CANGURO
MUORE SUL SET PER STRESS
“La temperatura era di 38
gradi, l’animale correva impazzito nel recinto in cui era stato rinchiuso,
mentre lo riprendevano con le telecamere. Mezz’ora dopo la bestiola è
crollata al suolo priva di vita. Una scena atroce e assurda”.
La
bestiola del racconto di un animalista era un canguro ed è morta per lo stress
cui era da tempo sottoposta. E’ una storia, secondo noi raccapricciante, che
risale all’estate scorsa, ma di cui si è venuti a conoscenza solo poco tempo
fa…
Il
canguro era stato scelto da una azienda di prodotti sportivi per girare uno spot
da trasmettere sulle reti Rai. Per il filmato era stata scelta una radura sui
colli Piacentini. Le immagini dovevano mostrare il canguro che correva in piena
libertà, per questo era stato costruito un grande ed alto recinto per evitare
che il marsupiale scappasse.
Si
è scoperto poi che l’animale proveniva da un parco faunistico del bergamasco
dove sarebbe dovuto tornare. Dalle dichiarazioni del veterinario non risulta,
però, che sia stato richiesto il nulla osta previsto dalla legge per il
trasferimento degli animali pericolosi. Quest’ultimi, infatti, devono essere
trasportati in apposite gabbie e a
bordo di automezzi particolari.
Tutte
queste regole non sono state osservate
e la bestiola è stata maltrattata.
Come
se non bastasse, a questi reati si aggiunge anche quello dell’occultamento
della carcassa.
Luigi Scarsella e Vanessa Picariello II Z
Catta
(lemur catta)
E’ un
primate che appartiene alla famiglia dei lemuriformi, di taglia
medio-piccola, che vive solamente nelle foreste del Madagascar. E’ però meno
evoluto delle scimmie e si adatta difficilmente ai nuovi ambienti. Il catta si
nutre di fogliame,frutta e insetti, e trascorre molto tempo sul suolo anche se
non rinuncia a sistemarsi sugli alberi. Questo animale vive in gruppi costituiti
da 12-24 individui tra maschi e femmine. Da una coppia di catta nasce un solo
piccolo. Le sue caratteristiche distintive sono una lunga coda a strisce nere e
bianche, un manto grigio e bianco ed il musetto nero. Purtroppo il catta rischia
l’estinzione.
Opossum
E’ un mammifero marsupiale diffuso in quasi tutta l’America e nell’Australia sud-occidentale (opossum del miele). Esistono due specie principali di opossum: quello della Virginia e quello di Azara. Questo animaletto è simile ad un topolino avente, però, una lunga coda prensile che gli permette di arrampicarsi, un muso appuntito e zampe munite di artigli. L’opossum conduce una vita notturna; è ghiotto di uova, insetti, frutti e piccoli vertebrati che individua con l’aiuto dell’olfatto. Dopo 2 settimane di gestazione, la femmina di opossum partorisce da 3 a 5 cuccioli non più lunghi di 1 cm. Lo sviluppo dei piccoli avviene all’interno del marsupio della madre per un periodo di circa 70 giorni. La mamma di opossum, poi, lascia che i suoi piccoli si aggrappino sul suo dorso dimodochè possa portarli con se mentre caccia, mostrandogli, così, quello che dovranno fare da adulti.
Procione
E’ un
mammifero carnivoro che vive negli Stati Uniti, nel Canada e nell’America
centro-meridionale. Il procione ha una grande testa, orecchie corte, corpo tozzo
coperto da una lunga pelliccia marrone-grigiastra, coda folta ad anelli scuri.
Sul muso grigio chiaro compaiono occhi bruni contornati da una striscia (simile
ad una maschera) di pelo nero, e baffi bianchi.
Il procione
nordamericano ( detto anche orsetto lavatore per la sua abitudine di
“lavare” il suo cibo strofinandolo con le zampine, in acqua) vive nelle
foreste presso i corsi d’acqua o stagni. Si nutre di frutta selvatica, pesci e
rane. E’ un abile nuotatore. La tana di questo animaletto è costituita
dall’interno di un tronco cavo. La femmina di procione dà alla luce 4-6
cuccioli, in primavera. Un’altra specie è il procione granchiaiolo che vive
in Costa Rica e in Sudamerica. Ha la pelliccia corta di colore grigio scuro con
macchie gialle e un corpo più snello del procione nordamericano. Ha dei denti
molto robusti.
Elisa Balsamà III Q
NON
ABBANDONIAMOLI!
Qualche
mese fa sono andato al canile della Lega Nazionale Difesa dei Cani al km 48.800
dell’Aurelia, dove ci sono cani abbandonati di ogni razza.
Questi
animali sono in condizioni veramente pietose: vivono nel fango, dormono in cucce
sporche, vecchie e rotte, mangiano pezzi di pane secco (datogli da due signore
che gestiscono il canile cercando di fare il possibile) e bevono da una fontana
situata lì vicino.
Dopo
aver visto tutto questo, ho chiesto alle due signore come questi cani fossero
arrivati fin lì. Loro mi hanno risposto che gli animali erano stati abbandonati
dai loro padroni: legati, erano stati lasciati davanti al cancello del canile,
la maggior parte delle volte dopo essere stati picchiati.
Come
avete potuto capire, la situazione è veramente catastrofica e forse noi
possiamo fare qualcosa per migliorarla.
Il
canile è aperto il Giovedì e la Domenica dalle ore 15.30 alle 17.30 e vi si può
portare del cibo, si può trascorrere un po’ di tempo con gli animali e poi si
possono anche adottare.
Per
ulteriori informazioni rivolgetevi ai numeri 0766/511231- 339/4152000.
Simone Saturno IIIZ
È nato
un cucciolo
Probabilmente è già arrivato, oppure è una promessa che vi è stata fatta, ma in ogni caso, se si tratta della vostra “prima volta” ci sono alcune cose che dovete assolutamente sapere sul nuovo componente della famiglia. Un cucciolo, infatti, oltre ad essere molto carino e accattivante, ha bisogno di attenzioni particolari.
Prima di entrare a casa vostra il cucciolo non è mai stato solo: oltre alla mamma c’erano i fratellini con cui giocare e dividere le giornate. Ora ha voi, ma si trova tra persone nuove e in un ambiente a lui sconosciuto, così, perché curioso e disponibile, reclamerà la vostra presenza. Per questo preparategli pure una cuccia e fate in modo di rassicurarlo, carezzandolo ogni tanto, ma non fatelo quando piange, altrimenti penserà che basteranno dei guaiti per attirare la vostra attenzione e vi farà passare molte notti in bianco.
Al contrario coccolatelo quando è tranquillo: capirà che quello è il modo migliore per avervi vicino. Per stare più tranquilli potete preparargli un angioletto tutto per lui, delimitando la zona con un pannello per cuccioli. Eviterete così che vaghi per casa mordicchiando ciò che gli capita a tiro. Nei primi tempi questa area servirà non solo a contenere la sua esuberanza ma anche a farlo sentire più sicuro e protetto. Ogni tanto, ignoratelo per una mezz’ora. Imparerà anche a stare da solo.
LORENZO BOLLI III F
Questa è una storia vera e appunto per questo, sembra una storia fantastica. La realtà, spesso, al mondo, sorpassa l’immaginazione.
C’era una volta, ma non tanto una volta, qualche tempo fa, insomma, un povero mugnaio che non aveva né moglie né figli: viveva solo con il suo cane. I due si volevano un gran bene: il mugnaio da anni confidava al cane tutte le sue speranze, i suoi segreti e i suoi crucci, tutta la gioia e tutte le sue pene: gli parlava come se fosse un essere umano e il cane lo capiva benissimo. Non poteva rispondere se non con il linguaggio dei suoi occhi umidi, ma era un linguaggio abbastanza eloquente e il mugnaio sapeva di poter contare sul suo cane come sul più fedele amico. Una mattina si destò, lo chiamò vicino al letto e gli disse.- Tom, divento vecchio. Da vari giorni mi sento assai male e ho pensato di andare all’ospedale a farmi visitare.- Vengo con te, padrone. - Risposero gli occhi di Tom. - Che non stavi bene me ne ero accorto da un po’ di tempo; le tue mani scottavano ed ero inquieto; ma insomma, speriamo! Quando vuoi andare, sono pronto! E fece udire un abbaiamento sommesso. Il vecchio mugnaio si levò a fatica: aveva un gran febbrone, a momenti sudava, a momenti rabbrividiva dal freddo. Camminando l’uno a fianco all’altro sulla strada maestra, giunsero in città e si fermarono davanti all’ospedale.- Tu non puoi entrare. - Spiegò il mugnaio al cane - Ti aspetterò davanti all’ingresso. - Risposero gli occhi di Tom.
- Va bene. - Approvò il padrone e sospirò, perché si sentiva proprio molto male. Accarezzò la buona bestia sulla testa, gli fece ancora un cenno dalla soglia e scomparve. Il vecchio mugnaio era molto malato. Il giorno dopo morì. I funerali uscirono dal lato opposto dell’ospedale, da un altro ingresso. Così Tom non seppe nulla di quello che era accaduto al suo padrone. Aspetta, aspetta, venne la notte. Il povero cane fedele si accucciò vicino all’uscio della portineria dell’ospedale e si addormentò sul marciapiede. L’indomani mattina, il portiere uscì a spazzare: era un bravo vecchietto e vedendo il bel cane dal muso intelligente, che sembrava interrogarlo con lo sguardo. Lo accarezzò. Tom scodinzolò e i suoi occhi domandarono ansiosamente:- Sai nulla del mio padrone?
Il portiere non capì e Tom si riaccucciò, in attesa. A mezzogiorno, il portiere vide che il cane non si era mosso dal suo posto. Chiamò la moglie.- Mariannina, guarda questo cane. Era qui ieri sera quando ho chiuso il portone; stamani l’ho ritrovato e non si muove di qui. Diamogli qualcosa da mangiare, povera bestia! - Gli diedero un po’ di zuppa e Tom la mangiò di malavoglia, inquieto, ma scodinzolò piano piano, per riconoscenza ai due buoni vecchietti.- Si direbbe che aspetta qualcuno. - Mormorò la moglie. - Guarda, ogni tanto si volta, annusa l’aria e sembra cercare con gli occhi.
I giorni passarono. Tom non si mosse. Quando pioveva, si riparava sotto la tettoia; quando splendeva il sole, si scaldava sul selciato. Ogni tanto passeggiava su e giù, ma non oltrepassava mai il tratto di marciapiede prospiciente l’ingresso dell’ospedale. Tutti, a poco a poco, impararono a conoscerlo. I due vecchi gli si affezionarono e continuarono a dargli la zuppa due volte al giorno.
Tom non abbandonò mai il suo posto, fedele alla consegna del suo amore: aspettava.
Trascorsero cinque anni. Ve l’ho detto, non è vero, che questa vi sarebbe sembrata una storia inverosimile?. Eppure è così. Cinque anni. Il padrone non venne. Una notte, invece, venne a Tom un gran freddo. La mattina dopo lo trovarono rigido e stecchito al suo posto.
Ramona Jalerin
CANZONAR
SEMBRA LA GENTE
HA IL PELO SCURO E
GLI OCCHI BELLI .
SEMBRANO DUE GIOIELLI
!
E’ VIVACE E
BIRICHINA
E NE FA UNA OGNI
MATTINA
QUANDO SI AVVICINA
UNA GATTA
MI DIVENTA TUTTA
MATTA.
DENTRO CASA LEI
COMANDA
IL SUO POSTO
PREFERITO E’ LA VERANDA.
QUANDO A CENA E’
AFFAMATA
LEI MANGIA
INDISTURBATA.
E LA SERA QUANDO E’
STRANITA
Claudia Varone, I M
Curiosità
sugli animali
Lo
sapevate che…
■
I panda danno spesso alla luce gemelli, ma in
genere la madre ne abbandona uno.
■
Il primo panda nato in cattività fu una femmina
chiamata Ming-Ming. Nacque il 9 settembre 1963 nello zoo di Pechino e nello
stesso zoo nel 1978 nacque il primo piccolo di panda frutto di
un’inseminazione artificiale.
■
I delfini tursiopi in cattività, istruiti ad usare
un linguaggio basato sul suono e sui gesti, hanno dimostrato di saper
comprendere frasi semplici e regole di grammatica.
■
L’orango mangia più di 300 tipi diversi di cibo;
emette un lungo grido lamentoso che può essere udito ad oltre 1 km di distanza.
■
Se la temperatura d’incubazione delle uova di
coccodrillo è inferiore a 29 °C, tutti i nuovi nati saranno femmine. Le uova
di coccodrillo sono piccole e lunghe circa 5 cm; i coccodrilli adulti sono fino
a 4000 volte più pesanti delle uova da cui nascono.
■
In ogni mascella di un’orca ci sono dai 20 ai 26
denti conici. Ogni dente è incurvato, in modo da poter catturare la preda e
farla a pezzi.
■
Un orso polare può mangiare quantità di cibo pari
al 10% del suo peso in 30 minuti. Lo stomaco di un grande maschio può contenere
sino a 70 kg di cibo.
■
Le piume dell’aquila reale pesano più di tutto
il suo scheletro.
■
Alcune marmotte possono trascorrere metà della
loro vita in letargo.
■
Nello zoo di Chicago un vecchio lupo immobilizzato
dall’artrite veniva sfamato dagli altri membri del branco.
■
Il più grosso branco di lupi fu avvistato in
Alaska: era formato da 36 membri.
GIULIA, UNA
ADDESTRATRICE DI 9 ANNI
In
un paesino nei pressi di Cremona vive l’addestratrice di cani più giovane del
mondo inserita nel “Guinness dei Primati”. Si chiama Giulia Malafico, ha 9
anni ed è entrata a far parte della Protezione Civile nell’unità cinofila di
Cremona. Con il brevetto vinto assieme alla sua cagnetta Lucy ha il compito di
andare alla ricerca di persone scomparse.
Giulia l’ha chiamata Lucy perché è arrivata a casa sua il 13 Dicembre giorno in cui, secondo una tradizione, Santa Lucia porta i regali ai bambini. Il mese successivo, quando Lucy aveva solo due mesi Giulia sfidò tutta la sua incredula famiglia iscrivendosi al corso di addestramento che un cane, di norma, dovrebbe iniziare a due anni. Ogni sera, per due anni, Giulia e la sua Lucy si sono allenate nelle campagne e nelle paludi per poter superare l’esame di addestramento ed arruolarsi nell’unità cinofila. Il giorno della prova, su ordini di Giulia, Lucy ha ritrovato persone nascoste, saltato cerchi infuocati ed altre difficili prove premiate con il punteggio di 584 su 600 punti. Un bel risultato che ha riempito d’orgoglio Giulia e tutta la sua famiglia.
Ma
occorre fare una precisazione: Giulia, prima di diventare la padroncina di Lucy,
aveva già un talento naturale nel comunicare con gli animali in pericolo, cani
e gatti in particolare. Inoltre ha anche un “sesto senso” per individuare a
quale persona affidare, per l’adozione, l’animale ritrovato.
IL
LUPO E L’AGNELLO
Un giorno un lupo e un agnello si trovarono a bere nello stesso ruscello. Il lupo cercava di trovare un pretesto per mangiare il povero agnello.
LUPO: Ehi tu! Stai inquinando l’acqua che bevo! Vai via!
AGNELLO: Ma, signor lupo, io sto solo bevendo, non la sto disturbando.
LUPO: Dici? Inoltre la tua famiglia mi deve una fortuna!
AGNELLO: Si sbaglia, signor lupo, la mia famiglia è sempre stata molto onesta.
LUPO: Anche tu, cinque anni fa brucasti l’erba del mio territorio.
AGNELLO: Ma io cinque anni fa non ero ancora nato!
Il lupo si gettò addosso all’agnello e questo, con un’astuta mossa di karatè, lo schivò e lo stese a terra.
AGNELLO: Così impari a dar fastidio ai poveri agnellini come me!
Morale:
Le nuove generazioni non sono più come quelle di una volta.
I leopardi delle nevi
Sfogliando la rivista “Il Venerdì di Repubblica”,
abbiamo trovato un articolo sui leopardi delle nevi.
Ecco
alcune interessanti informazioni su questi animali.
I
leopardi delle nevi sono come dei grossi gatti, lunghi un metro e trenta e
possono pesare fino a cinquanta chilogrammi. Per sopravvivere sulle montagne
dell’Asia centrale, dove le temperature sono molto rigide, le loro cavità
nasali sono larghe e la capacità polmonare è ampia.
Sono molto
solitari e poco aggressivi, insomma sembrano dei gatti di casa.
Purtroppo,
questi animali sono molto cacciati perché la loro pelle è bella e rara e,
inoltre, si vendono anche le loro ossa. In realtà, in tutti i Paesi in cui
vivono è vietato cacciarli, ma si possono uccidere le loro prede naturali, in
modo da costringerli alla fame e, soprattutto, mancano le forze umane e
finanziarie per esercitare un reale controllo contro la caccia.
I leopardi, sfortunatamente, non si riproducono molto in fretta, perché una femmina di questa razza partorisce i propri cuccioli solamente ogni due anni.
Il
randagismo, un fenomeno che si diffonde
Non lo tradire
Lo hai cresciuto, lo hai coccolato, lo hai nutrito e gli hai insegnato a dipendere da te, e ora lo abbandoni, lo condanni ad una morte certa che arriverà dopo grande sofferenza, causando spesso incidenti stradali mortali anche per l’uomo. Prima di abbandonare il tuo migliore amico pensaci… Lui non lo farebbe mai.
Ho voluto iniziare questo
articolo con una poesia che ho trovato su Internet perché penso che possa dare
un’idea del fenomeno di cui voglio parlare.
Il randagismo è una realtà
molto triste, prodotta da un distorto rapporto tra uomini e animali. ecco alcuni
dati raccolti dagli Animalisti Italiani- PeTA:
gli animali abbandonati ogni
anno in Italia sono 350.000, di cui
circa 200.000 gatti ed oltre 150.000 cani. Di questi, oltre 280.000 cani e gatti
muoiono di fame, di sete, in incidenti stradali, nei laboratori di vivisezione o
nei combattimenti clandestini, mentre circa 70.000 sono destinati ad una vita in
strada o nei canili (Eurispes).
Gli incidenti stradali
provocati dall’abbandono di animali in dieci anni sono 40.000 (Lndc).
Queste cifre sono destinate ad
aumentare di anno in anno a causa dell’insensibilità, della crudeltà, ma
anche dell’indifferenza della stragrande maggioranza delle persone.
Per ridurre questo fenomeno
abbiamo a disposizione strumenti idonei come:
-
Canili efficienti
-
Sterilizzazione
-
Anagrafe canina
-
Protezione dei gatti liberi
-
Affidamenti
-
Controllo dei rifiuti
-
Coscienza zoofila
In realtà, quasi nessun Comune
utilizza questi strumenti: i randagi continuano a uscire dai canili e dalle
strutture ASL non sterilizzati, a vivere e morire nei canili dove sono soppressi
senza un motivo ben preciso e, soprattutto, continuano a morire in incidenti
stradali e a non ricevere soccorsi.
Inoltre, c’è da dire che chi
desidera un cane non è incoraggiato ad adottarne uno, perché incontra spesso
molti ostacoli e limitazioni a frequentare con essi i locali pubblici, le
spiagge, i parchi cittadini, i condomini, le strade…
Per questo motivo molte
organizzazioni come gli Animalisti Italiani si impegnano e cercano di risolvere
il problema all’origine, sensibilizzando l’opinione pubblica.
Vorrei concludere questo
articolo così come l’ho iniziato, con una poesia, nel tentativo di
informare e rendere consapevoli di questo fenomeno almeno coloro che
leggeranno questo mio piccolo contributo.
Lui ti sta già aspettando…
Se stai cercando un vero amico, sincero e fedele,
lo troverai in un canile, lui ti sta già aspettando.
Adottare un animale abbandonato è un grande gesto
d’amore
che darà un senso alla sua vita
e riempirà la tua di inattesi e sorprendenti momenti di gioia.
Simone Pacifico I Z
Salve
a tutti,
vi
racconterò una storia che parla di uno stupendo cavallo, Fulmine, che
apparteneva a Diana, la mia migliore amica.
Diana
abitava in una bellissima casa di campagna, con un giardino enorme e pieno di
fiori.
Lì
c’era anche una stalla dove abitava Fulmine, il cavallo più affettuoso e più
dolce che ci sia al mondo.
Fisicamente
era un bel cavallo, con il pelo giallo ocra e con la criniera e la coda folta e
più nera del carbone.
Adorava
farsi pettinare da Diana, dato che era la sua migliore amica.
Un giorno Diana mi telefonò perché dovevo andare a vedere come lavava il suo “Pony”. Lo chiamava così perché per lei Fulmine era rimasto
ancora il suo piccolo cavalluccio con una zampetta ferita e l’altra incastrata fra due pietre, infreddolito e impaurito. Appena ebbe finito di
lavare Fulmine, Diana mi disse che, per un paio di settimane, sarebbe dovuta andare in Giappone a causa del lavoro che svolgeva suo padre.
Così mi chiese di
tenere, solo per quei giorni, il suo cavallo. Accettai, anche se avevo un po’
di paura.
Quattro giorni dopo
Fulmine si ammalò. Lo dissi a Diana che venne subito.
Fulmine, in realtà,
aveva solo bisogno di stare con la sua padroncina.
Fabiola
Graziosi, II R
A
me gli animali piacciono molto, però, abitando in un appartamento non posso
tenere quello che mi piacerebbe, quindi mi diverto a giocare con gli animali che
hanno i miei amici.
La mia amica Shacon ha un piccolo “ZOO”: uno splendido acquario con pesci tropicali, un criceto femmina di nome Bijoux e una gattina di cinque mesi di nome Britney.
Britney
è una gattina con il pelo lungo, grigio e morbido ed occhi verdi come lo
smeraldo che ha tanta voglia di giocare con tutti.
Uno dei
suoi divertimenti preferiti è cercare di prendere Bijoux per questo gira
intorno alla sua gabbietta cercando un varco.
Bijoux
non si spaventa, infatti, pensa soltanto a mangiare, e spesso lo fa anche dalle
mie mani.
E’ un
pò cicciottella e fatica ad arrampicarsi sulle scale della sua gabbietta.
Britney
ha degli occhi verdi e vispi, come per controllare ciò che avviene intorno a
lei.
Le
piacciono molto le coccole e si fa fare di tutto quando, sdraiata sul divano, si
mette a pancia all’aria.
Quando
fa qualcosa di sbagliato e viene sgridata, dopo qualche minuto torna alla carica
per farsi perdonare dal padrone, cercando di intenerirlo. Di solito ci riesce
sempre.
Quanto
Britney si avvicina all’acquario, guardando i pesci dal vetro, non fa altro
che leccarsi i baffi cercando di toccarli con la zampina, naturalmente senza
riuscirci.
Anche
se mia madre non vuole animali in casa, io continuerò sempre a chiedere. Chissà,
forse un giorno ci riuscirò…
Compagni degli eschimesi da più
di quattromila anni, aiuto insostituibile nella conquista dei poli e oggi atleti
di spicco: i cani da slitta sono creature davvero sbalorditive.
Non importa quale sia la
distanza da percorrere: i cani da slitta, parenti stretti dei lupi visto il loro
istinto di dominazione, sono sempre pronti a partire.
Un tempo, gli eschimesi li
disponevano a ventaglio per far tirar loro dei carichi pesanti. Oggi,
invece, sono imbrigliati in fila per due. Tutti i guidatori di slitte,
utilizzano le stesse parole per dirigere i loro cani: ”Djee” per andare a
destra, “Yap haw” per girare a sinistra, ”Yek” per andare avanti e
“Ho” per dare lo stop.
L’educazione dei cuccioli
inizia presto. A circa tre mesi d’età scoprono le imbracature, ma fino a sei
mesi corrono liberi accanto alla slitta per osservare gli adulti. Poi, fino
all’età di un anno, i giovani vengono legati insieme a dei “pensionati”
dall’andatura tranquilla. Imparano così ad ubbidire alla voce, a rispettare
la gerarchia e mostrano le loro qualità: potenza, velocità e precisione nei
movimenti.
Correre a gran velocità o per
lunghi percorsi, affrontare il vento glaciale, le tempeste di neve: nessun
problema. Quando la temperatura sfiora i cinquanta gradi sotto zero, gli uomini
si rifugiano negli igloo o nelle tende, mentre i cani possono rimanere fuori
perché hanno la pelliccia dal doppio spessore che li protegge dall’umidità.
La neve congelata a volte, però, è tagliente
e quella farinosa s’infila tra le callosità, causando bruciori. Il sudore,
poi, accumulato tra le dita può provocare arrossamenti. Non è assolutamente il
caso di stare a zampe nude! I cani da slitta, infatti, portano regolarmente
degli stivaletti.
Dopo delle corse
particolarmente faticose, i guidatori di slitte danno ai loro cani polpette
speciali, in grado di fargli riacquistare
le energie perdute. Se lo meritano, no?
Vanessa Picariello, Luigi Scarsella – II Z
IL GRILLOTALPA
Che nome curioso!
Ma è un grillo
o una talpa?
Beh, naturalmente
nessuno dei due
anche se possiede
molte caratteristiche
comuni a tutti e due.
Al grillo, di cui è
uno strettissimo
parente, assomiglia
molto, ma come
abitudini senz’altro
più talpa: passa la vita
a scavare gallerie!
Pensa che la sua
tana può trovarsi
anche a 10 metri
sotto terra… per
lui, lungo pochi
centimetri, è un’impresa
eccezionale! Il grillotalpa
ha delle zampe davanti
molto adatte a scavare:
sono infatti a forma di pale
con delle punte finali…
delle vere ruspe! Quest’insetto
sa nuotare, ma non tollera che
la tana venga allagata, quindi
spesso costruisce dei piccoli corridoi
laterali dove l’acqua si possa incanalare.
Chi dice che gli insetti non sono intelligenti?
De Salve Valentina
Maiani Alessio