L’ANTICA PRODUZIONE DEL VINO

   

L’antica produzione del vino, per certi aspetti è molto diversa da quella moderna.

Per prima cosa, l’uva veniva raccolta e messa in dei piccoli secchi di legno che poi venivano svuotati in dei secchi più grandi chiamati bigonci “sempre di legno“ che poi venivano trasportati in cantina grazie a dei carretti trasportati da muli.

I bigonci, molto spessi, erano pesati per poi fare il resoconto della raccolta giornaliera, per farlo veniva usato un attrezzo chiamato bilancione che era formato da tre piedi su cui era appoggiata un’asta dove alla sua estremità c'era un gancio.

I bigonci venivano legati con una corda che veniva agganciata al gancio e quindi l’asta veniva spinta verso terra ed i bigonci venivano alzati così si poteva sapere quanto pesavano i bigonci.

In cantina l’uva veniva messa in grandi tini dove le persone pigiavano con i loro piedi l’uva.

Dopo la fermentazione le botti venivano aperte da sotto e si faceva uscire il mosto che veniva  travasato in altre botti.

La vinaccia, cioè tutte le parti di scarto come i vinaccioli ecc... che rimuovevano nelle botti svuotate, veniva messa nel torchio che era una pressa la quale stringeva gli scarti e ne faceva uscire dal mosto. Le vinacce che resistevano alla spremitura venivano portate nella distilleria dove si produceva la grappa.

Poi il mosto veniva messo nelle botti e ogni mese veniva travasato in altre botti per togliere tutti i depositi del mosto.

Dopo la pigiatura l’uva veniva trasformata in mosto che veniva messo in botti di legno ben sigillate e si lasciava fermentare per circa 10 o 20 giorni.

Si doveva stare attenti, però a chiudere le botti altrimenti il vino diventava aceto.

Il vino risente delle stagioni, infatti quando viene il mese di marzo il vino rifermenta nelle botti e così può essere imbottigliato.