BOVILLE

 

La  storia  di   questa  città si  apre con una questione sull’origine del nome. La leggenda  racconta  che un  bue,   fuggito  dal  sacrificio,  trascinando le  interiora, (hillas ) fosse  raggiunto in questo luogo. Sembra però più certa la tesi  che fa derivare  il nome dall’abbondanza e dall’allevamento dei buoi.  Dalla primitiva voce bou  si deve essere formata “bovile” che significa riunione dei buoi. Le memorie del medioevo estendono: limiti di Boville sia verso Roma  che verso Albano; Boville  pertanto fu “città  sparsa dal IX  al   XII miglio dalla via Appia”. L’estensione  della città oltre le mura e verso Roma con il teatro, il circo, ecc.. .

Il monte Savello rappresentava l’acropoli degli Albani Bovillensi ma il centro popoloso dell’età romana posteriore fu presso la stazione postale dove,  sul  posto del  “conciliabolo agricolo”, si era formato il foro bovillense e, da questo era derivata la colonia con le sue mura, col teatro e col circo.

I municipalisti di Boville continuarono a chiamarsi Abani Longani Bovillenses ed attirarono nel nuovo centro tutti i montani circostanti. Di conseguenza la Boville dell’età romana ha l’aspetto di una città municipale recintata e fornita di nobili edifici.

 

 

DAZIO E SERVIZIO POSTALE

 

Roma antica ebbe una cinta daziaria della quale non si conosce il raggio. Quella dell’età imperiale ci è stata rivelata dall’iscrizioni trovate sul posto donde risulta che coincideva quasi con la linea sulla quale poi l’imperatore Aureliano fece costruire le alte mura delle città che sono pervenute fino all’età nostra.

Gli abitanti dei dintorni di Roma erano detti:

-          Extramurani “quando delle mura Serviane non vedevansi che alcune porte”;

-          Vicini dalla voce vicus (Villaggio); questa vicinitas può determinarsi sul X  miglio,  dove si incontravano i confini dei municipi;

-          Pagani  abitanti delle borgate prossime alla città,  ma esclusi da essa nella costruzione delle mura primitive. 

Ogni via aveva stazioni di prim’ordine (mansiones, stationes) per le fermate necessarie al viaggio ed al commercio con alberghi, taberne ed altre comodità.

Stazioni di secon’ordine (mutationes) dove si cambiavano i cavalli. I due tipi di stazioni si trovano a distanza diversa perché dipendevano dalle condizioni della strada.

Superiore a tutte le stazioni, per motivi sia statistici che economici, fu il Foro che non era però come per i Greci la piazza centrale del mercato. Secondo il concetto originale e storico del Foro primitivo esso era un vero “largo postale” nella campagna e, precisamente, nelle vicinanze di un centro abitato esterno con il quale i Romani avevano iniziato rapporti e commercio. Questo luogo fu considerato non solo come “stazione postale” ma come un nuovo centro. Questo centro fu fornito di portici, di magazzini, di ospizi, di case fino a diventare una città e da laterale alla via consolare spesso divenne centrale perché vi si fabbricò tutto intorno.

Anche a Roma il Foro Romano era una piazza esterna diventata poi interna e da luogo che collegava, attraverso la Via Sacra, i popoli vicini diventò il centro di Roma.

Il servizio postale (vehiculatio e cursus publicus) fatto dai tabellarii era diretto da appositi ufficiali (praefecti vehiculorum) sotto la sorveglianza dei curatori delle vie. Quando, sotto Costantino, fu riformata l’amministrazione romana fu istituito un direttore generale delle poste.

In questo periodo la campagna romana non fu immune dal malandrinaggio; resta infatti la memoria epigrafica della istituzione di un posto di gendarmeria (statio peregrinorum et frumentariorum) a tutela della Via Appia.

 

 

FRATTOCCHIE

 

Il nome di Frattocchie deriva, come quello di Frascati,  di Capanne ecc., ” dalle  prime abitazioni  campestri adattate ad antiche rovine”. La  determinazione di dove  termini  l’XI miglio non fu facile ma il Canina la situò alla distanza di 527 m dall’angolo della casa delle Frattocchie verso Roma.

Come dice il Tomassetti “si giunge alla casa postale delle Frattocchie, trasformate ora  in laboratorio di falegname, ma che nell’interno conserva gli ambienti grandi e soffittati come comveniva ad un albergho,  ricosruito nel 1500 incirca”.

Troppo importante fu l’esistenza di Boville nell’età cristiana antica perché possa supporsi una mancanza di chiesa sulla Via Appia in questo sobborgo. C’è infatti chi afferma che,  nel punto di coincidenza dell’Appia Nuova  con l’Antica ci sia stato un antico oratorio. Presso l’osteria delle Frattocchie si vede “ l’ampia strada moderna che volge al mare la quale suol chiamarsi Via Anziate ed è antica, di origine forse Volsca, poi rifatta da Settimio Severo e collegata con l’altra a sinistra che rasenta il Parco della  Sirena e la congiunge con il Lazio montuoso”.

Il Palazzo della Sirena apparteneva ai Colonna  ma ora è “ ridotto a contenere legumi e frutta dell’affittuario di Marino”.

Oltrepassando di circa 100 m. il caseggiato delle Frattocchie a sinistra si diramava una Via Albana che ora conduce a Castel Gandolfo e raggiungeva il vertice del Mons Albanus dove era il notissimo tempio di Giove.

La moderna salita delle Frattocchie non differisce dall’antica sia nella lunghezza che nella quota altimetrica.