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Appresso

 

Quando da certo danno irrecessivo

di breve o strenuo clivo propedeuta

di trasmutante scena

sarà - perché sarà - l'ultimo passo

che tutto un corso strinse oltre lo stremo

di me passato tu forse sapendo

o innanzi a strette righe ancor accese

da quanto m'arse sparse

tu che di giorno in giorno allora avesti

tuoi passi un po' distratti da miei passi

stupendo forse - ma non più di tanto -

nel tiepido fremere, a una pace

accenderai un momento

di face gelida comune tesa

tutela che portammo tutti sempre.

E forse capterà l'anima schiusa

questo ritorno.

 

***

 

A CANTO NATA

 

Debitamente

fruiremo frutti di pesco, quest'estate

intossicata dal nostro setaccio

sulle nostre riviste plicate

nei templi eretti al fumo, agli ombrelloni

dei nostri cari, agli stabilimenti,

lontani dall'anima vietata

dei boschi senza schermi e senza carte

senza nostre parole ripiegate...

forse vicini, forse separati

da storie o geografie sopravvenute,

o dall'inferno,

forse nel cuore d'un nuovo empimento,

di un turbine, d'un'altra cantonata.

...I nostri fumi, i nostri espressi,

i nostri cari...

forse vorremmo noi

essere nostri

l'uno dell'altro, forse non possiamo

confondere il diletto dell'avere

con l'avere "di letto"

col bastare

con l'essere vicini e non osare

coi nostri propri tempi che sfasati

gridano ai loro idoli in silenzio.

...I nostri amanti, i nostri letti,

i nostri tempi, anfibiamente

ripareranno, e poi

diraderanno, e poi

lapideranno.

Quello che chiamo "io" potresti tu

vivere meglio

se fosse meno escluso e tenebroso.

Quello che sembra "tu"

per me non posa

sulla tua intesa.

 

***

 

"Spegnere il purgatorio.

Ballare, imballando l'anfibolo."

 

AD FONTEM

 

Dereliquerunt me fontem aquae vivae...

 

E mi ricercano ai cigli dei momenti

dove le mani provano la fiamma

già dissestata

che attesa non accende l'ambulacro

per il tragitto guida e non rischiara

come tra lumi in rete appesantita

esclusa cella...

là dove ceneri posano alla terra

rami sconfitti al frutice riarso

rassegnazioni a nuovo fecondare

e in qualche reduce festuca ancora

l'umore riconosce della legna

ma sa che vita non può rigenerare.

Mi cercano nei dumi mossi al vento

secchi e riposti ad occhi chiusi attenti

a riparare dalle spine il manto

loro rimasto.

E nella vampa nelle sabbie al soffio

sono tradotti al minimo brindello

che da respiro luce e nutrimento

solo può intendere per negazione

e per veicolo che traccia porta

d'acqua sorgente.

...Ac deliquescent usque ad aquae fontem vitae.

 

***

 

AD ANNA AKHMATOVA

 

Foglie di un tempo

stormiscono ancora

che di nuovo sento nel brivido

da schiuso vento alitare

in pagine aperte poi chiuse.

Intenti già spenti e dolore

posati e trovati

profumano in polveri spesse

leggere un soffio sugli occhi

socchiusi di suoni, di corda

tesa nel vuoto.

E sei anche un po' qui

poetessa ed amica

per la vita di ognuno poeta.

 

***

 

All'albero dei desidèri

 

I miei colori troppo

incastonati a un suolo amato

non sono luce sotto

il fiume che cancella.

Non sopravviveranno

alla corrente

sul mio lembo al greto.

Cosa n' è delle accese

risorse di artefatto

dei bei simboli appesi

al picco del mio tratto ?

Perdermi è tutto

quanto mi solleva

da forma spinta contro forma in vanto

da vitree estasi d' innovazione.

Perdermi, come un sorso

nel mare che risuona

distese di completo. Perdermi

in un silenzio, come nota alzata

carpita solo

perché poi finita.

Perdere una costituzione

e la dissoluzione.

Perdermi non per me.

 

 

***

 

Notte a Kandy

 

Penso a te

stasera consumando il luccicante

panorama dalla cima del colle

e il pasto più insulso occidentale ;

dalla farsa di quest'ultimo bel piano

di rumori musicati, e buoni modi

anche quelli sintetizzatorizzati.

Codardo fra codardi anch'io consumo

dai cementi la mia isola ideale,

il pregusto di una festa sua locale,

lì in basso, fra la gente più modesta

- ma non pura -

che consuma un ideale di saggezza

elevando statue di cristallo.

Dov'è il Vuoto ?

Dov'è il Vuoto in quelle voci che lontano

declamano in freddo altoparlato...

e qui in volti fiaccati dai bei tours

fra le umili corsie dei festeggianti...

nelle feste alla tivvù per i mondiali ?

Dov'è il Vuoto ? Nella doccia ? Nella doccia

profumata dopo cena ... nella noia ?

Nella noia a strippellare di un indigeno

rifatto per la sala dei turisti,

per i veri e falsi detentori...

Penso a te.

Non ti andrei nel mio stato trasandato

maglietta-di-tre-giorni e barba-lunga

capelli scompigliati al vento-dharma.

Non mi piaccio in questo luogo riciclato,

di pollo da spolpare e riattirare.

O mi piaccio solo in questo dilaniare...

Ma dov'è

nel mio piacere

il fermo Vuoto ?

 

***

 

UN AMICO MANCATO

 

Un'occhiata, un'alzata di collo...

e scattavi dal mucchio di sabbia

e già m'eri d'intorno

con la coda festante ed il muso affannato

sugli apatici miei pantaloni

mordicchiandone un poco le pieghe,

corteggiandomi come un padrone.

Dedicare tuo tempo e fatiche

ad un alibi di arido igiene

d'impossibili divagazioni

d'infattibili coniugazioni

non ti è stato pagato

da una mano paurosa

dei batteri del posto.

Tu cane indiano, io italico urbano

non possiamo...

un'altra volta ancora ( ancora un punto

dello spazio astratto delle volte

minime che sembrano occasione,

continuo immane in cui c'è dato solo

discretamente razzolare male,

o secondo un bene che ci affligge ),

quest'altra volta ancora non possiamo...

Ed all'ultimo incrocio

hai cessato i sorpassi.

Li hai cessati tu. Leccavi lì

la tua terra, mentre andavo via lontano,

rigirandomi un poco. E un poco, dopo,

mi è mancato

un richiamo mancato.

 

***

 

Quand' anche parlassi la lingua degli angeli,

ma non avessi l'amore,

non sarei che una campana che risuona .

E quando avessi il dono della profezia,

la scienza di tutti i misteri,

la conoscenza tutta,

quand'anche tutta la fede stessa, fino

a spostar le montagne,

se non avessi l'amore,

non sarei nulla .

L'amore è paziente, pieno della bontà ;

sopporta tutto,

attende tutto,

non muore mai.

Poiché le profezie avranno fine,

le lingue taceranno,

la conoscenza sparirà .

Quel che perdura invece sono

solo la fede, la speranza e l'amore,

e la cosa più grande delle tre

è l'amore .

( I Corinzi , 13 )

 

L ' Assenza

 

Questo filo segnato di nodi

di scontro. Questo incontro

che ho chiamato mio amore, che tu chiami

tradimento d' orgogli, tua vendetta.

Questa corda infrattesa fra passati

e tirata e ristrappata dentro un campo

di presenti frastornati, da guerrieri

di scambio, contraccambio, dipendenza

onnipotenza d' idiozia. Sì, questo

serico essudato di padri

di madri onnipresenti sempre ignare

di prendersi per mano, tra le mani

di gladiatori languidi

di stolidi, difasici

ascensori di sere da leccate

a letti cosmici.

Queste setole brune impreziosite

dai sangui di cuore trapassati,

si spazzeranno il quotidiano non avuto

sole nel non aversi.

E la scissione fra i te buoni e i me cattivi

e viceversa, fra noi giuda e fedeli

ricomporremo nella

mutua assenza.

 

***

 

Anima

 

Anima nuda di cereo vestire

sembianza, e di terso dormire.

Ieri, eri ascolto

di segni passibile, un volto.

L ' oggi e' nel sempre

in quietato vapore di tempre.

 

***

 

Gli anni

 

Sono scogli, i ricordi. Sono isole

di chiuso mare che s' affievoliscono

in noti sapori non rincorsi

nell'esterno campo. Sono di nuvola

le commozioni e non prorompono

sorrisi all'allegria.

Erano nebbie vicine... le passate

sono lontane, svaporano lente

sospendono ancora solo rare

densità ricolorate ai fumi della notte.

Aprono cielo terso respirato

ogni mattino ancora

regalato ed apprezzato in rada attesa.

 

***

 

ANTOLOGIA

 

Tu mi complicherai nel mio percorrere

tagliato e discontinuo le tue sémite

aspre, trovandoti sonante

agli incroci di favola ed idee

che mi si fanno, a estrarre mulinelli.

E mi percuoterai con alte corde

tessute dall'invidia, e tentatrice

al falso, sul falso dell'intingere

a dolore. Ma ti farò dolore

insieme coi miei sassi, e disperato

amore, e quieto grido poi

che un esito di pace v'è per tutto.

 

***

 

Aria

 

Non ti conserverò

nell'aria

del mio presente, quella

che dà respiro

sul futuro. Dal mio

reinalare la tua assenza

mi spingerà a profumi

nuovi, e fumi

da inanellare, che

esaleranno un po' di te

nell'aria, quella

del mio passato

che regalammo al tempo.

 

***

 

L ' arrampicata

 

Aggrovigliarsi

contro mura del ghiaccio

per non crescere

rotella. E stramazzare.

 

***

 

BHAGAVAN

 

Comprendere potrei come riudire

oltre una voce, rivedere oltre la luce,

ritoccare oltre la forma, e come oltre

i pensieri capire le parole,

come perdermi oltre, riposare

nel vento, oltre la luna

risplendere del sole, respirare

oltre un mio corpo, amare oltre il "me stesso",

oltre quel "noi" che infine fa lo stesso.

Comprendere potrei che cosa prendere,

solo che un dito Tuo sfiorasse il cuore.

Tante cose ho guardato senza molto

vedere ed ho parlato con la gente

e non ho molto capito. Avrò sofferto

senza poi custodire, avrò gioito

custodendo i miei sì. Vorrei adesso

guardare, ma sapendo che mi guardi,

parlare, pur sapendo che mi ascolti,

soffrire sapendo che m'ami. E gioire

sapendo che ci sei avrebbe senso.

 

***

 

Buon compleanno !

 

Sentire il suono amato; nella terra

ritrovare un fiore seppellito

come se

radici ne esistessero in un cielo

lontano riecheggiato nel profondo

più fondo di recessi o sepoltura ;

cercare nella pietra quel diamante

quadrabile al di là della costante

potenza d' acquiescente collisione ;

nella voce improvvisa del metallo

averti

elettronico, alla nostra finestra

di una volta, socchiusa a uno spiraglio

pur di tacite tempeste di sabbia ;

il flusso d' una tenue libertà per

un regalo accettato nel tuo oblio ;

l' avere il non averti dissipato

nell' ostinata irragionevolezza

le tue età ;

hanno intagliato docilmente ancora

in altra tesi me David ... e Golia .

 

***

 

Mutevole calittra

(o Reading Gaol)

 

 

Il ferro, le sue ruggini sorde

lontano imploreresti che in lucenti

impeti qui riparlino mordenti

come nel carico cruore della peonia

nel cinico dianto, pegno anfosmo,

pungevano la morbida franchigia

ferite profferenti euforizzate.

Vicino invece in vano

stridore ricadono ed oscuro

perduto mutamento

da dove sull'arena di un eccelso

s'apre il crepaccio della piccolezza

da dove nella guerra immateriale

segna la freccia dell'implicazione.

(ad Oscar Wilde)

 

***

 

CANTICO

 

Dimmi, o Tu che il cuore ami,

dove pasce il suo gregge, dove passa.

La tua armata contro me è amore.

La sua mano ho ancora sotto il capo;

non svegliate, non svegliate questo amore.

Ecco passa l'inverno, mia colomba,

fammi avere la sua voce ed il suo viso.

Il mio Diletto è per me. Io sono in lui.

Pascola il gregge fra i gigli.

Prima che soffi la brezza

del giorno e le ombre fuggano,

al mio Diletto vola, come a cervo

cucciolo o gazzella, alla montagna.

Sul mio letto, nelle notti, ho ricercato

colui che il cuore ama. L'ho cercato.

Non l'ho trovato. Dunque mi alzerò,

percorrerò le strade. Cercherò,

prima che soffi la brezza

del giorno e le ombre fuggano,

sul monte della mirra, salirò

sul colle dell'incenso. Ma è scomparso.

L'ho chiamato, ma non m'ha risposto.

Vi scongiuro, se vedrete il mio Diletto,

figli dela città, che gli direte?

Che io sono malata d'amore.

 

"Ma in che cosa è migliore il tuo Diletto

d'ogni altro diletto, perché tu

ci scongiuri così dal tuo dolore?"

Il suo aspetto è come il Libano, maestoso,

come i cedri il suo palato è la dolcezza.

 

"Dov'è andato, dove s'è diretto?

Nel giardino è disceso, fra le aiuole

di balsamo a raccogliere dei gigli?"

 

Vieni, o mio Diletto, scenderemo

nelle vigne, alla vite che germoglia.

Sbocceranno altri fiori, altre carezze.

Ogni sorta di frutti ho conservati

per te. Oh se qualcuno

t'avesse dato a me come fratello!

Mettimi per sigillo sul Tuo cuore

insaziabile come morte, Amore.

Se un uomo offrisse tutte le ricchezze

della sua casa in cambio dell'amore,

sarebbe certamente disprezzato.

Io sono una muraglia, come torre

ora innanzi ai suoi occhi diventata

come una che ha trovato pace.

( "Non è anche forse questo amore?

Non è forse tutta la delizia..." )

 

***

 

CANZONE AGLI ELEMENTI

 

Vento di marzo che porti

le nuvole in viaggio e i ricordi

insisti a gualcire,

mormora lieve al sarmento

l'ultimo e il primo tormento.

Madre dei minimi assorti,

complice d'aridi accordi

corsi nel vano finire,

la luna pesante d'argento,

la sposa sovrana d'un mio firmamento ;

e il padre infocato dei forti,

la vampa d'istinti e primordi

di tinto gioire,

solo nel mio essiccamento

guida impietosa al bruciato lamento ;

 

l'acque, terso tesoro degli orti,

reggenti dei bordi,

perenne fuggire

nei mari frangente irruento,

di goccia paziente l'erodere attento ;

sono i luoghi dei vili supporti,

come seti di cielo ad ingordi

godere a patire

entro fievole spazio di stento,

come terra violenta nel nostro fermento.

 

***

 

CARNEVALE

 

Vìviti, Carnevale ! Getta al fuoco

del vizio e della gioia le tristezze

rinsecchite, le maschere di ieri

prima che aggiunga quella di domani

i suoi travestimenti

dónati al caldo di locali illuminati

bene insonorizzati,

mentre in fondo sulla strada è nel buio

travestirsi lavoro

un topo gioia d'un gatto

la tristezza il mio vizio.

 

***

 

 

Ardo di mille musiche diverse,

ma dov'è il tempo d'un incontro nuovo

resiste il 'poter essere' di te.

(A. Merini)

 

Cassetto

 

In quale tuo cassetto ancora posa,

o in quale cassettone

una volta e per sempre m'hai gettato

col plico manoscritto

delle orme d'inchiostro e di veleno

del battito glifato del mio tempo

scritto con cui intrattengo anche ora un mondo

acuminato, e a te già rilegato

in cartone casalingo, in fotocopia.

Non sono là : lo spero qualche volta ;

in pagine, in parola, in locuzione,

tessuti di stanco dizionario.

In supporto apparente.

Non sono là nel margine

delle mie infatuazioni

delle tue fluttuazioni.

Negli intrichi arrendevoli e sudati

che si espongono male

in profusione.

E in quale relegato cassettone

della nostra memoria

fioriranno presenze

ed abbandoni...

" L'amore è come

il diavolo: non smette,

cambia tenebra. "

 

***

 

 

Ômbre de müri, müri de mainæ,

dônde ne vegnï, dôve l'è ch'anæ;

da'n scito dôve a lûnn-a a se môstra nûa

e a nêutte a n'à puntôu o cötello ä gôa

e a montâ l'aze gh'è restôu Dio

o Diao l'è in çê e o se gh'è fæto o nïo,

ne sciortimmo dao mâ pe sciûgâ e osse dao Drïa

ä fontann-a di coômbi 'nt'a câ de prïa.

E 'nt'a câ de prïa chi ghe saiâ,

int'a câ do Drïa che o no l'è mainâ,

gente de Lûgan, facce de mandillâ,

quï che do loasso preferiscian l'aa,

figge de famiggia, odô de bôn,

che ti pêu ammiâle sensa o gondôn.

E a 'ste panse vêue cöse ghe daià

cöse da beive, cöse da mangiâ

frïtûa de pignêu, gianco de Portofin

çervelle de bæ 'nt'o mæximo vin

lasagne da fiddiâ ai quattro tôcchi

pacciûgo in ægrodôçe de lévre de côppi.

E 'nt'a barca do vin ghe navighiæmmo n'sci scêuggi

emigranti do rïe co-i ciöi 'nt'i êuggi,

fin che o matin cresciä da poèilo racchêugge,

fræ di ganêuffeni e de figge

baccan da corda marsa d'ægua e de sâ,

che a ne liga e a ne porta 'nte na crêuza de mâ.

(F. De André)

 

Città

 

Strade di ... un assieme che potrebbe

essere altrove, essere altro

o vista d'altro

e nelle sabbie mobili di pelle

affondano l'invidia e il suo metallo,

portano ogni destino nel suo scrigno

ma l'uno all'altro pure incatenato,

come da urto smossi esuli feti

scesi lì in mezzo a crescere scovati.

Strade nell'olio del conteggio bruto

dove obliare non va perdonato,

dove il rifiuto è numero inglobato,

portano avanti in feedback previdente.

Satana che, pentacolo dei vinti,

scioglie nell'estetica alluvione

l'orfico impalpabile ologramma,

camaleontica arca

coglie il lutto.

 

***

 

Della coscienza, ossia del sacrificio

 

Se s'è mutato in odio, allora no,

non era amore, ma

screpolatura della crosta sopra l'io

che più si graffia e più s'aggruma

più ricopre

(come organismo vivo che rinnova

in modo quasi uguale la struttura,

e più reagisce quanto più

sollecitato)

la sua tensione ad esser tutto riassorbendo

quello che sempre gli sembra aver perduto.

Fors'è che il suo bisogno di frontiera

- come se il flusso tramite essa fosse

la Coscienza -

porta a grattare, forse quella croce

masochistica che dentro o fuori sembra

prototipo di necessaria altezza

sacrifizio a scongiurare

quell'internegazione fra le celle

che porta alienazione (ossia non porta).

Forse come il movimento delle sfere

celesti, o chi per lui assiomatico,

come l'appètere dell'ape all'alveare,

come v'è l'alveo sotto il fiume se v'è il fiume,

questo fluire reinfierisce sulla crosta

e la sostenta e poi la tumefa e l'increspa

- com'è di questa coscienza martoriata - . Chissà se

non sia già troppo tardi per decidere

di non trattare più, di non toccare

ulteriormente più questa ferita,

che non sia troppo tardi ormai

per consentire.

 

***

 

Darshan

 

Cosa penso di te non e' importante.

Il cosmo, mio Signore, seguira'

lo stesso, i miei sbigottimenti

tappati nelle irradiazioni,

squadrandomi le devozioni

abbattimenti.

Cio' che vedo qui e'

la strada dei fantasmi

fino inseguiti in fondo

al molo a ricercare. Non c' e' barca.

Non c' e' mare. Non c' e' molo.

Non c' e' viaggio per gli adattamenti.

Solo trovo nuovamente su una strada

come un viaggio che ... mi si compone,

che cancella senza esorcizzare

che mi pone fra case d ' altra forma.

Cio' che prego per te puo' non contare

se non conta per me ...

fammi pregare !

 

***

 

DENTRO

 

Parlare non basta, ad un canto

che in piena mi prenda e non corra

negli alvei percorsi, tracimi

da vinti ripari e divelga

le forme, i momenti, i pretesti,

certezze, aporie, atteggiamenti.

Gridare saprebbe mai il muto

sfamare ? Connettere è ancora

parlare, silenzio non è dei mortali.

E' un lusso vicino impazzire

che mai non s'innesca a comando.

Se attendo,

dal ritmo si libera il groppo.

Ma adesso mi resta

la cinica timida smorfia.

 

 

 

***

 

DELHI

( IL MONDO E UNA NOTTE )

 

Mille e una notte, una metropoli

cascante d'incedere frenetico.

Sordide strade lavate e rilavate

dal monsone spietato e generoso.

Notte di fine agosto all'Ashok Plaza,

lusso di decadente proletario

( da miseri tapini occidentali).

Un'illusione di ricchezza. Tu eri giù

sulla strada di mucche, statue immobili

sporche maestosità, carne di dèi .

Eri giù ... giù nella strada dei compagni

sonnolenti e di quelli schiamazzanti,

non ancora stremati dal giorno.

Giù sul marciapiede, opaca ombra

delle stelle a te amiche e familiari,

disteso sul morbido giaciglio

delle tue esili ossa, sulla pelle

scuro involucro a poca riserva ;

o forse sul lusso d'un giornale

non letto o di stracci raccattati.

Eri giù. Ed io su, sopra un balcone

di un Plaza qualunque, ossia di un posto

per te sogno, per te ostile, estraneo

a quelli come te. Eri sveglio, forse

sonnolento, offerta seminuda

a zanzare su te più comprensive

( la tua pelle scura sfavillante

nella notte indiana, la mia pelle

chiara martoriata dalle notti ). Giù :

spettacolo angosciante ed inquietante.

Spettacolo ! Rubato da un piano in cemento,

da un piano della civiltà. Spettacolo

d'inciviltà, di povertà. Spettacolo

tu per me, io per te ; tutto, per te :

il Plaza, io, la civiltà ; invidiato,

agognato, odiato con distanti

dovute orgogliose indifferenze.

 

Io, la sigaretta in mano. La tua mano

leggera sul tenue gonfiore

ingenuo, luogo della semplice

voluttà : gesto elegante, ma

volgarità per i civili. Ma spettacolo

stasera per il balcone intruso,

per chi ha scarpe, rupie e dorme a letto ( con

zanzare, ma pur sempre letto,

inutilmente letto,

oasi civilizzata stanca )

per chi ha dollari, jeans e energie

con le quali beccarsi i raffreddori,

per chi passa il suo tempo a fine sera

a lavarsi bene i denti solo con

lo spazzolino e impasto naturale,

a miscelare acque calda e fredda,

per chi ha uno specchio per le costruite

sue vanità, per chi si guarda e invidia

l'altro aspetto, il tuo aspetto, e si dichiara

sconfitte le proprie vacuità...

vanità boia, vacuità del cazzo !

Per chi scrive su di te, e passa un pezzo

di notte a masturbarsi di parole.

Parole, sì, sconnesse fuori,

connesse dentro, forse,

se c'è qualcosa di connesso in questo mondo,

di te e di me, di quelli come in noi

karma tangenti.

E delle mucche, dignitose e altere,

divine che sanno saggiamente immobili

nella notte di Shiva

guardarci indifferenti.

 

***

 

 

E ADESSO SEI

 

Le gocce di pioggia

conducono i passi, e quelle del cuore

battuto

dopo il breve saluto.

" I will remember " ...

Rudezza fragile

m'addentavi come fossi una mela

un mondo fa.

" Love is a need,

I am alone "...

Ed ho succhiato l'impossibile

abbiamo avuto riso e pianto.

Smarrito il vanto.

Poi hai perduto

con un po' di vita

un po' di triste

s'un asciugamano.

Io li ho tenuti

il seme e la tristezza.

Non ho cacciato pianto con il tuo.

Ho espulso un po' di vivere lo stesso

sulla tua solitudine di steppa.

" I'm very drunk, mi scusa...

russians are very triste, come io "

E adesso sei

amore mio

altra poesia.

 

***

 

 

 

E - mc2

 

 

 

Volevo dirmi che non sono

le lamiere e i sassi, solo tatto,

sostanza che si forma inevitabile

da forma già stanziata che s'inoltra

nel fatto in qualche storia

possibile, quando ne ho fermato il fuoco

dalla luce nel tempo che frenava

ed ho alitato a un angolo visibile

le lamiere e i sassi come a estrarne

la luce nell'apnea senza valenza,

come a sfibrarne intere dimensioni

tragiche nell'oscuro e l'abbandono,

come a morirne poco a poco, ma per non

morire non sapendo che non sono

le lamiere e i sassi.

 

 

***

 

EFESO

 

Mantiene il tempo solo la riserva

di memoria che dorme

fra le scene sommerse.

E ne percorre margini di pietra

scorticata

a unione delle imprese

d'esperienze contese

e di mani sconfitte.

Sempre teatro solo ad una gloria

rifiutata da un mare

che trascorre solerte

e le vite riflette

nel suo umido sale

grembo per ogni male

nella goccia, ed uguale.

Levigheranno spine, immagini e fermenti

quelle foto rapprese sui discorsi

e le bibite aizzate...

e andrà a seccarle tra le gioie austere

chi detiene il suo mondo ed ogni fuoco

che vi inalbera il senso.

Cosa ti cambierà l'aver guardato

toccato e sglomerato con ingegno

il sasso alzato da un vetusto impegno?

Fra le colonne stese, sterpi e foglie;

formiche da turismo e grilli in canto;

capriccio a buon mercato e insofferenza...

il tempo muove solo il nuovo manto,

sopra l'antico cuore spento

testimone.

 

***

 

Verso Elephanta

 

Nella baia di Bombay tumultuose

torbide onde spruzzano silenzio

lontano finalmente dai bazar da mani

che tendono da morti e sfarzi facili

da luci e grattacieli e kazbe indocili

babeli di lingue incomprensibili

casini a Kulaba misture incredibili

di sandalo e letame fermentato

pozzanghere e infettanti

lamenti non nascosti

cammini interminabili

in rumori composti ...

che tendono profferte le più astute

congerie disperata d'uomo e terra.

Lontano finalmente dalla tetra

torre quieta dei Parsi

cruda mensa dei corvi sinceri.

Nella baia di Bombay nella tempesta

dinanzi a immense navi piattaforma

immobili flottanti arrugginite

ad isole industriali e a quelle degli

dèi e al mare arabico

bizzarro al cielo alle nuvole a pioggia

di grigio immane a barche

sconnesse capovolte abbandonate ...

s'una barca sospinta da un miracolo

si arrendono i pensieri e i freddi spruzzi

anche al mio vento.

 

***

 

C' était toi

 

C' était toi qui parlais

près de tes instants d'or

si je me taisais. Moi,

à ces heures-là je mouille

maintenant mes touffes creuses.

 

---

 

Eri tu

 

Eri tu che parlavi

ai tuoi attimi d'oro

se tacevo. Ora irroro

di quell'ore i miei cespiti cavi .

 

 

 

***

 

EROS E AGAPE

 

Tu segui le tue forme ardite come

seguo la tua come mia ;

e a volte esse s'incrociano alla resa.

Un giorno come adesso, il separarsi :

tu dalle spume d'ora,

io dalle tue, perché anche quelle,

lo sai, mi si dissolveranno.

Sei avanti nel sorpasso tu, più assente ;

ma anch'io ti seguirò dietro il disdegno.

Non è l'acuta attesa,

sessuale, che prolungherà

il nostro accordo ardente, l'internesso,

quello importante, che perdurerà

indipendente anche se sapremo

ridarci la licenza del contatto,

solo se sapremo

complicemente riadattarci ai nostri miti,

parlandone arridendo al nostro cuore

ad accettare

l'uno nell'altro la semplice pulsione

dei corpi ancora giovani, e di poi.

Forse così potremo, nel deserto,

voler lasciare posto al generoso

debito del donare non quotato,

volare anche al di là del sacrificio

sadico che apporta la passione

( come dicevi tu due giorni fa ! ),

capire che l'amore non è gara

con l'altro e coi suoi amanti nel contempo,

sorridere al respiro che vorremmo

trovare oltre la fisicità...

E non solo fra due

ex-combattenti.

 

***

 

ES 'n EM

 

Ma indietro non si può

sentire ancora. Vorrò allora

vedere avanti amanti impressionati

astrattamente

cercare suolo padre alterità

più strettamente che da lingua o sangue

oltre stivali ed intime spelonche.

Vorrei guardare senza

aggiudicare

le notti attese, inspirando Jung

per espirare Freud,

ai miei sciamani.

 

***

 

àpodo epòdo

( èsodo o appròdo ? )

 

" Nehaltigitaj...

sed ja ekde cxiam

elskribitaj tie, kie

la neprec' de iu mond'

as pluajxec' al iu alia,

la neces' de iu ar'

as pliajxec' al iu alia,

per la sama vortad'. "

 

LA COLPA

 

Se al mondo così non s'avesse

paura di dire l'amore

per una affrettata risposta

per tante negate occasioni

per l'acido spettro del bello

ed astio al duello

d'antiche sfumate proposte...

 

se al fondo non fosse tappato

il tocco pudìco che insudicia il blocco,

se l'avida forma ci fosse donata

dispetto al sarcastico tempo

che coglie ferite distanti...

allora sedurre

reità non potrebbe.

Ma la colpa s'è fatta metallo

che incatena i colori

che la fanno brillare.

 

***

 

LA FEDELTA'

 

Non voglio né l'orgoglio della rosa,

né tanto meno supplice la sera

dal mio mattino osata dispendiosa

coniuge dell'interna stratosfera.

Né in te potrei nel nome del passaggio

sposare quelle trame di vecchiezza

che in limite condiscono l'assaggio

di età, inaccessibile ricchezza.

So che distrarre l'elica, indolente

l'edera contenere in voluttà

dell'alta posta è cauto presente,

a incauta assenza dare fedeltà

e che retrarre l'elica ed assente

edera coltivarti in fedeltà

d'un'altra assenza è canto dolente

e incanto al posto della voluttà .

 

---

 

FIDELIDAD

 

No quiero ni el orgullo de la rosa

ni siquiera la súplica de tardes

por mi mañana osadas dispendiosa,

cónyuges para esferas interiores.

Ni en ti podría en el nombre del pasaje

casar esos encajes de vejez

que en límite sazonan éste viaje

de edades sobre inaccesible tez.

Sé que desviar el hélice, indolente

la yedra contener en la heredad

de mi apuesta es cauto presente

y a incauta ausencia dar fidelidad ;

y retraer los hélices y ausente

piedra cuidarte en fidelidad

de otra ausencia es canto doliente

y encantamiento de mi voluntad .

 

 

***

 

La Ferita

 

Non è concesso

a uomo di fissare

a lungo il Sole.

E il riflesso nel giorno

è cosa usuale.

Guarderai nella luna

il suo splendore.

Hai scelto il gioco

spietato di un amore

che getti il masochismo

o la speranza,

la difesa o la via.

 

***

 

Le foglie

 

No, tu, spossato amore mio, non puoi

scrutarmi gli angoli anche a me non noti,

esaminare dalle tue distanze,

la chiusa decretare di un provino:

la recita per te e per me, di un te... di un me

è stata uguale, e come un sogno

di forza prolungato stoltamente, dolcemente

fra la veglia e le lenzuola del mattino.

Da questo mattino non ancora

che abbozzato, pur se in lieve filigrana,

hai guardato le nubi

le colline ancor custodi

di un sole coperto, hai decretato

che invece salisse la notte

che le nubi nasconde, e addormenta,

perché il sogno venisse.

Ed il buio senza monti ci ha asportati

soli in un lento inquinamento

dentro letti più ostili e più padroni

di letture di fuga sterminata.

Esaminammo e formulammo un carnevale

di ceneri non ancora spente,

maschere di silente sottrazione

senza appello, né resurrezione.

Il letto ci ha portato in sonno peso

alle nubi nascoste, al sole degno,

ad un libro non scritto, al giorno prima,

a foglie gialle, letto dell'autunno

dei nostri sguardi sapidi e inaccorti

- ma quanto felici se inaccorti -

dei donarci per mano la vuotezza

fragile più che foglia al tempo.

Lì, fra gli alberi, lasciammo Dèi, momenti

insostenibili dal vento epperò vivi.

Ed il fogliame o la panchina comprendevano

forse più di noi due la leggerezza.

La notte si compone sempre un'alba,

un sole che risuoni più del legno

d'un camino incassato

in un muro passato.

 

 

***

 

Gemma

 

Ci sarà

Una chiave, una sillaba

Un accordo...

La quadrica

L'archèma speciale

Sustanziato di gemma

Glaciata

?

 

Servirà contemplarla

Ruotarla

Cifrarla

?

 

 

Servirà ch'essa serva

?

 

 

E si conserverà

Nella norma che serba

?

 

 

Dopo tutto è parziale

Il monòdico

Nella sfumatura

 

 

***

 

 

G H A T

 

Punta l'alto tridente

sotto l'alba grigia

cielo di stelle in fuoco

spettro di luna al fango

fulmine al sole

con il disincanto.

Luce sulle acque

verdi della vita antica

voce del suo lamento

in una prece amica

s'alzano con le ruote

di motori ambiti

coro che distruzione allevia

in distruzione

d'una rivolta che ricrea rivolta

di nero argine

che involge il mondo.

Danzano lì capricci

di profumi e sete

come di sopra ai templi

le furiose scimmie

slittano le arie

agli avidi monsoni.

Danzano fra pieno stento e il vuoto

contento fra commiste terre

erose morti e loto.

 

***

 

EGEO

 

Sale come lontana

l'0rgia dei suoni con il vento

dall'oscuro lenito da comode tinte, pozioni di fuga.

E s'incita in pena col sollievo

d'istanti aspettati da svegli giacigli.

Mykonos sfiora ed ignora,

da luci che attendono alba

tra i frutici avari ed i sassi

riarsi, gli abbracci nel cielo isolato,

eletta alle veglie di nobile urbana.

E mentre il metallo s'allaccia nei fumi soffusi

a lucidi incontri e cristalli,

noi soli esiliati alla notte,

con essa zelanti prigioni di sguardi invitati,

coi nostri fantasmi pasciamo...

su scogli macchiati di ombre e di luna

fra gocce di bianco bisanzio a un messia profanato,

a spegnere pregne candele dinanzi alle croci

d'una ruvida infanzia e ritessere intorno

derisione tiranna.

 

***

 

KERKYRA

 

Il fuoco sopra questa pelle fragile

il sole mi ha donato nel suo abbraccio

perché più poi così non ne gustassi.

Il mare e le sue sabbie già esplorate

io non esploro, immobile

privo delle moderne dotazioni.

Corfù vicina, ed io distante

in un albergo:

yoghurt, melone. E troppe sigarette...

Perché gli abbracci ad una pelle morbida

sono come alle spighe in un camino

i grani avvinti spesi nell'incendio.

Non è nei mari, non sui nuovi accordi,

e dalle sere madide di birre,

l'illimitante guida d'un cammino.

Ricerche atroci in bar colonizzati,

sguardi feroci per chi non s'intona...

per una stretta in più, che s'abbandona.

E il canto nel poeta irradia languido

dai mondi che non stanno assisi al sole.

Ma solo sa cantar quel che non è.

 

***

 

" Non si compone

sul torrente in piena

ambrata luna "

 

L'HIMALAYA

 

L'Himàlaya delle vette e dell'altura,

l'Himàlaya di silenzi inconcepiti,

l'Himalàya del sacco pellegrino...

l'Himàlaya è dentro.

Dentro l'arsa stretta bassa valle

dentro il groppo vorace d'un rumore guasto

nelle fogne scoppiate della rabbia,

che si chiude al ricordo.

L'Himàlaya del pulito mai saputo,

delle candide rocce preesistenti

di fondi baratri aperti sulle acque,

che vanno senza indugiare,

che sanno sacrificare...

l'Himàlaya è dentro,

adesso e non importa quando,

dentro le vili corsie degli accasciati

che hanno votato momenti alla rovina,

dentro le ebbre discoteche dei mattini,

inganno e ridere e sputare all'alba,

dentro il convulso eccedere del monco

nelle strade di notti testimoni

delle scarpe che lì vanno

e vanno

e vanno

dove non sanno le anime del danno.

L'Himàlaya è dentro tutto quanto

e tanto ancóra,

nei ricordi indecisi in un presente

di futuro incosciente

che farà il dentro fuori.

 

***

 

Homo sapiens

 

Posso poetarmi addosso tutto il sangue

dei riscatti dal crudo della notte,

posso portarmi dietro tanto mondo

di visioni pletoriche e assordanti

competenze d'arcano, argani attenti,

derisioni cantate e ponti spenti.

Posso fruire d'arti incandescenti

condizionarmi spazi iridescenti,

senza muovere un dito

verso il giorno (?)

 

***

 

HYPNOS

 

C'è del vero nella voce che t'avverte

che l'inferno è nel muovere le mani

dentro un caso che non regge la presunta

tua fortezza che le regge, ed accostarsi

già pensando che finisca al movimento

è la pena che condanna nel momento

che incoraggia l'assuefarsi ad una gioia

che t'immagina perenne testimone

a una forma che ghirlanda.

C'è del bello nella facile pienezza

dello stormo che ti gravita in un volo

che non stride al suo crogiuolo, non domanda

se è felice di sfuggire ad un inverno

e si sposa al mutamento non piangendo

chi perisca sotto il provvido tepore

che l'irraggia, e sull'ala s'abbandona

ad un vento che non porta gli aquiloni

soppesati della gloria.

C'è del buono nelle fauci della storia

che s'impagina sbiadendo le sue cifre

al ritorno delle frasi che credeva

d'afferrare, ma si scrive sopra un foglio

che ti lascia addormentare.

 

***

 

I micini cim-ini

 

Finì in ispidi irti grigi ritiri.

Indi in crisi.

Di qui i miti, lidi di finti mìliti,

Impiccinì divi intristiti,

intirizzì ircini tizi, ricchi fichini,

tipini dritti, ritti impipiniti.

Infittì i riti, i tiri, i ghiribizzi,

i lisi misti giri birichini,

fitti di lisci civili vichinghi.

Intimidìtili in mirini sibillini,

disinibìtili in fittivi sfizi,

d'indicìbili gingilli, schizzi spinti,

ditini in siti stiptici, incisivi,

in "ciccini", "micini", pizzichini,

brìndisi di pipì, in "spingi-spingi",

di lì imbizzì, infin si irrigidì : li imbibì

di ìncliti fritti inflitti,

li sfinì di fischi zitti...

zittì i rischi di lìmpidi idilli...

impigrì i vìvidi istinti,

gli imi visibilii rinvispiti,

in ìridi stinti illividiti,

in visi sifilìtici ingrinziti,

inciprigniti, in lìquidi finiti.

Si' difficili i cicli, i fini fili invitti

di vizi si' fittizi.

 

***

 

"Ardo di mille musiche diverse,

ma dov'è il tempo d'un incontro nuovo

resiste il 'poter essere' di te. "

 

L'IDEA DI TE

 

Ho provato

ad espirarti. Ed ho provato

a offrirti al cielo.

Ho provato ad insultarti e scongiurarti

nel pensiero più inutile isolato

nel silenzio più atroce

ho parlato di te e non è servito

ho parlato di me e non sei sparito.

Acchiappare le nuvole

ristrappandole al vento?

La mia mano s'è chiusa intorno a niente.

Si semina quel che si raccoglie.

Ed è questo altro frutto

del niente di nuvole antiche.

Ma le nuvole oscurano il cielo

ed il vento è col sole.

 

 

***

 

Il gatto

 

Da mezzanotte e un quarto

all'una e ventitré

qualcosa al parco ho fatto.

Ho accarezzato un gatto.

Assomigliava a te.

Ci stava senza se.

E quando l'ho lasciato

spiegandogli perché,

negli occhi m'ha guardato.

E ho ripensato a me.

A mezzanotte e un quarto

m'ha rimorchiato un gatto

che assomigliava a me.

Soltanto questo ho fatto:

ci stavo senza se.

E all'una e ventitré

col muso m'ha strusciato

un solo miagolato.

E andavo via perché

ho ripensato a te.

 

***

 

IL GIOCO

 

Chi sei ? Io sono

un giocatore. E il gioco

è la mia posta. Il campo

è nero o bianco

secondo il verbo che

vi correrà.

Talora alfiere, a volte

spazzatore,

soffio sul rogo

che mi spiazzerà.

Comunque instabile

sempre scriverò

l'unica regola

nel nome libertà.

 

***

 

Il senso

 

Perdite, ritorni, volti ciclici

splendenti e poi sbiadentisi allo schermo

dell'inatteso. Son essi i motori del senso

e il ciclo la carburazione.

V'è un tronco della quercia e la corteccia

della fulva cannella. Questo è un fatto .

Se non c'è chi l'odora, v'è il profumo?

Il senso è la mera sintonia,

e il travaglio se approda a ricezione.

 

 

***

 

ILLUMINAZIONE

 

Come il peso alla sua meta,

oltre la meta

di affrancarsi da ogni meta,

in abito di moto

veste l'estasi

nell'archivio polveroso dei passati

nelle fauci d'un teorico presente

vomito di futuro inesorabile,

da un abbraccio

del sole e di una pace inquieta,

dal bacio di una luna,

irresistente,

oltre la porta

della stanza vicina che m'avvince

nel corpo e nella mente sconosciuta,

mobilie costruite poco a poco

di fatica e sopprimenti

precarie volontà,

oltre l'al di là di un al di qua

e una sostanza

e la costanza, e l'eccezione,

da amori e da passioni

da sensi divorati nella forma,

senza tuffo

senza dove,

ruoto intorno alla mia

rivelazione.

 

***

 

In me

 

In me rivedo i segni della luna :

rotondità trovate nel danzare

intorno al tuo pianeta che fa a meno

di me nel suo frenetico ruotare

e vive e mi congegna da lontano ;

e dune, e valli e immobili crateri

solchi di un'incolmabile distanza

dalle acque del tuo mobile inquinare.

In me tutte le note della sera

terrena che in geodetiche allusioni

srotolano apparenze e delusioni :

in toni acuti soffici indulgenze

scopri verso la solita chimera,

nei gravi ottuso il verso di pulsioni

espunte incontra nella sussistenza

l'erebo dei possibili passati.

In me vivono i regni della spina :

la rosa, il rovo, l'istrice scontroso

complici d'inestricabili silemi,

eppure inconciliati in noi dal sogno ;

e il riccio che impassibile insidioso,

popola l'invisibile battigia

dove il frangente in te

muta la riva.

 

***

 

In qualche ...

 

In qualche mondo, forse

t' amerò ,

dei miei misteri, dei bisogni, del rifugio ,

o in qualche sfera che semmai varrà .

In quale mondo ,

forse ancora in questo

riaccadrà ...

Forse sarà la prima volta .

Chissà se

un giorno

( oppure è già successo ? ),

i piedi al cielo e il capo

sulla terra,

sarà mio quel momento

che in te io ho ricercato

che in me s'è rivoltato .

 

***

 

INNAMORARSI

 

Mi prende a te l'atavico

anelito al dissimile che occluso

stringe compresso il varco alla tua essenza

smarrite le lagune universali

mi prende in te nel vuoto

dei miei io

bramante la presenza d'altri vuoti

a danzare intorno alla pienezza

mi prende con te assente

lo sguardo che ora fissa la città

e già ti possedeva assieme al sole

in quante timidezze incespicando.

Mi prende per te gioia

di nuovo rivibrare polverose

le corde e la mestizia

 

***

 

Irlanda

 

Di spazi di anime verdi

dalle sfere di morbido oblio

ti disegna la mia ora piena

prima ch'entri la solita strada

che l ' armonico pianto trapassa.

Dirada mio tempo il destino

rinnovati a cori di prati

da un mondo del sole d'un sogno

che mandano fiumi d ' eterno

rimpianto di vividi avi

che insana dovizia costringe.

Sei terra ma sei tutto il mondo

di sacro ricordo di forza

di chi ad un temuto depose

le acide noie del vanto.

Di sfarzi di cielo

di coste, e di monti vicini.

Ghirlanda del grembo del tuono

di valli d'immenso sonoro

prolunga il mio sonno

di senso tesoro.

 

 

***

 

ISTANBUL

 

Orgia non so se piú festosa

delle mosche su scheletri scarniti

scandita da muezzin ricolorati

moschee in prezioso investimento

spine di timore insulto gloria

fra le maschere nell'oro tormentate

nell'afa dell'estate piú affollata

nel lento delle mani calpestate

da mani calpestate e dall'ingiunto

d'un giusto predisposto

e di corone lontane.

E il freddo sotto il sole di uno sguardo

dalla brutalità nutrita da una spiga

di grani abbrustoliti e di pensieri

sempre altrove eppur troppo presenti

è il freddo sottile che riscuote

alle cifre rubate dalla vita.

Guardare per pensare di capire

ma forse anche soltanto levitare

nel vento spazzatore un po' tiranno

come le sere tra folate a Kusadasi

quando le sabbie erano il suo abbraccio

forte e pungente per dimenticare

l'insulso d'ogni abbraccio,

come le notti greche dove il suono

distante neniava un abbandono

e si storceva al suo proliferare

fondendosi al lamento delle navi.

Ora dinanzi a torri trapuntate

che forano le nubi e la miseria

freddo è sedere sotto questo agosto

dei turisti del nudo e del vantaggio

( piú roba negli zaini che nel cuore )

di pochi marinai accantonati

e il pullulare arguto dell'Islâm

sposato a malinconiche fumate

di stereo di non ricchi americani

e di chi è fiero di sedere all'altra banda

d'un bosforo non scritto sulle mappe

e delle tumide finzioni del normale.

 

***

 

Krishnamurti

 

Mi hai detto,

quando sapevi che potevi farlo,

quanto è il ritrarsi che accattiva il vento

e il vento caldo non è così sano

anche se calmo.

Me l'hai potuto dire in un momento

perché solo quell'attimo potè capire

che c'è ben altro capire

che un solo "voglio carpire"

l'inarrestabile sfinge,

che l'arrogarsi le somme

è reispessire l'intonaco incrinato

per poi reggerlo invano

noi che d'intonaco necessitiamo,

che pur gravarsi di torti

è come darsi ragione

e farsi qualche ragione

è come tingere un quadro ultimato,

 

che anche l'ultima spiaggia

ha steso avanti il suo mare

e ritornare all'inizio

non potrà avere una fine.

che siamo noi senza fine

quando finisce ogni strada.

M'hai detto che non c'è "detto",

ma solo dire, e il dicente

può dire per una mente

soltanto ciò ch'essa sente,

finché c'è.

 

***

 

Lascia

 

Lascia pure il mio cuore aggrappato

a qualcosa, a qualcuno... lascialo

scivolare graffiato e dolente. Straccerà

l'esitare ad arrendermi a Te.

Lascia pure queste umide labbra

a marcire di chiusa ossessione. Sole

rimpiangeranno aria di sole.

A te mondo dello spirito non serve

armonia di suono, silenzio d'attesa.

A te mondo dell'immobile non premono

chiarore di luce, bui puliti... neanche duole

languore di vuoto bisogno

deserto lusinga di sogno.

A te mondo dello spirito non manca

non essere al mondo.

 

***

 

LA VILLE ... LUMIÈRE

 

Se le scese alle onnivore prese

dalle isole accese una musa dinanzi,

e s'arrese e vi tessé le trame

d'incantevole filo di stelle,

era quella la dama dell'etra , e sublime

e sottile fu lei che le tese

delle insidie piú accorte, ed intese

come farne vittoria regale,

con colori di libero odore

alle gonfie ed isotrope attese

e con trine di adorno sommare

e ingoiare di gusti perlati

che forbirono infino i putori...

e distolgono la sufficienza

dalle nude triviali prigioni

di binari uniformi, d'un freno

di un afono credo.

 

***

 

Liberazione

 

Era nel giorno commemorativo

della Liberazione ed oscillante

fra ansie e sorriso non oltre passati .

Era un giorno di aprile ancora schivo

prosatore d'attesa, infiorante

di steli intravisti, stami lasciati .

E alzavo fino a sera, recidivo,

polveri d'un tappeto mal volante,

rabberciavo i tuoi resti diventati

caleidoscopici innesti, a incentivo

di poesia ed irrealtà ribrancolante

fra i miei troni e i miei torni spodestati .

"Non t'amo, ma ti amavo", risentivo

lo stacco e il mio passato vacillante,

un tumido compianto di mozzati

silenzi di un lungo tentativo,

la mano che correva ormai distante

sul fieno avuto, stesa su altri prati .

Possedere l'inverno e non il vivo

monito della foce è preservante

futile congelarsi dissetati .

 

 

***

 

LIBERTA'

 

Le tue mani fatate

divorate dal morso del tempo

il successo non le ha preservate

né l'estetico culto al concento.

Non è il piano la tua libertà

non più sul tasto

può ergersi ad atto volere.

Il tuo cuore, smarrito

non s'arrese ad un rigido bregma

e la fiaccola accolse l'invito

d'avviare armonie s'un enigma

che nel ritmo portento si dà,

ma non ospita fisicità,

non costanza d'alcun paradigma.

La tua inerme romanza

s'assottiglia in un muto ornamento

che risuona in un algida stanza

già fucina di componimento,

bacio al tempio delle volontà

dove immola la sua identità

ogni vento discorde dal vento.

 

( a un pianista famoso )

 

***

 

CARME LUSITANO

 

Dalle porte scoperte s'un bordo del sogno

che da tempo s'è in terra tuffato

ed all'occhio permane impotente

dalle bocche dell'arduo ponente

al preterito nucleo approdato

ripropone una voce il bisogno.

Onda a sale di battima agogno

lungo molli frangenti attardato

dall'arena e dal gurgite assente.

E non sfocia che in salso cocente

il diurno che avrà ritirato

il suo flutto all'atlantico sogno.

 

***

 

Metropoli

 

Appiccato a un cassetto

mentre macchine frenano

e strutture incrementano,

impiegati risbuffano

e invogliati s'affrettano,

i rimbati s'imbucano

e i creativi imbellettano,

nere madri ripregano,

salvatori rabberciano,

e le salme impuzziscono

e io non so cosa aspetto.

 

***

 

Vorrai finire

perché non ti fascino

d'indifferenza.

 

MAHA  MOHA

 

Pura pace

ove tace

ciò che giace.

Pace buia.

E il tempo visse

più d'una volta

d'infauste lisse

una rivolta

predominare

e reclamare

corone fisse.

Costrutto fondo

dall'apparenza

d'istrutto pondo.

Concupiscenza

senza libertà

sul latifondo

della volontà.

O tua pace

ove giace

ciò che piace

brace tua.

O tua pace

ove tace

ciò che giace

brace tua.

Forze violenza,

forze potenza

forse impotenza.

Farse coscienza

forse incoscienza.

Sferze evidenza, su

sfarzi avvenenza.

O tua brace

ove tace

ciò che piace.

Pace tua.

Buia pace

ove giace

ciò che tace.

Pace pura.

 

***

 

MOKSHA

 

Chiudi le tue porte all'amarezza.

Non prego,

anima mia, ascolto il canto

lieto di una madre che si inebria

senza l'eterno. Lìbrati,

dove puoi fare e sfare i tuoi giardini,

sopra il lavacro

umano del sereno

costato, attingi e accòstati

al battito dell'ali e non al vento,

làscito d'un cratere. Fato e vuoto

cedi nel laico simulacro alla sua mensa,

arcaico narcotico arconte.

Confida :

sull'acqua che scorre,

e nella fronte,

puoi fare un gioioso arcobaleno.

 

***

 

Nessuno

 

Nessuno ti potrà

donare mai se stesso

tutto, perché non s' ha...

...E poi perché lo vuoi ,

se anche tu non puoi ?

 

 

***

 

Naufragi

 

Ed io non sono tuo, ne' tu per me

come l ' acqua al deserto per la vita

la marea agli abitanti la scogliera

il sale alla conchiglia.

Quando il respiro muto rubi il suono

incerto al vento che il tuo oceano muove

sulla costa dei miei ripidi sguardi

frastagliato affronto

onde di fisso incidere alla riva,

quando si spengano i timori all ' erta

i pensieri sull ' uscio ad accecare

del desiderio acceso,

s'infrangano i romantici spessori

si violino le argentee spume al fine

solcando a osare vaporosi flutti

a naufragi o tesori,

quando oltre, l ' umano, il sole andrebbe

e altro non scorga e tocchi che la vacua

insufficienza ed estenuante terra,

dirada,

mio anelare...

ed io non sono mio. Ne' tu per te.

 

 

***

 

NOEMI

 

Dietro palpebre schive apri i tuoi occhi

cauti fuggitivi in terra di mondo

passato rifugio ad assiduo

soffrire che sai arduo a trovare.

Lo si legge, Noemi, sotto ciglia stanche.

Vi leggo ancora il tuo

popolo fiero, ividia dei millenni,

il peso dei grandi candelabri,

il senso ed una stella. E la Thorah

e il sangue nero, insieme. Il fragile

di un mesto impermeabile, contrasto

nella serata beige e un po' formale,

il tuo raggio sommesso

d'una poesia di chiusa antera, parlano,

Noemi, ed adesso scendono

saldezza nella mia idea di te.

 

***

 

UN SOLO NOME

 

Non si può di più tingere il mondo

con si' tante parole e ragioni

e con troppe architravi.

Non si può qui sopprimere e opprimere

carezze ed inganni,

con immani legioni di storie,

seppure di cielo.

Non più ancora segnare le menti

d'altre vite, altre genti.

Non più stringere teli e sudori.

Basta solo nel tempio la via

d'una frase follia.

 

***

 

NOTTURNO

 

Scabro toccare nella buia strada

di amore-del-non a passi lunghi

sassi non certi verso inaccessibili

vite inaccese, voti imponderati

e un senso dell'immane che non regge

l'umile intreccio di precise vene:

è forse alla politica del gene

la forma dell'attrito inesorabile

che stelle riprospettano ad un ghiaccio

meccaniche rivolte già vissute.

Forse è la notte il fascino delle albe

che andrebbero ad arriderle e non sono

se non nella speranza del sollievo,

se non nella vuotezza di possibili

pieni di luce che, se appena sono,

hanno già decretato il loro peso,

l'algebra aggiunta del riconseguirsi ;

forse è una luna dal volto assolato

da raggi che perduti ancora andiamo

braccando alati eppure non possiamo

tendere al suolo, e che potrà talora

portarci sul coraggio d'accettare

il vicolo

e il pedaggio.

 

***

 

NUVOLE

 

Nuvole bionde, sbuffi di crema

dall'aria, stagliati contro l'oro

solare di un cielo prosciugato,

a lente navigare il pomeriggio,

alzare gli sguardi ed i rimpianti

di chi insieme con voi non sa viaggiare.

Chiare patrone d'un giorno di marzo

che fermo vi riposa sospirando

quel brivido di luna che sapete

corteggio frastagliare per celarci

fumosi al nitore della lampa,

ai tremolii sfuggenti, e attender vento

a spazzare con voi speranze oscure:

denudare le stelle.

 

***

 

I TUOI OCCHI

 

I tuoi occhi di sale sono oceano

a cieli affidato senza sagoma

di isole appagate, e solamente

perenne narrato al soffio, sabbie

lunghe sotto i palpiti, d'abisso

luci che misurano il fondale.

Perla che nasconde la conchiglia.

I tuoi occhi di onda sono mitili

lenti ma celati nello scoglio,

squama fuggente argento, gusci

accolti nell'alga raccolta

dall'àmbito cavo del rettile,

fossili lustri rinati

sul tallo al sargasso cullato.

I tuoi iridi, stella di mare

se mi tuffo divengono astri

ignorati dall'acqua. Se dunque

m'involo, m'attendono al fondo.

 

***

 

O B L I O

 

A fresco verde non

è più che oblio

delle native antecedenti zolle

ed a profumi rigogliosi

inebria le sue linfe

cieco alle secche sorti.

Non nella forma l'ultimo

è provato

non nella prova che

l'ha conquistato.

All'arso ramo è un nodo

il vecchio anno

ed il ricordo delle molli estati

resta a accettare un arido destino

che possa nascere infuso

in nuovi forti.

Non nella sete

l'animo è calmato

non nella calma cui

s'è abbeverato.

Sorsi d'amaro anche

a chi non vale

l'orco del fare madido adulare

senso braccare e sensi

tacitare

a chi rimette a un piano le sue pene.

Non nell'arrendere

il timore è amato

non nell'amore

che l'ha mascherato.

 

 

 

***

 

OCCIDENTE

 

Caverne dalla pietra che s'intaglia

parvenze di merito non portano

alla riviera.

Non con mani converse sulla traccia

ad erpicare.

Con le catene della imago lucida

di passo in passo sopra anelli solidi

non giunge la promessa ad una proda.

Ma cresce il peso e accorda la caduta

del vecchio astro dalla parte deponente

per la fase che nel carico trascorre

alla sorgente.

E le barche e le spiagge in questa florida

regione di corrente sono in largo

dischiudersi di lago in un pianeta

che nel dimenticare scorge il mare

in rotazione...

e vive e si racconta il penetrare

di mondi in mondi lungo il circuitare

che simula tramonti...

e adesso maschio adesso femmina si pensa

terra o cielo,

scoprendo che è la pagina che fa

declino od alba.

 

***

 

OLOCAUSTO

 

Sono già state

schiacciate, tra le risa

ed elusioni, ossa cosparse

dell'abbandono, mentre dietro mura

di fortilizi immeritevoli striavamo

i nostri gaudii cuciti di premure

e recezioni ( l'onta

del gaudio è sempre postuma

o fugace ) , mentre ( noi incapaci

a darcene ragioni ) esse scricchiavano

in noi dal bassofondo

incontemplato che non abbandona ,

forse ragione indipendente dei compensi .

Ora che gioia ( che è distacco )

in me confondo

con dei sorrisi surrettizi e rassegnanti

supplici, a dribblare

con i supplizi che mi spettano e rispettano

le croci ( inquadratura d'immutabile

giustizia ) , il mio abissare

lento è omesso

fra altre risa.

 

 

***

 

PARIGI

 

Era ai platani spunti

della tua Place des Vosges

che mancava una voce

un'occasione.

Quelli no, proprio no,

non potevi imbonirli...

Ed è stato anche troppo il mio rumore

ad insistere astratto

s'un invalido ambíto...

di tortuoso cupore

di rancore

d'una volpe con l'uva,

che non muove

i suoi passi malati

di spessore ...

e di spirito ricco

di stridori tacenti

di languore cercato...

...ricercato non meno

delle ipofisi gonfie

di finezza suadente

nelle loro cadenze

sufficienti,

nelle corse affollate

alle abbondanze

alle carni agghindate

variegate

sulle mutrie onniabbienti.

Ricercato anche quello

in silenzio parlato.

 

***

 

PAROLE

 

Parole... nel cuore se vi guardo,

se vi chiamo smarrite

arretrate. Gustate

nell'ombra di vostre

dimore la nostra dimora,

uscendone poi tinteggiate

da vario respiro.

Amate cullarvi, nell'onda

d'un ritmo di nenia, talvolta assopirvi,

più spesso ferire

ferite già inferte alla vostra

sorgente, sporgendone attente,

contente, a volte a destare

crateri o letargo.

Godete perverse a porgendo

celare, a ruzzare distese

a rincorrervi ignare

a mistificare, a fare carpire

quel che non aggiungete, aspergendo

celiare, ma sempre,

comunque, per farvi pregare.

 

***

 

La partenza

 

Cosa mi manchera' ancora ? Per il viaggio

ho preso cibo a sufficienza ed avro' acqua

e quel che occorre a proteggermi dal freddo;

libri sapienti per non arretrare

e qualche cosa in piu', da barattare .

Non solo cose in valigia ho necessarie:

ne ho messo altre che potro' spartire,

sono pesanti,

ma "personalizzanti".

Cosa mi manca ancora, ora che viaggio ?

La leggerezza, i compagni, una cartina ?

Sapevo che la meta era nascosta

dimenticata, ma da ritrovare.

Mi manca proprio come proseguire,

se, come pare, il mezzo e'

lasciarsi andare .

 

***

 

PASQUA

 

Poco sotto le note nostre sole

riedite sull'unico violino

nelle prime infusioni

le nostre perifrastiche binarie

occulte gestazioni

(e corallo impastato)

il respiro il supplizio

lungamente fermato

sollevato

su un'altra corda

qua

dallo spartito.

il passato

Quello che fu

di te riposa, e in brace

anche di altri.

Tutto in tutto

dimora

si pronuncia e tace.

 

***

 

Pensami, ma...

 

Pensami, ma non solo come il cespite

tiepido delle amiche tue incertezze

floride dalla terra non sarchiata

sopra sepolte antiche ritrosie ;

non come l'estate sola d'attimi

che ingrati poi si ebbero a dannare,

come le pene fragili che in séguito

basta il cavillo a far riabilitare ;

non sotto più comode attitudini

contro il riflesso di abili futuri

e di vivezze d'altro inaspettato

colore dalle setole del buio ;

non solo riparo mutuo al salice

delle passate nostre delusioni,

non muro d'argine, o muta riscossa ;

quando darai il tuo capo

ad altra spalla .

 

***

 

PEN(S)ARE

 

Pensare a te, pensarti

così tanto che infine mi sembra

quasi inutile groviglio questo anodino

miscuglio di pensare cosa pensi

tu di me e pensare cosa pensi

tu di te, di pensare

cosa io penso di te

e pensare cosa sento io per te.

Non basta, per pensare a te, il pensarti,

pensare se ti chiedi

se ti penso, pensare che mi chiedi

di pensarti, pensare se ti chiedi

cosa penso, pensare

cosa pensi io ti chieda.

Al diavolo il pensiero e l'avventura

che non è che la nave d'un pensiero !

Ma non c'è

che questa nave, fra me e te

separati da mare che ha infrapposto

tra noi stesso il pensare. Eppur è strano

che l'aiuto è il negatore, il rimedio

è nel malanno. Forse gioca anche lui,

l'almo pensiero, alla sopravvivenza.

Fors'è solo malanno su malanno,

od un male previdente che s'accresce

perché cresca con noi, forse un impulso

elementare. Ed ora qua, comunque

è ancora lui vincente a sballottare.

Era lui eterico, nel conseguirti

nella presenza, nella garanzia,

melico oltre l'aspra lontananza,

ebete in cecità deliberate,

fenico nella consapevolezza

che adotta irriducibile i tombini

della sua controparte. Ed era lui

beffardo del giuridico, bucolico

detrattore del coinvolgimento,

all'erta verso il goffo, il fanatico,

il reprensibile, remissi

come sempre a spietatezze vicendevoli,

nell'assorto che si cede

a un po' di anima.

 

 

***

 

PIETRA

 

Era semplice amare

e guardare alla luce degli astri

con i freddi di pietra e la morte

sugli occhi ai barbagli dei fuochi

e al bramire dei boschi ?

Era netto il parlare e l'udire dei sensi

dell'istinto, senza ali traverse

e realtà non vissute e voci accorte ?

Era arduo cacciare ed errare

nei tramonti incombenti, ma al profumo

dei monti e nel senso del sangue,

in corpose stanchezze carezzate

da bui non contorti,

incalzare le fiere e non esser scalzati

da congegni legati e percorsi

segnati e deliri stagnati ?

Era semplice forse levare

lo sguardo e cantare agli albori,

rilasciare l'amore dal vanto.

Assillo e insicurezza solo, adesso

vizio di pianto abbarbicato

tocco di furia e di profumo fumo

blocco ragione di sopravvivenza.

Quanto gravare per non gravitare

e dissociare.

Spento/acceso: macchina infernale,

sconto normale arreso sull'avvio

senza il punto dell'arrivo.

L'autobus pieno conduce le devianze,

caffè sudore - non sappiamo cos'altro.

Muovono/smuovono quel che non vale

tratte attratte bistrattate tratti

di scoria e scoria d'ignorata storia.

Spese, cappelli, vestiti sopra e sotto

all'insaputa di cefalee in congedo.

 

 

Assillo sicurezza dell'informazione

manipolante, farmaco dell'emozione

stacco e goduria del professionale

smacco ed incuria d'un mio s'un mio s'un io.

Grido di vizio d'incontinente cesso

che ci eleggiamo merito civilizzato.

Quanto dà questo facile mondo

in cui ti basta entrare in libreria

per comprarti Pitagora o Rimbaud,

ed uscire e sorridere a un turista

per sfiorarne uno sguardo in bicicletta

sottratto al colosseo ?

Od uscire s'un pullman la domenica,

vedere due piccioni innamorati

e trovarti più solo col tuo tempo

di quello che può essere e non è

e la loro indifferenza, cosa dà ?

Cosa dà questo gelido mondo ove estorci

il sorriso se cedi il tuo posto,

se ti fai più leggero un istante,

ed il senso è soffrire, solo quando tu soffri,

e incontrarsi è sospiro

fino al clou del venire,

ed unito ti senti solo quando

tu stenti e invano tenti.

Cosa dà questo fragile mondo

che ti tempra nel volto che separa

dall'altro - e perché non lo sai -

ma lo fai fino a quando ci trovi

a sfiorire lo sguardo... cosa dài ?

Ma era semplice troppo levare

lo sguardo e cantare agli albori,

rilasciare l'amore dal vanto.

 

***

 

PIOGGIA

 

Questo è buono... questo è bene... non

lo so, io non l'ho mai saputo.

Se è come rosso o azzurro,

è la mia luce ubriaca che colora.

Se come nero o bianco, è la mia vista

che si confonde esausta dei suoi grigi,

da dove mi sorprende luce, sfinge

che inganna il tempo e sfoca

e tinge spazi sapidi dal nulla,

da dove schiuma che nubi solleva

larghe nel cielo, e poi ne dilegua

le acque che riprovano il suo corso.

Grandi o mediocri, il vento

è uno, e quando spazza e avvolge

è turbine, quando stagna e stanco

ingorga è pioggia.

 

***

 

POETI

 

C'è qualcosa di eguale

ai poeti

nello sguardo che fugge

o nell'occhio che t'apre

sulle fronti appassite

od ai bocci solcati

sotto fini ricami

o consunti paltò

da contrade sommesse

fra greppe di capre

da corti mordaci di re smaliziati

da strade

ruggenti ove il senno saltò

nelle pieghe appartate

ai rifiuti del cielo

per meandri d'angustia

e momenti d'incanto

dietro dolci beltà

e pesanti penombre

infrenabili fuochi o cristallo di gelo

con il cuore disteso s'un canto

respirando colori alle palpebre sgombre

c'è la triste follia

dei poeti.

 

***

 

ALBA

 

Ancora

giù al porto

lontano

qualche luce.

Una nave approda mesta.

Fioco Sole

lento attingi il tuo vigore al giorno nato

calma vaghezza effusa nel silenzio

sonnolento,

forse il volto di chi ieri è tramontato

che porti l'incredulo viandante

nella tua nuova alba

di luce senza tempo.

 

***

 

UN ATTIMO, E LA MENTE...

 

Un attimo,

e ritrovo quella sera di marzo nascente

confusi tu ed io

immersi nella folla,

caos festante di assordanti illusioni,

horror vacui nello spazio e nel tempo;

non scalfiva l'immobile vuoto

il distratto guardare le seti di gioia,

e a tratti il tuo si destava

a cercare indietro i miei occhi

che già ti cercavano,

e mi ridava il calore della guida,

chiamava lucente

una complicità che sapevi d'avere.

Un attimo...

e la mente ritorna sola al presente,

lo sguardo al monco stelo dello zucchero filato

ligneo compagno di tutta quella sera

che spezzato divisi con te

prima di dirti "ci vediamo!"

 

***

 

PUTTAPARTHI

 

Miste le pietre al fango sulla strada

oltre il consenso

teatro di follie

scheggiate sopra regola marmata

solo un'incarnazione può

stipare tutto

l'aggrovigliarsi a sciame delle larve.

Massi di vacche chiare

chiazzate a terra

asini come antilopi quando sciolti

corvi che affrontano

bianco silenzio

e poi raccattano

l'organico avvistato

cani insistenti anch'essi

a mendicare.

Miseri sulla soglia d'una

dannazione

cantano agglomerando assoluzioni

pregano dal timore l'oltre muro

dove si giungono australe e boreale

quieto nel denso incede

l'arancione.

 

***

 

ASHRAM

 

Il feudo disperso

dell'incerto qui

pone la sua

concentrazione nell'aura di quell'aurea

direzione ermetica

alle fisse menti.

L'eburneo plinto tange

nell'estranea forma

l'inclito cattedratico che estende

l'umido portantino e l'avido

che non intende

tacito il condannato che

il gesto attende.

Molta la serie delle

dita congiunte al tempio

plagiate o illuminate

o disperate che si fanno basse.

Molte le sfere dell'opacizzato

che in noi dividono

l'opalescente.

 

***

 

Quel che resta

 

Qualche volta non è sperare vano

per la foglia nel vento dell'estate

pur caduta, trovata senza parte

più in un'attesa, ambire per il sasso

al ricordo inclemente levigato.

Non più però rimasta foglia, non

più forse lo stesso sasso ancora, vive

quella speranza, scolpirà il ricordo.

Come gracile il continuo avvilupparsi

eterno si disegna linea ai figli

dell'incertezza, della nostalgia

del verosimile ingannato, della

dolce allusione. L'anima del sogno

dirà l'umore nella seccia, morbidi

ritorni nella lontananza, e ancora

farà la diluizione più del tutto,

dell'imprevisto il tutto. E sveglierà

nel sopore che resta del giorno.

 

***

 

E' come ritta

stare d'esile canna

senza appoggio.

 

Raga

 

Esce assieme a un seme...

ed in che modo andrà

questo interno ignoto

in una gravità.

Tende verso altro,

cresce dentro un sogno

che non ho mai avuto,

che non può.

Non l'avrei più avuto

se anche fosse stato.

 

***

 

Rimbaud

(e un ospedale)

 

Stretto a pugno il cervello, e le mani

lasciate al torpore di un'arida stanza

di mura campite di grigio chiarore di morte

di gialli quadrati di plastica sporchi...

Unità Sanitaria Locale, molteplicità

insana. Molteplice armato padrone

(sofferto fratello nel mare impietoso).

Leggendo il mio libro seduto

sul genio di Roche

l'attesa di un buco si fa più distratta.

Chi ti vede nel tempo che pur camminasti,

dietro un muro rimasto agli sterpi ?

La tua immagine hai dato al futuro.

E che importa ?

non si può neanche darla al presente.

La sua màcina ha franto il tuo seme.

La tua màcina franse il suo seme

sul grembo del verbo alle mole del suono.

Ma forse non tutto è nel set dei ricordi.

E' essenziale esser piccoli o grandi ?

E' importante

riposare nel nido dei semplici.

 

***

 

RISVEGLIO

 

Mentre gli occhi non sono del corpo

luci e immagini e nomi appannati

riordina ancora la unita incoscienza.

Ombre amate temute mi recano

rinchiusi singulti, e grovigli arresi

m'incalzano armati di sciolto rimpianto

e sbrigliano ogni sorriso legato.

Paure risvegiano, dimenticate.

S'accostano integre nell'abbandono...

si disfano eteree al tocco del giorno.

 

***

 

Dipendo dalla parte dell'idea

di avere che tramonta avendo.

 

AL RITORNO

 

" Ancora grazie ! " . " Grazie a te, ti chiamo. "

Uno stringersi amaro sul tuo volto

al commiato. E ancora pochi metri

per riguardarti... vado un po' più avanti

per averti negli occhi ancora al bivio...

un punto insufficiente. Sei lontano.

La follia che mi arrota è nel cercare

un senso, un nesso, le parole, i nodi

i rami bassi d'un bosco inanimato

che alati visitiamo da alta quota -

dicevi. Ed io mi chiedo cosa allora

ci spetta se non questa anomalia

al tramonto del sogno, cosa attende

la rinunzia alla ruvida follia.

Non è, non è... insistiamo col negare

( dentro una democratica fierezza )

alla ruota il suo perno ed alla trave

una base di terra e di un'idea,

al bisogno di essere un cammino.

E' questo, e quello, e in fondo tutto, in germe,

ogni parte di un regno già creato

o in potenza, in incognita valenza.

Anche il nostro legare nel neurone

e il rifiuto d'un qualche suo cifrare,

che trascende ed immane e ci conserva

predatori di cielo.

Adesso penso

A quella smorfia di perderti di nuovo

che diventa un sorriso aperto al resto

che ci aspetta d'intorno ... e senza te

ti dico grazie, grazie che qui amo !

 

***

 

Salto

 

Gettarsi giu' da dove

manca alla règgia ancora il detrimento

dell'altera ornatura,

verso dove incuranti d ' una strada

s' infangano a recondita bassura

agnelli che smarriscono il cammino.

Gettarsi giu' da dove il mondo scalda,

nell ' ultimo torrente che asseconda

l ' attimo cieco assente.

Comunque e' sempre spingere in salita,

gettando od accettando la sciarada,

metallo che s'incarna contro vita,

carne che da' al metallo la sua spada.

Gettarsi giu' dal cumulo del senso,

dove l ' onesto cerca un giusto intenso,

dopo che la melodica corrente

prensile porta il torto

al suo confine.

 

***

 

SAMADHI

 

Non bene, non male, nelle case

trasparenti ai raggi del mistero

che si cedono al velo sotto gli occhi

chiusi al languore accetto

a chi nel muto ascolta.

Non cielo, non terra, non abissi

ma al sole una dimora senza porte

un tetto che non ha più nulla

da perdere e trovare avanti

e rivangare indietro.

Non tu, non io, non alter ego,

nel suono sulle corde sempre alzato

a valli striate di cammini,

che porta tanta strada

all'uno in coro.

 

***

 

L'ultima luna

 

Se non ti avessi

conosciuta ( ma

t'ho conosciuta (?) (!) ),

starei con altri "se"

con altri "ma": le schiere

delle catene assorte, pare, sono le uniche

interminabili, anche se le trovi

a(v)volte in cerchi

di anelli, e con i cerchi

fai altri anelli ed altri ancora d' essi

e cerchi

fors' anche senza groviglio la tua sorte,

che poi ritrovi di già nel primo anello.

Se non t'avessi conosciuta

( e con il "se"

di adesso cerchio

un altro turno ),

altre storie da rispondere avrei avuto

alle mie prostrazioni, alle delizie

intoccabili (,) alle nefandezze

sotto ritiri incauti

incanutiti

per altra tinte, di cui tu,

di già,

sei stata una

e sei.

 

***

 

LA VIA DI MEZZO

 

Andare al quadro

troppo vicino ne dà

linee non chiuse

dispersioni di senso.

Né più vicino da dentro

esservi ancora potrebbe

l'oggetto stesso

ammirabile innanzi.

Pure sarebbe come

perdere lì da lontano

le presenze che intorno

si farebbero altro.

Siamo commensurabili

con forme e non con la trama

scritta nei loro supporti

né con le cifre scostate

dalla propria immanenza

dal posto.

L'attenzione è al cammino

come cieca la strada.

 

***

 

"Gli innamorati attendono

da soli una corona,

per consegnarle poi altri capelli.

E si contentano così

senza uno specchio.

Finché si arrendono."

 

Verso te

 

Cosa aspettare

schivando i continenti della noia,

nel venire a te ? Cosa pesare,

vegliando nei treni della notte ?

Vagare il giorno intero per città straniere

pensando al tocco inabile

è stato osare su me schiavo

(irrefrenabilmente schiavo)

dei tuoi silenzi morbidi

d' occhi sapienti.

Già ti ho rivisto nella mente tortile

(e lì non ti ho toccato)

ma ti ho parlato come non so fare.

(Riaprire le ferite non è mai bastato.)

E aspetto di dormire l'abitudine

che poi mi sedurrà pensando te

donato al buio con i tuoi capelli

in una mano che

non sa tenere

all'invisibile

che appare solo quando non si sta a vedere.

Ma forse non si può qui non guardare

quell'invincibile tensione a non vedere

e assaporare gioco e delusione.

Se guardo le parole che non ho mai detto

accanto a te, scavo le pieghe

del mio non accettare

d'essere amato (e amare) idea

e qui gelare.

Cosa aspettare non lo so. Cosa trovare

dietro il silenzio, e fuori,

se non lo sguardo

(strappato al vile)

che io potrei darti.

 

***

 

VEGLIA

 

La notte sciolta non

involta il suo fardello.

Nomina adesso con

un lessico nascosto

di sizigie correnti

i cieli spenti

che si attingono con

l'urbana sosta.

Ogni anello ha il suo posto,

ogni risposta

un suo tranello.

 

***

 

SATHYA  SAI

 

Ritorno a quei momenti, quando austero

passavi fra miserie e nullità,

guardavi come gioia e sofferenza,

rimprovero indulgenza a un tempo solo,

noi lirici acheni dell'amore. Dio

in mezzo a noi tu l'Avatara,

la tua presenza non fermava il tempo

a radici che allignano nel vincolo

della lacrima e dell'indifferenza,

per scuotere al di là del troppo facile

costo o di uno scissile automatico.

Mi hai detto di sperare la raccolta

del mio piccolo amore, nel mio sguardo

tristemente disperato la tua assenza

da una misera vita raccogliesti.

 

 

***

 

SCIVOLARE (1)

 

Lentamente

scivolare inerme nel nulla, lentamente

alla pienezza abbandonarsi,

lasciare via il bagaglio

inutile ingombrante, scivolando

vita dopo vita in questo istante,

non potendolo guardare nel pensiero,

legarlo, ma in parola,

auscultandone il corpo.

Sotto il vortice, nell'io le guerre i drammi

le croste, la luce senza nome.

Scivolare, lentamente, sulle guerre, sui drammi

sulle croste è il destino del tempo,

comunque al di là dello sgomento.

 

SCIVOLARE (2)

 

Lentamente. Come inerme scivolare

nel nulla alla pienezza

abbandonare

lasciare via il bagaglio

inutile e ingombrante scivolando

da vita dopo vita in questo istante

che non posso guardare

col pensiero legare

con parola ascoltare per il corpo.

Sotto il vortice dell'io delle sue guerre

i suoi drammi le croste, resta luce

senza nome.

Scivolare su guerre

su drammi sulle croste

è destino d'un tempo che comunque

va al di là dello sgomento.

 

***

 

SE NON ...

 

Se non fosse realtà, io non la smarrirei

quella nostra avventura, e la comprenderei

miraggio di altri giorni

rosa vivrei con te. Se non

fosse realtà, e non lo perderei

quel tuo ingenuo entusiasmo

verso la libertà

contro i miei momenti

di felicità ad illudermi di nuovo.

Apprezzerei le chiuse gelosie, le asperità

e le malinconie, le sere in casa

e un'appagata fedeltà, per te. Se non

fosse realtà, così

t'incontrerei in quei ricordi azzurri.

Ora ti seguirei. E coprirei gli istanti

d'infelicità negandoli

nel sorriso.

Supererei le solitudini, le aridità

e le inquietudini ti guarderei.

Interessandomi di te, percorrerei

le strade semplici d'intensità

e le tue fantasie di passeggiate

fra le vissute libertà, con te. Se non

fosse realtà, forse

io ti troverei e da quel foglio andato

forse ti prenderei

e ti comprenderei.

Sì, io ti comprenderei,

se non fosse realtà

d'altro a nutrirci.

 

 

***

 

Sentieri

 

Nel muovere frenetico

di membra di narcisi le apparenze

sinuosità echeggiate

da complici specchi

al suono urtato,

l'eleganza pacata

nel tuo tratto slanciato

mi riconquista ancora

coi bronzei levigati

sentieri cui prima desti accesso.

Valli pudiche, vorrei perdermi

di splendere dorato

morbido liscio e calmo

prezioso, al di là

dei tuoi capelli.

E misurato

come a volte il tuo parlare,

e il bacio che m'ha avvinto

questa notte alla purezza,

breccia per te per me

del semplice dell'unità

al mondo solidale di chi ama,

al passo oltre la mente. Le tue schive

colline ha superato

verso te.

Adesso ha sorpassato quei sentieri,

sorpassa la lacuna di domani

che già ti porterà nella tua terra.

Come al pianto va incontro alla gioia

silenziosa d'averti incontrato.

 

***

 

Shirshasana

 

In qualche mondo, forse

t' amerò ,

dei miei misteri, dei bisogni, del rifugio ,

o in qualche sfera che semmai varrà .

In quale mondo ,

forse ancora in questo

riaccadrà ...

Forse sarà la prima volta .

Chissà se

un giorno

( oppure è già successo ? ),

i piedi al cielo e il capo

sulla terra,

sarà mio quel momento

che in te io ho ricercato

chi in me s'è rivoltato .

 

***

 

SHIVA

 

Ti ho udito nel vento

carezzare un oceano

tumultuoso

danzare sulle messi già incantate

nel canto d'una cieca

lamentato s'una corda

sola, nei silenzi

nel fragore del ghiacciaio

voce di Shiva

ti ho

scorto tra i nembi

densi sul sole insanguinato

al morire del giorno

velo di spettri a una gravida luna

nelle notti lacerate

ombra di Shiva

scuote il tuo corpo

possente il mio sentiero nel travaglio

della mutazione.

 

***

 

SIDA

 

I nudi rami d'alloro e il silenzio

non celano più

il tuo tocco profano. L'inverno

è arrivato, Tiziano.

Lo sapevi alle porte col suo

rigido brivido e la morte.

Col sorriso livido

l'ansiosa ricerca è inchiodata

alla pace.

A una guerra gli orgasmi silenti

di ieri e l'istinto amaro. Sono oggi

nell'acido compatimento.

Comune tormento. Dove sono

gli amici, gli amanti, i sarcasmi

affogati, le asettiche ore di banca,

l'esterno fermento

e il farmaco miracoloso ?

Increduli i cari, il loro sgomento

ti cede alla resa.

 

***

 

Soffio del tempo

 

Forse io non sapro'

se mai ho amato.

E se un torrido cuore

m' ha stufato

e' per perdersi al soffio del tempo.

E nel tempo si gela il pensiero

di momenti che accolsero il canto

senza offrire maestria della voce

ed ambire alla tua sinfonia.

Certo, ora non so

cosa regge la danza dei miti.

So che il soffio del tempo li sperde.

Forse vi ritroverai

quando ti ho amato.

 

***

 

Sole

 

Vivido artefice fisso

splendido giorno alla rigida sfera

di varia corrente inesausto

astro reggente, caldo alitare

alto desio ti prefisse

amorosa sapienza.

Deve il mio fremito

arso al tuo indenne vibrare

come l'umido sguardo nel gelo

alla sposa gelosa.

Un mio avaro destino

forse te ha segreto tesoro

dal riflesso accecato e disperso.

D' una sponda l'immemore sente supporto

quando tu ne trascendi la vista.

I nostri occhi dipinti

impietrisce il tuo sguardo

incolore di luce.

 

***

 

IL SONNO

 

Vorrei passare all'aria che respiri

e non doverti l'umida parola.

Ti sento amore nel

sonno di adesso, e non

m'importa delle

tue sveglie lune che

mi feriranno.

 

***

 

SPIAGGE

 

Suona, Suona il tuo flauto

sulle spiagge del riso, mendicante.

I rovesci portarono tormenta.

Scelsero in te il presente

che dura a radunare

indifferenze dai disinibiti

rinvianti.

Come piove si bagna

questo campo di piante fasciate

e si rinfranca ai colori fragranti

di profumi eleganti.

E s'impaluda al sale

e si dissecca.

Poche diedero linfe ad altre fronde

e non fu acqua o sole

che le rese

molte, troppe arrossarono il verde.

E chi s'arrese al vento

od al contento

levigò la strada.

Suona, mia mendicante suona.

Copri un silenzio che risuona

d'altri ciechi e sgomento.

 

 

***

 

PER STRADA

 

Notturni tamburi scandiscono

lamento sui flauti delle Americhe.

Gli ori adesso son qui

ammantati di bianco, di colori

nelle case nascoste al giusto cielo

per chi implora metallo

lucido e chi ne manca.

Da fanali di ghiaccio

scorre luce nelle notti stanche

sulla pelle di terra profanata,

d'infruttifero asfalto, d'impossibili

passi d'impassibili frette

sulla soglia d'un salto

che ritarda a carpire.

Perché è un'acida storia a capire

perché un fiume non deve arrestarsi

perché il mondo è di già un'alluvione

( d'acque torbide e limpide a un tempo )

perché il fiume si può prosciugare,

ma le acque ritornano in basso.

Grida un'auto : " Che c'hai da capire ? "

 

***

 

STRADE

 

Le strade di una solitudine

attraversata dai rimpiazzamenti

dalle fievoli grazie d'un oblio

e da storie scucite,

le scale d'una mistica

ragione di presenza

d'una mobile critica

saldezza di momenti,

la scusa catartica d'inferni

maledizioni orgoniche mozioni

di passati

e imposseduti altari,

le viole languide ed i mozzi

crisantemi le crisi

soppressive tenaci,

le ricerche sofroniche di paci

dalle siepi spuntate

gli esalati

di cuori rinvescabili,

sono stati i miei strati.

Non è stato

come amare.

 

***

 

TAO

 

Arduo eppure agevole

sentiero non sentiero

miraggio già percorso

uno

multiforme

piano ed erto

fermo cammino

che sfocia senza fine

in

distruggere e creare

in quiete e mutamento

in pace tumultuosa

di caos ed armonia

di essere e mancare

sfumati dilatandosi

in infinito solo

e sazio vuoto.

 

 

***

 

ATTRAVERSO IL TEMPO

 

Ti rivedrò.

Con altri occhi

che adesso, ed altra vita

sulle spalle, ed altre luci

abbarbaglianti sul futuro.

E ti amerò

con altro cuore, che adesso,

ed altra pena

altre speranze.

Riguarderò

nel mio ricordo, decantata

la sola luce

del tuo primo sguardo.

Mi rivedrai.

Con altra vita

che adesso, ed altri occhi

alle spalle, ed altre luci

incespicanti nel passato.

Ed amerai

con altre storie, che adesso,

ed altre pene

stesse speranze.

Riguarderai

nel tuo ricordo, ricantato

la sola luce

del mio primo sguardo.

 

***

 

BEFORE THE EMPTINESS

 

I wander desolate and tireless

through places where you sat,

and by a corner, sensually, my memory

flies again to a glance,

still overwhelming meteor, loath complicity

in two waning-moon embraces, in few dying

sun kissed moments shining eyes.

And I last sipping that memory

in infusions of odd fumes raising to a sky

of stricken soul, of stream of crammed

hopes oozing drops of joy,

fear and distress of impotent wrath

against our shifty erections

starving illusions,

glutted disappointment

making game of my breath.

When shall we be farther ?

When shall we see further ?

Through eyes not viced by colours, lights

and variegated passions...When will our

hearing overstep the wrapped words,

vibrations and sounds prisoners and prisons ?

When will memory and wait

bestride the pass of a feigned present

close with its dreams

offspring and tyrants

its miserable naughty needs, satiety agonies ?

I kneel before the emptiness

beside you.

 

 

***

 

THE  POINT

 

And then it was

when my return was turning off these days

when you were going to vanish into a point

waving your hands along a leaving train

farther and farther slow, fading away

just then it was

that I woke up so far as to realize:

I was about to leave you once again

áand that was I who was getting away

wanting to drop fed up with my distress.

But in a flash

the patched up wound was torn throughout again

the chasm gaping down of missing you.

A secret kiss you granted me is my bag.

That point is a heart fire speeding up

down back the train

firmly in front of Berlin dazzling lights

parading luxury modernities

and running impassible beguilments

in front of such an ancient sentiment

glaring up lights

whereunder love is just but a chimera

whereunder it is fool banality.

But stronger this chimera is tonight.

This sky weeps over that banality

its raining tears

at the train window that I will not close.

It is delusion, I do know indeed.

But may be a sign of something that exists.

It must be a sign of something that exists.

Is it illusion more than all the lights?

Why is it for you?

From your philosophy answers I won't ask...

even our poetry World will overstep.

It's now far in that little waning point

and throws me down the way'f humility

of powerlessness.

Tonight it is in that vanishing point

that twinkling quivers out

a light of hope.

 

***

 

THE WALL

 

I'm going to leave you in just two days

covered by my passion's clouds,

within two bloody moons, in a few hours

which run untroubled to my usual time,

my droughtful space of missing you.

I'll leave you among all your damned books

and your experiences-indifferences

and meditated faultlessness.

And I'll remember dark cathedrals

pointed to a sky of thoughtful walks

through nameless paths, extended silences

of troublesome discussions

(lightless places of our vents,

of our rough vents);

the people "free", and those set free,

in the town of the Wall.

Berlin after the wall. I will,

I will remember the other Wall,

which severs us above the space,

the one I couldn't scratch,

I endeavoured not to look at,

not to feel,

the one I tried to raze within the mind,

and may be nothing but

illusion too.

 

***

 

AILLEURS

 

Donnez moi un jumeau parfait

un mélange de gènes

un monstre intouchable.

Attendre maintenant est ardu.

Désormais il est trop tard

pour s'enfuir hors de notre recherche.

Impossible de sortir du jeu !

Faite donc de mon corps, aussi bien

que d'un souple vouloir

une roulette en argent...

ou plutôt de laiton.

Ce sera un grain de coeur

ce qui s'étendra ailleurs.

 

***

 

Boucles

 

Car tout est presque déjà dit

et dans les chambres de nos gènes déplacé

c'est le néant qui cache à mon désir

son paradoxe à croître sans histoire.

Les véritables joies et les jardins

des crépuscules d'images altérées

dévoilent du sommet des inquiétudes

le but de deux pareilles exploitations.

Dès qu'aux principes vont perdus en larmes

les héritages d'un aveugle espoir

font leur entrée parmi des lois-à-plâtre

les racinages à boucles de la fin.

 

 

***

 

THE INTENSITY OF THE WORLD

 

THE INTENSITY OF THE WORLD ... IN

a mother's kiss

melts out of naked nets

stiffening in sense.

Of immense dawn it combs

faint whitened shades

carrying a glance

mirror of human highs.

And it's gray

the colour

of knowing how to give

more than time yields.

 

***

 

Il treno

 

Da questa azienda che cataloga, io fuggo

dentro il monologo d'una mia follia

che si delucida a volte nel decalogo

dell'abitudine o di necessità

dove un sorriso accomoda sul treno

verso l'alienazione,

su cui non tutti accedono a poltrona,

pure pagando, ma

sempre viaggiando.

Io mostro il mio biglietto di seconda

ai rituali controlli

per non cambiare treno

e rallentare.

 

 

***

 

Tutti i miei addii son fatti. Tanti partire

m'hanno formato lentamente dall'infanzia.

Ma io ritengo ancora, ricomincio,

questo franco ritorno libera il mio sguardo.

Quel che mi resta, è di riempirlo,

e la mia gioia sempre impenitente

d'aver amato cose somiglianti

a quelle assenze che ci fanno agire.

Rainer Maria Rilke

 

UN ATTIMO, E LA MENTE...

 

Un attimo,

e ritrovo quella sera di marzo nascente

confusi tu ed io

immersi nella folla,

caos festante di assordanti illusioni,

horror vacui nello spazio e nel tempo;

non scalfiva l'immobile vuoto

il distratto guardare le seti di gioia,

e a tratti il tuo si destava

a cercare indietro i miei occhi

che già ti cercavano,

e mi ridava il calore della guida,

chiamava lucente

una complicità che sapevi d'avere.

Un attimo...

e la mente ritorna sola al presente,

lo sguardo al monco stelo dello zucchero filato

ligneo compagno di tutta quella sera

che spezzato divisi con te

prima di dirti "ci vediamo!"

 

***

 

Uomo

 

Hai provato

ormai tanto, da tanto provato.

Son tanti sulle spalle cento secoli,

e in un pensiero

li rifletti tutti.

Non ricordare la tua storia: si ricorda

da sola dentro te

che hai cercato ormai tanto, da tanto

cercato da un premere nel fondo,

che ti nascondi sempre

come ieri domani: forse e' il gioco

totale che ti desti

primevo ? E ne e' sfuggito il capo.

Guerre

fuori, guerre dentro forse prima...

sbruffi

in un oceano assetato di pace.

 

***

 

LA VERITA'

 

Dev'essere altrove, di là dal pensiero,

nei cerchi sinceri d'elisi rifranti,

la sintesi delle ragioni nascoste

(da cui religioni ed antidoti opposti

di cielo o di terra), che in vicoli o strade

affama e disseta alla stessa maniera.

Dev'essere come nel mondo più chiaro

del lauro e del loto, che in valli disparte

da seme si evolvono e uguale alimento,

un sole ringraziano in fusi divisi

(ma unico e sempre mistero e chiarore),

e dopo dagli occhi son simboli, inerti.

Dev'essere stato in un segno passato

di tempo d'inopia, d'improvvida azione,

d'assenza di grazia alle nasse dell'opra,

che naiadi ed elfi si fecero accorti

e fissero il seme del sano appagare,

che Opima, strega, rinchiuse in un tempio.

 

***

 

 

LA VIA DI MEZZO

 

Andare al quadro

troppo vicino ne dà

linee non chiuse

dispersioni di senso.

Né più vicino da dentro

esservi ancora potrebbe

l'oggetto stesso

ammirabile innanzi.

Pure sarebbe come

perdere lì da lontano

le presenze che intorno

si farebbero altro.

Siamo commensurabili

con forme e non con la trama

scritta nei loro supporti

né con le cifre scostate

dalla propria immanenza

dal posto.

L'attenzione è al cammino

come cieca la strada.

 

 

***

 

Vivo

 

Vivo con te nel cuore,

caffè dove si nega la mattina,

spasimo che riaffiora sopra l'ultimo

conscio fraintendimento della sera.

Sono ( o solo forse volo )

dentro l'ingovernabile carlinga

mutila del bisogno in cui la stessa

vigile libertà s'è incastonata

chiedendo se è possibile virare.

Di te, tenue candela, Isacco

nel tessuto ardente

si ciberanno notti, affinché il giorno

dell'aspra madre generi

riscatto.

 

***

 

VOI

 

Avrò parole di ghiaccio dinanzi

a voi, per dopo sciogliere nella parola

le note di ritegno ed accordarle,

ma dopo, col rimpianto.

Avrò colore d'assenza nello sguardo,

malgrado voi, per poi bruciare

col mio rorido sdegno le nostre

secche foto di chiari

passati avuti insieme, insieme persi.

Fotografie, funerali di gente

qualunque, anche prima che muoia,

prospettivi ricordi esplicati

di noi, gente da niente. Una storia,

una gloria sotto glassa di terra,

un inedito ornato di piaghe

esibite, guarnite con gusto,

un apografo strato per toccare

senza mano, senza appoggio, senza cima

qualche voto insipiente non votato.

 

 

***

 

VOLEVO ...

 

Volevo dirti questo,

l'altro ieri,

fra le parole assurde che intricavano

e i pensieri

e tutto il resto

che le frasi non davano,

e i sentieri

e il tono mesto.

Volevo dirti solo questo

- adesso è chiaro :

ciò che per me è già stato

speranza, beatitudine ed amaro

assieme a te, io non l'ho rigettato

per mutevoli brezze o per timori

delle nostre carenze, e non calpesto

la tua vita, i tuoi sogni, e i loro amori

la nostra vita e i suoi bisogni,

i nostri amori .

 

***

 

Epilogo

 

(GIORNO)

 

Dev'esser che la somma resti eguale

se quando tu t'illumini s'ottunde

la mia lumiera opaca, giorno,

e all'ora che decadi ed io

muto m'accingo

nell'annaspio, s'accende

ad affocarmi.

 

(SERA)

 

Nell'incertezza è Te

che cerco. Il desiderio mio

tiranno è Te che cerca.

E nell'errore è sempre a Te

la mia richiesta. Ma

è nella rifiutata delusione

che poi ritrovo.

 

(NOTTE)

 

Gironzolare insipido per strade

vischiose come in zucchero di stelle

d'incanto dondolato al buio stanco...

pesando al Colosseo ... duemila anni

su una notte.