USO QUOTIDIANO DELL'ACQUA
Breve storia delle abitudini dell’uomo… Cari amici, aprire un rubinetto ed avere subito tutta l' acqua che ci serve è per noi gesto talmente naturale che lo facciamo senza riflettere. Soddisfiamo le nostre necessità fisiologiche ed igieniche (e anche qualcosa di più) con una semplice operazione, dietro la quale però c'è un complesso sistema di cui noi vediamo solo il risultato finale, l'acqua, e la costruzione più frequente: il serbatoio dell' acquedotto. L'acqua che arriva nelle nostre case deve avere particolari caratteristiche, tra le quali la più importante: deve essere potabile. Tuttavia sempre più persone preferiscono non utilizzare l'acqua dell'impianto domestico per bere ma acquistano una delle tante acque minerali presenti sul mercato. Si tratta di una scelta personale, dettata dalla speranza di avere così acqua di qualità migliore, ma non sempre giustificata. Ora poniamoci una domanda: LAVARSI O NON LAVARSI ? Il modo di considerare l'acqua si è fondato sui riti di purificazione e l'acqua è spesso stata presa a simbolo di purezza, tuttavia non mancano testi letterari e pregiudizi popolari che ne sottolineano invece gli aspetti negativi. Nel Settecento si pensava che il lungo contatto con l'acqua ostruisse i pori, evitasse la traspirazione e rendesse il sangue denso, inoltre per molti secoli, dopo l'abbandono dell'abitudine del bagno che era stata tipica dei Romani, la pulizia del corpo è stata considerata poco morale!!! Per lunghi secoli la medicina ha attribuito all'umidità dell'acqua una valenza negativa, accusandola di aprire i pori e quindi di aprire la via alle infezioni dall'esterno. Nel medioevo l'etichetta prescriveva di lavarsi la faccia ogni mattina, ma non faceva mai riferimento a bagni completi. Dal 1500, quando la peste si ripresenta con regolarità, l'acqua viene accusata di ogni nefandezza; fare il bagno debilita e quindi espone al rischio di malattie per cui, chi proprio vuole lavarsi, almeno limiti i danni prendendo precauzioni, come ad esempio non uscire di casa per alcuni giorni ed osservare riposo assoluto. Certamente non si lavino mai bambini! La pulizia del corpo è affidata alla "pulizia secca", cioè al cambio dei vestiti, secondo il principio per cui una camicia pulita corrisponde ad un bagno. In realtà poi alla paura di malattie si accompagna a lungo la paura del peccato, in quanto l'igiene personale presuppone la vista ed il contatto con parti del corpo e quindi espone a rischi morali. Solo a partire dal Settecento cominciano a diffondersi pratiche igieniche, e solo nell' aristocrazia; l'abitudine alla pulizia si diffonderà tra i ceti popolari nel tardo Ottocento, un po' per imitazione, un po' perché solo quando l'acqua sarà convogliata all'interno delle abitazioni perderà le caratteristiche di elemento prezioso e costoso riservato a pochi. D'altra parte solo un ambiente che permette di lavarsi senza una forzata promiscuità può rendere il bagno un'abitudine. In Italia, fino alla fine degli anni cinquanta, fare il bagno risultava problematico per la mancanza di ambienti idonei e per l'assenza di un impianto di riscaldamento; in genere l'ambiente usato era la cucina e non era infrequente che la stessa acqua servisse per più persone. Ma anche come bevanda l'acqua ha spesso suscitato sospetti e rifiuto. Molti proverbi popolari esaltano il vino come antidoto alle più svariate malattie e attribuiscono all'acqua il potere di accorciare la vita e di provocare malinconia e tristezza. Anche molti medici, fino all'Ottocento, individuavano nelle sostanze contenute nell'acqua le responsabili di molte malattie come il cretinismo, il gozzo, le febbri "miasmatiche", e queste credenze per secoli hanno condizionato la cultura e la vita quotidiana delle popolazioni. Credenze inconcepibili, alla luce delle nostre conoscenze scientifiche, ma ineccepibili, se si considerano i rischi delle malattie gastroenteriche che si trasmettono attraverso l'acqua contaminata o il rischio di contrarre malaria nelle zone con acque stagnanti. |
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1) Non c'é vita senza acqua. L'acqua è un bene prezioso, indispensabile a tutte le attività umane. 2) Le disponibilità di acque dolci non sono inesauribili. E' indispensabile preservarle, controllarle e se possibile accrescerle. 3) Alterare la qualità dell'acqua significa nuocere alla vita dell'uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono. 4) La qualità dell'acqua deve essere mantenuta in modo da poter soddisfare le esigenze delle utilizzazioni previste, specialmente per i bisogni della salute pubblica 5) Quando l'acqua, dopo essere stata utilizzata, viene restituita all'ambiente naturale, deve essere in condizioni da non compromettere i possibili usi dell'ambiente, sia pubblici che privati. 6) La conservazione di una copertura vegetale appropriata, di preferenza forestale, è essenziale per la conservazione delle risorse idriche 7) Le risorse idriche devono essere accuratamente inventariate 8) La buona gestione dell'acqua deve essere materia di pianificazione da parte delle autorità competenti 9) La salvaguardia dell'acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione pubblica 10) L'acqua è un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti. Ciascuno ha il dovere di economizzarla e utilizzarla con cura 11) La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e pubbliche 12) L'acqua non ha frontiere. Essa è una risorsa comune la cui tutela richiede la cooperazione internazionale. |
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L’acqua e l'origine dell'agricoltura Da sempre l'uomo ha regolato i suoi
spostamenti e stabilito gli in territori che potessero fornire una
sufficiente quantità d'acqua per le proprie e per quelle degli animali
che cacciava; le zone aride non permettevano la vita agli animali né lo
sviluppo delle piante di cui l'uomo cacciatore e raccoglitore si
nutriva, perciò in genere erano disabitate, mentre i territori ricchi
d'acqua e quindi boscosi e ricoperti di vegetazione vedevano la presenza
di comunità umane. Il passaggio da un'economia di caccia e raccolta ad
una basata su agricoltura e allevamento ha reso il legame tra uomo e
acqua ancora più stretto. Questo passaggio è stato possibile, in
periodi molto antichi, solo nelle aree che naturalmente disponevano di
acqua sufficiente a garantire la vita di animali e, soprattutto, lo
sviluppo delle piante che nutrivano l’uomo. Le prime comunità di
agricoltori perciò nascono e si stabiliscono vicino a corsi d'acqua da
cui è possibile attingere l'acqua necessaria. L'acqua quindi non è
estranea al processo che ha portato comunità nomadi a trasformarsi in
comunità sedentarie.Ciò però ha avuto anche altre importanti
conseguenze sulla storia dell'uomo. La nascita e la diffusione dell'agricoltura non hanno solamente prodotto civiltà sedentarie, ma anche la produzione di eccedenze alimentari, liberando quindi una parte dei membri della comunità dalla necessità di procurarsi direttamente il cibo con caccia e raccolta e rendendoli così disponibili per altre occupazioni. E' in questo momento che per la prima volta si presenta nella società una suddivisione del lavoro realizzata non su base sessuale: a coloro che lavorano la terra (che rimangono comunque la maggioranza) si affiancano coloro che producono oggetti, gli artigiani, coloro che difendono la comunità, i soldati, coloro che si occupano dei rapporti tra la comunità e le divinità e coloro che amministrano lo Stato, i sacerdoti e i funzionari. |
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