CONTESTO URBANO

Monte Giove o Monte due Torri  fu chiamato così per l'esistenza di due torri di origine medioevale, di cui l'ultima fu distrutta durante l' ultimo conflitto mondiale.

Sulla collina sorgeva il castello. Il castello doveva essere recintato da una cinta di mura, nel ripiano superiore e anteriore. La piattaforma su cui anticamente il castello sorgeva, è di forma rotonda e al centro di essa sono presenti i resti di una costruzione romana rettangolare di calcestruzzo. Essa è fiancheggiata per tre lati da una specie di corridoio, di cui restano le pareti. Davanti a questa costruzione sorgeva una torre quadrata, alta circa 20m.

Contrapposta ad essa c'era l'altra torre, uguale alla prima, che è crollata durante gli ultimi eventi bellici. Ne rimane in piedi un avanzo che nel punto più alto raggiunge i 6m. Ha un apertura in basso forse moderna. Intorno ci sono due enormi blocchi di peperino, uno dei quali doveva trovarsi sulla soglia del monumento romano.

Sparsi sulla collina ci sono blocchi di marmo squadrati.

Contesto territoriale

Il toponimo di Monte due Torri trae origine dall'esistenza di due torri, poste sulla sommità del colle. Il monte due torri, prodotto dall'attività eruttiva del Vulcano Laziale, si presenta come un rilievo dalla forma regolare che raggiunge i 415m. tra la vasta pianura incisa dai numerosi fossi del versante ardeatino. Il toponimo di Monte Due Torri trae origine dall' esistenza di due torri di ascendenza medievale poste sulla sommità del colle ed i cui resti erano ancora visibili prima dell' ultima guerra.Il Monte Due Torri, prodotto dall' attività eruttiva del Vulcano Laziale, si presenta come un rilievo isolato dalla forma regolare che raggiunge i 415 metri s.l.m., tra la vasta pianura incisa dai numerosi fossi del versante ardeatino e la linea di cresta sud-occidentale dell' edificio vulcanico laziale.Monte Due Torri domina un vasto paesaggio, affacciandosi a nord-ovest verso Ariccia e più oltre verso Roma, a sud-ovest verso il mare,  a sud e a est verso Lanuvio e l'area della villa degli Antonini. Grazie alle proprie caratteristiche,nel passato, Monte due Torri era diventato un luogo strategico per gli insediamenti umani, nonché un riferimento visivo e topografico importante. Quest'ultimo aspetto ha rappresentato, purtroppo, anche la definitiva cancellazione delle strutture esistenti allorché, durante l'ultima guerra, le truppe tedesche minarono i resti delle torri medievali ancora in piedi per ostacolare l'offensiva bellica lanciata dal mare nel corso dello sbarco alleato.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Infine, va sottolineata la valenza di perno visivo che  questo piccolo monte ha rappresentato nel corso delle trasformazioni seicentesche del territorio genzanese. La villa baronale di Giangiorgio Cesarini e il sistema delle olmate del figlio Giuliano eleggono, infatti, il Monte due Torri come uno dei poli visivi su cui impostare i nuovi tracciati viari.

I RESTI SULLA CIMA DEL MONTE

Agli inizi del secolo era ancora visibile la piattaforma, su cui anticamente sorgeva il castello. Questa era di forma più o meno circolare ed al centro si notavano resti di una costruzione rettangolare in opus incertum di circa metri 15x20. Era fiancheggiata per tre lati da una specie di corridoio, di cui restavano  le pareti in opus reticolatum, qualche traccia del pavimento in opus spicatum e, sulla soglia dell'ingresso, verso sud, due grandi blocchi di peperino squadrato. Altri avanzi del pavimento si trovano davanti alla soglia e fuori della costruzione. Davanti alla costruzione, all'angolo sud- ovest, si ergeva una delle due torri. Essa era a base quadrata, alta circa 20 metri, senza copertura, in piccoli parallelepipedi di peperino, con nove ripiani di fori per le travature e con tre finestrine rettangolari situate in alto. Contrapposta ad essa, a sinistra degli avanzi della costruzione romana, si trovano i resti dell'altra torre, simile alla prima, crollata nel XVIII secolo. Ne rimaneva in piedi un lacerto che nel punto più alto raggiungeva i 6 metri di altezza. Sparsi sulle pendici della collina si notavano numerosi blocchi di peperino e di marmo squadrati. Si è ipotizzato che il complesso delle strutture fosse provvisto di una duplice cinta fortificata articolata su due livelli distinti.

NOTIZIE STORICO CRITICHE

Livio (VI, 2) e Plutarco (Vita di Camillo 34, I-5) ci narrano che nell'anno 389 a.C., a causa delle ripercussioni interne dovute alla invasione gallica; Roma si trovò in contrasto con le popolazioni confinanti: gli Etruschi, i Latini ed i Volsci, che ritenevano che le forse di Roma fossero rimaste fiaccate da quell'episodio. La città si affidò per la difesa a Camillo che,  diviso l'esercito in tre parti e preso il comando di una di esse, si mosse contro i Volsci sconfiggendoli in una località, non lontana da Lanuvium, chiamata ad Maecium. Circa la localizzazione di questo luogo, che doveva essere stato un nucleo urbano si è aperta in passato una vera e propria querelle tra gli studiosi. Va sottolineato, infatti, come l'ubicazione del MONS MAECIUM sia del tutto incerta. L'unico dato disponibile per l'identificazione è una notizia tramandataci  da Diodoro Siculo, secondo la quale la suddetta località distava da Roma 200 stadi e, in estate, era esposta a forti venti. I due grandi studiosi Nibby e Tomassetti identificarono il Mons Maecium con Monte due Torri.

Il casale S. Martino

Nel sito dove attualmente ha sede un'azienda agrituristica, i FRATI CARMELITANI di SAN MARTINO ai MONTI costruirono un casale sopra i resti di una cisterna romana, avendone ottenuta l'enfiteusi dal Duca Filippo Cesarini. Alcuni studiosi ipotizzano che la cisterna fosse una via di comunicazione tra Roma e Lanuvio.