MINERALE O RUBINETTO

 

Introduzione

Una direttiva europea autorizza le Società o Enti (Comuni, ecc.) che gestiscono gli acquedotti,a imbottigliare e vendere l'acqua di rubinetto, la stessa distribuita nelle case, basta che non abbia subito trattamenti come l'aggiunta di cloro.

Quest'acqua, a differenza della "minerale" dovrà riportare sull'etichetta la scritta "acqua di sorgente", sarà vietato vantarne effetti salutistici e non ci sarà l'obbligo di riportarne la composizione relativa ai sali contenuti. In nazioni come Francia e Belgio l'iniziativa ha avuto un notevole successo commerciale grazie al prezzo notevolmente più basso.

Attenzione però, in contrapposizione al prezzo economico c'è la scarsa sicurezza che l'acqua sia adeguatamente controllata da contaminanti microbiologici e chimici. Basti pensare ad acque estratte da pozzi artesiani molto soggette ad inquinanti tipo pesticidi, fertilizzanti, diserbanti, ecc. Non tutti i Comuni hanno le adeguate attrezzature per un controllo serio dell'acqua.

Le acque minerali si differenziano dalle acque di rubinetto perché sono batteriologicamente pure e provengono da falde e sorgenti indenni da inquinamento. Dobbiamo aggiungere che per le acque minerali c'è la possibilità di addizionarle con anidride carbonica, per rendere il loro gusto più piacevole, inoltre il gas contenuto limita la crescita di microrganismi, rendendole così più sicure dal punto di vista igienico.

Ma come si sceglie un'acqua minerale? A parte i pochi casi in cui svolge un ruolo curativo, in genere viene scelta in base al sapore e alla gradevolezza o agli effetti biologici. A questi effetti si può risalire dalle proprietà dichiarate in etichetta.

Altro motivo di scelta è senz'altro il prezzo. Attenzione al rapporto qualità-prezzo, un'acqua leggera (cioè con residuo fisso al di sotto dei 50 mg/l.) a parità di prezzo, è preferibile ad un'acqua con residuo fisso maggiore.

 

Consumi in crescita

Negli ultimi anni le acque minerali in bottiglia sono divenute un tema di estrema attualità, un business in continua espansione: nel 1996 più di 7 miliardi di litri venduti, 120 litri a testa, con un fatturato per le 259 acque in commercio di oltre 3000 miliardi di lire.

Questi dati ci pongono in cima alla classifica mondiale dei consumatori di acque minerali davanti a Francia e Germania.

Sfiducia verso l'acqua di rubinetto e tendenza salutistica verso prodotti naturali sono alla base di tale incremento, tuttavia la maggior parte degli italiani ripone nel carrello della spesa un prodotto che non conosce affatto, basando quasi sempre la sua scelta sulla convenienza o sull'attrazione pubblicitaria.

Ad occhio le acque "da tavola" possono sembrare tutte uguali, ma la differenza esiste e sta nelle caratteristiche organolettiche e chimiche riportate sull'etichetta; è importante quindi leggere e sapere interpretare tutto quello che è scritto sopra questo piccolo foglio di carta colorato, perchè solo così potremo acquistare un'acqua in grado di rispondere alle nostre esigenze personali.

 

Cosa si intende per acqua minerale

Ogni acqua contiene in soluzione quantità più o meno grandi di sostanze inorganiche (talvolta anche organiche), solide o gassose. Il termine "acqua minerale" non indica semplicemente un'acqua in cui sono disciolti dei minerali, bensì l'aggettivo "minerale" possiede un significato più complesso, in quanto tende a considerare le azioni terapeutiche correlate alla mineralizzazione. In pratica queste acque contengono sostanze come il calcio, il sodio, il potassio, i bicarbonati, i solfati, il fluoro ed altre ancora in percentuali tali da svolgere un ruolo biologico importante.

La legge italiana identifica con precisione quali acque vanno definite minerali (D.L. 25/1/1992 n.105) e considera "minerali" le acque che avendo origine da una falda o da un giacimento sotterraneo, provengono da una o più sorgenti naturali o perforate, che hanno caratteristiche igieniche particolari favorevoli alla salute.

Il riconoscimento della qualifica di acqua minerale da parte del Ministero della Sanità pone questo settore sotto il controllo delle Autorità dello Stato e delle Regioni e quindi la ricerca, lo sfruttamento e l'utilizzazione delle acque, fin dalla sorgente, viene disciplinato da una serie di norme che garantiscono ampiamente il cittadino.

La Comunità Europea con la direttiva 777 del 1980, emanata al fine di uniformare le legislazioni sulle acque minerali fra i paesi membri, riporta una sua definizione che nella sostanza coincide con quella della legislazione italiana, suffragando il fatto che l'acqua minerale per "sua natura" possiede caratteristiche tali da differenziarla dalla normale "acqua potabile".

  

Acqua potabile

Per essere definita potabile un'acqua deve risultare incolore, insapore, inodore, limpida e fresca. Deve contenere un modesto tasso di sali che per essere ben tollerato dall'uomo, non deve superare 1,5 grammi per litro.

I germi non patogeni in essa presenti non devono essere più di 100 per cm3 ; né si devono trovare quantità apprezzabili di ammoniaca, di nitriti o di altre sostanze tossiche. Tutti questi parametri sono fissati da leggi nazionali e da direttive CEE.

Acqua minerale

Tutte le acque potabili contengono sali minerali. La legge tuttavia consente di chiamare minerale solo l'acqua dotata di proprietà salutari, legata alla presenza di particolari sali minerali e piccole quantità di oligoelementi. Vieta inoltre qualsiasi trattamento, eccezion fatta per la sanitizzazione delle vasche di raccolta, condutture e impianti di imbottigliamento. L'acqua deve essere imbottigliata così come sgorga dalla sorgente o con l'aggiunta variabile di anidride carbonica.

L'acqua del rubinetto può, invece, aver subito trattamenti come: filtrazione, clorazione, ozonazione prima di essere distribuita.

 

Note idrogeologiche

L'acqua è la sostanza più diffusa sulla terra e ricopre i 7/10 dell'intera superficie. Il suo volume totale si aggira sui 1450 milioni di Km3 , dei quali 500 mila - 1 milione spettano alle acque dolci superficiali e sotterranee, 25 milioni al vapore acqueo atmosferico, il resto agli oceani ed ai mari. L'acqua della terra è sottoposta ad un continuo movimento: per effetto della radiazione solare evapora dal mare e dalle acque continentali e si raccoglie nell'atmosfera, da qui condensandosi ricade sulla terra sotto forma di pioggia, neve, grandine. Parte dell'acqua precipitata (meteorica) scorre sulla superficie del suolo, parte filtra nel sottosuolo e parte per evaporazione torna nell'atmosfera completando così il suo ciclo naturale.

Le acque che penetrano nell'interno della crosta terrestre, attraverso porosità della rocce, fessure o voragini, si arrestano allorquando incontrano uno strato impermeabile di terreno; si comprende quindi come gli strati argillosi siano alla base della creazione e del mantenimento della così detta circolazione sotterranea.

Le acque meteoriche sotterranee vengono definite "vadose" per distinguerle sia da quelle acque che si formano direttamente nel sottosuolo (origine endogena) per particolari alterazioni delle rocce profonde e che sono chiamate "giovanili", sia dalle acque "fossili" che sono il residuo di laghi, paludi e mari estinti in epoche geologicamente passate ed ora colmati da sedimenti.

Le acque minerali sono sostanzialmente acque sotterranee di origine meteorica, che durante il tragitto sotterraneo, si depurano e si mineralizzano acquisendo quei peculiari caratteri chimici, fisici ed organolettici che ne determinano poi le proprietà "terapeutiche".

 

Per proteggere l'acqua meglio prevenire

Quello che noi consideriamo "progresso" determina una costante pressione sull'ambiente che si ripercuote inevitabilmente, seppur per strade diverse, sul dominio dell'acqua. Si può senz'altro affermare che sul nostro pianeta nessun corpo idrico è al riparo da quell'insidia che si chiama inquinamento.

Purtroppo la quantità dell'acqua "buona", quella allo stato primitivo, si riduce progressivamente per molteplici cause naturali e non, e le acque minerali da destinare all'imbottigliamento come le acque distribuite attraverso le reti acquedottistiche, sono sottoposte a questo rischio.

Per difendersi da tale insidia, non c'è che un mezzo: la prevenzione. Se fino ad un recente passato l'obiettivo principale da perseguire per le acque minerali è stato lo sviluppo, oggi è necessario spostare la maggior parte dell'attenzione sulla tutela del bene disponibile. Le scelte necessarie riguardano sia le componenti ambientali che quelle tecnologiche.

La protezione dell'acqua inizia dalla tutela del bacino imbrifero, comprese le risorse naturali in esso presenti. In particolare la zona di alimentazione del corpo acquifero, il sito in cui ricade l'opera di captazione, la presa o la sorgente dovranno essere salvaguardate da ogni possibile fonte di potenziale inquinamento.

Nella zona di pertinenza della captazione potranno essere applicate le uniche norme disponibili per l'Italia a protezione della qualità dei corpi acquiferi e cioè il DPR 236/88 che stabilisce i criteri guida per definire le "zone" di salvaguardia, suddivise peraltro in zone di tutela assoluta, zone di rispetto e zone di protezione. Per ciascun tipo di captazione dovranno essere identificate le caratteristiche fisiche dell'ambito in cui si trova al fine di definire le superfici da vincolare per la protezione dei corpi idrici sottostanti. Su queste superfici non si potranno esercitare attività o insediare infrastrutture che potrebbero , direttamente o indirettamente, arrecare pregiudizio alla qualità del ciclo dell'acqua.

Nel definire le compatibilità è bene non sottovalutare il termine temporale, in quanto ciò che attualmente è ritenuto idoneo, potrebbe degenerare o produrre effetti indesiderati, magari a distanza di decenni. A titolo di esempio anche la posa di condotte, cavi, tubazioni varie potrebbero nel tempo incrementare la possibilità di scambio tra superficie e sottosuolo, innestando dinamiche d'infiltrazione difficilmente controllabili. Se salvaguardare quanto più possibile la naturalità del bacino di pertinenza può rappresentare spesso un obiettivo solo potenzialmente perseguibile, una concreta tutela si ottiene adottando idonei criteri a livello di interventi tecnologici.

L'opera di captazione deve possedere i requisiti di un presidio sanitario, non lasciando alcun margine alla precarietà o al pressappochismo fin dalla sua progettazione. L'impiego dei materiali idonei, delle corrette modalità di prelievo evitano il rischio di compromettere le caratteristiche quantitative e qualitative dell'acquifero di interesse. Dal momento in cui l'acqua esce dalle viscere della terra non dovrebbe mai venire a contatto con l'ambiente esterno fino alla fase finale del confezionamento. La questione del prelievo è particolarmente delicata perché da questa dipende la produttività economica del giacimento: ma in nessun modo possono essere intaccate le riserve. Limitare le quantità di prelievo può contribuire in modo notevole a preservare a lungo il giacimento. Il conoscere qual'è il reale bacino d'alimentazione, il tempo di soggiorno, il tempo di transito che caratterizzano il ciclo naturale che l'acqua compie prima di arrivare al contenitore artificiale, rappresenta la base essenziale per attuare una corretta tutela del''acqua.

 

Chi controlla l'acqua minerale

L'acqua minerale, viene estratta dal sottosuolo, quindi per la legge italiana è considerata un prodotto minerario facente parte del patrimonio dello Stato. Il suo sfruttamento può essere dato in concessione a privati dietro pagamento di un canone e la licenza, della durata in genere di 30 anni, è rinnovabile.

Chi ci assicura tuttavia che queste acque siano migliori di quelle dell'acquedotto e che le loro falde non siano raggiunte da inquinanti?

E' certamente un fatto positivo che le acque minerali sgorghino quasi sempre in zone privilegiate e che la loro commercializzazione avvenga solo dopo autorizzazione del Ministero della Sanità. Una volta che l'acqua è poi entrata in commercio, la legge provvede oltre al controllo quinquennale per il rinnovo dell'etichetta, altri controlli stagionali della sorgente e quindicinali o mensili degli impianti demandando il compito agli organi sanitari locali (U.S.L.) come da decreto M.S. n° 542/92. Ogni produttore infine ha tutto l'interesse a tutelare il buon nome del marchio ed è per questo che le aziende effettuano autonomamente controlli quotidiani a tutti i livelli di produzione. Ciononostante le cronache negli ultimi anni si sono occupate di alcune vicende che hanno portato al sequestro di intere partite di acqua minerale. Le irregolarità quasi sempre riferibili a presenza di cariche microbiche indesiderate riguardavano partite limitate, ma testimoniano la necessità di tenere costantemente sotto controllo questo settore.