All’osteria il tempo passava piacevolmente perchè ci si ritrovava tra amici e numerosi erano i giochi che venivano improvvisati: la “passatella” era il più comune e quello che più degli altri avvinceva e divertiva, alle spalle naturalmente di chi rimaneva “ormo”, ossia mentre gli amici bevevano il vino comprato assieme era costretto, dalle ferree regole del gioco, a “reggere l’olmo” restando a bocca asciutta. La morra era il gioco d’azzardo più antico che si praticava con le sole mani, la voce e un “sesto senso” per anticipare l’avversario; le bocce e la “ruzzica”, poi, avendo bisogno di ampi spazi, venivano giocate solamente nelle osterie di campagna e durante la stagione buona.
Sagre dell’uva e del vino si festeggiano tuttora, generalmente alla
prima domenica di ottobre, in quasi tutti i Castelli Romani a conclusione della
stagione vinicola e quasi per ringraziare il fato di aver concesso una vendemmia
abbondante ed un vino di buona qualità, riunendo in un tutt’uno storia,
folklore, religione e, perchè no?, spirito imprenditoriale.
“Nel vino, nell’ira, nel fanciullo, sempre è la verità” dice un vecchio proverbio e Palazzeschi, parlando dei romani consigliava,”se vuoi conoscere qualche cosa e qualcosa godere di questo popolo, giungendo qui, prima ancor che la guida della città, compra i Sonetti di Gioacchino Belli, la vera guida di Roma è quella.
E frequenta le osterie”
L’osteria per tutto l’Ottocento e i primi del Novecento rappresentò
il punto d’incontro sia per la gente del popolo che per la borghesia, e anche
gli artisti e gli intellettuali amavano frequentarla alla ricerca di spunti per
i loro quadri oltre che per gustare il vino “de li Castelli”
Numerosissimi sono gli acquarelli e le incisioni di Pinelli che ci
riportano, con la freschezza e l’immediatezza che gli sono propri, e quei
locali quasi sempre ricavati da vecchi “tinelli” con le caratteristiche
volte a botte e con l’immancabile “avvertenza” scritta a caratteri
cubitali sotto il disegno di un pennuto: ”quando questo gallo canterà allor
credenza si farà”
Non solo i romani erano assidui frequentatori delle osterie ma anche, e
direi soprattutto, gli stranieri che potevano consumare per pochi baiocchi
”vino e cucina”: l’era dei fast food era ancora lontana.