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Nella figura vedi la funzione
esponenziale in base a, che
abbiamo indicato con expa (puoi
muovere col mouse il punto a; ha effetto
solo la sua variazione in verticale), il punto k=(1,a),
il punto c la cui ascissa è la variabile di solito indicata
conx dell'asse delle ascisse (puoi muovere anche il punto
c; ha effetto solo la sua variazione in
orizzontale), il punto h=(c,ac)=(x,ax)
che varia sulla funzione expa
al variare di x=c sull'asse delle
ascisse, e infine il punto m=(0,ac)=(0,ax)
che rappresenta il valore ax
(rappresentato come al solito sull'asse delle ordinate) della
funzione expa in
corrispondenza all'ascissa variabile data x=c.
Enucleiamo delle caratteristiche di una funzione esponenziale (alcune già
studiate):
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Innanzitutto la base a
deve essere un numero positivo (spostando a sotto l'asse delle ascisse la
funzione scompare); la funzione expa
passa per il punto k=(1,a),
per ogni valore della base a
(verificalo spostando a); inoltre facendo
variare x=c
sull'asse delle ascisse il punto h=(c,ac)=(x,ax)
resta sempre al di sopra dell'asse delle ascisse, ossia
ax>0 per ogni
x∈R. Una funzione è detta
positiva se assume solo valori positivi.
Pertanto la funzione expa
è positiva per ogni valore della
base a (ovviamente, come abbiamo visto, positivo). Infine, se a è diverso da
1 la funzione expa
assume tutti i possibili valori reali positivi.
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Spostando da sinistra a destra
x=c vediamo che h
(e quindi m) sale (ossia cresce)
nel caso sia a>1, scende (ossia
decresce) se a<1 e rimane
costantemente pari a 1 se
a=1 (prova le tre configurazioni di
a e ogni volta fai variare
c). Pertanto la funzione
expa può essere
crescente,
costante o
decrescente a seconda che sia
a>1, a=1,
0<a<1 (che sono i tre casi possibili per
la base). Le proprietà relative alla crescita,
decrescita, non
crescita e non decrescita (il
restare costante rientra in entrambe le ultime due situazioni)
di una funzione sono dette proprietà di monotonìa.
Inoltre, se a è diverso da
1 il punto h
si avvicina sempre di più, senza mai toccarlo, all'asse delle ascisse, ma
in due modi diversi: dalla parte del semiasse
negativo se a>1 (coerentemente con il
fatto che in tal caso la funzione è crescente) e dalla parte del
semiasse positivo se
0<a<1 (coerentemente con il fatto che in tal caso la funzione è
decrescente). Si esprime tecnicamente questo fatto dicendo che l'asse
delle ascisse è un asintoto
(letteralmente: oggetto senza contatto) per la funzione.
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Tutte le funzioni esponenziali passano per il punto
(0,1) (ognuna di esse
vale 1 se il suo
argomento vale 0). Esse costituiscono
un fascio di curve imperniato in tale
punto (al variare di a è l'unico punto in
cui si intersecano; detto altrimenti: due esponenziali distinte,
quindi con diverse basi, si intersecano solo in tale punto). Come
detto prima, ogni expa
passa per (1,a); inoltre, fissato un
qualunque a>0, esiste una sola
funzione continua
f che passa per
(1,a), ossia che vale a
in corrispondenza a 1, e che
associa a una somma x+x' il
prodotto dei valori f(x) e
f(x'); e quindi questa unica funzione è
proprio expa. Tale
unicità dipende essenzialmente dal
fatto che la proprietà f(x+x')=f(x)·f(x')
comporta intanto che f(x) non sia mai
nullo (se per un certo c si avesse
f(c)=0, allora
f(x)=f((x-c)+c)=f(x-c)·f(c)=0, la funzione sarebbe quindi sempre
nulla, anche per x=1 e non potrebbe associare
a 1 il valore positivo
a), comporta anche che
a=f(1)=f(1+0)=f(1)·f(0)=a·f(0) e quindi che
f(0)=1, e comporta anche che
f(x+1/n)=f(x)·f(1/n) per ogni numero
naturale non nullo n, proprietà da cui
avevamo preso spunto per ottenere che f(1/n)
è la radice n-esima di a=f(1) con la
conseguente definizione data nella sezione sull'interpolazione.
Quindi il fatto di portare somme in prodotti
obbliga una funzione f all'uguaglianza
f(m/n)=f(1)m/n=am/n. E
siccome l'insieme Q dei numeri razionali è
denso nell'insieme
R dei numeri reali (ossia ogni numero
reale può essere approssimato quanto si vuole con dei numeri razionali)
ecco che l'obbligo di comportarsi rigidamente come
expa su Q comporta
l'obbligo di essere expa
anche su R, a meno di non voler perdere
la continuità.
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