Amsterdam

(13 luglio - 28 luglio 1981)

 

Il mio secondo viaggio nell’UE: Amsterdam.

Premessa. Amsterdam è l'unica città capitale della Comunità Economica Europea (CEE) che ha lo stesso nome in tutte le sue lingue. Strano ma vero. La stessa Roma in inglese e in francese cambia il nome in Rome e in tedesco addirittura diventa Rom. Ebbene, Amsterdam è la mia seconda tappa del progetto "visita alle nove capitali della CEE". Dopo Roma, capitale della Repubblica Italiana che è il mio paese di nascita, ho scelto Amsterdam perchè ho ricevuto l'invito di un amico a essere ospite a casa sua per alcune settimane.

Com'è noto la Comunità Economica Europea è nata ufficialmente il 1 gennaio del 1958 quando io ero un ragazzino. Fino al 1973 i paesi appartenenti alla CEE furono solo i sei Stati fondatori, che costruirono le basi del futuro dell'Europa Comune. Otto anni fa, nel 1973, vi aderirono i tre paesi  della Gran Bretagna, dell'Irlanda e della Danimarca, allargandola a nove paesi in tutto. Il progetto che mi sono imposto di realizzare è quello di visitare tutte e nove le capitali dei paesi della CEE e qualora aumentassero la visita si allargherà anche ai nuovi. Sono del parere che dopo questo allargamento altri Stati aderiranno alla Comunità, a cominciare da Spagna e Portogallo. Non credo però che aumenteranno molto. Tra paesi oltrecortina da una parte, dove vige peraltro la più stretta ortodossia comunista antioccidentale, e paesi cosiddetti "neutrali" dall'altro, sono poche le nazioni europee che potrebbero ancora entrarvi. Almeno, in my opinion.

Il viaggio, nella stupenda capitale olandese, durerà ben quindici giorni. Non sono pochi. Si tratta di un tempo più che adeguato per vivere questa mia esperienza con completezza e all'insegna delle emozioni della mia prima visita all'estero in un paese del profondo nord europeo. La prima volta, dice un proverbio, non si scorda mai. E in effetti, credo che non dimenticherò mai questa esperienza di viaggio. Se si escludono le mie ripetute visite lampo a Lugano, nel Cantone della Svizzera Italiana, escursioni peraltro effettuate dalla mia residenza di lavoro in Lombardia, che non fanno testo, Amsterdam rappresenta una assoluta novità nel panorama delle  dei viaggi e delle visite turistiche della mia vita. Non mi piacciono le frasi ad effetto ma in questo contesto mi sento di dire che l’importante non è la meta ma il viaggio. In verità la mia scarsa conoscenza di viaggi mi induce a pensare che ciò che provo di piacevole nell'effettuare questo spostamento fisico della mia persona dall'Italia lo avrei provato lo stesso anche se la meta fosse stata differente. Per esempio a Londra o a Parigi o a Bonn, per non parlare di Bruxelles o delle rimanenti capitali della CEE. Il mondo è pieno di turisti che vanno e che vengono. Quelli che mancano sono i viaggiatori che vedono il viaggio non per la destinazione ma per ciò che faranno nella città di destinazione e per come impiegheranno il tempo disponibile. Io, lo dico subito, sono interessato a vedere "città e castelli", bellezze architettoniche, piazze, palazzi e monumenti che mostrino la bellezza realizzata da architetti e ingegneri e, soprattutto, voglio vedere musei, di tutte le specie. Come insegnante di matematica e fisica sono interessato all'arte ma soprattutto alla scienza, alla scienza olandese e alla cultura di questo straordinario popolo. Il viaggio penso mi aiuterà a capire. Credo molto nell'idea di viaggiare, perchè le trasferte in un paese differente dal proprio, in cui si ha la possibilità di immergersi anche se temporaneamente nella cultura di un altro popolo, aiutano molto i viaggiatori a comprendere altre realtà, a conoscere altri punti di vista, altre modalità di approccio alla vita differenti dai propri, per poter effettuare confronti e autocritiche che sicuramente non possono non migliorare gli scenari della vita di chi ha la fortuna di viaggiare e di vedere cose nuove. Amsterdam, lo dico subito, è una tappa importante di questo programma. E' una capitale di grande interesse, bella, piacevole, libera, interessante, attraversata dal fiume Amstel, e, fra le altre cose, è la più popolata capitale del famoso trio, chiamato Benelux, che tante volte nei giornali e nella televisione ho sentito nominare come l'insieme dei tre paesi Belgio, Olanda e Lussemburgo. La trasmissione televisiva "Giochi senza frontiere", condotta dai due bravissimi arbitri  svizzeri Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi - che narra di gare dove ogni nazione partecipa con una diversa cittadina per ogni puntata - mi ha convinto da anni della straordinaria avventura che è la costruzione dell'Europa Unita fatta in pace, in una cornice di democrazia e di collaborazione tra tutti. Dopo due decine di secoli in cui gli europei si sono combattuti tra di loro, spesso fino allo stremo delle forze, con guerre, invasioni e vittime ripetute nel tempo, si rimane meravigliati dalle piacevoli sensazioni che si provano in una parte dell'Europa nello stare insieme in un progetto di amicizia e solidarietà. Questa in parole povere è la prima motivazione, per la verità banale, che mi viene in mente per giustificare le ragioni della mia visita ad Amsterdam. In verità ci sono motivi più seri e profondi per i quali mi sono mosso dall'Italia e venire qui nel "profondo" nord Europa a scoprire radici e tradizioni europee, cultura e senso della vita in un paese tollerante e democratico come l'Olanda, chiamata in verità Nederland, cioè Paesi Bassi. L'Olanda non è sicuramente un grande paese dal punto di vista della sua estensione geografica. L'Italia è più grande di lei otto volte. Ma l'Olanda è sicuramente un grande paese per le capacità del suo popolo e per la caparbietà e l'ostinazione mostrate dai suoi abitanti che sono riusciti "a fermare" il mare mediante gigantesche dighe e lunghi tratti di mare (polder) asciugati artificialmente. Ma dove eccellono di più gli olandesi è nell'organizzazione e nei risultati che riescono a realizzare con concretezza e rara efficacia. Nel mondo della cultura filosofica, scientifica e dell'arte ricordiamo alcuni nomi di personalità olandesi per tutti:  Erasmo da Rotterdam e Spinoza, Snell e Huygens,  van der Waals e van't Hooft, Lorentz e Boerhaave, Rembrandt e Vermeer, Hals e Van Gogh, Jan Leeghwater  ed Esher, Grozio e van Leeuwenhoek, per non parlare del francese Descartes che visse a Leida dal 1628 al 1649 : veri e propri giganti della cultura europea di cui l'Olanda può esserne fiera. Avremo modo di parlarne in modo più mirato in seguito. Adesso desidero rimarcare il concetto che la visita alla bella capitale del paese dei tulipani, dei mulini a vento e delle belle olandesine con gli zoccoli a punta da fatine incantate, ha a che vedere con la mia curiosità a conoscere cultura, scienza e arte degli indigeni. Per quello che sarà possibile è mia intenzione  visitare alcuni musei in tutto il paese (non solo Amsterdam, ma anche Utrecht, Leiden e Den Haag) e osservare molte delle bellezze artistiche e visive della città che è chiamata, lo ricordo, la "Venezia del Nord" per i suoi innumerevoli canali come nella città lagunare veneta. L'Europa non è, e difficilmente lo sarà, un paese federato come gli Stati Uniti d'America. Noi europei, a mio parere, non abbiamo nè avremo mai una lingua comune,  un sistema politico unico e la stessa moneta. Non parliamo poi di un esercito comune, che è una vera e propria chimera. Qui siamo passati in pochi decenni da due catastrofiche guerre mondiali avvenute tra molti di questi stessi paesi che adesso costituiscono l'ossatura della Comunità Europea all'improvviso "scoppio della pace" del dopoguerra. E' troppo presto e ancora molta acqua dovrà passare sotto i ponti prima di avere elementi forti in comune. Ma sperare non costa nulla e se le grandi figure della Comunità Europea - come Konrad Adenauer, Alcide de Gasperi, Walter Hallstein, Jean Monnet, Robert Schuman, Paul Henri Spaak, Altiero Spinelli e altri -  hanno dato una linea di sviluppo ragionevole e concreta per raggiungere l'unità non solo economica vuol dire che si può e si deve tentare di conseguire l'obiettivo dell'unificazione politica del continente Europa. Pertanto, anche se non avremo l'Unione Federale degli Stati d'Europa possiamo fare molto lo stesso, possiamo fare in modo che i futuri cittadini dell'Europa non conoscano mai la brutture delle guerre e le barriere geopolitiche e, viceversa, comprendano la bellezza della pace tutti insieme, con la massima libertà di viaggiare e lavorare in tutti i posti del nostro continente. Questa in sintesi è la premessa alla mia seconda tappa nelle capitali della Comunità Europea dopo la prima a Roma avvenuta parecchi anni fa.

Primo giorno. Partiamo subito dal viaggio di andata che avviene con un volo Alitalia da Milano Linate per Amsterdam Schiphol. Non ho molta pratica di voli aerei se non qualche breve esperienza tra città italiane. Pertanto sono preoccupato e avverto un po' di ansia per il volo a causa del fatto che viaggio da solo e non ho esperienze precedenti a cui riferirmi. Il viaggio ad Amsterdam inizia molti giorni prima della partenza vera e propria. Ho fatto la prenotazione del volo di andata e ritorno con una agenzia di viaggi a Sondrio, la città lombarda in cui risiedo attualmente per lavoro e ho avuto assicurazione che i tempi dei trasferimenti da casa (in Valtellina) all'aeroporto di Milano Linate saranno rispettati. Parto da Sondrio la mattina presto col treno per Milano Centrale su un treno diretto delle 6.05 per essere alla stazione Centrale di Milano alle 8.35. Da qui prendo l'autobus per Milano Linate con una certa preoccupazione per la eventuale irregolarità degli orari di percorrenza e soprattutto di arrivo. Scendo dall'autobus all'aeroporto di Linate alle 9,35. L'impiegata dell'Agenzia viaggi mi ha assicurato che l'orario limite del check in è alle 11.00. Sono pertanto in anticipo, ma mi presento lo stesso al banco del check in per sentirmi dire con mia grande meraviglia che se fossi arrivato trenta secondi più tardi avrei perduto l'aereo perchè considerato ritardatario. Infatti, l'orario limite per la partenza per Amsterdam è fissato per le 10.00 in punto. Perle di sudore mi scendono sulla fronte per lo scampato pericolo di rimanere a terra a causa di una intollerabile leggerezza  dell'agente di viaggio valtellinese che ha fatto le prenotazioni. Arrivo di fretta con il fiatone, ultimo della lista, all'imbarco vero e proprio pensando al detto che "fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio". Penso che si tratti di una delle poche verità nel mondo dei viaggiatori che vivono tra un aeroporto e l'altro. Questo increscioso incidente credo lo terrò sempre a mente nei miei prossimi sette viaggi nella CEE. In aereo il tempo non passa mai. Ho tanta paura del volo e la sola idea di trovarmi da solo senza un compagno di viaggio sopra le nuvole e senza il terreno "sotto i piedi" mi fa sentire male. Mio padre mi diceva che il mezzo di trasporto più sicuro è di tipo terrestre e di diffidare di quelli che si muovono nell'acqua e nell'aria. Dunque, poca confidenza con navi e aerei e massima fiducia nei treni. Penso che questo tipo di filosofia potesse andare bene molti anni fa. Adesso, la tecnologia ha fatto passi da gigante e non si dovrebbe avere più paura. Bisognerebbe. Ma è difficile non averla. Trascorro le due ore e mezzo di viaggio tra pensieri tragici di incidente aereo e immagini di disastro con atterraggio impossibile di fortuna su una pista impraticabile. Penso alla piacevole sensazione di come si viaggia sicuri e sereni sui treni a lunga percorrenza, magari in vagone letto di notte ma anche in una comoda cuccetta di uno scompartimento di 2a classe. Quante volte ho viaggiato sicuro e tranquillo sui treni a lunga percorrenza, di notte, in cuccetta lungo la direttrice Milano Centrale - Messina e ritorno. Quante volte mi sono sorpreso a pensare come era bello riposare l'intera notte in cuccetta mentre il treno viaggiava di notte lungo l'intero percorso dal sud al nord Italia. Due sostantivi per racchiudere tutto il senso di un viaggio in treno: la bellezza delle ferrovie e la poesia dei treni. Quei fischi del treno nella notte, il rullio delle ruote metalliche sui binari e dal finestrino le luci di qualche paesino di notte in cui la gente dorme hanno sempre procurato nel mio immaginario una sensazione romantica di bellezza della vita e di grandi aspettative nel futuro. Chi non ricorda il lungo elenco di romanzi, film, quadri, persino canzoni che hanno come elemento scenico la ferrovia e i binari in cui il treno è forza simbolica straordinaria?  E poi le magnifiche sensazioni della "sosta" sul traghetto da Villa S. Giovanni a Messina, ovvero dalla Calabria alla Sicilia, che collega le due sponde dello Stretto in grado di coniugare treno e nave, terra e mare, dinamismo e avventura, velocità e progresso? Non esiste siciliano che non associ al concetto di ritorno, nei cari luoghi della nascita e della propria fanciullezza, il ricordo del ruolo che svolge il “ferryboat” nell'immaginario della sua terra natia. Non si tratta di un semplice collegamento fisico con i luoghi della propria infanzia. In esso c’è molto di metaforico e il senso di una intera vita si può dire che si possa racchiudere nelle fortissime sensazioni dell’emigrante che parte o che ritorna, dalla Sicilia con i profumi intensi del mare dello Stretto e degli arancini di riso che si mangiano sulla nave. Le immagini del porto siciliano e delle sue case che si avvicinano sempre di più, o, nel caso inverso, che si allontanano decisamente verso un orizzonte che lascia tutti in preda a una straziante nostalgia e solitudine, costituiscono un elemento inscindibile nel dare “senso” al viaggio dell’emigrante che parte ma non sa quando ritorna, che si allontana ma non sa quando rientra. Partenza, viaggio, arrivo, lontananza, struggente nostalgia, desiderio dei cari luoghi vissuti da bambino, immagini  e memorie d'infanzia. Sono questi i pensieri in cui mi trovo immerso durante il volo quando il comandante avverte che stiamo atterrando. Fortunatamente non è successo nulla e l'aereo atterra "piacevolmente" sulla pista dell'aeroporto Schiphol, posto a sud ovest della capitale, con i freni tirati e il "piacevole" suono sviluppato dall'attrito tra ruote e asfalto della pista. Solo adesso posso affermare di aver fatto un "buon viaggio", allontanando l'idea che ci sarà un bis tra quindici giorni per il volo di ritorno a Milano Linate. Tuttavia, per questo "intoppo" ci penserò al momento giusto, fra quindici giorni. Adesso voglio godermi la vacanza e le novità. Dopo l'atterraggio seguo la colonna di passeggeri verso il box del controllo passaporti. All'uscita mi aspetta un caro amico col quale ho diviso tanti anni della mia infanzia, che è venuto a prendermi per portarmi a casa sua, dove vive con la moglie olandese. Lungo il percorso di viaggio dall'aeroporto per il centro città mi fa da Cicerone mostrandomi alcuni sorprendenti e inusuali elementi architettonici della città. Arrivo nella centralissima Vijzelgracht 33b, a poche centinaia di metri dalla trafficata Stadhouderskade e in posizione intermedia tra il canale Prisengracht e l'altro canale più esterno  Lijnbaansgracht. L'abitazione è una tipica e tradizionale casa di un paese del nord Europa che dista poche decine di metri dal museo Van Loon, in Keizersgracht 67 e, soprattutto, a poche centinaia di metri dal famosissimo Rijksmuseum, sito in Jan Luijkenstraat 1, al di là del canale Lijnbaansgracht.

Si presenta in verticale su due piani, con una mansarda al terzo e ultimo piano, interamente occupata da una sola grande stanza, come lo sono le classiche abitazioni del secolo scorso che si sviluppano in altezza, in mezzo ad altre case simili a fianco. Queste costruzioni presentano una facciata importante che dà sulla strada principale, con ampie vetrate sulle stanze centrali, impilate in verticale l'una sull'altra con una stretta e ripida scala interna interrotta da un solo pianerottolo che permette il collegamento tra le camere ai vari piani. All'interno noto un arredamento spartano, ma confortevole. La camera degli ospiti è nella mansarda. Il soffitto è il tetto stesso della casa. Si vedono benissimo le travi che sostengono la parte alta del soffitto che è molto spiovente. Ci sono due ampi finestroni luminosi, orientati a ovest dove tramonta il sole, uno dei quali è vicino al mio letto. Nel centro della stanza il soffitto è sufficientemente alto, ma vicino alle pareti è necessario fare un po' di attenzione e camminare abbassati perchè c'è il pericolo di dare delle testate sul soffitto spiovente. L'atmosfera è un po' buia, perchè le pareti sono scure ma essendo in estate c'è luminosità fino a quasi mezzanotte. Non c'è un vero e proprio arredamento e i quadri con le finestre senza le tende attenuano la pesantezza dell'oscurità dominante con una luce considerevole. Ci sono molti quadri appesi alle pareti. Il mio amico è un artista, un pittore, che dipinge quadri. Questa mansarda sarebbe il suo studio. Ecco un quadro che mi ha regatato qualche anno fa perchè dedicato a me.

Mi rappresenta in pieno. Nel suo immaginario artistico mi ha visto come uno scrittore dell'Ottocento, seduto in una cameretta della Parigi dai tetti spioventi con il cielo azzurro. Per strana combinazione il soggetto dipinto mi rappresenta sia come soggetto, sia come luogo, perchè è stato dipinto proprio in una mansarda come quella che il padrone di casa mi ha gentilmente offerto come abitazione. Naturalmente fatte le dovute precisazioni che nel quadro siamo in una vera e propria soffitta mentre io mi trovo in una vera e propria casa gentilizia. Il padrone di casa vive ad Amsterdam da qualche anno con la moglie, ma la sua città di lavoro è Parigi, zona Montmartre, Rue Chappe. La sistemazione è di mio gradimento perchè mi permette di avere contemporaneamente libertà e riservatezza, autonomia e privacy  nell'unica stanza all'ultimo piano dell'edificio che è forse l'unica camera indipendente della casa. In Olanda le finestre non hanno tapparelle o persiane come in Italia. C'è solo una semplice tenda per finestra che smorza l'intensità della luce, ma non la oscura completamente. Nella luterana Amsterdam e nell'intero paese del nord Europa non esistono le finestre con le serrande come nei paesi latini, dove si può fare buio totale ed essere sicuri di non essere osservati nelle proprie "cose".  Quasi sempre ci sono delle tendine merlettate bianche alle finestre che danno un tocco di eleganza e una sensazione di pulizia e di raffinatezza. Al contrario in Italia, soprattutto al sud, si nota un certo modo trasandato di non curare i dettagli delle case all'esterno, come se ciò che conta non è l'immagine della casa vista dall'esterno nella sua interezza ma solo ciò che sta dentro: il resto è ininfluente. Il risultato è che si vedono, in maniera inelegante, una di seguito all'altra case con i muri esterni incompleti, disordinati, con le pareti in cemento incompiuti, appena abbozzati, che danno una brutta impressione di degrado e trascuratezza. Questa concezione mi ha sempre colpito in negativo per il modo sciatto e inelegante del sud in contrapposizione al nord, dove esistono casi frequenti di concezione dell'apparire che è identica a quella olandese. Prendiamo per esempio tutte le regioni alpine, dove la cura per il dettaglio della casa e soprattutto degli esterni è addirittura ossessiva e maniacale. Tendine e merletti alle finestre, vasi di fiori con gerani dai colori mozzafiato e straordinari presenti nei balconi o sporgenti dalle finestre, pareti esterne delle case che hanno avuto più attenzione e cure delle stanze interne, sono la norma. "Paese che vai, usanze che trovi" recita un vecchio proverbio. Ed è vero. Ricevo dai padroni di casa una copia della chiave del portoncino d'ingresso della casa e sono subito in strada a gustare la grossa novità dei 52° 21' di latitudine nord e 4° 52' di longitudine est. Siamo veramente in alta Europa, lontani dai 41° 53’ 24″ N gradi di latitudine nord di Roma. Lo stesso dicasi per la longitudine. Rispetto ai 12° 29’ 32″ E di Roma qui ci troviamo spostati verso ovest sul meridiano di quasi otto gradi, che sono tanti. Lo dimostra il fatto che la zona oraria è spostata di un'ora. In pratica fa buio con un'ora di ritardo. Note tecniche che sono piccoli dettagli in relazione alle sensazioni piacevoli che provo nell'osservare le strade, le case, il traffico e, qui vicino, un canale. Certo a Venezia è tutta un'altra cosa. E' vero. Per un italiano Venezia non è solo una città nella laguna nel Veneto e i canali non sono solo vie d'acqua. C'è tutto un immaginario collettivo, romantico, storico, linguistico, teatrale, socio-culturale che ruota sulla Venezia antica e la sua storia che condiziona e porta alla sua unicità. In verità dovremmo uscire da questo modo stereotipato sbagliato di vedere le cose perchè per esempio anche Amsterdam non scherza come bellezze architettoniche associate alle vie d'acqua. Il viaggiare è anche questo. Vedere cose che immaginavamo non potessero esistere, prendere atto della bellezza e della varietà del mondo che ci dovrebbe portare a una più adeguata e corretta relazione con la realtà che ci circonda e gli altri esseri umani. Le strade sono pulite e mi colpisce l'ordine delle cose. E poi le scritte sulle insegne che vedo per la prima volta nella mia vita di persona sono piacevoli ancorché oscure nel loro significato semantico. Vedo molte finestre con i fiori e le tendine che ho descritto prima proprio come nella cittadina lombarda nella quale vivo e lavoro. Ci sono molti ciclisti per strada. Non sono abituato e devo fare attenzione perchè so che è vietato camminare lungo le piste ciclabili e le bici hanno la precedenza assoluta su tutti i mezzi di trasporto possibili e immaginabili. In Italia il tema delle piste ciclabili è praticamente uno sconosciuto perchè non ne ho mai viste in nessuna città. La gente è vestita in modo pratico e sportiva. Non vedo persone eleganti in strada segno che siamo nel vero centro di un paese luterano che bada all'essenziale e alla praticità della vita. Nel sud Italia si vedono molte persone eleganti in strada a bighellonare, che non lavorano e fanno i fannulloni. Qui invece si ribaltano i ruoli. La gente passa veloce e non ti guarda. In pratica son escluso da qualunque interesse. Eccellente prospettiva di vita ed esemplare modo di rispettare le persone e la privacy. Faccio una passeggiata veloce perchè ho fretta di andare in un supermercato per vedere com'è nella realtà e quali differenze possono esserci con uno analogo italiano. In verità non devo comprare nulla perchè questa sera sono invitato a cena dal padroni di casa e nei prossimi giorni sarò impegnato fuori casa a fare visite per vie e musei e penso che farò conoscenza di pasti cucinati da qualche ristorante indigeno. Mi muovo nella Vijzelgracht verso il centro e al primo incrocio giro a destra lungo la Prinsengracht che costeggia il canale omonimo sulla destra verso il porto. Come questa, ad Amsterdam, ci sono centinaia di strade che costeggiano i canali. Mi colpisce l'enorme quantità di barche  più o meno piccole che sono ancorate nel canale. E' come se fossero delle auto posteggiate lungo la strada. Solo che invece di essere posteggiate sull'asfalto o su una carreggiata di pietre di porfido, adagiate come in un mosaico, sono legate a un anello lungo il canale. Una vera e assoluta novità. Bella e originale. Non avevo mai visto una cosa del genere in vita mia. E poi i colori. Colori vivaci e stranissimi delle facciate delle case introvabili in Italia, ognuna per se, che vanno dal giallo senape all'indaco, dall'arancione al lilla. E poi vetrate di tutti i tipi con o senza tendine e, all'entrata, tante, tante scalette di pietra con balaustra personalizzata e lampioncini variegati a produrre la sera fasci di luce originali. E un numero impressionante di biciclette posteggiate sul ciglio della strada. Una vera oasi di ordinatissimo modo di vivere. Un universo di piccole differenze che fa piacere osservare. Ritorno nella Vijzelgracht e trovo un supermercato. Entro per vedere com'è. Sono proprio curioso di vedere se segue il modello italiano. Ordinato e completo in tutte le aree. Mi incuriosisce la zona alimentare. Vedo il reparto ortofrutticolo completo di verdure e frutta di vario tipo. Ci sono delle banane e decido di prenderne due per mangiarle subito. Ma qui viene il bello, perchè non c'è alcun operatore ad aiutare i clienti. La cosa mi sembra strana. In Italia l'area è presidiata da un impiegato che pesa e impacchetta. Decido di seguire, senza essere osservato, una signora per vedere come fa. Tutti i clienti sembrano muoversi a loro agio. Prendono un sacchetto di plastica e si mettono un guanto. Poi vanno a una bilancia digitando qualcosa che non  capisco e ottengono uno scontrino da appiccicare al sacchetto. La lingua complica maledettamente le cose. Non riesco a capire il senso di tutto ciò. Non ho mai visto nulla di simile in un supermercato italiano. Desisto. E' troppo complicato. Mangerò un po' di frutta a casa.

Secondo giorno.

Chiariamo subito che Amsterdam ha una pluralità di mezzi di trasporto variegata e completa da fare invidia a tutte le capitali del mondo. Tuttavia è necessario chiarire che a mio parere il tram è il mezzo migliore e più pratico per spostarsi in città. Ci sono circa quindici linee tramviarie per la città e buona parte di esse hanno come capolinea la Station Centraal chiamata Amsterdam Centraal, ovvero la stazione centrale. Fanno un percorso radiale, nel senso che si diramano come raggi da un centro, simili a una ruota di bicicletta, in tre direzioni: sud, est e ovest. A nord non è possibile perchè c'è il mare, ma volendo si possono prendere i vaporetti, come a Venezia per andare ad Amsterdam Noord. Visto che io non sono abituato a noleggiare biciclette come "mezzo di trasporto" vero e proprio e che non ho abitudine a prendere i taxi, la scelta si riduce a treni, autobus, metro e tram. I treni, lo dico subito, non sono come nella vicina Copenhagen dove praticamente sostituiscono la metro. Qui ad Amsterdam tranne la stazione centrale non ci sono altre fermate in città e poi costano tantissimo. Sono puntuali ma molto cari. Sarà un vero salasso spostarsi nei prossimi giorni tra Amsterdam e le città olandesi, per vedere musei e gallerie d'arte. Gli autobus sono poco pratici, perchè spesso sono costretti a fare giri strani che disorientano e che portano fuori dalle direttrici turistiche. La metro poi è un sistema di trasporto molto veloce è vero ma solo se si desidera viaggiare fuori dall'anello centrale di Amsterdam e poi c'è una sola linea. Pertanto, il tram è d'obbligo ed è il primo mezzo che prendo per fare il mio primo viaggio in città. E subito ho avuto il primo "incidente" di percorso che ricorderò per la stranezza dell'evento e per l'incontrollata dinamica. Sul tram, vicino a me, dopo qualche fermata sale un non vedente, accompagnato da un cane. Improvvisamente il cane si mette ad abbaiare e morde il polpaccio di un signore che si trovava vicino a me. Panico per l'accaduto. Avrebbe potuto morsicare me. Il tram si ferma e dopo alcuni momenti di imbarazzo, su suggerimento del conducente, decido di collaborare e accompagnare il signore che è stato morso, peraltro straniero pure lui, all'ospedale più vicino chiamato Juliana Ziekenhuis, un ospedale intitolato alla Regina Giuliana. Ma l'imprevisto è sempre dietro l'angolo e mi succede un fatto inverosimile, e cioè che quando siamo arrivati al pronto soccorso dell'ospedale abbiamo visto che degli operai si muovevano alacremente perchè stavano effettuando, incredibile ma vero, il trasloco dell'ospedale con spostamenti di documenti, mobili e suppellettili sui camion di una ditta di trasporti. Non potendo lasciare solo l'«azzannato» ho dovuto darmi da fare per prendere informazioni dove accompagnare lo sfortunato signore nel nuovo ospedale. Tra richieste di informazioni e spostamenti vari siamo arrivati al pronto soccorso dopo più di un'ora. E rivoluzione nei tempi del programma della mattinata che prevedeva la visita al Rijksmuseum con una piacevole passeggiata in centro con tappa all'American Cafè per un leggero spuntino di mezzogiorno.

Così dopo un po' sono andato a mangiare in un locale ebraico alcune pietanze speciali secondo il pasto Kosher. Sembra che il cibo di origine animale  come la carne sia permesso solo se proveniente da animali cosiddetti puri. Non ci interessa qui approfondire la questione perchè è molto complicata. Sta di fatto che la macellazione prevede particolari restrizioni e la pietanza che in questo locale ho mangiato si chiama shawarma, comunemente preparata con carne di pecora. All'uscita in un piccolo pub, non so come si chiamino in olandese, questi locali con i clienti rigorosamente all'impiedi che bevevano come spugne birra Amstel ho trascorso una piacevole oretta osservando la gente e ascoltandola parlare.
Terzo giorno.
Alla casa di Anna Frank. Oggi voglio scuotermi di dosso l'abito del turista vacanziero e distratto  e dedicarmi a una visita culturalmente impegnativa e nello stesso tempo differente dalle altre. Ho bisogno però di assumere un atteggiamento di sobrietà  perché l'evento lo pretende. La visita l'ho programmata per tempo. Sono in procinto di andare a visitare la casa che fu di Anna Frank, in tedesco Anne Frank, la sfortunata ragazza ebrea autrice del celebre diario "Het Achterhuis (tradotto in senso letterale significa 'il retro della casa') pubblicato ad Amsterdam nel 1947 dal padre Otto Frank, unico superstite della famiglia. Anna Frank fu la ragazzina che rimase nascosta insieme alla sua famiglia per ben due anni, dal luglio 1942 all'agosto del 1944, nella parte alta della casa che abitavano all’ultimo piano. Purtroppo fu scoperta, insieme agli altri, arrestata e deportata nel campo di concentramento di Bergen-Belsen dove morì nel 1945, poco prima della liberazione americana dell'Europa dal nazismo. La sua casa è oggi diventata un museo e io ho deciso da tempo di effettuare questa visita perché voglio lasciare una traccia concreta nella mia memoria di quanto la cattiveria umana possa produrre una ignominia del genere. La casa-museo si trova nella parte ovest di Amsterdam,  a Binnenstad, in  Prisengracht 263, lungo il canale che si trova dalla parte opposta  della mia abitazione. In verità non è distante da dove abito e si può benissimo fare a piedi come farò tra poco. Prima però un’avvertenza. Ho letto qualche anno fa il libro di Anna dal titolo Diario per i tipi di Einaudi e credo che si tratti di un libro splendido. Anzi, è qualcosa di più di un libro. Se non fosse perché non mi sono mai piaciute le iperboli oserei dire che è una specie di Bibbia dei buoni sentimenti, un libro speciale che tutti da giovani dovrebbero leggere per conoscere e non dimenticare mai la sua storia, il suo esempio.

In genere mi succede spesso che i libri più interessanti presentano le pagine più belle o all’inizio o alla fine. Nel caso del Diario di Anna a mio giudizio le ultime pagine sono un capolavoro di narrativa. Le ha scritte il 1° agosto, tre giorni prima che venisse arrestata dalla polizia tedesca. Parla delle due Anne che convivono dentro di lei, una buona, l’altra sgradevole, meno buona. Sono righe di alta liricità che manifestano un cuore e un’anima di una purezza straordinaria che solo una ragazza come lei può mostrare. Sono convinto che sarà dura vedere nel museo tutto ciò che mi ricorderà il suo Diario. Mi aspetto di vedere confermate e probabilmente amplificate le sensazioni che ho provato nel leggere il libro. Mi ricordo che nella prefazione, Natalia Ginsburg definì il libro “un giornale di bordo di questa nave immobile nel centro di Amsterdam, che naufraga lentamente senza saperlo”. Eccellente ma inquietante definizione. Sono circa le 11 quando arrivo in Prisengracht 263. Trovo pochissime persone che visitano come me la casa-museo.

 Il luogo sembra anonimo. Le case tutte slanciate in verticale con finestre a ripetizione sembrano tutte le stesse, sebbene presentino delle differenze all’occhio di un intenditore. Nel grigio del contesto architettonico sono tutte a tre piani con forte differenziazione delle finestre. Sono un po’ emozionato perché mi aspetto di provare qualche forte emozione. Pago il biglietto e salgo le scale. Avendo letto il libro mi sono formato nella mente una immagine della casa che in un certo qual senso combacia con la realtà che osservo direttamente. Certo vedere con i propri occhi il mondo segreto dell’autrice del Diario mi fa rabbrividire. Mi colpiscono gli ambienti angusti che incontro: il corridoio, le dimensioni delle porte, le scale ripide (ma questo lo sapevo perché è lo stesso nella casa che abito), il forte odore del legno che circonda tutto l’interno, la libreria e l’ingresso del rifugio nascosto. Probabilmente ciò che vedo non è l’originale ma c’è poco da vedere. Ci sono alcune locandine che informano il visitatore. Non c’è la lingua italiana e cerco di comprendere il significato in inglese. Certo, se ci si concentra un po’ è possibile fare una specie di viaggio nel tempo, a ritroso, e immaginare come doveva essere a quel tempo l’ambiente. C’è la scaletta che porta in soffitta e anche qui l’ambiente fa pensare. Terribile. Povera fanciulla che giornate ha dovuto passare. Mi viene voglia di andare via, di non guardare, di fuggire e dimenticare. Ma non si può. Nel frattempo sono arrivati alcuni visitatori. Devono essere tedeschi. Guardano insieme a me gli ambienti angusti. Non dicono una sola parola. Guardano e basta. Esco dal museo con un brutto stato d’animo. Mi sento giù. Esco e percorro a piedi poche vie (Westermarkt, Raadhuisstraat, Damrak) e sono alla Station Centraal. Il tram mi riporta a casa.

 

   
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Mondo cane e mondo di notte  e le donne nude in vetrina Donnine nude dietro il vetro  
Episodio barista che si rifiuta per il without egg
 I tram hanno colore vistosi e recano il numero della linea sopra la cabina del conducente. C'è solo l'imbarazzo della scelta: 17 linee sferragliano in lungo e in largo per la cittè, generalmente con partenza dalla stazione centrale e percorso radiale, a sud, est e ovest e nelle zone limitrofa alla periferia.
Il Circletram, anche conosciuta come Linea 20, è una linea tranviaria che circola in due direzioni attraverso il centro, passando per le più importanti attrazioni turistiche. Anche su questo tram è valida la tessera 'strippenkaart', acquistabile sempre presso le stazioni o a bordo.

Il percorso del Circletram è il seguente: Stazione Centrale - Nieuwezijds Voorburgwal - Raadhuisstraat - Rozengracht - Marnixstraat - Leidseplein - Paulus Potterstraat - Van Baerlestraat - Ceintuurbaan - Van Woustraat - Frederiksplein - Sarpatistraat - Roetersstraat - Plantage Middenlaan - Waterlooplein - Rembrandtplein - Dam - Stazione Centrale e viceversa.
   
Zandvoort sul mare del Nord, aringhe  marinate o affumicate di mattina
Stazione ferroviaria    
 
   
 
     
 

La visita ad Amsterdam si è conclusa. Godiamoci adesso il viaggio di ritorno. Ciao. Al prossimo viaggio a Londra.

Manuali e guide di viaggio adoperate.

 

 

 

 

 

   

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