I DUE FRATELLI
Il
regista, Jean-Jaques Ammand ha scritto la sceneggiatura di questo film insieme
ad Alain Godard. Le vicende sono ambientate in Cambogia e vi sono alcuni
particolari che ci fanno capire che esse si sono svolte nel 1920, come gli
abiti, le automobili, l’arredamento,
Questo
film è di genere avventuroso ed ha per protagonisti due tigri di nome Kuman e
Sangha.
I
due fratelli, ancora cuccioli, vengono divisi dagli uomini: Kuman finisce in un
circo, mentre Sangha scopre che non tutti gli uomini sono cattivi, infatti, fa
conoscenza con Roul, un bambino che si prende cura di lui. La mamma di Raoul,
però, lo caccia via in seguito ad un brutto episodio in cui la tigre uccide il
cagnolino che fino ad allora era stato suo compagno di gioco; così viene
condotto nel serraglio dell’imperatore che, alla fine del film, farà
scontrare le due tigri. Durante la lotta i due avversari si osservano e si
riconoscono; così, dopo aver creato il panico nell’arena, fuggono e ritornano
nella foresta.
Il
regista, in questo film, vuole farci capire che non bisogna maltrattare gli
animali né allontanarli dal loro ambiente naturale. Il mio personaggio
preferito è Kuman perché non è aggressivo come il fratello ed è molto
affettuoso. La mia scena preferita è quando le due piccole tigri giocano a
pallone.
Questo film è stato il più bello che ho visto. Il mio voto da 1 a 10 è 10!
OCEAN’S
TWELVE
È
proprio vero…come dice il proverbio?...Non c’è due senza tre, in questo
caso, però, non c’è undici senza dodici e a confermarlo ritroviamo, più in
forma che mai, George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Julia Roberts, Catherine
Zeta Jones e Andy Garcia.
Nel
film ritroviamo altri personaggi come per esempio il piccolo acrobata cinese che
trascorrerà gran parte del film chiuso in una valigia all’aeroporto.
Rinfreschiamoci
la memoria: Danny Ocean (George Clooney) è la mente della banda, organizza i
colpi e si occupa della “contabilità” del suo omonimo gruppo; Rusty (Brad
Pitt) è il braccio destro di Danny e naturalmente suo complice; lui, però,
questa volta, deve stare molto attento alla sua ex girl. C’è anche Linus, il
timido borseggiatore e genio dei furti, che dal precedente film ne ha combinate
delle belle e ovviamente l’interprete non poteva che essere Matt Damon.
Bruce
Willis per circa dieci minuti fa parte del cast dei super-famosi interpretando
se stesso, una buffa sequenza in cui, pensate un po’, Julia Roberts interpreta
proprio Julia Roberts. Infine, due giovanissimi artisti italiani interpretano un
piccolo ruolo di pochi secondi che sono: Martina Stella e il figlio del grande
Giancarlo Giannini, Adriano.
Questa
volta l’impresa degli “eroi” sarà restituire il denaro “preso in
prestito” dal perfido personaggio di Andy Garcia nel precedente “Ocean’s
eleven” e, per farlo, useranno le loro doti magiche miscelate a un pizzico di
fascino…
Ma
la domanda è spontanea: chi è il/la dodicesimo/a? E’ proprio lei, la
bellissima, brava e affascinante Catherine che nel ruolo di Tess è l’unica a
mettere un po’ di “paura” ai bellissimi. Si presenta nel film come una
detective, fidanzata di Rusty che sta indagando proprio sul crimine del suo
bello spasimante.
Vi
ho già svelato troppo, quindi, direi che se vi interessa vedere i fantastici
dodici la sala è tutta vostra. L’importante è ricordare che non c’è
undici senza dodici e magari anche un tredici, quattordici…
BUONA
VISIONE!!
Silvia Orchi, III M
Steven
Spielberg
Regista
e produttore americano, nato a Cincinnati, Ohio (Usa), è figlio
dell’ingegnere elettrico Arnold Spielberg e della pianista concertista Leah
Adler.
La
sua famiglia visse per qualche tempo nel New Jersey poi si trasferì a
Scottsdale, in Arizona, dove Steven crebbe; destinato a diventare uno dei più
grandi registi del suo tempo, Spielberg, rimane uno dei più grandi cineasti
della sua generazione a non avere studi universitari di cinematografia.
Sostituì,
però, la scuola con una pratica autodidatta cominciata fin da ragazzo, quando i
genitori gli affidarono una cinepresa da 8mm per riprendere le gite di famiglia;
ma, in realtà, oltre alle gite, il giovane Steven prende l’abitudine di
girare filmetti in cui dava già prova della sua propensione per il fantastico.
Da
giovane cominciò a frequentare gli studi della Universal e la leggenda vuole
che vi si sia introdotto allestendo clandestinamente un ufficio nei locali vuoti
di una portineria, e che i custodi, ai quali si presentò sempre in giacca e
cravatta, lo lasciarono passare credendolo di casa.
In
America il suo primo film è considerato “The Sugarland Express” che lanciò
nel 1974; un anno più tardi con “Lo squalo” mette a segno il suo primo
grande colpo. Nel ’77 ottiene un altro clamoroso successo con “Incontri
ravvicinati del terzo tipo”.
Nel
1982 torna alla fantascienza con un film che meglio di altri rappresenta la sua
idea di cinema come strumento per accendere sogni, stupori, fantasie: “E.T.
L’extra terrestre”.
Dopo
il romantico “Always - Per sempre” (1988), gli anni ’90 si aprono con il
ritorno di Spielberg al genere fantasy, con “Hook – Capitan Uncino”
(1991). Nel 1993 lancia “Jurassik Park”.
Non
ancora terminata la post-produzione di quel film Spielberg si lancia
nell’avventura di “Schindler’s List” (1994), in cui racconta la tragedia
dell’olocausto.
Nel
1997 realizza “Amistad” e nel 1998 “Salvate il soldato Ryan”.
Nel
2004 l’Ente David di Donatello gli ha consegnato un David speciale per la sua
carriera cinematografica.
Alex Bruno, III M
“Tu
la conosci Claudia?”
Uno
degli ultimi film comici usciti in Italia è “Tu la conosci Claudia?”,
realizzato da Aldo, Giovanni e Giacomo con la collaborazione di Paola Cortellesi.
Il
film parla di tre uomini che non si conoscono, ma hanno una cosa in comune:
tutti conoscono Claudia.
Giacomo
è sposato con Claudia, vivono un momento di riflessione, ma, in fin dei conti,
sono felici. Aldo pensa di essersi innamorato di Claudia, invece Giovanni ha una
forte attrazione per lei.
I
tre amici si mettono in cerca di Claudia, che, nel frattempo, è partita per
svagarsi.
Ma,
alla fine, si scopre che era tutto un malinteso e che la Claudia che stanno
cercando non è la stessa.
La
mia opinione su questo film è che molto carino, ma non più degli altri del
trio comico. La collaborazione con Paola Cortellesi ha contribuito a rendere il
film più divertente.
Tre metri sopra il cielo
“Tre
metri sopra il cielo” è un libro emozionante e coinvolgente, da cui è stato
tratto anche un film, diretto da Luca Lucini, con Riccardo Scamarcio e Katie
Lousie Sandiers.
Questo
libro racconta la magnifica storia d’amore che vivono due ragazzi: Babi ha
diciotto anni, è un’ottima studentessa che passa i pomeriggi a studiare con
l’amica del cuore Pallina; Step ha diciannove anni, è un ragazzo violento che
passa le giornate per strada con un gruppo di teppisti, finendo sempre per fare
a botte, o in palestra. I due si incontrano, litigano e si innamorano
perdutamente.
Non
è un rapporto facile, nessuno dei due vuole crederci, vengono da due mondi
troppo diversi. Ma finiscono per vivere una storia d’amore bellissima, magica
e intensa come solo l’adolescenza può essere. La loro relazione procede tra
alti e bassi; Babi giorno dopo giorno si accorge di quante differenze ci siano
tra loro e, alla fine, decide di troncare la loro storia.
Ma
entrambi sanno che non torneranno mai più lassù, tre metri sopra il cielo,
dove vivono gli innamorati…
Giulia
Zibellini
Il
giorno 17/02/2005 alla quarta e quinta ora siamo andati in sala teatro per
ascoltare la prof. Gambino, un’insegnante della nostra scuola che all’età
di 14 anni ha conosciuto Don Pino Puglisi. Frequentava il liceo classico e dopo
è diventata professoressa. Per lei non era solo un professore, ma anche un
amico di famiglia, perché la sorella si è fidanzata con un amico di Don
Puglisi.
La
professoressa ci ha raccontato che Don Puglisi, nelle sue lezioni di religione,
parlava delle problematiche politiche, delle paure, dei dubbi e delle scelte
universitarie degli studenti. Era una persona molto tranquilla: quando entrava
in classe, siccome gli studenti facevano chiasso, lui sbatteva il registro o
altri libri sulla cattedra. Quando non funzionava si sedeva e li fissava fino a
quando i ragazzi lo notavano.
La
prof. Gambino ha apprezzato molto il film, perché rispecchia la realtà e i
fatti accaduti; ad esempio quella festa nel bosco di notte, che nella realtà
Don Puglisi organizzava ogni estate e durava una settimana.
Durante
il dibattito abbiamo fatto alcuni interventi che avevano formulato il giorno
prima, in classe. Una mia compagna Silvia Orchi ha chiesto se la prof. Gambino
ricordava qualche frase qualche frase che gli aveva detto Don Puglisi e lei ha
raccontato che è stato proprio Don Puglisi a consigliarle di diventare
professoressa.
La
III N ha chiesto anche se è successo veramente il suicidio di Domenico e se lo
conosceva. Ha risposto di no e pensa che il film ha inventato questo fatto.
La
prof. Iannotta ha chiesto se, invece, conosceva Rosario, quel ragazzo che è
partito con la sorellina. Ha risposto che lo conosceva ed è un fatto realmente
accaduto.
Per
la prof. Gambino, Don Pino Puglisi è stato un uomo pieno di coraggio che ha
lottato contro la mafia fino in fondo.
Da
lui ho imparato molto e non lo scorderò per questo.
Jessica Ciullo III M
Sotto
l'attenta regia di Roberto Faenza, regista e scrittore, nasce il film “Alla
luce del sole”, uno straordinario capolavoro sulla vita di un parroco che
insegue un ideale.
Don
Pino Puglisi aveva un obiettivo: portare via i ragazzi di strada dalla
criminalità ed evitare che entrassero nel giro della malavita; evitare che
diventassero strumenti della mafia.
Era
un uomo che “sparava dritto”, che non si è fermato di fronte alle minacce
della mafia, al tentativo di essere corrotto dalla stessa e davanti alla paura
di morire. Aveva una grande forza di volontà ma sapeva che questa non bastava,
così chiese l'aiuto dal vescovo di Palermo. Vennero in soccorso tre suore, tra
cui spicca suor Carolina, interpretata da Alessia Goria e l'amico Gregorio, che
lo aiuta facendo da vice-parroco.
Gli
attentati a Falcone e Borsellino sono, però, un campanello d'allarme e quando
le minacce della mafia si fanno insistenti, il parroco capisce che le cose si
fanno pericolose e che non stanno andando per il verso giusto. Il giorno del suo
compleanno riceve una telefonata anonima che lo porterà a capire, insieme ad
altri segnali, che quello è il suo ultimo giorno.
Inevitabile
il confronto con "I Cento Passi" di Marco Tullio, anche quello un film
non sulla mafia, ma che parla di ideali e del raggiungimento di una meta
prefissata.
La
bravura degli interpreti tra cui spicca Luca Zingaretti, il realismo della
scenografia che ritrae il quartiere Brancaccio nella sua povertà e nel degrado,
la scelta delle musiche affidata ad Andrea Guerra, egregie in alcune parti del
film, rendono la pellicola ricca di spunti su cui riflettere, che narra di un
eroe che “colorava i sogni”.
Anthony Cacciotti III M
DURATA:
100 minuti
GENERE:
denuncia sociale
REGISTA:
Roberto
Faenza
ATTORI
PRICIPALI:
Luca Zingaretti,
Alessia Gloria, Corrado Fortuna
TEMPO:
1991-1993
LUOGO:
Brancaccio
(Sicilia)
PROTAGONISTA:
Don Puglisi
ALTRI
PERSONAGGI:
Suor Anna, Suor
Carolina, Suor Elena, tutti i bambini, la mafia, Gregorio, Domenico, Rosario
TRAMA:
Un prete, Don
Pugliesi, ritorna dopo molti anni nel suo quartiere natale, Brancaccio. Qui
trova violenza, fame, miseria e mafia tra la gente, disperata.
Ciò che lo colpisce di più è l’innocenza dei
bambini che nei loro occhi avevano tanta voglia di giocare, ma erano costretti
ad essere complici mafiosi. E’ proprio da loro che incomincia la sua opera di
recupero sociale: infatti vedendo quei bambini giocare e stare abbandonati nelle
strade, li prende e li porta semplicemente in parrocchia, dove vengono veramente
amati. Ma alla mafia, a quanto pare, “il sorriso di un bambino faceva
paura”. Inoltre temeva di perdere il ruolo dominante a Brancaccio. Per questo
Don Pugliesi, il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, venne
ucciso, sotto gli occhi indifferenti di chi della mafia ha paura.
MESSAGGI:
se tutti ogni
giorno lottassero per la giustizia il mondo sarebbe migliore; la mafia oltre ad
esistere, in molte zone, per disperazione, resiste anche per la complicità
dello stato; per conoscere bisogna saper “rompere le scatole”; la verità si
conosce solo pensando con la propria testa; i veri uomini devono agire alla luce
del sole; i sogni colorano il mondo; il sorriso di un bambino non deve mai fare
paura.
PERSONAGGIO
PREFERITO: Don
Puglisi, perché, secondo me, lui ha fatto una piccola ma importante parte per
la giustizia nel mondo; inoltre i messaggi che dà nel film li condivido tutti.
SCENA
PREFERITA:
mi è piaciuta la scena in cui il bimbo-ribelle, Carmelo, vede in chiesa, alla
morte di Don Puglisi, il suo fantasma, perché quel bimbo, nonostante cercasse
di fare il ribelle, era tenerissimo. In quell’occasione, mentre rideva e
piangeva insieme, si vedeva la sua fragilità,(come tutti i bambini sono in
realtà).
GIUDIZIO PERSONALE: 10, è stato un film che mi è piaciuto molto, perché
“sparava dritto” come Don Puglisi, e ciò che voleva trasmettere lo faceva
“alla luce del sole” senza troppe ombre, perché la mafia è quella che è,
senza giri di parole.
ENRIDA MITRO III N
L’incontro, fatto
giovedì 17/02/2005, è stato molto interessante, perché poter discutere e
chiarire alcune cose viste in un film con una persona che ha avuto la fortuna di
conoscere il protagonista è un’esperienza unica. La professoressa Gambino,
con la quale è avvenuto il dibattito, ci ha parlato di come lei ha vissuto
l’esperienza di aver conosciuto Don Puglisi, di come era. Di lui ci ha detto
che era una persona aperta, che parlava molto con i giovani dei problemi che si
hanno a quell’età, dei dubbi, delle paure. Aveva chiesto anche alcuni aiuti a
questi ragazzi per portare qualcosa al quartiere Brancaccio, anche se, in un
primo momento, ciò sembrò un’impresa campata per aria, secondo questi
giovani che, andando lì, non trovavano niente. Don Puglisi era una persona
molto calma, che cercava di sconfiggere come prima cosa il silenzio, il suo fu
un duello fra scelte di vita:tra chi si era messo dalla parte della mafia, senza
fare niente per ostacolarla, e un’altra parte che cercava di farsi sentire,
non protestando con violenza, ma richiedendo un qualcosa che è il diritto ad
avere pensieri propri e anche ad essere istruiti, per poi un giorno essere in
grado di saper scegliere. Don Puglisi era un uomo che credeva in quello che
faceva e ciò deve essere d’esempio:infatti lui non diede ai suoi assassini
modo di ucciderlo guardandolo in faccia, ma si girò di spalle, così offendendo
chi lo ha ucciso, e chi uccide una persona di spalle è un vigliacco.
La
prof. ci ha raccontato di come era vero che lì i bambini venivano educati alla
violenza, lasciati vivere per strada, e quei bambini e ragazzi non avevano
bisogno, come prima necessità, di imparare l’Italiano, ma di essere istruiti
alla verità, così che potessero saper scegliere e essere in grado di
ribellarsi. Abbiamo anche discusso su come lì l’istruzione statale non c’è,
mentre lascia spazio di operare ad organizzazioni come la mafia, come se lo
stato avesse paura, perché tanto non è in grado di portare niente lì; quindi
dà in un certo senso via libera alla mafia che invece porta lavoro e cibo, e ciò
alle persone, più o meno, sta bene. Delle donne poi si è detto che avevano un
ruolo inferiore, erano trattate come oggetti, non considerate e neanche capaci
di parlare perché costrette al silenzio. Tutte coloro che tacevano
avevano, però, una forza incredibile.
Questo
dibattito è stato molto interessante e bello e spero che ce ne siano altri in
futuro.
Giusy Visciano III N
RECENSIONE
del FILM
“UNA
GIORNATA PARTICOLARE”
Roma 1938. In un grande palazzo vive Antonietta, una casalinga chiusa in casa anche il giorno, stanca della sua vita monotona e faticosa; Gabriele, annunciatore dell’EIAR e suo dirimpettaio, è in attesa di essere mandato al confino perché omosessuale. Lei ha sei figli e un marito volgare e non rispettoso nei suoi confronti; lui prova un dolore enorme, perché deve lasciare il suo lavoro, la sua casa e la sua città a causa della propria diversità.
Sullo sfondo la città mobilitata per la parata in onore al Fuhrer in visita.
I due, incontrandosi casualmente, capiscono qualcosa di se stessi in poche ore (con questo si capisce il titolo del film) più di quanto non abbiano fatto in una vita intera.
Il regista Ettore Scola regala allo spettatore la sensazione di sentirsi all’interno delle vicende del film. L’unico colore forte della pellicola si può notare all’inizio, quando la portiera del palazzo sventola e appende la bandiera rossa con la svastica al centro. Esclusa questa immagine tutto il film tende al bianco e nero pur se a colori, come le vite scolorite dei due personaggi interpretati dalla bellissima Sophia Loren e da Marcello Mastroianni. Questo film è pieno di drammaticità e si concentra sull’incontro di due personaggi e delle loro solitudini.
Jessica Ciullo, III M
Recensione del film“I 100 passi”
“Questo non è solo un film sulla mafia. È piuttosto un film sull’energia, sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di u gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell’illusione di cambiarlo. È un film sul conflitto familiare, sull’amore e la disillusione , sulla vergogna di appartenere a uno stesso sangue. È un film su ciò che di buono i ragazzi del 1968 sono riusciti a fare sulle loro utopie e sul loro coraggio”.
È questo ciò che ha scritto Marco Tullio Giordana sul suo bellissimo film “I 100 passi”.
È una storia vera ambientata negli anni ’60 precisamente nel 1967-1968 a Cinisi, un piccolo paese della Sicilia. È proprio l’energia, la decisione e il coraggio di un ragazzo di nome Peppino Impastato a fare di questo film un vero capolavoro.
Il protagonista è,appunto, Peppino, figlio di un membro della mafia. Questo ragazzo, insieme ai suoi amici, fa di tutto per andare contro questa organizzazione malavitosa.
La mafia lo lascia fare finchè non decide di fermarlo: uccide questo giovane che ha avuto l’illusione di cambiare il mondo. Il suo nome rimarrà nella storia per l’enorme coraggio da lui manifestato.
Secondo me, questo film è molto bello e profondo e fa riflettere su come alcune persone si siano ribellate a questa terribile organizzazione: la mafia.
Diletta Dell’Oglio III M
Il
17 febbraio scorso si è tenuto un dibattito, nella sala teatro, con la
professoressa Gambino che ci ha parlato della sua esperienza diretta con Don
Pino Puglisi. Ha dichiarato di averlo conosciuto quando frequentava il liceo: è
stato il suo insegnante di religione. Ha confermato vicende e iniziative
riportate nel film, il Centro di Accoglienza dove lei è stata personalmente.
La
prof.ssa Gambino ci ha parlato della filosofia di insegnamento di Don Puglisi,
che invitava sempre gli alunni a pensare con la propria testa. Ha descritto le
sue opere, l’aiuto che forniva ai ragazzi di strada, fin da piccoli abituati
alla violenza, sottraendoli alla criminalità per aiutarli ad avere un futuro
migliore. Prendendo spunto da uno dei titoli alternativi del film, “l’uomo
che colorava i sogni”, Puglisi voleva
far pensare con la propria testa i cittadini e non farli vivere nell’omertà e
nella paura, per dare vita e colore al sogno di una vita diversa.
La
professoressa Gambino ha elogiato Luca Zingaretti per l’interpretazione di Don
Puglisi, che nel film confida al diacono Gregorio di non voler rimanere solo
dopo la sua morte.
Nel
dibattito si è parlato dei vari simboli presenti nel film. Quando, dopo essere
stato aggredito, Don Puglisi si aggiusta le scarpe, ma queste non entrano più
sta a significare che le cose non stanno andando per il verso giusto; il pianto
conferma che lui aveva paura, ma sente di dover continuare a “sparare
dritto”, a non arrendersi. Anche nella scena in cui Domenico accerchia il
prete con il motorino e gli restituisce la catenina c’è un significato più
profondo. Forse il giovane fa ciò per proteggerlo, per fargli capire che sta
per succedere qualcosa di spiacevole o che sta per cambiare qualcosa.
La
prof.ssa Gambino ha parlato di chi ha sparato al Parroco di Brancaccio,
Salvatore Grigoli, abbiamo discusso della sua vigliaccheria, perché solo un
codardo può sparare alle spalle.
Infine,
ha commentato una delle scene finali, quando i passanti vedono Don Puglisi steso
a terra e cambiano strada; spiacevole e davvero terribile vedere cittadini
vivere nell’omertà e nella paura.
La
professoressa ha concluso parlando della scena che chiude il film: il bambino
che immagina Don Puglisi vivo che sorride. Questo finale ci dà l’idea che
quest’eroe abbia lasciato qualcosa a tutti noi.
Anthony Cacciotti III M
Recensione
del
libro:
Occhio
al professore
Morena
Ancora II B
17-3-2005
Recensione
del film
“Neverland -
Un sogno per la vita”
Una storia drammatica, profonda e straordinariamente commovente. Una storia ispirata da una vicenda realmente accaduta, incentrata sul rapporto realtà-fantasia.
Parliamo del film “ Neverland –Un sogno per la vita”, un vero capolavoro con la regia di Marc Forster.
Siamo a Londra nel 1904. La vicenda parla di James Barrie (Johnny Depp), un noto commediografo. Dopo il suo ultimo lavoro teatrale non accolto in maniera positiva, ha bisogno di una nuova fonte di ispirazione che trova casualmente in una delle sue tante passeggiate pomeridiane. Infatti, nel giardino di Kensington, incontra la nota e nobile famiglia Llewelyn Davies: quattro ragazzi senza padre e Sylvia (Kate Winslet), la loro bellissima madre di cui rimase immediatamente affascinato. Barrie diventa amico di tutta la famiglia coinvolgendo i ragazzi in una serie di giochi.
E sono proprio l’eccitazione e l’avventura dei quattro fratelli a dare vita al capolavoro più noto di Barrie: “Peter Pan”. Dopo lo straordinario successo di questa opera teatrale, Sylvia muore di cancro. Così Barrie si prende cura dei quattro fratelli Llewelyn Davies, rimasti ormai orfani, che considerava già da molto tempo suoi figli.
Il regista vuole sottolineare che Barrie è un uomo normale, come noi, triste e con alle spalle successi, ma allo stesso tempo, fallimenti. Comunque, lo scittore possiede alcune preziose qualità: quella di saper sognare, ignorando i pregiudizi delle altre persone, ed essere in grado di fantasticare, perché è, in fondo, ancora bambino.
Questo film sottolinea il potere dell’immaginazione e della fantasia; ogni persona ha il diritto di sognare e fantasticare.
La scenografia, prodotta da Gemma Jackson, è fantastica e ben realizzata, in particolare quando i ragazzi giocano con James Barrie immaginando di essere re, cowboy, indiani, naufraghi e addirittura pirati.
Gli altri attori che compaiono nel film sono: Dustin Hoffman (Charles Frohman), Julie Christie (Emma du Maurier), Freddie Highmore (Peter), Joe Prospero (Jack), Nick Roud (George) e Luke Spill (Michael).
Diletta Dell’Oglio Jessica Ciullo IIIM
Galleria di disegni ispirati al libro : Il giro del mondo in 80 giorni