S.O.S. adolescenti

L’ Adolescenza

Essere adolescenti non è facile! Ci si lascia alle spalle la fanciullezza, forse il momento più bello della nostra vita, in cui non si hanno responsabilità, dove si prende tutto con leggerezza e si è spensierati, senza timori e problemi che condizioneranno sempre più la nostra esistenza.

Nel periodo adolescenziale assumiamo atteggiamenti “strani” perché viviamo un cambiamento.

Abbiamo un desiderio di emergere, di farci notare, di spiccare sugli altri. C’è l’emozione di essere innamorati, di provare sentimenti forti per qualcuno.

Noi adolescenti ci sentiamo spesso incompresi, siamo confusi perché siamo stati stravolti da questo cambiamento quasi radicale.

Ci sono incomprensioni con i genitori che non sempre riescono a capire le nostre sensazioni, i nostri pensieri, le nostre idee, gli stati d’animo, quasi fossero distanti da noi. Non capiscono la voglia che abbiamo di essere autonomi e di essere attivi.

Ma l’adolescenza non è solo un momento difficile di crescita: è anche un periodo piacevole della vita che cercherò di godermi finché durerà.

 

                               Anthony J. Cacciotti, IIIM

 

Adolescenza e timidezza  

Quando si diventa adolescenti, non tutti hanno il desiderio di diventare grandi e pensare al futuro. La maggior parte di noi ragazzi ha paura ad esprimersi e non riesce a dimenticare la dolce infanzia. Anche per quanto riguarda la scuola, abituati alle elementari, è difficile ambientarsi nella scuola media, soprattutto agli inizi del primo anno, quando si conoscono nuovi insegnanti e nuovi compagni.

Una poesia che ci fa riflettere su questa nostra età e sulle insicurezze che proviamo è “Timidezza” di Pablo Neruda. Il poeta descrive le principali conseguenze di questo sentimento di inadeguatezza che si prova maggiormente nell’adolescenza. Questa poesia ci fa capire quanto sia faticoso e difficile essere adolescenti, perché in questa fase si forma una nuova identità, diversa in ognuno di noi.

Il punto di partenza fondamentale per riuscire a vincere la timidezza è essere se stessi per aprirsi agli altri, realizzare i propri sogni e avere pensieri positivi.

                                                                                                                                                                             Jessica Ciullo, III M

 

 

Timidezza

 

Appena seppi, solamente, che esistevo

e che avrei potuto essere, continuare,

ebbi paura di ciò, della vita,

desiderai che non mi vedessero,

che non si conoscesse la mia esistenza.

 

Divenni magro, pallido, assente,

non volli parlare perché non potessero

riconoscere la mia voce, non volli vedere

perché non mi vedessero,

camminando, mi strinsi contro il muro

come un’ombra che scivoli via.

 

Mi sarei vestito

di tegole rosse, di fumo,

per restare lì, ma invisibile,

essere presente in tutto, ma lungi,

conservare la mia identità oscura,

legata al ritmo della primavera.

 

Pablo Neruda

(Memorial de l’Isla Negra)

 

Emarginazione

Sono un ragazzo di quasi quattordici anni e frequento la classe III M a Ladispoli. Ho una vita abbastanza serena e divertente, anche perché pratico alcune attività sportive come, ad esempio, il calcio che a me piace moltissimo.

Visto che svolgo tutte queste attività, ho la possibilità di conoscere tanti ragazzi e, quindi, di fare tante amicizie.

Mi è capitato però, di avere qualche problema con il gruppo che frequento e, negli ultimi tempi, mi sento un po’ emarginato. Il motivo non riesco a capirlo, però, questa situazione mi ha fatto pensare a certe letture che ho svolto nei giorni scorsi a scuola come quella di R. Bilenchi “ Un errore geografico”, in cui un ragazzo viene definito con disprezzo “maremmano”ed escluso dagli altri compagni di classe.

L’emarginazione è una brutta cosa che vorrei non capitasse mai a nessuno; io desidero tanto rientrare nel gruppo di amici che fino ad ora ho frequentato, anche perché penso che non si debba mai stare da soli.

                                                                                                                                                                             Romolo Figlia, III M

 

T  E  M  A

Sì, i professori in questione (Keating e Johnson), si distinguono dagli altri. Secondo me, questo accade per il semplice fatto che hanno una personalità più originale, sono intraprendenti e sanno motivare gli alunni allo studio.

Sinceramente a me i professori vanno bene così, anche se, dopo aver visto quelli nei film, non nascondo che mi piacerebbe avere dei professori simili, che insegnano il Karate e ti fanno imparare la poesia giocando a pallone, portandoti fuori e facendoti strappare parti di un libro che per altri professori potrebbero essere fondamentali. Senza fare torto a nessuno, io sarò sincera: per essere così, bisogna nascerci. Ci sono molti insegnanti che si avvicinano a questo tipo di docenti ma nessuno è come loro. Io vorrei che nella scuola si insegnasse più letteratura perché mi piace molto ed in educazione fisica mi piacerebbe che i professori, come fanno giocare i maschi a pallavolo, facessero un campionato femminile di calcetto.

Un insegnante per me, come viene detto nel film “Pensieri pericolosi”, dovrebbe essere la luce e noi alunni dovremmo sperare che questa non si spenga, perché se così accadesse noi faremmo la stessa fine di Malpelo che, esplorando un pezzo di miniera, si perse senza mai più ritrovare la strada del ritorno. Le doti dei professori sono immense, perché ci sanno saper prendere e sanno come farci calmare (es. “Se non state zitti, non facciamo la gita dei quattro giorni”). Il rapporto professori alunni a me piace così com’è, perché poi, dando troppa confidenza a noi, si andrebbe al di là dello studio. Comunque sia, io mi ritengo fortunata perché in questi tre anni ho conosciuto professori degni del loro lavoro che, anche se non sembra, è molto difficile, e poi perché credo di aver fatto parte di una delle migliori classi della scuola.

                                                                                                                              Federica Bartiromo, III N

 

L’APPARENZA INGANNA

Abbiamo mai provato a prendere la chiave per aprire il cuore di un adolescente, vedere cosa contiene, capire i suoi sentimenti, trovare le risposte a domande che ci siamo posti molte volte, come << Perché quel ragazzo è violento? Perché è dipendente dalla droga? Perché ha chiuso il suo cuore ed ha buttato la chiave, lasciando fuori solo il suo lato peggiore, o il più ribelle? >>.

Spesso la risposta a queste domande sono i divorzi o le incomprensioni tra genitori e figli.

Quanti ragazzi hanno assistito ad anni di litigi fra genitori, fin da quando erano bambini?

Il modo migliore in cui dei genitori possono evitare di far soffrire i propri figli è quello di divorziare pacificamente, affinché i bambini non soffrano per i litigi, spesso pesanti, che avvengono in casa. Dunque, anche dopo la separazione, devono restare in buoni rapporti, evitando lo scontro giudiziario per l’affidamento dei figli, facendo in modo che non si sentano mai soli, e permettendo loro di stare sia con la madre che con il padre.

Ma non basta solo questo, bisogna anche che i genitori non rimangano ostili, l’uno verso l’altro, che quando si incontrano,facciano in modo di non provocare piccole scintille, perché continuando così prima o poi potrebbe scoppiare un incendio!

Ma purtroppo, il più delle volte, questo non accade e chi, alla fine ci rimette sono sempre i figli.

Ragazzi che, dopo anni di sofferenza, vogliono dimostrare al mondo che sono più forti, più duri, che possono fare a meno degli aiuti che gli vengono offerti.

Si sentono soli, non sanno cosa fare, il loro unico riparo sono i veri amici, persone che riescono a capirli e ad aiutarli.

Ma i veri amici, ci aiutano in qualsiasi momento?

Quante volte abbiamo raccontato loro quello che proviamo, quante volte gli abbiamo confidato cose che nemmeno nostra madre o nostro padre, sapevano. Forse perché ci sentivamo più sicuri con loro, perché abbiamo paura che i nostri genitori non possano capire, che non ci ritengano all’altezza, per scegliere la nostra vita; paura che non abbiano il tempo per ascoltarci, per darci dei consigli.

Gli amici, invece, ci sono sempre, e sono pronti ad aiutarci in qualsiasi situazione: loro non devono pensare al lavoro, alle commissioni, alle pulizie della casa, alla vacanza estiva da programmare, al lavoro di nostro fratello che si è diplomato, ma, purtroppo non ha ancora trovato una valida occupazione… Un vero amico ti aiuta in ogni momento, soprattutto in quelli in cui ti senti più solo…

Peccato che anche loro non sono eterni, basta poco per perderli per sempre: come una scelta sbagliata, un errore involontario. Nessuno voleva quella folle storia, nessuno, nemmeno il tuo migliore amico, quella persona che ti ha sempre consigliato nel modo migliore, almeno per le sue aspettative.

Credevi in quella persona, ti fidavi di lei, ma purtroppo lei ad un certo punto non ti ha più capito, non si è schierata dalla tua parte, ha preferito continuare per la sua strada, ha preferito allearsi a quel lui che ti stava ingannando, e che, non avresti mai pensato che ti stesse usando solo per ingelosire una persona a te molto cara e, a quanto pare, anche a lui.

Ma per fortuna, non tutte le persone sono così: i veri amici esistono, e tu li hai trovati e sono riusciti ad aprirti gli occhi; ti hanno aiutato quando ti sentivi veramente solo, quando non avevi più un dialogo con i tuoi genitori. Ti hanno accolto nel loro mondo, anche se in passato li avevi disprezzati e allontanati, ti hanno aiutato nel momento del bisogno, dimostrando così di essere veri amici.

Quante volte hai pianto insieme a loro ascoltando canzoni di Ramazzotti, Baglioni, facendo un piccolo tuffo nel passato.

Ora stai bene, non ti senti più in colpa per quello che hai fatto, per un amore passeggero, per aver litigato con i tuoi per continuare a credere in quella amicizia che credevi perfetta…

Questa è l’adolescenza, ci sono momenti belli e brutti, ma bisogna tirare avanti, bisogna affrontare tutte le situazioni in modo maturo e responsabile. Non bisogna mai pensare che è finita solo perché troviamo davanti a noi un enorme salita, perché dopo una salita, c’è sempre una discesa, e comunque vada, c’è sempre qualcuno pronto a tenderci la mano e a darci un passaggio fino alla vetta…

           VALENTINA VECCHIO II°A  

 

LA DECISIONE PER IL NOSTRO FUTURO…

 

Alla fine della scuola media, bisogna affrontare una decisione molto impegnativa che riguarda il nostro futuro. Sono venuti i professori di varie scuole superiori per chiarirci le idee e per illustrarci le caratteristiche della loro scuola.

Sappiamo che è molto importante conseguire un diploma per inserirsi nel mondo del lavoro e per frequentare, dopo, l'università.

Uno dei motivi che influenza la nostra scelta è il desiderio di ritrovare alcuni amici su cui contare per affrontare le difficoltà scolastiche personali.

Secondo noi, gli adulti si intromettono troppo nelle nostre decisioni e, proprio per questo, ci confondono di più le idee.

Bisognerebbe scegliere anche in base alle nostre capacità e questo fatto dipende anche da quello che ci insegnano gli adulti. Ci sono dei ragazzi che hanno le capacità di studiare e apprendere, ma non le vogliono usare perché non ne hanno voglia.

Chiara Costa, Michela Laschian, Desirèe

Pietropinto e Veronica Monte CLASSE III H

 

IL PROBLEMA DEI MOTORINI "MODIFICATI"

 

I quattordicenni, di solito, desiderano avere un motorino, per sfrecciare ad alta velocità per le strade del proprio paese.

Molti ragazzi della nostra età, dopo aver ottenuto uno scooter dai genitori, vogliono "modificarlo", cambiando la marmitta, il carburatore, le forcelle e altri pezzi, praticamente tutto il motorino, facendolo diventare un vero bolide.

Alcuni, dopo averlo trasformato in questo modo, vanno a fare delle pericolose gare di velocità: il premio per il vincitore è il libretto di circolazione di un motorino messo in palio.

Certi ragazzi ritengono addirittura che queste attività siano legittime proprio perché utilizzano un mezzo di loro proprietà e pensano così di poterlo modificare a loro piacimento.

Secondo noi, questa esigenza di possedere a tutti costi un motorino è dovuta al bisogno di molti ragazzi di sentirsi più grandi.

Molti incidenti sono provocati proprio dalla volontà di "mettersi in mostra" davanti alle ragazze o agli amici.

 

Christian Oliveira Rodrigueez

Alessandro Lopez Leon

Emanuele Dinaro III H

Nabeel Haris Marikkar

 

 

 

LA DROGA

Il fenomeno droga – un tempo sicuramente più limitato ad alcuni ambienti e a certe categorie sociali- oggi è molto più diffuso e costituisce un serio pericolo soprattutto per i più giovani. Conoscere i suoi diversi aspetti (cos’è, quali conseguenze provoca, quanto è diffuso, quali leggi esistono…) ti può essere senz’altro utile per imparare a difenderti.

Che cos’è la droga

Con il termine droga si indicano tutte quelle sostanze, di origine naturale o prodotte in laboratorio, che agiscono sul sistema nervoso alterando l’equilibrio psico-fisico dell’organismo. Le sostanze, che possono considerarsi droghe sono moltissime: alcune vengono vendute liberamente, come la nicotina (contenuta nel tabacco), l’alcool (contenuta nella birra, nel vino, nei liquori) e la caffeina (contenuta nel caffè); altre vengono prescritte o somministrate in campo medico per attenuare il dolore (morfina), per combattere l’insonnia o gli stati d’ansia (barbiturici), per superare gli sforzi fisici (anfetamine); altre ancora sono vietate e vendute illegalmente come l’hashish, la marijuana, l’eroina, la cocaina ecc.

Le droghe vietate (elencate dal ministero della Sanità) sono suddivise in leggere (quelle derivate dalla canapa indiana, come hashish e marijuana) e pesanti (eroina e cocaina). Il loro uso dà inizialmente piacere ed euforia ed elimina situazioni di paura, d’ansia e di fatica. Ma in seguito la loro assunzione provoca effetti disastrosi, sia a livello fisico che psichico: insonnia, ansia, allucinazioni, dimagrimento, vomito ecc. I due effetti principali prodotti dalle sostanze stupefacenti sono l’assuefazione (o dipendenza fisica), cioè la necessità di assumere la droga e aumentare la dose affinché l’organismo possa funzionare regolarmente e la dipendenza psichica, cioè il bisogno di non interrompere il consumo, convinti di non poter vivere senza di essa.

La mancanza della droga scatena vere e proprie crisi d’astinenza con contrazioni muscolari, dolori alle ossa, nausea, vomito. Inoltre il tossicodipendente finalizza la sua stessa esistenza all’unico obbiettivo di procurarsi la dose, attuando così comportamenti sempre più a rischio: dai furti, allo spaccio, alla prostituzione.

 

I giovani e la droga

Il consumo di droga è un fenomeno soprattutto giovanile: nei primi anni sessanta, drogarsi aveva per i giovani un significato di protesta, di contestazione del mondo degli adulti; in seguito invece il consumo di droga va visto soprattutto come sintomo di disagio.

Conoscere con precisione quanto sia diffuso questo fenomeno tra i giovani non è facile, anche se vengono continuamente pubblicati dati da istituti pubblici o privati che si occupano del problema.

Da una parte il fenomeno può essere quantificato solo tenendo conto dei dati ufficiali relativi ai tossicodipendenti in cura o in trattamento di riabilitazione presso strutture pubbliche o comunità terapeutiche: al 30 giugno 1996 erano stata segnalate oltre 107.000 unità, con un incremento sensibilissimo rispetto al giugno del 1990, quando i soggetti in trattamento non raggiungevano le 50.000 unità. I tossicodipendenti ufficiali sono dunque più che raddoppiati negli ultimi sei anni, confermando una linea di tendenza emersa con chiarezza già nella seconda metà degli anni ’80.

Bisogna tener conto che in questi anni è aumentato anche il numero delle strutture socio-riabilitative; secondo il rapporto sui consumi di droghe leggere, alcool e tabacco negli adolescenti europei di 15-16 anni, 21 ragazzi italiani su 100 consumano abitualmente cannabis, il 4% consuma anfetamine, un altro 4% ecstasy.

 

 

Proposta di legge: la legalizzazione

 

Su come fronteggiare o almeno diminuire i danni del narcotraffico, della criminalità e delle malattie contagiose, l’opinione pubblica si è divisa in due:

da una parte c’è chi vorrebbe liberalizzare l’uso della droga;

dall’altra c’è chi chiede il proibizionismo perché considera illecito e pericoloso l’uso di sostanze stupefacenti.

Pro

sottraendo alla malavita il controllo del narcotraffico verrebbe eliminato il principale meccanismo (ricerca di altissimi profitti) che alimenta il mercato della droga;

la droga costerebbe di meno, quindi molti consumatori di stupefacenti non sarebbero più costretti a rubare o a prostituirsi per procurarsi il denaro per la "roba";

ci sarebbero meno morti per overdose e meno carcere per chi fa uso di droga.

Contro

con la liberalizzazione della droga e la relativa gestione da parte dello Stato non ci sconfiggerebbe la malavita, che avrebbe sempre l’opportunità di creare stupefacenti alternativi alla "droga di Stato";

la droga costerebbe di meno e quindi gli acquirenti potrebbero aumentare;

molti tossicodipendenti potrebbero arrivare in Italia da altri Paesi dove la droga continua a essere illegale.

 

Elisa Roncella

Francesca Ferrara

III A 17 marzo 2005