie di Ronde che si chiamano rispettivamente Ronda Atocha,
Valencia, Toledo e Segovia che circondano l'intero centro sud
cittadino come una specie di Gran Raccordo Anulare come a Roma. E' l'ora di pranzo ed io ho un po' di
fame. Decido di andare a mangiare qualcosa al Museo del Jamón
per assaggiare il famoso prosciutto spagnolo, qui chiamato Jamón
Ibérico. Sembra che a Madrid la catena di
negozi chiamati tutti con lo stesso nome, cioè El Museo del Jamón
siano una istituzione.
Questi locali non sono dei veri ristoranti. L'insegna all'esterno
dice che sono contemporaneamente Cafeteria, Charcuteria e
Restaurante. E' come dire in Italia che un locale è
contemporaneamente un ibrido di Bar, Rosticceria e
Ristorante. Hanno comunque tutti un elemento che li
caratterizza in modo particolare e li accomuna rendendoli simili:
vendono e fanno mangiare il prosciutto spagnolo. In particolare io
scelgo il locale che si trova in Carrera de San Jerónimo 6,
a pochi metri dalla Puerta del Sol. Devo dire la verità: sono
molto perplesso. Credo di avere un pregiudizio. Per me che provengo
da un paese che è la patria dei prosciutti, dove si mangiano il
prosciutto di Parma e quello di San Daniele, tanto per fare i primi
due nomi che mi vengono in mente, mangiare un prosciutto spagnolo mi
imbarazza. Ma spesso, in questi casi, è possibile superare certi
pregiudizi osando e così decido di fare questo assaggio per
togliermi questa curiosità. Sono quasi le due del pomeriggio, di un
pomeriggio di fuoco, che mi vedono entrare in questo locale fresco e
invitante. Devo
dire subito che l'architettura del negozio, con una parete
foderata in legno e un bancone enorme e lunghissimo somiglia più a
un saloon texano che a un museo della ristorazione madrilena vero e
proprio come pretende di essere. Tuttavia l'ambiente è stato architettato con cura, ed è
invitante anche in considerazione del fatto che è spazioso e pulito.
Nelle immediate vicinanze non vedo tavoli a cui sedersi mentre, alle
spalle del bancone, sono appesi molti prosciutti interi che danno
una piacevole sensazione di abbondanza. Decido di ordinare al banco
alcuni panini di jamón ibérico con un bicchiere di viño
tinto, cioè rosso. Dopo pochi minuti mi vengono serviti in un
piatto. Sarà stata la freschezza e la fragranza dei panini, sarà
stata la fame, sarà stato il prosciutto che è risultato al mio
palato una novità originale con un gusto molto simile a quello
italiano detto "di montagna", saranno stati il colore dei cibi e la
cortesia del personale che mi ha servito, fatto sta che ho fatto il bis
sia di
panini che di bicchieri di vino. Certo questo jamón ibérico,
marcato Bellota, non è proprio dolce e rosato come lo può
essere un prosciutto di Parma dolce. Ma non è male. Completo il
tutto con uno squisito caffè ed eccomi di nuovo in strada lungo la Calle de Alcalá.
Si ritorna in hotel a fare la siesta.
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Questa sera il programma prevede una cena
caratteristica. Nella mia guida si dice che la miglior
paella alla marinera (cioè di pesce) a Madrid si mangia al
Restaurante
"La Barraca", in Calle de la Reina che è una strada stretta e
parallela alla Gran Via, situata sul lato nord vicino alla metro Gran Via
a pochi passi dall'edificio Metropolis. E' sera e devo assolutamente mangiare questa
pietanza perchè il tempo stringe e non posso rimandare la conoscenza di
questo piatto famoso della cucina spagnola. La paella più
conosciuta è quella alla valenciana (al pollo) che è nominata spesso in
Italia come l'alternativa spagnola al risotto italiano e dato che a me piace
il
pesce si tratterebbe, un po' ironicamente, dell'alternativa spagnola al "risotto alla
pescatore" italiano. Quella che voglio ordinare è una "paella di mariscos" ma ci sono anche paelle di altro tipo come alla
carne, alle verdure e miste. Entro nel locale. Mi aspetto che sia pieno di gente.
Invece non c'è quasi nessuno. tranne una coppia di signori anziani
a un tavolo nella sala all'entrata che aspettano le pietanze. Mi riceve una gentile signora che sembra la titolare del
ristorante. Le dico che sono italiano e che desidererei assaggiare la
paella marinera della Casa. Buenas tardes. Yo quiero comer la
Paella! Il mio spagnolo non sarà perfetto ma è prezioso perchè
mostra da parte mia il dovuto rispetto della lingua locale. Vedo la signora perplessa e meravigliata della mia
richiesta. Preoccupato per qualcosa che non avrei dovuto dire, mi informa
che la paella è un piatto cucinato all'istante e che per essere
realizzato dal cuoco è necessario produrne una quantità per
almeno due persone. E siccome io sono solo, non è possibile
esaudire il mio desiderio. Chiedo alla signora che sono disposto ad
aspettare che altri clienti la ordinassero quando entrano un giovane e
una ragazza che chiedono di mangiare anche loro la paella. La signora mi
tranquillizza dicendomi che sono stato fortunato. Bien, gracias,
rispondo. Mi rivolgo ai due giovani per ringraziarli per avere
richiesto quella pietanza quando mi accorgo che sono
italiani, liguri in particolare. Accettano i miei ringraziamenti
e si siedono a un tavolo vicino al mio. |
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Trascorre una buona
mezz'ora prima che il piatto si presenti sul mio tavolo. Questo depone
bene perchè vuol dire che non si tratta di avanzi o di pietanza cucinata
il giorno prima. La signora tutta contenta mi porta un enorme piatto di riso con una quantità
incredibile di crostacei. Ci sono gamberi, cozze, vongole, gamberoni
tutti presenti in un enorme piatto. A me dà l'impressione di essere una
miscela di risotto mischiato con zuppa di pesce o, vista l'origine dei
miei due connazionali, con "caciugo" ligure nel quale prevalgono i
crostacei. Con del buon vino blanco de la Casa chiamato Viña Sol.
La paella a base di pesce è veramente
squisita e non ha nulla a che vedere con quella cucinata con i
sacchetti colorati comprati al supermercato. Il piatto si presenta bene,
è abbondante, ha il riso cotto al dente e cucinato con gusto. Esco dal
ristorante soddisfatto. |
Quarto
giorno Domenica 13 luglio.
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Oggi il programma mattutino prevede di
visitare principalmente luoghi religiosi. Il calendario è:
Catedral dell'Almudena
dove ascolterò la messa, poi S. Francisco, e dulcis in fundo
Palacio Real de Madrid con vista su
Rió Manzanares con guida in italiano. E' domenica e la giornata festiva
invita alla visita del grande e sfarzoso Palazzo Reale di Madrid, compresa la
Catedral de la Almudena altro piatto interessante del menù
mattutino. Intanto perchè questa visita? Due le ragioni principali.
In primo luogo il palazzo fu costruito per stupire. Qui i reali
spagnoli non si sono discostati in nulla dallo stesso atteggiamento degli
altri regnanti d'Europa del tempo. "E' necessario che gli altri
parlino di noi perchè abbiamo un Palazzo Reale da invidiare". Lo
stesso è stato a Vienna, a Parigi e
persino a Bucarest con la Casa Poporului simbolo della
dittatura di Ceausescu. Probabilmente sarà stato questo il pensiero
che è passato nella mente dei regnanti d'Europa nei secoli del tardo
Secondo millennio. E ci sono riusciti, perchè nel nostro Continente
si trovano decine di palazzi reali che stupiscono veramente. In
secondo luogo, lo abbiamo accennato nella premessa, il Palacio
Real si trova sullo stesso luogo della nativa
Roccaforte dei Mori chiamata, nei secoli di fine primo
millennio, Alcázar, parola chiaramente araba che significa
il castello (القصر).
I Mori lo avevano costruito per i loro emiri due
secoli prima della fine del sogno arabo di espandersi in Europa
lungo la via occidentale della Spagna.
L'Enciclopedia Treccani traduce
la voce qaṣr (attenzione con il puntino sotto la esse) con
"castello, forte e, anche, palazzo di principi o governatori. È
usato nella toponomastica di paesi di lingua araba, persiana e
turca, sia nella forma qaṣr dell’arabo classico, sia nella
forma dialettale qṣar. In Spagna, unito all’articolo arabo
al-, ha dato origine al nome comune e toponimo alcázar". Se
avevamo qualche dubbio adesso non lo abbiamo più.
In Spagna ci sono diversi Alcázar. C'è quello
di Siviglia, chiamato
Alcázares Reales de Sevilla,
Cordova, Segovia, Toledo e San Juan, tutti luoghi lussuosi e
bellissimi nella loro architettura. Tra l'altro
Luis Paret y Alcázar
fu il nome di un pittore madrileno della seconda parte del
Settecento, allievo di Velázquez che dipinse quadri sacri. Così come
Nicola
Granèllo fu un altro
pittore, morto a Madrid, ma italiano di Genova, che si recò a
Madrid nel XVI secolo per eseguire gli affreschi proprio nella
Real Alcazar. Dunque, esistono due buoni motivi per visitare
questa interessante reggia madrilena e trascorrere piacevolmente le
ore antimeridiane. Dopo due fermate della metro linea 2, da Sevilla
a Opera (alle spalle del Teatro Reale) con fermata intermedia
di Sol, arrivo nella Plaza de Oriente a mattinata inoltrata.
Il caldo comincia ad essere inaccettabile ed io con due bottigliette
di acqua minerale al seguito bevo ripetutamente per evitare
disidratazioni perniciose. La statua equestre di Felipe IV è
lì, nel centro della Plaza, con l'iscrizione: PARA GLORIA DE LAS
ARTES Y ORNATO DE LA CAPITAL ERIGIO ISABEL SEGUNDA ESTE MONUMENTO
alla base del monumento. |
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Sembra dire ai visitatori di fare
attenzione perchè alle sue spalle ci sarà il Palacio Real che
il padre, il Rey de España Felipe V, ordinerà di
costruire. La piazza è molto bella ma la mancanza di alberi non
produce ombre desiderate e la presenza di tanta ghiaia e pietrisco fastidiosi
da calpestare aumenta la sensazione termica. La calura
è terribile. Il mio cappellino non basta a coprirmi il capo dal sole
che picchia come se fossimo nel sahara, che in arabo
significa proprio "deserto". Non c'è molta gente in giro. Vedo pochi
turisti. Probabilmente sono già venuti per tempo, con il fresco
della mattina e adesso sono in qualche zona di Madrid a gustare
qualche venticello artificiale dei loro alberghi, come il
"ponentino" romano. Urge mettersi al riparo. Lo
faccio entrando nel Palacio e mi aggrego a un gruppo italiano
diretto da una ragazza spagnola che parla italiano. Ad osservare attentamente il Palacio Real con i suoi sontuosi
interni che la guida ci illustra abbondantemente, mi viene in mente un
passo dell'opera
La vida es sueño
di Pedro Calderon de la Barca. L'autore, drammaturgo teatrale, nato
a Madrid nel 1600 e morto sempre a Madrid 81 anni dopo, è un vero
madrileño
che ha scritto una ponderosa serie di tragedie tutte straordinarie.
Nella Scena terza del Secondo atto, Sigismondo, dopo essersi
svegliato dal sonno causato dalla bevanda soporifera
somministratagli da Clotaldo, il suo guardiano, esclama:
«Cielo
aiutami che vedo? [...] Non mi spaventa ciò che vedo, ma stento a
credervi. In questi palazzi sontuosi, io? Io, fra preziose stoffe e
broccati? [...] sarebbe un errore dire che sogno: so bene che sono
desto».
Immagino quanti personaggi che hanno visitato questo Palazzo saranno
stati d'accordo con le parole di Sigismondo per aver potuto vedere i
bellissimi saloni realizzati tra l'altro da un italiano di nome
Sabatini. |
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In una sala del palazzo la ragazza spagnola che ci fa da
guida ci informa che un piccolo armadio presente in un angolo è
chiamata stipu. Questo mi fa ricordare i legami esistenti tra
la Spagna e il meridione d'Italia dove un piccolo armadio viene
chiamato in dialetto esattamente "u stipu" nella stessa maniera come
lo chiamava Carlo III.
All'uscita decido di osservare la vallata sottostante al
Palacio da dove si vede la Valle del Manzanares. Il panorama
è bello e la vallata è assolata ed è difficile scorgere il fiume. Il
Rió Manzanares si scorge appena e suscita poco interesse,
almeno da questa distanza. Fa uno strano effetto osservare
un fiume di piccola portata in un ambiente desolato. Mi
ricorda i fiumi siciliani che sembrano in estate dei rigagnoli più
che dei veri e propri fiumi. Decido di entrare nella Catedral per
visitarla. Il nome completo della cattedrale è
Catedral de Santa Maria la Real de la Almudena.
Si trova in Plaza de la Armería, vicino al Palacio Real,
ed è dedicata alla patrona della città, la Virgen de la Almudena.
La Catedral ha pianta a croce latina, con tre navate e
transetto. E' stata costruita in stile architettonico tutto nuovo
(soprattutto neogotico, ma anche neoromanico e neoclassico). Ha un
bellissimo organo a canne, una bella cupola ed è stata consacrata da
poco, una
decina di anni fa, da Papa Giovanni Paolo II come Catedral de
Madrid. Quello che mi colpisce immediatamente è il colpo d'occhio
neogotico. Le colonne in particolare sono in stile neogotico e
lasciano intendere una diversità di architettura che nasconde un
orgoglio nazionalistico di differenziarsi dal solito stile romanico
barocco italiano. Sono in pratica simili alle stesse colonne di
S. Paolo dentro le Mura a Roma, che è una Chiesa protestante episcopale
americana che si trova in via Nazionale a Roma. L'interno come al
solito invita al
raccoglimento e alla meditazione. Ne approfitto godendo della
temperatura piacevolmente fresca esistente nella navata centrale. Penso a
quanta storia ci sia all'interno di queste mura. Lo stesso interno
della cupola in colore blu aiuta molto e piacevolmente a riflettere
su dove sia andata la bussola della cattolicità in questo grande
paese che lega insieme grande religiosità e forti segni di
intransigenza laica per negare l'ortodossia della fede. Belle sono anche le
vetrate policromatiche. Non c'è che dire è una bella cattedrale.
Bene. Nonostante il caldo sia sempre l'avversario da battere mi
incammino per la mia passeggiata preferita. Quale? Si tratta del
quadrilatero Gran Via-Plaza España/Calle
Bailèn-Plaza de Oriente/Calle Arenal/Puerta del Sol-Calle de Alcalá.
Lungo questo tragitto mi attrae moltissimo
Plaza España.
Perchè? Per due ragioni. In primo luogo considero questa piazza un
piccolo parco-giardino limitato e racchiuso da colossali edifici che la circondano.
Si tratta dei due edifici della
Torre
Madrid e dell'Edificio España.
In realtà questo mini
parco mi ricorda
quando ero bambino e vivevo in un paesino siciliano alle falde
dell'Etna e mio padre mi portava a Catania a passeggiare nel
Giardino Bellini, dai catanesi chiamato Villa Bellini. Ebbene
la bella
Plaza España,
non so spiegare il perchè, mi ricorda proprio Villa Bellini a
Catania. Forse
perchè è bella, con del verde curato e con le panchine
e gli
alberi ben tenuti. Fatto sta che la sento a me
familiare, come se fossi vissuto qui in un'altra vita e la
conoscessi da sempre. La seconda ragione è che al centro c'è un
bellissimo obelisco e tre statue che in un solo colpo ricordano uno
dei più grandi scrittori spagnoli Miguel de Cervantes posto appena
sopra aale due statue di Don Quijote de la Mancha che
cavalca Ronzinante e di Sancho Panza che lo segue su un asino
realizzate dallo scultore Lorenzo Coullaut Valera. Il titolo
del romanzo di Miquel de Cervantes è noto ed è El
ingenioso caballero don Quijote de la Mancha, una delle
migliori opere letterarie mai scritte e seconda come numero di copie
tradotte nel mondo solo alla Bibbia. Ricordare Miguel Cervantes è il
minimo che si possa fare passeggiando o rimanendo seduti in questa
magnifica piazza. Per gli spagnoli Don Chisciotte è come per noi
italiani il Pinocchio di Collodi o I Promessi Sposi di
Manzoni. E a
proposito del Don Quijote mi viene in mente un passo della
sua opera monumentale che collega l'espanidad
tipica dell'opera di Cervantes con la sicilianità di questa
piazza. Il passo si trova nel Cap. 30, quando Don Chisciotte fu
raggiunto dal curato, dal barbiere camuffato con la barba posticcia,
da Sancho e dalla donzella Dorotea, ovvero regina Micomicona,
legittima erede del gran regno di Micomicone figlia del re suo
padre, che si chiamava Trinacrio il saggio, per convincerlo a
seguire la richiesta di Dorotea: "Avremo un lungo cammino da
compiere - disse la donzella per giungere al regno di Micomicone,
lasciatomi in eredità da mio padre, Trinacrio il Savio, e toltomi
con la perfidia dal malvagio Pandalfilando[...]". Trinacrio
dunque è il nome del padre di Dorotea che proviene dal sostantivo
Trinacria, antico nome della Sicilia. Ricordo che Cervantes
nel 1570 fece tappa a Palermo e due anni dopo partecipò alla
battaglia di Lepanto contro i turchi dove perse la mano sinistra.
Cervantes conosceva bene l'Italia. Vi era stato girando in lungo e
in largo per la penisola. Ebbene ho la netta sensazione di sentire
in questa piazza madrilena il forte richiamo della sicilianissima
Catania, proprio in virtù del legame siciliano di Cervantes.
Si è fatto tardi e io ho
fame. Come si dice a Roma "Francia o Spagna purché se magna". E il pranzo qui è un'istituzione. Ricordo a me stesso prima che
agli altri che la colonnina di mercurio del termometro, a quest'ora,
misura ben 39 gradi Celsius. Un caldo terribile.
Nella Gran Via trovo un localino accettabile e decido
di mangiare le cozze.
Il locale mi piace. Ha una sola sala all'entrata, con una decina di
tavoli, uno vicino all'altro. Mi seggo nel centro della sala. Le
sedie sono robuste, del tipo di una trattoria romana. L'atmosfera è
quella di un locale che mette a proprio agio i turisti. Il cameriere
con discrezione mi porta il menu, nel quale trovo nella "sezione
pesce" una pietanza dal titolo mejillones alla marinera, cioè
una insalata di mare, tutta di cozze, condita con olio, limone.
prezzemolo e cipolla. Ordino questo piatto con la mia solita
perplessità mista a preoccupazione di mangiare cibo indigesto. Ma il
caldo da una parte e il brillante superamento dell'esame precedente
da Abuelo con i gamberetti alla piastra mi convince che gli
spagnoli sono più seri ed onesti dei ristoratori romani. A prima
vista il piatto sembra normale ma alla fine risulterà
più che abbondante e di completo gradimento. In pratica mi sazia
completamente. Oso dire che questa pietanza di cozze sgusciate e
cucinate come insalata di mare è una delle più grandi
abbuffate di cozze che io abbia potuto fare nella mia vita. Tra le
tante cose credevo che il gusto fosse pessimo. Alla fine mi son
dovuto ricredere una seconda volta sulla validità delle proposte di
pesce a Madrid. Madrid non cessa di stupirmi. Sa essere
intrigante quanto semplice e piacevole allo steso tempo. Parodiando
Kafka oso dire che Madrid è destinata ad essere un grande lunedì e
la domenica, al contrario di Kafka, passa subito mentre le nuvole
non sono migranti ma semplicemente non ci sono. Rientro in albergo
per riposarmi e soprattutto per rinfrescarmi. Oggi è l'ultima serata
che ho a disposizione perchè domani si rientra a Roma. Dunque il
riposino pomeridiano dura meno del previsto.
Percorro a piedi ancora una volta, forse
la sesta, il Paseo de Regoledos. E’ quasi sera, le luci dei
lampioni sono accese e in giro c’è poca gente. Decido che è arrivato
il momento di rientrare definitivamente in albergo. Domani mattina
devo andare all'aeropuerto per il rientro. Tutte le sere che
precedono la partenza io vado a letto presto. Devo far
preparare il conto alla Reception e fare la valigia.
E’ ormai una prassi consolidata che si ripete in tutti i miei viaggi concludere così la serata che
precede la partenza con cautela. Mi trovo nel Paseo Regoledos e fra poco
sarò a Plaza Cibeles dove svolterò a destra, su per la salita
di Calle Alcalá. Improvvisamente mi sento chiamare da
qualcuno con un “ciao italiano”. Mi giro e riconosco subito il
giovane immigrato egiziano che ho incontrato qualche giorno fa a
Plaza Colón. Sorpreso dall’incontro casuale mi chiede come sto e
se può camminare insieme a me. Non potendo dire di no ma ancora
stupito dalla rara coincidenza dell’incontro, aumento il passo per
Plaza Cibeles. Dopo alcune decine di metri gli vedo estrarre
dalla sua tasca il cellulare e comporre, in modo circospetto, un
numero telefonico. Vedo questo suo atteggiamento che non mi ispira
fiducia come un richiamo a fare attenzione. Che strano, mi dico,
invece di parlarmi si mette a fare telefonate segrete e sospettose con qualcun
altro. Lo sento mormorare qualcosa in arabo e poi chiude la
connessione come se nulla fosse. Nel frattempo mi trovo in una zona
poco illuminata, prima dell’Istituto Cervantes, e noto nel
mio interlocutore un cambiamento di loquacità notevole. Mi chiede
quando partirò da Madrid, in quale hotel alloggio e che farò questa
sera. Gli rispondo che domani rientrerò in Italia. Non faccio in
tempo di concludere la risposta che sbucano improvvisamente, chissà da dove, due persone di età indefinibile che ci fermano.
Dicono di essere della polizia nonostante non abbiano la divisa e ci
chiedono i passaporti per un generico controllo. Vedo con la coda
dell’occhio che il mio compagno giramondo esibisce troppo in fretta
a uno dei due il suo documento. La scena è surreale perché
tutto mi sembra fuori luogo, finto, da scena cinematografica.
L’altro individuo, che mi rifiuto di chiamare poliziotto, si rivolge a me facendomi segno con la mano di
dargli il mio documento, senza parlare in spagnolo. Avrebbe dovuto
dirmi di dargli il pasaporte. In ogni caso non sono
intenzionato a dargli nessun documento, perchè
capisco che sto per essere derubato
e non solo del mio passaporto, senza i
quali domani non potrei più partire. Capisco al volo in tempi
brevissimi che i due sono dei falsi poliziotti che stanno per
fregarmi e che i tre sono tutti compari nord africani. Memore della
fregatura avuta a Vienna la volta scorsa
sulla metro per il Prater, in cui un finto ingessato al
braccio mi ha rubato dal borsello il palmare, intuisco che devo fare
assolutamente qualcosa per salvarmi. Per sorprenderli decido di fare un
urlo molto forte, distraendoli quel tanto da mettere in moto le
gambe e scappare il più presto possibile, allontanandomi. E poi si
vedrà. L’effetto sorpresa ha successo. I tre presi alla sprovvista e
sorpresi dalla mia reazione brusca e imprevedibile, non sanno cosa
fare e perdono secondi preziosi. Quando prendo un po' di vantaggio
loro iniziano a rincorrermi. Ma ormai è troppo tardi perché superata
Calle Barquillo arrivo all’inizio della Gran Via,
dove i passanti sono numerosi e la zona è illuminata a giorno. Vedo
i tre desistere e scomparire, probabilmente imboccando la stessa
Calle Barquillo da dove erano arrivati i due individui sinistri. Ansimante ma determinato percorro i cento metri
rimanenti che mi portano alla fermata Sevilla della metro,
all'inizio di Calle Virgen de los Peligros. Scendo le scale
della metro per risalire subito dopo fuori dalla salida come
un perfetto agente segreto 007 e sviare qualche
possibile complice dal mio domicilio. In un baleno entro in hotel
mettendomi al sicuro. Perbacco! L’ho scampata bella. I tre per poco
non mi sequestravano il passaporto, bloccandomi a Madrid chissà per
quanti giorni. Più probabilmente ricattandomi
in cambio di denaro. In futuro dovrò adeguare la mia strategia per i prossimi viaggi. Oltre al
passaporto porterò la mia carta di identità. Lascerò il passaporto
in albergo nella cassetta di sicurezza e porterò addosso solo il più
comodo e sottile documento di identità, valido in tutti i paesi
dell’UE. Naturalmente questa sera non uscirò più dall’albergo e
mangerò solo un toast al bar. Sarà
una buona occasione per vedere un po’ di televisione spagnola.
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Quinto giorno Lunedì 14 luglio.
E' il giorno della partenza. Si ritorna a casa, a
Roma. Fin dalle prime ore del mattino ricordo la brutta serata
precedente ma non sono in ansia.
Di solito i ladruncoli
non operano scopertamente la mattina e quindi non credo che li
incontrerò. In ogni caso farò attenzione quando prenderò tra poco la
metro per l'aeroporto di Barajas. Il viaggio e la relativa vacanza
madrilena sono finiti. Qualche riflessione può essere utile. Intanto
faccio notare che la preparazione del viaggio è stata abbastanza
faticosa. Ho dovuto studiare per la sesta volta geografia, storia,
letteratura, storia dell'arte e teoria delle mappe urbane. Tiziano
Terzani ha scritto che
«se lo riterrete necessario dotatevi pure di tutte
le cartine geografiche che volete. Però prima di partire dovete mettervi
a studiare la geografia - consultando libri e guide turistiche - ma
ricordate che non potrete mai sapere cosa vi riserverà il sogno». Per lui
il viaggio era vita e sogno, mentre per Pedro Calderon de la Barca
come abbiamo visto sopra solo la vita era un sogno. Io rientro a casa ma
non dimenticherò mai il piacere di questa visita turistica nella
capitale spagnola. |
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C’è ancora il
tempo di lasciare qualche traccia nella mia memoria per quanto
vedrò lungo il percorso di ritorno che mi porta all'aeroporto.
Per me, che considero questi itinerari di viaggio una modalità
di vita per vedere il mondo allargato agli altri paesi
dell'Europa, è importante raccontare tutti i temi della mia
esperienza di viaggio. Non solo perchè essi sono
importanti per lasciare dei ricordi costituiti anche da semplici frammenti
di vita vissuta nella quotidianità reale e non virtuale, ma anche
perchè il viaggio inizia e si conclude a Roma e io ancora sono a
Madrid. Ho un solo rimpianto. Lascio Madrid senza essere
riuscito a vedere nè una corrida, nè lo stadio di Las
Ventas. E la mia amarezza non è dovuta tanto alla perdita dello
spettacolo in sè, quanto per non aver potuto vedere e respirare
l'atmosfera dell'arena, con il toro che all'inizio la fa da
padrone mettendo paura. Ho tentato in tutti i modi di informarmi
per una visita ma l'arena di Las Ventas nei giorni della mia
permanenza a Madrid è rimasta inesorabilmente chiusa. Tra
l'altro, poi, credetemi, l'idea di stare in uno stadio
all'aperto sotto il sole terribile e infernale di questi giorni,
anche solo per poche decine di minuti mi ha distolto
dall'insistere. Questa volta
infatti per arrivare alla fermata di Nuevos Ministerios
e prendere la línea 8 per l'aeropuerto Barejas
di Madrid non passerò più da Cuatro Caminos ma da
Manuel Becerta, prendendo la linea 6. Mi dispiace
lasciare Madrid. Mi ci ero affezionato. E poi a parte
l'increscioso episodio di un furbetto egiziano non mi posso
lamentare di nulla.
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La mia vacanza è stata, a parte il caldo, semplicemente
perfetta. E, tuttavia, non si può mai dire mai. Perchè la novità del
rientro romano si manifesterà in tutta la sua gravità all'arrivo
all'aeroporto di Roma Fiumicino quando scopro
che la mia valigia non c'è al nastro di arrivo. In poche parole,
e per prima volta in assoluto nei miei viaggi, dopo una lunga
attesa al banco dell'Assistenza clienti di Alitalia scopro che
la mia
valigia, per un errore, è rimasta a Madrid. Non sono
stato il solo al quale gli è cascata in testa questa incresciosa
tegola. Ma in questi casi non si può dire"mal comune
mezzo gaudio", perchè nel buco nero di aeroporto che è
Roma
Fiumicino,
la valigia arriverà alcuni giorni dopo a Roma e a casa mia ben sette giorni
dopo il mio arrivo in Italia. Non
aggiungo altro.
Arrivederci e ... al prossimo viaggio a Lisbona. |
Manuali
e guide di viaggio adoperate. |
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